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Autore: Lady Samhain    30/03/2017    2 recensioni
//Seguito di "Iniquity" ; Quarta parte della serie "La strada di casa" //
Sono passati più di due anni dall'ultima volta che Credence e Percival Graves si sono incontrati.
Entrambi sanno di avere ancora molte cose da dirsi, e mantenersi in contatto attraverso le lettere non è la stessa cosa che parlare di persona per questo Graves decide di fare una deviazione durante il suo viaggio alla ricerca degli incantesimi di protezione più antichi d'Europa, e di tornare a Londra per rivedere Credence.
Sarà l'occasione per conoscersi bene e per chiarire le troppe cose rimaste in sospeso tra di loro, ma anche un viaggio dentro sé stessi.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Credence Barebone, Newt Scamander, Percival Graves, Porpentina 'Tina' Goldstein
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La strada di casa'
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Capitolo 4

Cicatrici


Feel the light
Shining in the dark of night
Remember what we forgot
I know it's a long shot
But we're bringing it all back we're bringing it all back
Feel the light
Shining like the stars tonight
Remember what we forgot
I know it's a long shot
But we're bringing it all back we're bringing it all back


***

Credence sapeva che tra lui e Percival Graves era cambiato qualcosa.

Non sapeva esattamente cosa, ma non riusciva a togliersi la sensazione di dosso.

Dopo quella sera in cui Graves aveva lottato contro la sua scarsa familiarità con i problemi emotivi e gli era rimasto accanto, Credence era più convinto che mai che sotto la facciata di distacco ci fosse qualcosa di meraviglioso.

E lui voleva scoprire cosa fosse.

Gli era piaciuto stare in quel modo con lui, soprattutto dopo che anche l'ex Auror si era messo a suo agio.

E poi era stato Graves a fare la prima mossa.

Credence ricordava ogni dettaglio, dalla sensazione della stoffa della camicia di Graves sotto la sua guancia all'odore dell'uomo.

La sua pelle conservava ancora il profumo del dopobarba, qualcosa di simile al bergamotto, ma dopo una giornata si sentiva anche chiaramente l'odore proprio della sua pelle.

E gli era piaciuto.

Aveva conservato la camicia che indossava quella sera senza lavarla, perché voleva conservare un po' di quel profumo che ormai gli era familiare.

Dopo quella sera in cui Graves lo aveva stupito quando gli aveva detto che sarebbe rimasto con lui, il fatto che salisse a casa sua per un po' di tempo prima di salutarsi era diventato un'abitudine.

Davanti al fuoco del camino il suo burbero insegnante gli medicava graffi e lividi, e si curava anche di rammendare e ripulire i vestiti che regolarmente finivano rovinati.

Durante gli allenamenti era inflessibile ed arrivava a farlo piegare dal dolore senza battere ciglio, ma poi ci metteva tutta la premura possibile nel curarlo.

A dirla tutta a Credence non dispiaceva che Graves lo maltrattasse, perché anche se faceva male fisicamente voleva dire che l'ex Auror lo considerava capace di sopportare.

Era un implicito riconoscimento del suo valore.

Non era più un bambinetto fragile, era un uomo che imparava a battersi.

Credence non si sarebbe mai sognato di lamentarsi perché sapeva che più volte cadeva, più diventava forte; ed ogni volta che si rialzava, barcollante ma determinato, scorgeva una luce negli occhi di Graves che gli avrebbe dato la forza di rialzarsi altre cento volte.

Lui si fidava nella maniera più assoluta di quel burbero mago americano che non sorrideva mai, ed avrebbe voluto che Graves si fidasse di lui allo stesso modo.

***

Una sera Graves lo sorprese con una domanda che poteva essere molto scomoda.

Si era seduto sul divano ed era rimasto con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani strette una all'altra, una ruga sulla fronte che segnava chissà quale pensiero.

Credence non aveva voluto disturbarlo.

Si era seduto sul divano accanto a lui in silenzio, aspettando che fosse Graves a parlare se ne avesse avuto voglia.

Dovette aspettare molto prima di sentire un sospiro.

