Film > La Bella e la Bestia
Segui la storia  |       
Autore: Lady Samhain    01/04/2017    2 recensioni
La maledizione è stata spezzata, il castello ed i suoi abitanti sono tornati normali e così anche ricordi delle persone del villaggio.
Il principe ha imparato la lezione e la ragazza ha trovato il suo posto nel mondo.
Tutto sembra concluso e l'Incantatrice potrebbe lasciare Villeneuve, ma c'è ancora un'ultimo incantesimo che vale la pena di fare prima di andare via.
C'è un'altra persona che merita una seconda occasione.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fata, Gaston, Le Tont
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un diamante per ogni lacrima

III


Il capanno di caccia era esattamente come lo ricordavano, forse solo più vecchio e con qualche buco in più nel tetto.

Fortunatamente il focolare era ben coperto e la notte non era particolarmente fredda.

Avevano trovato un fucile, munizioni e polvere asciutta avvolta nella tela cerata, e con quelle armi Gaston era riuscito ad abbattere due lepri.

Non erano le prede nobili a cui mirava di solito, ma un cinghiale o un cervo sarebbero stati troppo impegnativi, dato che non avevano come conservare la carne e non avrebbero potuto certo lasciare una carcassa vicino al loro rifugio.

C'era un po' di sale nel capanno e Le Fou riuscì a procurarsi qualche erba aromatica nel bosco, così poterono consumare un pasto decente, sebbene fossero senza pane e senza birra.

Non parlarono molto.

Gaston aveva chiesto di nuovo cosa fosse successo, ma Le Fou per qualche motivo aveva deciso di non raccontargli tutto.

Gli aveva detto solo di averlo cercato e di averlo trovato.

Non gli aveva detto di aver riscattato la sua vita con le lacrime né che era stata una magia a guarire ferite che altrimenti sarebbero state mortali.

E soprattutto non gli aveva detto nulla di un'Incantatrice che voleva che lui imparasse a vivere in un modo diverso.

Gaston aveva le sopracciglia aggrottate e fissava il fuoco.

Le Fou non lo aveva mai visto tanto pensieroso e tanto a lungo, e quasi gli veniva da chiedersi se l'Incantatrice non gli avesse fatto un sortilegio nonostante la sua promessa.

Era come se Gaston cercasse di focalizzare qualcosa che gli sfuggiva e questo era insolito: Gaston non rifletteva mai sulle cose.

Si convinceva della sua ragione e tirava dritto su quella strada fino alle estreme conseguenze, per questo vederlo immerso nei pensieri era strano.

-Gaston? Va tutto bene?- gli chiese.

Lui lo guardò per un attimo confuso, come se si fosse appena svegliato da uno stato di trance, poi però lo guardò come se ce l'avesse con lui.

Solo il giorno prima Le Fou avrebbe tremato, chiedendosi cosa mai avesse fatto per meritarsi il suo disappunto e cercando freneticamente un modo per tornare nelle sue grazie, adesso invece scoprì che non si sentiva intimidito.

-Allora?- insistette.

Gaston distolse lo sguardo.

-È tardi. Voglio dormire-

Allora Le Fou sentì per la prima volta qualcosa di simile all'amor proprio che gli faceva rialzare la testa.

-No. Ti ricordi che avevamo stabilito la condizione per cui tu avresti imparato a rispettarmi? Ecco, questa è la prima lezione-

Gaston scattò in piedi e gli si avvicinò minaccioso.

-Tu vuoi dare lezioni a me?-

-Voglio che tu mi tratti con rispetto. Sono una persona, non uno dei tuoi cani da caccia-

Gaston fece una smorfia strana, di disprezzo e divertimento insieme.

-Rispetto, rispetto... ti sei fissato! Dimmi come non ti ho trattato con rispetto, avanti-

-Non te ne sei reso conto, immagino. Io ti ho fatto una domanda, e tu avresti dovuto o darmi una risposta oppure avresti potuto dire "Sono stanco e non ho voglia di parlarne adesso". O qualunque cosa più gentile di come ti sei rivolto a me prima-

Gaston lo guardò come se non capisse.

