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Autore: Mirajade_    01/04/2017    3 recensioni
1851 - Il regime autoritario di Napoleone III mira al dominio assoluto sulla Francia.
Libertà di stampa limitata e oppositori perseguitati; gente sotto il controllo maligno di esseri demoniaci conosciuti come Akuma, controllori e controllati dalle forze del Secondo Impero.
Un gruppo di rivoltosi, i Miracolanti, capaci di usare al loro piacimento gli Akuma che risiedono nei Miraculous, cospirano un piano contro l'imperatore; tra tutti spicca la figura di Marinette, giovane diciassettenne dal potere unico come pochi.
Le sue prime missioni da Miracolante saranno pericolose eppure, in mezzo a creature e mostri provenienti dall'inferno si ritroverà faccia a faccia con Chat Noir un ragazzo misterioso e superbo che farà di tutto per smascherarla con pessimi risultati, ritrovandosi solo immerso in un amore senza uscita.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I
 
I would rather be at home all by myself not in this room
With people who don't even care about my well-being
I don't dance, don't ask, I don't need a boyfriend
Here - Alessia Cara

La carrozza barcollò un istante, i cavalli trainati dal cocchiere sbuffarono fermandosi davanti all’enorme villa dall' arredamento esagerato che caratterizzava lo stile dei Bourgeois.
Panchine di marmo e roseti floridi, che incorniciavano un enorme fontana, accolsero la figura di Marinette, vestita di pizzo e merletti color pervinca, e di suo padre Thomas Dupain. Una targa di pietra posta al lato dell’enorme cancello recitava “Proprietà Bourgeois” capace di far rabbrividire la ragazza.
Aveva solo sentito delle voci riguardo i pessimi padroni di casa: egocentrici ed egoisti capaci di pensare solo al loro tornaconto personale non capendo perchè suo padre, uomo di valori e dall’animo nobile, lavorasse con persone così meschine.
I Miracolanti. Gruppo di rivoluzionari dedito alla caccia dei temibili akuma, demoni allo stato puro in grado di controllare la mente delle persone; demoni che a loro volta potevano essere controllati.
-Nervosa?- chiese Thomas Dupain porgendo un braccio alla primogenita con una luce d’orgoglio negl’occhi. Nonostante la stazza robusta e alta, un animo puro come il suo non poteva che  sciogliersi davanti alla visione della figlia che diveniva una vera donna.
Le sistemò una ciocca di capelli scappata via dalla crocchia rivolgendole un sorriso di incoraggiamento.
-Tua madre sarebbe fiera di te-
Marinette esibì un sorriso dal tono triste mentre ricordava i lineamenti asiatici e delicati della madre contorti poi nella smorfia di soffocamento che l’avevano portava via da lei.
-Vi voglio bene, padre- disse solamente afferrando il braccio di quest’ultimo per facilitare la camminata con il vestito ingombrante indossato per l’occasione: la sua prima riunione da Miracolante.
L’attraversata del giardino fu silenziosa, carica di tensione da parte della ragazza intenta a guardare la porta in mogano che man mano si avvicinava pronta per essere attraversata, e trasportarla così in un mondo dove mostri e demoni erano all’ordine del giorno.
Ne aveva visto una da piccola. Piccolo come una noce e dagl’occhi di un verde mela così vivace da illuminare la notte, era entrato dalla finestra di camera sua senza volerlo cominciando a sproloquiare alle sue spalle.
-Non capisco come mi abbia potuto perdere di vista quel ragazzino- aveva sibilato per poi accorgersi di una Marinette corredata di occhi spalancati e matita da disegno in mano –Ma guarda cosa abbiamo qui- aveva ghignato l’esserino volando sempre più vicino alla bambina, indecisa se urlare o rimanere in silenzio.
