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Autore: nymeria214    28/03/2017    2 recensioni
[Tarjei/Henrik]
Lo dicevano tutti che loro due sembravano troppo reali, che chiunque li guardasse non riuscisse a distinguere la finzione dalla realtà, che i baci che si scambiavano, le carezze, gli sguardi, i sentimenti non si possono fingere in quel modo, che non potevano essere di scena.
Avevano tutti ragione.
[titolo tratto da FOOLS - Troye Sivan]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’ve been thinkin bout you

 

Tarjei era pubblicamente conosciuto come la persona meno socievole in qualsiasi cerchia di amici si trovasse, e a ciò seguiva il suo inevitabile odio per i social network. Eppure, non aveva fatto altro, per un’intera settimana, che passare ogni momento libero della sua giornata su Instagram, pregando che Mari non venisse a sapere che stava abusando del profilo di Isak. In sua difesa, non avrebbe potuto farne a meno nemmeno anche se avesse voluto, e non voleva: faceva sembrare il vuoto meno grande, anche se una foto sullo schermo di un cellulare non avrebbe mai retto il confronto con averlo lì accanto a sé.

Inutile dire che era una cosa tanto inusuale da parte sua che David se ne accorse. Sette giorni dopo, ma se ne accorse.

“Esattamente, cosa stai facendo?”

Tarjei quasi non lanciò il cellulare in aria per lo spavento e dovette coprirsi la bocca per non urlargli contro nel bel mezzo della lezione di storia.

“Cazzo David, potresti evitare di farmi morire prematuramente di attacco cardiaco alitandomi nell’orecchio?”

“Calma i bollenti spiriti e dimmi che hai, la gente inizia a pensare che tu sia strano.”

Tu dici a me che sono strano.”

“Taglia corto e dimmi che succede.”

Tarjei sbuffò e si allontanò da lui, nascondendo il telefono dalla sua vista. David lo guardò di sbieco e cercò di afferrarlo, venendo allontanato con uno schiaffo sulla mano.

Cinque minuti dopo erano fuori dall’aula, puniti per aver disturbato la lezione. Seduti a terra con la schiena contro il muro e un broncio su entrambi i loro visi, sembravano due bambini a cui era appena stata negata la merenda. Dopo qualche minuto di silenzio, Tarjei sbuffò e posò malamente il cellulare in mano a David: se c’era una cosa che aveva imparato da Skam, e che il modo migliore per risolvere i problemi è parlarne; e poi questo non era nemmeno un problema … non ancora, perlomeno. L’amico lo guardò a bocca aperta.

 “Non potevi farlo prima che ci cacciassero dalla classe?”

“Sta zitto, e giuro che se mi prendi in giro ti faccio il culo.”

David alzò le mani in segno di resa e poi rivolse lo sguardo allo schermo, un sorrisetto gli incurvò le labbra e infine guardò nuovamente Tarjei, che aveva passato quei pochi secondi a torturarsi l’interno della guancia.

“Sorridi così perché stai per dirmi che sono patetico, non è vero?”

“Sorrido così perché sei un idiota. Perché avrei dovuto prenderti in giro?”

Tarjei si strinse nelle spalle, evitando il contatto visivo per non arrossire del tutto.

“Perché sembro una stupida ragazzina che stalkera la sua cotta segreta suppongo.”

David lo guardò, serio come non mai.

“Giuro che se ti vergogni ancora di essere gay ti picchio sul serio.”

“Non è per quello.”

“E per cosa allora?”

Tarjei sbuffò e rivolse il viso dalla parte opposta. David alzò gli occhi al cielo e, intuendo che non avrebbe ricevuto alcuna risposta, parlò di nuovo.

“Ascolta, te l’hanno già detto i ragazzi la settimana scorsa in quel bar, e te lo ripeterò all’infinito se servirà a farti smettere di comportarti come un complessato del cacchio: si vede che non è normale. Cioè, che è una cosa speciale. Okay che vi siete visti sì e no due volte ma, primo, questo ragazzo potrebbe far diventare i ragazzi etero gay e le ragazze gay etero, e non mi guardare così, sai che faccio schifo con le parole.”

Tarjei accennò una risata e si passò una mano sul viso.

“Ciò che sto cercando di dire è: se ti sei preso una cotta per lui è normale, probabilmente Josephine e Lisa ti hanno persino battuto sul tempo, ma ciò che vi unisce è diverso da tutto il resto, e se mi propini la storiella del ‘prendersi una cotta per una persona appena conosciuta è da ragazzine’ ti faccio stare zitto con la forza. Ora, prendi sto telefono e mandagli un messaggio, usa la scusa del conoscersi meglio prima di limonare di fronte a milioni di persone o quello che ti pare, con Ulrikke ha funzionato.”