-Che differenza c'è? Il risultato sarebbe stato lo stesso-

-Lo so che sarebbe stato lo stesso, ma è il modo che cambia tutto. Quando qualcuno ti attraversa la strada, ti chiede il permesso o ti spintona fuori dai piedi?-

-Che domande! Mi chiedono il permesso!-

-Esatto. Vedi che è il modo che cambia?-

Stavolta Gaston annuì.

-Allora è solo questo? Trovare una parola più gentile-

-Sì, è questo. Dunque, se io ti chiedo se c'è qualcosa che non va, tu come rispondi?-

Gaston lo guardò di nuovo in quel modo, con i pugni stretti e tutti i muscoli tesi come un lupo pronto a scattare all'attacco.

-Io... io...- sbuffò forte e distolse lo sguardo.

-Non sono sicuro di capire cosa c'è che non va. Non saprei spiegarlo e preferisco parlarne in un altro momento- riuscì a masticare tra i denti, con il viso contratto come se stesse inghiottendo una rana viva.

Le Fou sorrise.

Da una parte aveva sentito dalla sua voce che c'era qualcosa che lo tormentava e questo gli dispiaceva, ma dall'altro lato sapeva che Gaston aveva fatto un grosso sforzo per controllarsi, e lui lo apprezzava proprio perché sapeva quanto dovesse essergli costato.

-Va bene, Gaston, non c'è problema. Ne riparleremo quando sarai pronto- gli disse con tutta la gentilezza di cui era capace.

In realtà avrebbe voluto alzarsi ed abbracciarlo, ma non sarebbe stata la cosa giusta da fare in quel momento.

Gaston sembrava indeciso.

Forse si aspettava altro, magari che lui insistesse, e sembrava molto sorpreso di trovare comprensione.

-Ora vorrei dormire. Sono molto stanco-

"Sì, si vede" pensò Le Fou. Gaston sembrava portarsi dentro un peso enorme che non riusciva a lasciare andare.

-Non preoccuparti, capisco che tu sia stanco. Riposa. Domani cercheremo di rendere questo posto più confortevole-

Lo pensava davvero. Le Fou ebbe l'improvvisa nostalgia di un posto da chiamare "casa".

Dopo avergli indirizzato un ultimo sguardo perplesso, Gaston si stese vicino al fuoco e si avvolse nella coperta, invece Le Fou rimase seduto sul ciocco di legno che faceva da sgabello.

Tante cose erano cambiate.

Solo la sera prima, a quell'ora, Gaston era ancora l'eroe del villaggio, capace di guidare una folla con la sua sola presenza, invece adesso era... cosa era?

Sarebbe mai più stato lo stesso Gaston? E lui sarebbe mai più stato lo stesso Le Fou?

No.

Lui era sciocco ma non così tanto.

Molte cose erano cambiate all'alba, e ad essere sincero Le Fou reputava più importanti i cambiamenti per lui e Gaston piuttosto che il prodigio di un principe tramutato in bestia, di domestici tramutati in suppellettili o di un inverno a giugno.

Le Fou pensava al futuro, a cosa fare quando fosse sorto il sole ad est, a spalancare il blu dell'immensità.

Gli unici rumori erano il crepitare del fuoco ed il verso di un gufo appollaiato su qualche albero vicino, per questo Le Fou trasalì quando sentì la voce di Gaston.

-Non riesco a dormire-

Le Fou non sapeva quanto fosse passato da quando si era steso. Potevano essere minuti oppure ore.

-Perché non puoi dormire?-

-Non lo so- Gaston si tolse la coperta di dosso e rimase disteso con le braccia dietro la testa a fissare il soffitto -Sono molto... molto... in realtà non so cosa sono-

-Confuso?-

Gaston sollevò la testa e lo guardò con una strana smorfia in viso.

-Sì. Esatto. Sono... confuso. Hai trovato la parola giusta per me-

-Je t'enprie, mon ami- sospirò Le Fou.

Ormai si era rassegnato a non sentire mai un grazie uscire dalle labbra di Gaston, ma lui gli rispondeva sempre come se lo avesse fatto.

Credeva che Gaston lo avrebbe liquidato con quel misto di fastidio ed arroganza che usava ogni volta che lui usava un'espressione più ricercata, e che lui avrebbe dovuto impartirgli un'altra lezione, invece Gaston continuava a guardarlo.