-Hai, per pura casualità, visto un bambino alto circa… quanto te, biondo, occhi verdi? Quell’idiota mi ha lasciato vagare alla ricerca di cibo. Potrebbe essere il tuo tipo sai? Certo non è una cima a mio parere ma un ottimo pretendente con cui avere tanti stupidi pargoli-
Marinette era scattata, la matita puntata verso l’esserino nero come fosse un arma sperando che quest’ultimo non notasse i suoi evidenti tremori –Cosa sei?!-
-Non si nota? Sono un akuma- si era atteggiato il demone – Con un intelligenza superiore alla norma ed una gran fame. Hai del Camembert?-
-Papà ha detto che gli akuma sono malvagi-
-Si… beh, non sono in vena in questo momento e non sono tipo da possessioni- era volato verso un vassoio di dolciumi soffermandosi su una  torta di zucca e qualche croissant esibendo poi un’espressione disgustata –Ragazzina dovresti provare il Camembert, soprattutto in questi mesi, la stagionatura è perfetta-
-Sono Marinette- la bambina aveva incrociato le braccia al petto con fare indignato – E non ho intenzione di sfamare un demone- aveva tolto il vassoio da sotto l’akuma guardandolo con occhi fiammeggianti: avrebbe dovuto cacciare via quel demone, anzi doveva chiamare il padre e giustiziarlo, ma uno strano calore a livello dello stomaco le diceva che quel demone dal muso felino non era maligno.
-Ma potrei fare un salto nelle cucine- continuò la bambina
-A quale prezzo?-
-Compagnia-
Quella volta l’akuma era rimasto: il tempo di divorare il formaggio e commentare i disegni di Marinette, poi era volato via dicendole solo –E’ stato un piacere cherì, se mai vorrai aiuto dall’inferno, io sono Plagg-
-Buona serata- Marinette si ritrovò spaesata, persa in quei ricordi dal retrogusto amaro; mise a fuoco la figura della cameriera di villa Bourgeois, dal viso giovane e delicato e gli occhi color miele lucenti. Il grembiule le cingeva i fianchi pieni e un ricciolo di capelli era scappato fuori dalla cuffietta di cotone –I signori vi stavano aspettando- chiuse il portone scuro, inchinandosi anche se impacciatamente con un sorriso sfacciato.
Poteva avere si e no l’età di Marinette eppure mostrava una fierezza che quest’ultima, donna di nobili origini, non aveva mai mostrato. Non seppe dire se provò invidia verso la cameriera che con fare poco interessato aveva dileguato padre e figlia con un ­–Salite le scale, dritto per il corridoio, non potete sbagliarvi-
L’atrio dei colori del marmo bianco e dai candelabri dorati sembrò immensamente vasto alla corvina. Un tappeto imponente dai disegni astratti tappezzava gran parte del pavimento, su di esso un enorme vaso ricolmo di rose rosse accoglieva gli ospiti verso la scalinata sul lato destro della dimora, addobbata con foglie di alloro, fiori e tulle.
Lo stile esagerato e frivolo dei padroni, si disse Marinette mentre ne attraversava gli scalini in marmo accarezzandone il passamano e stringendo la presa sul braccio del padre quando risate e chiacchiere si fecero più evidenti, riempiendole il campo uditivo.
-E se non vado bene per tutto questo?- pensò accorgendosi poco dopo dello sguardo verdastro del padre pieno di speranze, promesse e sicurezza, capace di scavarle l’animo e infonderle calore attraverso le vene come solo lui e sua madre sapevano fare; se anche lui se ne fosse andato ne sarebbe morta, non aveva altri al mondo a cui affidare il proprio cuore.
-Una donna così forte e pura- sospirò suo padre –Farai strada, figlia mia, con il tuo potere, la tua intelligenza, la tua bellezza riusciresti a solcare i mari dell’inferno e uscirne illesa- le baciò la fronte.
-Dopo tutti questi anni non sei cambiato per nulla, Thomas- i due si voltarono verso il fondo del corridoio dove da un enorme portone aperto verso una vistosa sala da pranzo  era uscito un uomo di mezza età, dal viso pulito e i capelli bianchi come la neve, solo quando si fece abbastanza vicino Marinette ne poté ammirarne gli occhi di un azzurro ghiaccio e gli zigomi alti. Doveva essere stato un uomo dalle tante donne in gioventù.
-Nathan Gerstae, come sempre un onore- Thomas tese una mano verso l’uomo che lo guardò come se avesse imprecato, in mano stringeva un bicchiere di vino, in viso uno sguardo sconcertato.
-Spero tu stia scherzando Tom. Cosa sono questi futili convenevoli?- e strinse la spalla dell’omone, finendo in un sorso la bevanda – Annata fantastica, dannazione, c’era da aspettarselo da parte di quel bastardo- ma non continuò lo sproloquio che riguardava sicuramente Andrè Bourgeois e le sua cantine piene di botti di vino; scostò lo sguardo verso Marinette come se non l’avesse vista precedentemente, e sicuramente era stato così, alzando le sopracciglia con fare interessato e indagatore.