-Credence, devo chiederti una cosa-

-Sembra una cosa seria. Spero di essere all'altezza-

Graves esitò. Non era da lui. La domanda doveva essere molto difficile.

-Voglio sapere quanto rivedi in me di Grindelwald-

Ah! Certo che era difficile, e Credence adesso capiva perfettamente perché avesse atteso tanto.

Per fortuna la risposta non era quella che Graves temeva.

-Non ci vedo assolutamente niente. Siete troppo diversi-

-Per favore, sii sincero. Non dirmi quello che pensi che vorrei sentire-

-Ma è la verità, signor Graves. Lei non ha niente a che fare con Grindelwald, a parte per il fatto che aveva preso il suo aspetto. Ma nemmeno quello. Avete degli occhi molto diversi-

Graves lo guardò interrogativo ma già meno teso, e allora Credence decise di continuare.

-E poi avete un modo di fare completamente diverso. Lei è tanto sincero da essere brutale. Lei non avrebbe mai giocato con i sentimenti di una persona. Oh, sì, lo so che durante il periodo di valitazione ha provato a manipolarmi, ma dopo si è anche sentito in colpa. A Grindelwald non sarebbe importato-

-Allora sono simile a lui- disse Graves -Anche io avevo il mio "bene superiore" per cui avrei fatto di tutto-

-Tutti noi lo abbiamo. Avere qualcosa a cui teniamo, che sia un oggetto materiale, una persona o un ideale, è parte dell'essere umani. Quello che ci rende dei mostri è fare del male agli altri per raggiungerlo-

Graves non rispose.

Credence temeva che si stesse ancora accusando e allora richiamò di nuovo la sua attenzione posandogli la mano sulla spalla.

-Signor Graves, lei nasconde molte cose ma non finge. La differenza è sottile, credo, ma io la vedo. Non so se riesco a spiegarmi. Lei non riuscirebbe a fingere un interessamento che non prova realmente per una persona. Non cerca di accattivarsi la simpatia di nessuno, non è vero? Non da affetto e non ne chiede-

-Sì, questo è vero. È un difetto?-

Per la prima volta Credence sentì una nota di incertezza nella sua voce, per questo fu cauto con la risposta.

-Dipende. Se la porta a stare male allora sì-

-Anche tu sei tanto sincero da essere brutale, lo sai?-

-Ho imparato da lei-

-Anche troppo- borbottò lui.

-Non se la prenda. Lo consideri un complimento-

Finalmente Graves lo guardò con un accenno di sorriso, anche se solo negli occhi.

-Suppongo ci siamo altre cose. Ormai che siamo in argomento tanto vale che tu mi faccia l'elenco completo-

-Sono piccole cose, dettagli che completano un mosaico. Il modo di muoversi è diverso, il modo di parlare, persino il modo di respirare a volte, lo sa? E poi lei ha un odore diverso. Mi piace di più-

Fu solo quando Graves lo guardò ad occhi sgranati che Credence realizzò cosa aveva appena detto.

Avvampò all'istante, il viso bollente per una vampata di vergogna che non aveva mai provato in vita sua.

Distolse in fretta lo sguardo e ritirò la mano che gli aveva tenuto sulla spalla perché non voleva vedere la sorpresa trasformarsi in offesa.

-Mi scusi. Ho... esagerato- mormorò in un patetico tentativo di scuse.

Da come esitava, Graves sembrava ancora più confuso di lui.

-No... no, è che nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere-

Certo che no! Credence si sentì all'improvviso stupido ed inadeguato.

Probabilmente aveva appena bruciato l'amicizia a cui teneva di più.

-Credence-

Lui non sollevò lo sguardo, almeno finché Graves non gli afferrò il braccio.

Riluttante, alzò gli occhi.

Temeva di trovare una frase severa che lo informava della completa chiusura del loro rapporto, e invece Graves cercava in quel momento più che mai un modo di comunicare con lui.

