Capitolo 15: Il Preludio
“C |
he
fai, Andy?! Attento: c’è la precedenza a sinistra!”
“Cacchio,
hai ragione” il collega lanciò un bonario gesto di scusa all’automobilista
londinese, che aveva dovuto frenare bruscamente “ogni tanto me lo scordo…!”
“Era
meglio se guidavo io: ti vedo abbastanza stressato, da un po’ di tempo!”
osservò James Stone, col suo consueto tono paternalista.
“Hai
buoni occhi, allora. Comunque vorrei sapere chi glielo fa fare a questi Limey[1] di
circolare in senso contrario a tutto il resto del mondo!”
“Non
lo sapevi che un tempo la circolazione a sinistra era diffusa in tutta l’Europa?”
“Ma
và! Sul serio?”
“Sicuro.
Furono gli antichi romani a istituirla. Poi Napoleone la modificò durante il
suo dominio su gran parte del continente. Soltanto le isole britanniche
mantennero il retaggio della passata colonizzazione.”
“Cribbio,
sei una vera enciclopedia” dopo questo banale commento, sul viso dell’asso passò
come un’ombra “mi ricordi vagamente una persona…”
“E
chi sarebbe?”
“Già…
chi…!” borbottò Andy, a denti
stretti. Poi sospirò “Beh, si tratta di…”
“Cos’è
quel casermone, laggiù? Un convento?” lo interruppe James, colpito
dall’imponenza di un edificio che si ergeva oltre una vistosa cancellata,
delimitante un bellissimo parco.
Il
compagno si volse nella direzione indicatagli e il suo aspetto parve incupirsi
maggiormente: “È un collegio.” spiegò.
“Alla
faccia: non si trattano mica male!”
“Vorrei
vedere” commentò l’asso, con ironia “è
“Ah,
però…” esclamò Stone “…ma non è quella dove ha studiato l’amica di Flanny?”
chiese poi, dopo aver fatto mente locale.
“Affermativo”
rispose Andy, condizionato da anni di gergo militare “insieme al suo beneamato
istrione!”
Il
fedele secondo voleva star zitto, ma la tentazione prevalse: “Quindi, in poche
parole… quel College ha più o meno assunto il ruolo che l’ospedale da campo di
Kunming ha rappresentato per voialtri due!”
“Diciamo
di sì… a parte il fatto che io e Flanny ci siamo sposati.”
“Già…
qualcuno direbbe che gli yankies si
sono inteneriti, dai tempi di Yorktown.”[2]
“Che
risate!”
“Scherzavo.
Chissà perché, invece, quei due non…”
“Ti
spiace se cambiamo argomento?! Sei poco professionale, stamani.”
“In
che senso?”
“Non
mi hai nemmeno chiesto perché stiamo andando da Spaatz.”
“Hai
ragione, non è da me” ammise James, ridacchiando “ma prima posso farti
un’ultima domanda frivola?”
“Se
ci tieni…” sospirò il generale.
“Chi
è la persona che ti ho fatto ricordare con la mia onniscienza?”
L’amico
strinse la mascella, concentrandosi sulla guida. Rassegnato a rimanere senza
risposta, James si accontentò di contemplare le limacciose acque del Tamigi,
scorrenti sotto il Tower Bridge che
stavano attraversando in quel momento. Poi, all’improvviso, il suo compagno
soddisfece la sua curiosità: “Patty O’Brian…!”[3]
Bastò
quel nome per schiarire le idee al fedele coadiutore, che si lisciò
nervosamente la fronte: “Capisco… scusami, Andy!” borbottò.
“Figurati…
che c’entri, tu? Poi, più che altro, è stato a vedere quella maledetta scuola!”
“Vuoi
forse dire che ha studiato lì anche lei?”
“Sì…
e anche Archie Cornwell, con la moglie.”
James
scosse la testa, colpito da tutte quelle coincidenze. Poco dopo domandò, con un
guizzo improvviso: “E anche…”
“Anche!”
Il
vice-comandante della Decima emise un soffio prolungato e, dopo qualche
istante, non poté fare a meno di commentare: “Il mondo è veramente piccolo!”
“Già”
confermò l’amico, con tono amaro “troppo…!”
***
In
effetti, fra tutte le esperienze negative che il nostro amico, al pari di ogni altro,
aveva dovuto affrontare nel corso della sua esistenza, quella era stata indubbiamente la peggiore. Era successo giusto un
paio d’anni prima, alla vigilia della loro partenza per l’Europa, il primo
giorno di Aprile del 1942…
“Un’uscita
tutte insieme, stasera…?” chiese Flanny.
“Sì,
che te ne pare?” annuì gaiamente Judith “Sarebbe un modo simpatico per salutare
New York, prima dell’imbarco di dopodomani!”