La ragazza si sentì dannatamente a disagio. Doveva presentarsi come era di consuetudine per una vera signorina ma le parole sembravano essersi incastrate nella trachea, graffiandole la gola.
-Nate, lei è mia figlia Marinette, la Coccinella-
-Se la accetteranno, voglio ricordarti- disse l’uomo porgendo una mano alla corvina –Di una bellezza unica come la madre se posso permettermi- strinse con la mano guantata le dita fredde di quell’uomo. Sembrava morto dentro.
-Monsieur Gerstae, è un piacere fare la vostra conoscenza-
-Piacere unicamente mio, Marinette. La ragazza erede del potere della creazione- sussurrò l’ultima frase come a voler assicurarsene.
La corvina non seppe che dire: come aveva potuto scoprire del suo potere? Che suo padre avesse potuto raccontare qualcosa? Impossibile, teneva troppo alla sua incolumità per venderla come fenomeno da baraccone.
-Vi aspetto dentro- Nathan li lasciò nuovamente soli e prima che Marinette potesse chiedere spiegazioni al padre, quest’ultimo le rispose con poche parole.
-Non è umano-
***
“Ottima annata” le avevano detto eppure quel vino, Marinette, non riusciva a mandarlo giù. In quell’attimo avrebbe pregato per un bicchiere d’acqua fresca, ma in quella sala solo l’alcool e il cibo potevano riempire e dissetare il suo stomaco.
Nonostante le miriadi di pietanze poste sull’ enorme tavolata il suo stomaco era intenzionato a non sgrovigliarsi e suo padre aveva intrapreso una discussione di politica da cui lei era scappata via in un batter d’occhio.
Ormai era abituata a rimanere sola durante le feste: i figli degl’amici dei genitori erano molto più grandi di lei e a soli undici anni parlavano già di sport, arte e politica mentre quei pochi con cui poteva giocare o intraprendere un discorso traspiravano arroganza ed egocentrismo, preferendo così la solitudine tra le risa e il chiacchiericcio.
Aveva imparato a vedere il fascino nei gesti umani, ponendosi milioni di domande sull’argomento: Perché bisogna bere e mangiare per vivere? Perché donare il cuore a qualcuno quando si può essere padroni di se stessi? Perché le donne non potevano cimentarsi in argomenti trattati solo da uomini?
Domande a cui una bambina non trovava risposte, una bambina che le risposte preferiva inventarle.
-Non pensavo che la figlia di Dupain potesse avere gusti così orridi- si voltò quanto bastava per delineare la figura di una ragazza poco più alta di lei con un cappello appariscente rivestito di margherite e nastri verdi che ne illuminavano i boccoli biondi e le iridi cerulee. Tra le mani guantate di seta bianca stringeva un ventaglio chiuso che non sembrava usare per sventolarsi –Credo di aver pensato ad alta voce- disse quest’ultima esibendo un sorriso trionfante e fintamente innocente.
-E tu saresti?- chiese piccata la corvina cercando di non distogliere lo sguardo dalla ragazza che sembrava in procinto d’essere divorata dall’imponente abito di taffetà verde.
-Cosa siete una popolana? Dovreste conoscermi come la suola delle vostre scarpe. Sono Chloè Bourgeois, la padrona di casa e l’ape regina-
Marinette non rimase sbalordita: infondo era stata avvertita delle pessime persone che componevano quella famiglia di egocentrici, non poteva di certo aspettarsi un umile presentazione da parte della figlia del gran capo dei miracolanti.
-E tu saresti?-
-La Coccinella- rispose a testa alta Marinette, presentandosi col nome con cui il padre l’aveva presentata al gruppo.
“La coccinella è simbolo di fortuna, perseveranza e purezza” le aveva spiegato, quando il giorno del suo diciassettesimo compleanno, con gioia le aveva annunciato che il gran gruppo di rivoluzionari aveva intenzione di conoscerla.
-Mi sarei aspettata di meglio- commentò la giovane Bourgeois –Senza offesa, ovvio- afferrò un antipasto da un vassoio posto sul tavolo vicino assumendo un’espressione di puro disgusto –Avevo detto niente caviale, incapaci- e si dileguò diretta verso un maggiordomo con il compito di servire le portate, iniziando ad inveire contro il poveretto che non poteva far altro che abbassare la testa e prendersi colpe non sue.
