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Autore: T00RU    30/03/2017    2 recensioni
Kageyama e Hinata hanno sempre avuto idee strambe, si sa.
Ma arrivare ad incendiare l'albero di Natale? Davvero?
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[kagehina centric]
[2.110 words]
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Cretino!» Kageyama urlò, correndo per la casa per trovare un secchiello da riempire con dell’acqua.
Hinata corse ad aprire tutte le finestre della casa, nonostante l’aria fosse fredda e pungente, per far uscire il fumo.
«Razza di idiota!».
«Che cazzo ti è passato per la testa?».
«Hai detto che si congelava, ma non pensavo saresti arrivato a tanto!».
«Come si fa ad essere talmente deficienti da proporre un’idea del genere?».
Le urla di Kageyama rimbombavano per tutta la casa e si fecero più forti man mano che i passi si avvicinavano.
«Hey, sei tu che hai accettato!» si difese Shouyou.
Mantenendosi a distanza di sicurezza, Tobio buttò l’intero secchiello con tanto di acqua all’interno sull’albero di Natale che stava prendendo fuoco davanti a loro. Hinata cacciò un urlo strozzato, coprendosi il viso con le mani; corse dietro al ragazzo, aggrappandosi al suo maglione, mentre guardavano il loro unico secchio, tra le fiamme.
«Kageyama, sei un coglione!».
Il suddetto Kageyama si girò di scatto, prendendo il più basso dal colletto della felpa. «Mi sono fatto prendere dal panico, idiota!».
«E ora il nostro unico secchio si sta sciogliendo, complimen-» ammutolì di colpo, guardando dietro al ragazzo posto davanti a lui, che lo stava ancora tenendo per il colletto della felpa; la presa era salda e lo teneva parecchio in alto, tanto che Hinata era arrivato a stare in punta di piedi.
«Che c’è, hai visto l’apparizione della Vergine Maria?».
Hinata non gli tirò un pugno solamente perché era la Vigilia di Natale, e perché la situazione era più che critica.
«Kageyama, il fuoco si sta espandendo».
«Il- cosa?» preoccupati ad insultarsi a vicenda, non si erano accorti delle fiamme che piano piano minacciavano di prendere possesso di qualsiasi cosa, nella loro casa. Tobio mollò la presa su Hinata, che cadde sul pavimento.
«Chiama i pompieri, imbecille!».
«Cosa pensi io stia cercando di fare?» Kageyama gli rivolse uno sguardo truce, componendo il numero.
Shouyou guardò le fiamme crepitare, muoversi con una certa fluidità; se non avesse rischiato di mandare a fuoco la loro casa sarebbe rimasto a guardare il fuoco e le fiamme per ore, con la voce di Kageyama di sottofondo.
Ci vollero parecchi secondi, prima che le persone dall’altro capo della linea rispondessero.
«Muoviti!» sussurrò Hinata, a denti stretti.
Nonostante il fuoco lo calmasse, per un certo verso, non aveva né la voglia, né la forza mentale per cercare un’altra casa con il suo ragazzo a cui non andava bene niente. Ci era già passato, era già passato tra tutti i “Non mi piace”, “Troppo spaziosa”, “Troppo piccola”, “Il giardino fa parecchio schifo”.
Non avrebbe vissuto di nuovo quell’esperienza per niente al mondo. Nemmeno per il Piccolo Gigante.
«Non dipende mica da me!» rispose Kageyama, sussurrando a sua volta.
 