Era lo stesso sguardo che usava quando valutava una preda, e davanti a quegli occhi Le Fou si sentiva tremare le ginocchia.

Non era paura. Era che lui avrebbe dato chissà cosa per essere la preda di Gaston.

-Credo che tu lo abbia fatto altre volte. Questa cosa di trovare le parole per me-

Le Fou era stregato dai suoi occhi. Da tutta la sua figura.

Gli sembrava più bello che mai ora che era semidisteso nel gioco di luci ed ombre del fuoco.

"Oh, se solo tu potessi vedermi almeno una volta come io vedo te!" desiderò disperatamente Le Fou.

Gaston aveva anche qualcosa che lui non aveva mai visto prima: era più attento, meno superficiale, sembrava considerarlo davvero per la prima volta, e Le Fou si sentiva lo stomaco stretto per l'emozione.

-Sì, in effetti l'ho fatto molte volte- disse cauto.

Temeva che Gaston si offendesse e rompesse quel momento in cui stava abbassando le difese.

-Ah... capisco... ed io ti ho mai detto niente?-

-No, nulla di particolare-

-Ne sei sicuro, Le Fou? Perché c'è qualcosa che... non so... ce l'ho proprio sulla punta della lingua...-

-Magari un "grazie"?-

Gli occhi di Gaston si illuminarono e lui scattò a sedere.

-Ecco! Era quello! Ah, l'hai appena fatto di nuovo...-

-E quindi...?-

-Ti ringrazio-

Le Fou sgranò gli occhi.

Gaston lo guardava con qualcosa che non gli aveva mai visto prima negli occhi.

Un certo je ne sais quoi...

Come se lo vedesse per la prima volta.

-Non... non c'è di che- Balbettò lui.

Oh, santo cielo! Aveva sperato tutta la vita che Gaston lo guardasse in quel modo e adesso che succedeva davvero lui era paralizzato dalla paura.

-Le Fou... anche per avermi avvertito del pericolo che correvo. E per essere venuto a cercami. E per altre cose che adesso non ricordo... io... grazie?-

-Te ne sei accorto?-

-Sì. No... no, l'ho sempre saputo. Anche altre volte mi hai aiutato molto. Mi hai sempre guardato le spalle, ed io me ne sono accorto solo adesso. È come se rivedessi tutte quelle cose ma... io...-

Gaston lo guardò con gli occhi azzurri colmi di smarrimento.

Tutto il suo viso esprimeva la lotta interiore che stava vivendo e che non riusciva né ad esprimere né a superare da solo.

-Le Fou, io non riesco a dormire perché ogni volta che chiudo gli occhi e mi trovo al buio, mi sento come nel momento in cui il parapetto è crollato ed io sono precipitato nel vuoto-

Era la prima volta che Gaston ammetteva una debolezza.

Era a disagio e la sensazione non doveva piacergli, e di certo Le Fou non voleva rendergli le cose ancora più difficili in quel momento in cui si sentiva vulnerabile.

Vedeva il petto di Gaston sollevarsi in respiri brevi ed aspri e allora non resistette oltre: andò ad inginocchiarsi a terra accanto a lui e lo abbracciò.

Nessuno avrebbe potuto credere che le sue braccia grassocce potessero stringere tanto forte, né che il suo piccolo, semplice cuore, potesse contenere un'emozione così immensa, eppure era così.

Nessuno avrebbe nemmeno potuto credere che sarebbe arrivato il giorno in cui il Capitano Gaston sarebbe stato sbilanciato e qualcun altro avrebbe dovuto sostenerlo.

Forse per la sorpresa, forse perché non si era ripreso dall'essere quasi morto solo poche ore prima, ma Gaston stava per cadere quando Le Fou si gettò tra le sue braccia, e dovette essere il suo amico a tenerlo per non rotolare entrambi a terra.

-Non devi avere paura di questo, Gaston. Io sono qui, e giuro che non ti lascerò cadere-

Le Fou lo strinse perché aveva paura di perderlo di nuovo.

Non avrebbe mai immaginato di trovare il coraggio per fare una cosa simile, ed in effetti se ne rese conto appieno solo dopo qualche secondo, quando sentì il torace di Gaston che si espandeva in respiri lenti e regolari contro il cerchio delle sue braccia, ed il respiro che gli sfiorava l'orecchio.