-Ti ringrazio per quello che mi hai detto. Per me è stato molto importante sapere di essere... bè... di essere me-

Rimase qualche altro momento a lottare per trovare le parole, e alla fine gli strinse più forte il polso e gli disse -Chiamami Percival. E dammi del tu-

In quel momento il suo cuore perse un battito per poi accelerare bruscamente.

-Io... io... grazie! Grazie, Percival-

Rimase fermo e ben attento a non cedere alla tentazione di buttargli le braccia al collo.

Il suo nome per il momento era abbastanza.

***

C'erano tante cose che Credence non avrebbe mai ritenuto possibili.

Prima di tutte arrivare a chiamare Percival Graves con il primo nome, secondo di aver detto quelle cose estremamente personali alla persona più riservata che conoscesse e terzo di cominciare a pensare a Graves come aveva previsto sua madre.

Non avrebbe mai ritenuto possibile nemmeno che Graves lo punisse, e invece dopo sei settimane che si frequantavano, a metà novembre, successe anche quello.

Lui era stanco ma insisteva ad allenarsi.

Era arrivato a padroneggiare perfettamente gli scudi e a produrre schiantesimi che mettevano in difficoltà Percival, non si sarebbe fatto fermare da un po' di stanchezza!

Percival invece non aveva voluto sentire ragioni ed aveva cominciato a rimuovere le barriere senza nemmeno ascoltare le sue proteste.

Non era giusto!

Per la prima volta dopo tanto tempo Credence stava tremando di rabbia.

Non sopportava che Percival non lo considerasse! E allora fece la prima cosa che gli venne in mente: uno schiantesimo.

Era debole e male indirizzato, ma servì comunque allo scopo: Graves dovette girarsi ad affrontarlo.

E Credence non lo aveva mai visto così... pericoloso.

In un istante tutta la sicurezza che aveva costruito si sgretolò come creta; era di nuovo paralizzato dalla paura e non riuscì a muovere un muscolo nemmeno quando vide Graves puntargli contro la bacchetta.

Credeva di finire schiantato e invece l'incantesimo era diverso.

Come se mani invisibili lo stessero strattonando, fu tirato indietro e costretto con le braccia dietro la schiena; i suoi tentativi di liberarsi non servivano a niente, e non potendo parare la caduta finì a sbattere a terra sul fianco.

Non ebbe il tempo di chiedersi dove fosse Graves che già il mago era accanto a lui e lo aveva agguantato dal bavero per sollevarlo da terra.

-Adesso ascoltami bene, ragazzo-

Come se Credence in quel momento avesse osato anche solo respirare più del necessario.

-Primo. Se vuoi essere davvero migliore della persona con cui stai duellando, mai, mai attaccare alle spalle. Secondo. Tu non sei un Auror. Se puoi uscire da uno scontro perché il tuo avversario si è stancato di te o si è distratto, allora fallo. Mi hai capito?-

Credence non riusciva a parlare. Non aveva mai visto Graves tanto arrabbiato, e sapere che ce l'aveva con lui era terribile.

-Ti ho chiesto se hai capito-

-Sì... sì, signore- mormorò alla fine.

Graves sciolse l'incantesimo che gli legava le braccia e lui potè alzarsi, ma non osava guardarlo in faccia.

Sapeva di averlo fatto arrabbiare troppo, e non fu sorpreso quando, per la smaterializzazione, Graves lo afferrò rudemente dal gomito invece di prenderlo per mano come al solito.

***

Quando furono di nuovo a Londra, Graves lo lasciò davanti al portone e si girò subito per andarsene.

Credence sentì il cuore che si accartocciava come la pergamena di una bozza da gettare via.

No! No, non poteva lasciarlo senza nemmeno una parola!

-Percival, aspetta!-

Lui non si girò neanche a guardarlo, e allora le lacrime cominciarono a pizzicargli gli occhi.

Era più di quanto potesse sopportare.

Raccogliendo tutto il suo coraggio corse verso di lui e si aggrappò al suo braccio per fermarlo prima che si smaterializzasse, e dovette lottare per non lasciare la presa quando Graves si girò a guardarlo furente.

-Ti prego! Dimmi almeno cosa ho sbagliato- lo implorò.