Fu solo dopo l’arrivo dei pompieri che poterono tirare un sospiro di sollievo.
Entrambi erano fuori in giardino, esposti al freddo.
Davanti a loro, un uomo dai capelli biondi –apparentemente tinti- li stava guardando come per giudicarli; sospirò, scosse la testa e impugnò la sua penna.
Sotto a quello sguardo Kageyama e Hinata si strinsero l’uno all’altro.
«Allora» iniziò con voce annoiata, come se fosse lì di malavoglia. Probabilmente era così veramente; chi vorrebbe mai lavorare il giorno della Vigilia di Natale?
Se qualcuno avesse chiamato Tobio per chiedere aiuto perché il proprio albero di Natale stava andando a fuoco, probabilmente avrebbe deliziato la suddetta persona con il suo vocabolario educato e avrebbe chiuso la chiamata.
«Che è successo?».
Hinata e Kageyama si scambiarono un’occhiata veloce.
«Diglielo tu» Shouyou lo spintonò.
«No, tu» Kageyama gli tirò una spallata.
L’uomo davanti a loro roteò gli occhi, sospirando.
Mentre i due ancora discutevano come due bambini dell’asilo si allontanò, per tornare subito dopo con un uomo dai capelli neri e notevolmente più alto di lui al suo fianco.
«Prendi il mio posto, Kuroo. Sono stanco» gli passò la penna e il blocco di fogli e se ne andò.
Kuroo tossì, attirando finalmente l’attenzione dei due ragazzi, che rimasero sorpresi alla vista del nuovo soggetto, ma che non fecero domande.
«Ho bisogno che voi mi diciate quello che è successo».
Hinata lanciò un’occhiata a Kageyama, che sospirò ed iniziò a parlare.
 