Tarjei scoppiò a ridere e gli diede una spallata, riprendendo in mano il cellulare.

“Smetti di portare quella ragazza nei fast food e portala a cena fuori. E comunque non ho una cotta per lui.”

“Sì, vado in bagno a sbattere la testa contro il lavandino eh.”

David si allontanò con un espressione esasperata in volto e Tarjei gli fece il dito medio, per poi guardare l’immagine sullo schermo, fissando come aveva fatto per tutta la settimana il sorriso di Henrik e i suoi occhi che sembravano contenere intere galassie, e decise di ascoltare il consiglio di qualcun altro, una volta tanto.

Aveva appena aperto la chat, ancora tremendamente immacolata, che immediatamente la nuvoletta con i tre puntini apparve sullo schermo e Tarjei sentì il battito cardiaco aumentare improvvisamente. Chiuse tutto e quasi lo lanciò mezzo metro più in là (alla fine della giornata avrebbe avuto bisogno di un telefono nuovo), respirò a fondo, non riuscendo però a frenare l’eccitazione di sapere cosa Henrik gli avrebbe scritto. Sicuramente roba tipo ‘scusa, le riprese iniziano fra due settimane giusto?’, oppure … qualcos’altro, nulla che avesse direttamente a che fare con lui sicuramente.

Pochi attimi dopo, una notifica illuminò lo schermo.

Henrik

Ehi, hai da fare questo pomeriggio?

Tarjei spalancò gli occhi e rimase a fissare quelle parole come imbambolato, prima di alzarsi velocemente e quasi correre al bagno dei ragazzi.

“David?”

“Terza porta.”

Si avvicinò alla porta e bussò, nonostante l’amico gli avesse già risposto.

“Esci da qui subito!”

“Che è successo?”

“Mi ha scritto!”

“Nel senso che ti ha risposto?”

“Nel senso che mi ha scritto lui per primo!”

“Oddio.”

Il rumore dello sciacquone e David spalancò la porta, i pantaloni ancora mezzi sbottonati, e Tarjei gli piazzò il telefono sotto al naso. Il ragazzo lesse velocemente e lo guardò con un sorriso da orecchio a orecchio.

“Che devo fare?”

“Rispondigli che sei libero idiota!”

Tarjei si passò velocemente una mano fra i capelli e, preso coraggio, aprì la chat.

 

Henrik

Ehi, hai da fare questo pomeriggio?

Ehi

Sono libero … come mai?

 

“I tre puntini sono un tocco di classe.”

Tarjei alzò gli occhi al cielo e diede una spinta a David, che intanto aveva finito di rivestirsi e guardava lo schermo da sopra alla sua spalla. Tarjei lo cacciò malamente e rivolse gli occhi al cellulare, non potendo fare a meno di sorridere al messaggio seguente.

 

Volevo essere certo di accaparrarmi per primo la tua compagnia

Interessante

Per fare cosa esattamente?

Conoscerci meglio ;-)

 

Tarjei sentì le guance bruciare e nascose un sorrisetto dietro il cellulare, mentre una sensazione confusa ma incredibilmente piacevole gli solleticava l’ombelico.

“Fammi leggere!”

“Col cacchio.”

Il ragazzo uscì dal bagno, seguito da un David contrariato ma evidentemente divertito dall’imbarazzo dell’amico, e rispose.

 

Si può fare :-)

Perfetto

 

Sorrise nel ricevere un indirizzo, probabilmente dell’appartamento di Henrik. Perfetto.

-

Marlon e Sasha li aspettavano all’uscita da scuola come sempre, ma quel giorno non erano soli.

Tarjei non poté fare a meno di storcere il naso alla vista della biondina del bar, la sensazione di fastidio provata la settimana precedente che si ripresentava impertinente, e si costrinse a rivolgerle un sorriso convincente che finse piuttosto facilmente. Quello, pensò, era un vantaggio dell’essere un bravo attore.

Salutò i suoi due amici con una pacca sulla spalla e lasciò che David parlasse per primo.

“Vedo che abbiamo compagnia.”

“David e Tarjei, Lea. Viene nella nostra scuola.”

Si scambiarono una stretta di mano e Tarjei parlò per la prima volta.

“Lavori con Henrik, giusto?”

“Lavoravo, sì. Si è licenziato perché non sarebbe riuscito a fare entrambe le cose allo stesso tempo.”