Graves distolse lo sguardo.

Sembrava ancora arrabbiato, ma anche stanco.

-Andiamo a casa. Non è il caso di parlarne in mezzo alla strada-

Credence aveva un'irrazonale paura di perderlo, per questo non lo lasciò mentre andavano verso casa; Graves, sebbene fosse sempre teso, non fece niente per sottrarsi al contatto.

Solo quando furono dentro casa Credence lo lasciò andare.

-Non fare mai più una cosa del genere-

Gli disse per prima cosa Graves quando ebbe chiuso la porta.

-Non attaccherò mai più alle spalle. Ho capito-

-Non solo quello. Non devi duellare se non sei nelle condizioni per farlo-

-Ma io...-

-Eri stanco?-

-Sì, ma non ci siamo mai fermati perché...-

-Se io dico che basta, allora basta. Non eri più in grado di reggerti in piedi. In un vero duello la tua arroganza ti sarebbe costata la vita-

Credence si fece minuscolo sotto il tono perentorio di Graves.

Non lo vedeva così arrabbiato dai tempi del periodo di valutazione, ma adesso l'averlo deluso lo feriva molto di più.

Non riusciva nemmeno a dire "mi dispiace" per quanto si vergognava del suo comportamento.

-Spero che sia tutto chiaro, ragazzo, perché se farai ancora una cazzata simile giuro che non ti insegnerò più nulla e che provvederò personalmente a cancellare dalla tua memoria quel poco che ero riuscito a ficcarti in testa-

-No!- esclamò lui spaventato.

-Allora impara bene la lezione di oggi- gli rispose lui gelido.

Stava per andarsene di nuovo.

-Percival, per favore! Ho detto che ho capito, perché sei ancora arrabbiato?-

Il viso di Graves si contorse in una smorfia che era insieme ira e dolore; si avvicinò a lui mantenendo gli occhi piantati nei suoi, e Credence era letteralmente paralizzato dalla paura.

Graves lo afferrò tanto forte sulle spalle da fargli male anche attraverso i vestiti.

-Ancora non capisci?! Mi hai fatto incazzare perché io ho visto i miei uomini morire per la stessa cazzata che hai fatto tu. Credence! Ci sono momenti in cui rischiare la vita è un gesto nobile, e momenti in cui è pura idiozia. Se non riesci a distinguere le due cose, allora togliti dalla testa i duelli-

Credence non riuscì a trattenere un singhiozzo.

Non capiva chiaramente il discorso che gli aveva fatto Percival, ma comprendeva benissimo il peso schiacciante che gli aveva scaricato sul petto.

Tremava nella stretta di Graves e le lacrime cominciarono a rigargli le guance.

Non osava nemmeno alzare gli occhi per guardarlo.

-Oh, andiamo, adesso non è il caso di farne una tragedia-

Tentò Graves per calmarlo, ma lui ormai sighiozzava come un bambino.

Un sospiro pesante da parte di Graves gli fece capire che lo stava solo ulteriormente esasperando e questo lo fece vergognare ancora di più. Ormai avrebbe desiderato solo sparire sotto terra.

Non si aspettava di essere stretto in un abbraccio tanto forte da fargli mancare il fiato, né che Graves gli avrebbe parlato all'orecchio in quel modo.

-Ascoltami bene, Credence. Non lo faccio per cattiveria, lo faccio perché preferisco essere io a spezzarti le gambe piuttosto che mandarti in giro a farti ammazzare inutilmente perché non ho saputo insegnarti le cose giuste- ringhiò a pochi centimetri dal suo orecchio.

Forse era ancora arrabbiato, ma solo perché voleva proteggerlo.

Credence si aggrappò a lui e gli nascose il viso nella spalla, dove rimase a singhiozzare.

Aveva una paura maledetta che Graves lo allontanasse, paura suggerita da un fantasma del passato che non avrebbemai voluto rivedere, ma Graves non lo lasciò andare finché lui non ebbe esaurito le lacrime.

Fu lui a staccarsi per primo, perché non voleva fare la figura del ragazzino piagnucoloso.