Kageyama era seduto sul divano, le gambe appoggiate al tavolino da caffè tra la tv e il divano. Il telecomando in mano, passava in rassegna tutti i canali con la speranza di trovare un film che lui e Hinata avrebbero potuto guardare.
Quando vide che anche il suo canale preferito trasmetteva un film sui miracoli del Natale, sospirò, rassegnato.
Non avrebbero guardato un film sul Grinch che odia il Natale, bastava già lui.
Dovremo controllare sulla chiavetta, pensò.
Prese la suddetta e impostò la tv al fine di collegarla.
«Oi Hinata, scendi in salotto» urlò, per farsi sentire dal ragazzo che stava studiando nella loro stanza.
Non ci volle molto che Kageyama sentì i passi pesanti di Shouyou che scendeva le scale correndo.
«Ah, mi hai salvato da quell’inferno» sospirò, passandosi una mano tra i capelli rossi. Si strinse nella felpa, sentendo un brivido percorrergli la schiena. «Si congela, qui giù».
Tobio accennò un sorriso e gli fece cenno di sedersi accanto a lui, sul divano; cenno a cui Hinata obbedì, ovviamente.
Erano abbracciati l’uno all’altro per tenersi caldo a vicenda, e Kageyama iniziò a giocare con i capelli di Shouyou che, in tutta risposta, si rilassò sotto al tocco del più alto.
«Sono così stanco» mugugnò, premendo il viso contro al petto del moro.
«Lo so, Shou, lo so» sussurrò, lasciandogli un bacio tra i capelli. Hinata si strinse ancora di più a lui.
Con le dita tracciò i particolari del viso di Tobio, decisamente più pronunciati dei suoi; conosceva a memoria la curva che prendeva la sua mascella, soprattutto quando era arrabbiato. Conosceva il suo naso, leggermente all’insù, così come Kageyama a sua volta conosceva la forma delle sue labbra, e il modo in cui gonfiava le guance quando si arrabbiava o si concentrava troppo.
«Allora? Perché mi hai chiamato qui?».
Kageyama aggrottò le sopracciglia, cercando di ricordarselo.
«Per guardare un film, credo».
Shouyou scoppiò a ridere, alzando il viso. «Ti sei dimenticato?». Gli rivolse un grande sorriso, con tanto di rughette attorno agli occhi e Kageyama arrossì.
Gli appoggiò il palmo della mano sul viso, spingendolo via. «I tuoi capelli mi distraggono, sono fin troppo rossi».
La risata di Hinata si fece ancora più forte. «Lo dicevi anche durante gli allenamenti».
Kageyama roteò gli occhi. «Questo perché sembravano un semaforo nel bel mezzo della palestra». Allargò le braccia subito dopo. «Dai, torna qui, scricciolo».
Shouyou sporse il labbro inferiore, aggrottando le sopracciglia, ma si accoccolò comunque contro al petto di Tobio.
Erano stesi sul divano, uno sopra l’altro, a guardare lo schermo della tv che Kageyama aveva spento poco prima.
Quest’ultimo portò una mano sulla schiena di Shouyou, accarezzandola da sopra i vestiti. Le piccole carezze si trasformarono in movimenti circolari, con l’obiettivo di far rilassare Hinata, dopo ore ed ore di studio.
«Kageyama?» mormorò.
Tobio mugugnò qualcosa in segno di assenso, con il viso tra i capelli di Hinata; era incredibile come i suoi capelli fossero sempre morbidi e profumati.
Avrebbe passato giorni solo ad accarezzarli.
«Ti amo».
Kageyama poteva sentire la stanchezza nella sua voce strascicata, sapeva che ormai stava per addormentarsi. Sorrise e gli lasciò un altro bacio sulla testa.
«Ti amo anche io, idiota».
Hinata sbuffò una risatina e strofinò la guancia sul petto di Kageyama. Il battito del suo cuore era leggermente accelerato, come sempre quando erano abbracciati; era quasi bello, sapere di essere ragione di tale... Felicità, forse?
Alzò la testa all’improvviso, guardando Kageyama con i suoi grandi occhi marroni.
Sorrise. «Facciamo l’albero?».
Kageyama aggrottò le sopracciglia; ogni anno aspettavano il 25 per farlo.
«Non dovremmo farlo domani?». Era contrariato soprattutto perché gli dava fastidio il contatto fisico perso per metà; ora Hinata aveva il busto alzato e lo stava guardando battendo le mani. Le ginocchia, ai lati dei suoi fianchi, non erano abbastanza.
«Sì, ma-» Kageyama non gli diede il tempo per rispondere che si alzò leggermente e allargò le braccia, stringendole subito dopo attorno al piccolo corpo di Shouyou. Si stese di nuovo, Hinata che cercava di liberarsi.
«Tobio» si lamentò con voce cantilenante.
«No».
«Tobio» ripeté, alzando la voce e allungando la seconda “o”. «Lasciami andare».
«No».
«Kageyama-kun».
«No, Hinata».
La faccia di Shouyou era premuta contro al petto di Tobio di nuovo, con la differenza che in quel momento voleva solo liberarsi dalla sua presa.
Sbuffò, riscaldando la pelle del più alto.
«Voglio solo passare del tempo con te, non ne fare una questione di Stato, mh?».
«Ma io voglio fare l’albero stasera».
Tobio sbuffò. Lasciò la presa su Hinata, che si alzò immediatamente.
«Vado a prendere l’albero» batté le mani.
Scese dal divano e trotterellò fino alla porta del garage, aprendola. Kageyama lo seguì, convinto che avrebbe avuto bisogno di lui, vista la sua scarsa altezza.
E infatti, «Kageyama!» urlò Hinata.
Entrambi portarono quel benedetto albero nel salotto –o, per meglio dire, Kageyama portò l’albero e Hinata la scatola con le decorazioni- e lo guardarono.
Shouyou aprì la scatola. «Non credi che siano pochi addobbi?» osservò. «Quest’anno l’albero è troppo grande».
Kageyama scrollò le spalle. «Basta che ci sia, no?».
«Mh» Hinata si passò una mano tra i capelli, pensando. «Mettiamo questi, poi vedremo».
Quando finirono di addobbare il loro albero un po’ troppo grande, fecero un passo indietro entrambi.
«E’ decisamente troppo poco» osservò Kageyama.
Shouyou roteò gli occhi. «Io che avevo detto?».
Tobio gli tirò un orecchio. «Sta’ zitto».
«Ah, Kageyama, mi fai male!» gli pizzicò un fianco e quando Tobio mollò la presa si portò la mano all’orecchio. «Non hai il controllo della tua forza».
«Perché, tu ce l’hai?» Kageyama alzò la felpa, per rivelare un rossore che in pochi giorni sarebbe diventato un livido proprio nel punto in cui Hinata lo aveva pizzicato.
«Legittima difesa».
«Sai cos’è legittimo, Shouyou?».
«Cosa?».
«Il cazzo che me ne frega».
«Il tuo spirito natalizio mi riscalda il cuore».
Kageyama si sporse per tirargli i capelli. «Ti faccio vedere io cosa ti riscalda il cuore, piccolo-» Hinata afferrò la mano che stava per prenderlo per i capelli e la strinse, girandosi verso il suo ragazzo.
Gli occhi gli splendevano, come sempre quando il suo sguardo era rivolto verso Kageyama.
«Delle candele, Kageyama! Delle candele!».
«Cosa?».
«Possiamo aggiungere delle piccole candele profumate! Vedrai, sarà bellissimo!».
Corse nel ripostiglio e ne uscì pochi minuti dopo con un pacchetto di piccole candele profumate in mano. Kageyama andò a prendere dei fiammiferi; il fatto che potesse essere una cattiva idea non attraversò minimamente il suo cervello. Almeno, finché l’albero non prese fuoco.
Si erano trovati in quella situazione perché apparentemente l’albero era poco addobbato.
 