-Ops... hem... troppo?- chiese incerto.

-...-

-...?-

-No-

Le Fou credette che sarebbe svenuto nel momento esatto in cui Gaston, invece di respingerlo, sollevò un braccio e lo strinse attorno a lui.

Era troppo da sopportare.

Lui non si era mai azzardato ad abbracciare Gaston perché non avrebbe sopportato di essere preso in giro.

Il massimo che si scambiavano era qualche virile pacca sulla schiena o rare volte in cui Gaston gli permetteva di massagiargli le spalle dopo una giornata trascorsa nella tensione della caccia.

E ora invece buona parte della sicurezza di sè di Gaston sembrava essere sparita per lasciare posto al suo lato più umano; un lato che addirittura era capace di provare affetto e paura.

Le Fou scoprì che gli era ancoa più caro in quel momento di fragilità che quando lo vedeva marciare attraverso la città come se il mondo intero gli appartenesse.

-Gaston, ascoltami. Io voglio aiutarti. Lasciami dormire accanto a te come quando eravamo accampati durante la guerra-

Non riusciva a vedere il suo viso ma sentì lo stesso lo scatto di Gaston ogni volta che si nominava la guerra.

Le Fou sapeva che Gaston temeva la guerra perché tante volte aveva visto la morte, ma allo stesso tempo la bramava perché era lì che era cresciuto e non conosceva altro mondo.

Quando erano stati arruolati avevano diciassette anni. Troppo pochi per vedere certe cose.

-Io non sono un debole- disse Gaston, ma la sua voce suonava spaventata.

-Non ho detto che tu sia debole. So che non lo sei. Voglio solo stare vicino a te-

Quell'ultima parte voleva dire tante altre cose, e Le Fou sperò di non essersi lasciato andare troppo.

-Allora va bene. Resta-

Si scolsero dall'abbraccio ma solo il tempo di trovare un'altra coperta e che Le Fou lo raggiungesse sul pavimento di terra battuta.

Le Fou sospirò. Gaston aveva ancora una traccia di paura negli occhi, ma se lui avesse insistito avrebbe solo finito per farlo chiudere definitivamente in sé stesso.

In silenzio, sperando di fare la cosa giusta, cercò la sua mano sotto la coperta e la strinse forte.

Sentì Gaston tremare e poi guardarlo interrogativo, sorpreso, confuso.

La sua mano, grande e forte, tremava di tensione nella sua come se Gaston fosse tirato da due forze, una che gli voleva fare ritirare la mano e l'altra che lo spingeva a cercare un contatto confortante.

Le Fou sapeva di cosa aveva bisogno Gaston, per questo aggiunse l'altra mano a stringere la sua per formare un nido sicuro.

-Io sono qui-

Gaston fece solo un cenno con la testa.

Poco dopo si era rilassato, ma spesso Le Fou sentiva la mano che si contraeva tra le sue. Era come se Gaston cercasse un appiglio per fermare la caduta, e Le Fou sperava di essere abbastanza.

Avrebbe fatto molto di più per Gaston, ma non era il momento di rivelargli i suoi sentimenti, perché se Gaston lo avesse rifiutato probabilmente se ne sarebbe andato.

Le Fou non voleva che succedesse perché, se il principe aveva messo una taglia su di lui o aveva dato ordine di catturarlo, viaggiare da solo non sarebbe stato sicuro nemmeno per un uomo forte come Gaston.

No. In fondo aveva atteso tanto che ormai qualche settimana in più non avrebbe fatto la differenza.

Si addormentò tenendogli la mano e vegliando su quel raro, prezioso momento di intimità.

_______________________________________________________________________________________________________________


Nel Cerchio della Strega


Ho il dubbio che questo capitolo sia troppo fluffoso, nonostante abbia fatto un sacco di tagli su scene e dialoghi che mi piacevano ma erano troppo OOC.

Giudicate voi, posteri.

E grazie a tutti per l'affetto con cui è stata accolta questa storia. Credevo che sarebbe rimasta triste e semisconosciuta e invece è seguita, per cui grazie dal profondo del mio piccolo cuoricino.


Lady Shamain

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > La Bella e la Bestia / Vai alla pagina dell'autore: Lady Samhain