-Che idiota- si disse non sapendo a chi rivolgere l’insulto, se a lei per non aver risposto a dovere a quella ragazzina viziata o a quest’ultima che sembrava incarnare gli atteggiamenti negativi del genere umano con una facilità strabiliante.
Un rumore assordante la ridestò, argento su marmo: accanto alla tavolata, dove sfilavano le migliori pietanze, la cameriera dai boccoli rossi era impegnata a raccogliere degl’antipasti caduti sul pavimento e riporli in un vassoio d’argento accanto ai suoi piedi. Marinette sentì chiaramente alcune risatine da parte degl’invitati; non si accorse di essersi avvicinata alla ragazza per offrirle aiuto nonostante l’ingombrante abito le impedisse alcuni movimenti.
-Non vi scomodate, mademoiselle- disse la cameriera, scostando i pizzi blu del vestito di Marinette dalla tartine riverse sul pavimento pronunciando quelle parole con un tale sforzo da far intenerire la corvina.
-Non preoccuparti, sempre meglio che intavolare un discorso con qualcuno qua dentro-
La mora rise sommessamente – In effetti – raccolsero le ultime cibarie e si issarono su per scambiarsi uno sguardo d’intesa –Sono Marinette- le disse semplicemente la ragazza.
-Alya- fece per inchinarsi in segno di rispetto , gesto che le riuscì molto difficIile –Perdonate la mia sbadataggine-
-Dammi del tu, ne ho fin sopra i capelli di tutte queste formalità-
-Va bene, Marinette- sorrise la rossa afferrando il vassoio d’argento pronta per tornare alle cucine –Volete portata dell’acqua?- rise benevola ricevendo un’espressione stranita da parte della ragazza –È da quando che porto cabarè che voi sbirciate nelle brocche alla ricerca di qualcosa che non sia vino-
-Non sai che enorme piacere mi faresti, Alya-
-Arrivo subito-
La corvina sorrise: almeno era riuscita a farsi qualcuno amico senza troppi giri di parole o discorsi di alta borghesia che l’avrebbero fatta solo annoiare.
***
Suo padre si era posizionato al centro della sala, accanto a lui Nathan Gerstae e altri due componenti, una donna e un uomo, si sussurravano qualcosa dall’aria poco importante.
Marinette era rimasta in disparte dopo aver avuto il secondo battibecco di parole con Chloè, fissando con cipiglio la donna che chiacchierava amichevolmente col padre. Di profilo i lunghi capelli neri ricordavano la seta lucente e la pelle così chiara da ricordare un cadavere, solo quando si voltò Marinette ne poté ammirare il viso terrificante. Denti acuminati come le zanne di un animale, occhi di sola pupilla sottilissima da ricordare una donna sotto possessione d’akuma, labbra color pece in grado di risaltare il biancore delle zanne.
Un brivido le percorse la schiena accorgendosi poi dello sguardo demoniaco puntato su di lei.
-Gli effetti della possessione- si voltò quanto bastava per visualizzare un uomo, anzi un ragazzo, così alto da superarla di molto nei suoi scarsi 1,68. Sembrava soffocare in un frac scuro fin troppo stretto per la corporatura muscolosa e lo sguardo annoiato quasi schifato fece intuire a Marinette quanto, anche lui, avesse voglia di scappare via da quel posto –È stata posseduta quando era giovanissima. Quando sono riusciti ad esorcizzarla le tracce di possessione erano troppo profonde per essere eliminate, ed è rimasta in questo stato- occhi rossi come rubino fissavano la figura della donna dai capelli neri; Marinette notò il colorito scuro della pelle del ragazzo, deve avere origini sud-americane pensò.
Fece per chiedere ma la figura del padrone di casa, in redingote grigia e capelli lattiginosi, aveva preso posto accanto agl’altri quattro miracolanti, armato di bicchiere semi vuoto e coltello d’argento.
-Compagni- cominciò dopo aver fatto tintinnare la posata sul vetro –È un piacere rivedervi dopo mesi di inattività da parte del nostro gruppo e informarvi che siamo riusciti a rintracciare un luogo di transizione tra questo mondo e l’inferno.-  si voltò verso la donna al suo fianco, invitandola a continuare il discorso.