Il ragazzo annuì e lasciò che la conversazione continuasse senza di lui, troppo impegnato a rileggere per l’ennesima volta i messaggi che aveva scambiato un paio d’ore prima con Henrik. Dio, si stava comportando sul serio come una ragazzina.

“Andiamo Tarjei?”

“Eh?”

 “Andiamo a pranzare, vieni o no?”

“In realtà il nostro Tarjei qui deve-

Pestò il piede a David prima che riuscisse ad aggiungere altro, guadagnandosi degli sguardi fra il sorpreso e il divertito.

“Ho da fare, già. Voi iniziate ad andare, David vi raggiunge fra un minuto.”

Sorrise il più innocentemente possibile e li salutò con la mano fino a quando non lasciarono il cortile, poi si voltò verso il suo migliore amico.

Un po’ meno.”

“Come te lo devo dire che ce ne siamo accorti tutti?”

“Non vi siete accorti di un bel niente.”

David stava per controbattere, quando la sua espressione si trasformò da irritata a divertita e un attimo dopo un paio di mani si posarono sui suoi occhi. Tarjei aggrottò le sopracciglia e coprì le mani con le proprie: erano più grandi delle sue, magre e dalle dita affusolate, ma ugualmente morbide e calde. Sorrise.

“Henrik.”

Il ragazzo alle sue spalle rise e spostò le mani sulle sue spalle, facendolo gentilmente voltare verso di sé, e a Tarjei sembrò che tutto fosse più luminoso.

“Credevo di dover venire io da te.”

“Sì, ma sono sveglio da quando ti ho mandato il messaggio e-

“Hai dormito fino all’una di pomeriggio?”

Henrik rise alla sua espressione sconvolta e gli sfiorò la guancia con un dito, tanto leggero che poteva essere scambiato per il battito d’ali di una farfalla.

“Quando avrai finito la scuola lo farai anche tu.”

“Non parlarmi come se avessi cinque anni solo perché tu sei vecchio.”

Il ragazzo finse una faccia sconvolta e Tarjei alzò gli occhi al cielo con un sorrisetto.

“Dicevi?”

“Dicevo, mi sono appena svegliato, avevo voglia di fare due passi e abito qui vicino.”

Concluse con una scrollata di spalle e un sorriso, poi guardò oltre di lui aggrottando le sopracciglia.

“E David?”

Tarjei si accorse solo in quel momento che fino ad un momento prima stava parlando con il suo amico, ma voltandosi e non trovandolo fece spallucce. Aveva altro a cui pensare in quel momento.

“Era in ritardo per andare da qualche parte.”

“Okay, andiamo?”

Nel camminare accanto ad Henrik, ascoltandolo parlare e osservando il modo in cui il sole creava delle ombre fra i suoi capelli e sul suo viso, decise deliberatamente di ignorare un certo messaggio.

David

Ti perdono solo per sostenere alla causa, sappilo.

-

L’appartamento di Henrik era luminoso, silenzioso e tremendamente disordinato: alcuni scatoloni erano malamente impilati in un angolo della camera da letto, il lavandino della cucina era pieno di piatti puliti a metà, e passando davanti alla porta socchiusa del bagno si poteva scorgere una pila di panni sporchi ai piedi della doccia. Ma era un appartamento a tutti gli effetti, a tratti persino troppo grande per una persona sola, e urlava indipendenza da tutti i pori. Sì, gli piaceva eccome.

“Da quant’è che vivi da solo?”

“Poco più di un mese.”

Tarjei guardò Henrik sfilare un cd dalla pila sulla libreria e poco dopo la voce di Frank Ocean riempiva l’aria.

“Come mai?”

“Come mai vivo da solo?”

Tarjei annuì ed Henrik lo guardò inclinando la testa di lato, come se stesse riflettendo se parlargliene o meno. Alla fine, sorrise e indicò il letto con un cenno del capo per poi sedersi su di esso appoggiando la schiena alla testiera. Tarjei si sedette di fronte a lui a gambe incrociate.

“E’ per mia madre,” esitò per un momento e Tarjei annuì, incitandolo silenziosamente a continuare, “crede che io sia ancora un bambino, volevo dimostrarle che non lo sono più.”

“E tuo padre?”

“Mio padre vive in Svizzera, qui siamo solo io, mia madre e mio fratell0 minore Mathias.”

Annuì, evitando di chiedere scusa per colpe che non gli appartenevano come faceva la maggior parte delle persone e decise semplicemente di cambiare discorso, sorridendo nel leggere la gratitudine negli occhi del ragazzo di fronte a sé.

“Lo stipendio del Brenneriet era abbastanza per mantenerti?”