-Stai bene adesso?-

-Io... sì-

-Non mentirmi-

Stava per scoppiare di nuovo a piangere.

-E va bene! Sto da schifo, contento?- sbottò nonostante il groppo in gola -Mi sono comportato come un cretino e tu hai ragione, ed io... io... non voglio mai più vederti tanto arrabbiato con me. Ci tengo troppo a te, maledizione!-

Graves, che fino a poco prima aveva ancora il viso duro e severo del Consigliere del MACUSA che era stato, si trovò confuso e forse in imbarazzo; Credence non avrebbe pouto giurarci perchè lui stesso era troppo alterato per giudicare.

Graves continuò a stringergli una spalla e già il fatto che non avesse interrotto il contatto era uno spiraglio positivo.

-Credence. Anche io ci tengo a te. È per questo che non sopporterei che tu usassi male qualcosa che ti insegno io. Sarebbe come regalarti una fiala di veleno, capisci? Forse sono stato troppo brusco, ma voglio essere sicuro che tu non ti farai mai male per colpa mia-

-Va bene. Ho imparato la lezione-

-Lo spero. Vedi, tanti anni fa un ragazzo ha fatto il tuo errore. Era da poco diventato Auror e credeva di avere chissà quali poteri. La prima volta che lo mandarono in missione, invece di aspettare il resto della squadra, si lanciò avanti da solo. Non puoi immaginare quanto sangue c'era per terra. Puoi credermi se ti dico che dalla ferita si vedevano le interiora, e ci sono voluti tre medimaghi per fermare l'emorragia del Sectumsempra che gli avevano scagliato. Non è morto per miracolo. Quel cretino presuntuoso ha compromesso l'intera operazione. È stato sospeso per un mese dopo appena venti giorni di servizio e c'è mancato poco che mandasse a puttane l'intera carriera. Se lo è meritato-

Credence era inorridito a sentire parlare di sangue e interiora.

-Ma è sopravvissuto, non è vero?- chiese ansioso - Insomma...? Adesso è...?-

Graves fece un sorriso strano.

-Oh, sì. Stai tranquillo, sta bene-

Graves si tolse il cappotto e lo posò sul divano, poi il gilet, ed infine tolse la camicia da dentro i pantaloni e scoprì l'addome.

Credence rimase ad occhi sgranati: poco sotto le costole c'erano una serie di cicatrici.

Sembravano fatte dagli artigli di una bestia; erano linee diagonali, alcune piu sottili, altre più spesse, ed in particolare c'era una linea bianca larga un dito che arrivava fin sotto la cintura.

Credence spostò un paio di volte lo sguardo dalle cicatrici a Graves, senza riuscire a trovare le parole adatte o anche solo a mettere un po' d'ordine nella confusione che aveva in testa.

Percival Graves era stato un ragazzo scapestrato.

Aveva rischiato di morire ancora prima che lui nascesse.

Aveva appena parlato di sé come di un cretino presuntuoso.

Percival Graves era mezzo spogliato in casa sua.

-Adesso capisci?- gli chiese mentre si risistemava i vestiti con un leggero movimento della bacchetta -Non vorrei mai che una cosa del genere accadesse a te, soprattutto non per colpa mia-

Credence riuscì solo ad annuire, ancora frastornato.

-Bene. Allora ci vediamo domani, Credence-

Graves si smaterializzò ma Credence riuscì a sentire la sua presenza nella stanza ancora per molto tempo.

Quella notte rimase a lungo sveglio a pensare.

Ripensava a ciò che Graves tentava di fargli capire con i suoi metodi troppo spicci e a come avesse fatto tutto per il suo bene, esattamente al contrario di come si era comportato Grindelwald.

E ripensò più e più volte al momento in cui la stoffa bianca della camicia veniva strattonata via da sotto la cintura.

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Nel Cerchio della Strega


Ci mancavano i capitoli con un po' di angst, giusto? Però qui si risolve tutto senza troppi traumi emotivi.

Grazie a tutti per essere arrivati in fondo a questo nuovo capitolo!


Lady Shamain



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