Scrutò gli invitati con gli occhi da posseduta e parlò –Una villa appartenente ad un mio antenato – aveva detto –È diventato il covo di akuma. Si danno ai piaceri umani: alcool, sesso, gioco. Per rispetto alla mia famiglia ho intenzione di riprendermi Villa Agreste ed eliminare tutti gli akuma al suo interno, ma non eseguiremo mosse azzardate- fece una pausa girovagando tra gli invitati nell’abito violaceo –Io e i miei colleghi abbiamo pensato che tra quei demoni si potrebbero aggirare informazioni di vitale importanza e per questo motivo, abbiamo preso la decisione di mandare possibili miracolanti in missione  ma soprattutto puntiamo a formarli per un futuro migliore libero da demoni e dittatura.-
Riprese posto accanto a Nathan Gerstae lasciando nuovamente parola al padrone di casa.
-Colgo l’occasione per presentarvi il futuro della compagnia- sorrise –Mia figlia, Chloè Bourgeois, l’ape- indicò con un gesto della mano la bionda invitandola ad avvicinarsi. Quest’ultima aveva salutato con gesto di ventaglio e un sorriso da schiaffi –Sebastian Blanchard, il lupo- poco dopo Marinette si accorse che il giovane che si era fatto avanti non era altro che il ragazzo dagl’occhi rossi e la pelle scura che le aveva rivolto la parola – E, infine, Marinette Dupain-Cheng, la coccinella-
Inspirò pesantemente, passò in rassegna i volti degl’invitati, e con le mani intrecciate sull’addome aveva mosso i piedi per avvicinarsi alla figura altezzosa di Chloè.
Un applauso dai toni bassi si levò nell’aria, al termine Andrè Bourgeois riprese parola –Questo è tutto, continuate al meglio la serata, mi assicurerò che alla prossima riunione sarete entusiasti di sentire le ottime informazioni recapitate dai nostri giovani- Marinette strinse la presa delle mani sentendo il peso di quelle parole come acido corrosivo sulla pelle.
“Eliminare tutti gli akuma” aveva detto quella donna e per puro caso la mente aveva vagato fino al ricordo del piccolo akuma, Plagg, che non aveva chiesto altro che cibo e che le aveva regalato un attimo di compagnia in grado di scaldarle l’animo; ma era il compito di un miracolante distruggere gli esseri devoti all’inferno e lei non era nessuno per cambiare quella legge.
-Marinette- fu il padre a chiamarla, accanto a lui la donna dai tratti demoniaci – Vorrei presentarti Josee Agreste, è da tanto che vorrebbe fare la tua conoscenza-
-È un piacere Madame Agreste- la corvina esibì un breve inchino, trovando difficoltoso non osservarla con espressione stupita.
-Mademoiselle- la corresse la donna per poi rivolgerle un sorriso che per quanto innocuo con quella dentatura poteva risultare solo terrificante –In ogni caso, solo Josee, cher-  alzò le sopracciglia passando una mano bianca sulla guancia di Marinette in una lieve carezza –Sei così graziosa-
Nel frattempo Thomas Dupain si era allontanato intraprendendo un discorso con Monsieur Bourgeois  alle prese col vino.
-V.. vi ringrazio- balbettò la corvina.
-Imparerai l’arte del coraggio, e la esibirai come trofeo di vita- ritrasse la mano, arricciando le labbra nere -Hai l’aria di chi è destinato a fare grandi cose.
-Vorrei poterlo credere- sospirò osservando Josee afferrare uno stuzzichino dal vassoio di un maggiordomo e mangiarlo scoccando un’occhiata maliziosa ad un giovane uomo di passaggio impegnato a guardarla.
Così sfacciata, pensò Marinette divertita.
-Anche tua madre era insicura inizialmente eppure era diventata così coraggiosa da far invidia a Jeanne D’arc. Impara a non sottovalutarti mai- le sorrise nuovamente porgendole poi un braccio –Su, voglio sentire qualcosa su di te, ovviamente ricambierò come si deve- scoccò un occhiolino iniziando a sproloquiare qualcosa sulla pessima compagnia degl’invitati. 


Little Wonderland
Salve gentehh :3
Ecco a voi il primo capitolo di "Watching For Comets" spero che vi piaccia e chi vi abbia chiarito un po' la situazione; dal prossimo capitolo potremmo vedere il nostro amato Chat e.e
E chi sarai mai Josee Agreste?
Sebastian? Chloè?
Scopritelo nel prossimo capitolo ;)

A_M.J
   
 
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