L’uomo davanti a loro cercò di non ridere loro in faccia, finì di scrivere e si allontanò, andando verso l’uomo biondo che stava aspettando seduto nel camion dei pompieri, ma con la portiera aperta.
Quando l’intero corpo dei vigili del fuoco se ne fu andato, Hinata e Kageyama rientrarono in casa; la loro casa che ora puzzava tremendamente di fumo, e il cui tappeto era nero, bruciato e bagnato a causa dell’imprevisto.
Hinata storse la bocca alla vista della macchia nera.
«Sarà un inferno lavarla via. Dovremo comprarne un altro».
«Buona fortuna, idiota» Kageyama si stese sul divano, salvo per miracolo.
«Cosa significa “buona fortuna”? Mi aiuterai anche tu!».
«Certo» Kageyama rise sotto ai baffi, chiudendo gli occhi. «Assolutamente».
Shouyou sbuffò, gonfiando le guance.
Si stese accanto a Tobio, che nel giro di qualche secondo si era addormentato, nonostante la forte puzza di fumo che ancora infastidiva Hinata; avere un olfatto sensibile poteva essere una vera condanna, a volte.
La pulizia del tappeto avrebbe aspettato almeno il giorno dopo; entrambi erano troppo stanchi.
Sentì il suono soffuso delle campane della città che scoccavano la mezzanotte e quindi, il giorno di Natale.
Alzò lo sguardo sul ragazzo vicino a lui, che stava dormendo con la bocca leggermente aperta. Ci mancava poco perché gli sbavasse sui capelli, ma non si mosse. Il suo sguardo si addolcì, a quella vista; Kageyama Tobio, il Re del Campo, la persona che raramente esternava le proprie emozioni, proprio lì davanti a lui, addormentato, fragile e quasi puro.
Quasi. Kageyama Tobio era quasi sicuramente la reincarnazione di Satana.
Si avvicinò al suo viso, gli lasciò un bacio sulla guancia, sulla punta del naso, sul mento. Su ogni parte a cui arrivava, sempre stando attento a non svegliarlo.
Nel sonno, Kageyama mormorò un piccolo «Idiota».
Shouyou sorrise, scuotendo leggermente la testa.
Appoggiò la propria mano su quella del più piccolo, accarezzandone le nocche.
«Buon Natale anche a te».

 

me, screaming: KA GE HI NA

Ciao a tutti!
Bah, che dire... Ci avviciniamo all'estate e io pubblico ff sul Natale, mi sembra più che giusto, sì sì.
Sinceramente amo questi piccoli fiorellini più di qualsiasi altra cosa, per favore apprezzateli insieme a me.
Sfortunatamente, come sempre sono assolutamente pessimaTM per quanto riguarda gli angoli autrice, quindi vi ringrazio di cuore se siete arrivati fino a qui e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate con una piccola recensione. Anche le critiche sono ben accette, in fondo aiutano a migliorare, no?
Detto ciò, spero questa piccola cosa vi sia piaciuta!
Scusate per eventuali errori [as always ho ricontrollato più e più volte, se qualcosa è sfuggito chiedo umilmente perdono].
Alla prossima!
mar,,

 
   
 
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