“A malapena, ma il proprietario è un vecchio amico di mia madre, lamentarmi dello stipendio non sarebbe stato molto carino, e nemmeno andarmene senza una spiegazione.”

“E la ragazza al bancone era troppo carina, mh?”

Si morse il labbro inferiore, maledicendosi per aver pensato ad alta voce, ma Henrik sorrise.

“Lea è carina, non c’è che dire, ma non è di lei che voglio sentir parlare adesso.”

Tarjei accennò una risata per camuffare l’imbarazzo e poi fece spallucce.

“Cosa vuoi sapere?”

“Tutto.”

E Tarjei gli raccontò tutto: della malattia che aveva portato via suo padre, di Skam, dell’amore per la recitazione, dei suoi amici, di sua madre. Henrik ascoltò in silenzio, sorridendo di tanto in tanto e guardandolo come se fosse stato un’opera d’arte particolarmente complicata e l’unica cosa che gli importasse in quel momento fosse riuscire a decifrarla. Quando ebbe finito, Frank cantava White ed Henrik decise che era arrivato il momento di provare qualcosa di nuovo.

“Hai mai fumato, Tarjei?”

“Marijuana? No, mai.”

Henrik aprì il cassetto del comodino e tirò fuori un accendino ed una canna accuratamente rollata. Tarjei fremette di aspettativa, curiosità di provare qualcosa per la prima volta, e soprattutto perché Henrik si era allontanato dalla parete e si era avvicinato tanto che adesso Tarjei era praticamente seduto fra le sue lunghe gambe.

“E’ l’ultima che ho, quindi dovremo adattarci.”

Infilò la canna fra le labbra e l’accese, poi fece un lungo tiro e gli posò una mano sulla guancia, facendogli aprire la bocca accarezzandogli le labbra con il pollice. Tarjei spalancò gli occhi, ma prima che potesse dire qualcosa, Henrik si era avvicinato ancora di più e stava soffiando il fumo verso la sua bocca. Tarjei sentì un brivido scorrere lungo la spina dorsale, chiuse gli occhi e aspirò, sentendo i polmoni riempirsi. L’attimo dopo, dovette girare la testa di lato per non tossire sulla faccia di Henrik. Sentì il ragazzo ridere e sfiorargli il viso come aveva fatto nel cortile della scuola.

“Ci prenderai la mano, baby boy.”

 Un nuovo colpo di tosse lo colpì nel sentire le ultime parole in inglese, ma non poté fare a meno di sorridere, tornando a guardarlo e cercando di ignorare le guance che gli andavano a fuoco.

“Tu sai che non sono così piccolo.”

“Sì, ma non me ne importa molto.”

Risero all’affermazione del più grande e provarono ancora quello che Tarjei imparò essere uno ‘shotgun’, fino a quando la canna non fu ormai finita e loro due non riuscivano a fare altro che ridacchiare e dire la prima cosa che gli passava per la testa, che di solito portava solo ad altre risate.

Durante le due ore successive (che Tarjei ribattezzò come le migliori della sua vita fino a quel momento), ci fu un attimo in cui nessuno dei due rideva, la musica e l’aria vibravano di colori che non avevano mai visto prima, e Tarjei si sentiva fragile.

“Deve essere sempre così.”

“Mh?”

“Io devo essere a mio agio con te e tu con me, come adesso, sempre.”

Henrik ricambiò il suo sguardo: adesso era diventato serio anche lui.

“Non voglio che sia strano. Non farlo sembrare strano, okay?”

Il più grande annuì lentamente.

“Non sarà strano, fra me e te, e se lo diventasse faremo in modo che torni a non esserlo.”

Tarjei annuì e si stese accanto a lui, guardando il soffitto. Non sarebbe stato strano fra di loro, perché il suo petto non era vuoto, e si sentiva nel posto giusto al momento giusto, e Thinkin Bout You gli accarezzava le orecchie e gli cullava l’anima, già rilassata dal fumo che vedeva ancora attorno a sé e di cui i suoi vestiti erano impregnati.

Alla fine, si addormentò.

A tornado flew around my room before you came
Excuse the mess it made, it usually doesn't rain in
Southern California, much like Arizona
My eyes don't shed tears, but, boy, they bawl

When I'm thinkin' 'bout you (Ooh, no, no, no)
I've been thinkin' 'bout you (You know, know, know)
I've been thinkin' 'bout you
Do you think about me still?
Do ya, do ya?

Note

Capitolo dedicato a scripturient_, che ha impiegato il suo tempo e il suo talento per creare uno degli edit più belli che abbia mai visto per la mia storia, e che adesso esibisco fieramente come mio avatar. Grazie <3

   
 
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