“Può
darsi” ammise l’altra “ma sono piuttosto stanca e temo che vi rovinerei la festa.
Poi lo sai che non vado pazza per le cose mondane!”
“Mondane?”
obiettò l’altra “Ma se saremo solamente noi cinque! Sempre che tu” aggiunse, argutamente
“non preferisca passare la sera con il maritino…”
“Scherzi?
In fondo stiamo sempre appiccicati… ormai deve averne fin sopra i capelli, di
me!”
Per
quanto la sua battuta fosse stata del tutto priva di sottintesi, la buona Judy
si rese conto di averla detta grossa. In realtà, i due coniugi non si vedevano
da quasi due settimane: l’imminente partenza dall’ospedale St.Jacob aveva imposto un surmenage spaventoso alle ex allieve
della Scuola Mary Jane, dovendo loro istruire
anche le colleghe che le avrebbero rimpiazzate. Per tutto quel periodo avevano infatti
dormito sempre in ospedale; ma, quella
sera, erano finalmente libere.
“Perdonami,
Flanny… parlo sempre troppo in fretta” si scusò la rossa, mortificata “vorrà
dire che andremo da sole.”
“Ma
va, scherzavo” le sorrise la compagna, allungandole un buffetto “ci sarò, ci
sarò.”
“Davvero?”
gli occhi di Judy tornarono a illuminarsi “Fantastico! Naturalmente puoi
portare anche lui” si affrettò ad aggiungere, con un guizzo “anzi, mi stavo
proprio dimenticando di dirtelo!”
“Dirmi
cosa?” chiese Flanny mentre finiva di riporre delle attrezzature.
“Che
lo avremmo invitato comunque!” specificò Judy.
La
signora Greason le rivolse uno sguardo decisamente obliquo: “Siete sempre molto
gentili!” dichiarò, dopo averla vista arrossire come un peperone.
Ormai
conosceva fin troppo il “debole” provato dalle colleghe per il suo prestante
consorte, con la probabile eccezione
di Candy. Si ricordava come fosse ieri, quand’erano andati fuori a cena, insieme
con Judy e Natalie, a Honolulu, pochi giorni prima dell’attacco giapponese… la
loro rubizza collega se l’era mangiato letteralmente cogli occhi e Flanny aveva
udito la castana sussurrarle: “Judy, insomma: lasciagli almeno uno scampolo d’uniforme
addosso…!”
Comunque,
dopo avere accusato il colpo, la rossa riferì alla mora che li avrebbero
aspettati per le otto al 21[4] e si
congedò velocemente. Scuotendo divertita la testa, Flanny si diresse verso lo
spogliatoio per riporre l’uniforme.
“Buonasera,
Flanny. Vai già via?” le chiese Candy, incrociandola, in corridoio.
“Come
vedi. E tu?”
“Ne
ho ancora per mezzora.”
“Allora
ci vediamo più tardi.”
“E
dove…?” chiese la bionda, perplessa.
“Beh,
non vieni al 21 anche tu?”
“Ah,
già” sconcertata, la compagna si batté la fronte “è vero: la cena! Eleonor me
ne aveva accennato… ma purtroppo ho un impegno!”
“Oh,
davvero?” l’espressione dell’amica mostrava un sincero disappunto “Non puoi
proprio rimandare?”
“E
come faccio, se partiamo dopodomani?” la bionda allargò le braccia, sconsolata
“Il fatto è che una mia amica carissima si trova in città solo stasera e mi ha
chiesto se potevamo stare insieme. Non la vedevo da un pezzo e, se non colgo
l’occasione, chissà quando ne avrò un’altra…”
“Capisco.
Beh, porta anche lei, no?”
“In
effetti…” Candy rifletté un momentino “…se a voi non dispiace…”
“Nessun
problema” confermò la mora “alle otto al 21,
ricordati.”
“D’accordo…
grazie Flanny!” replicò l’amica, con uno dei suoi sorrisi più solari.
***
“Siamo
arrivati!” annunciò Andy fermando la Chevrolet
davanti all’ingresso del ristorante. L’usciere s’affrettò ad aprire la portiera
del passeggero e a far scendere Flanny, che ringraziò con un sorriso
imbarazzato. Poi si portò la mano al berretto per salutare l’ufficiale dell’USAAF, che gli allungò un biglietto da 5
dollari: “Pensa lei alla vettura?”
“Certamente,
signore. Benvenuti al 21!”
Andy
mise un braccio sulla spalla della moglie, mentre superavano l’entrata. Flanny sospirò,
cercando di nascondere quel leggero disappunto che le provocavano posti del
genere. L’unica cosa che non le piaceva del suo matrimonio era il salto di
classe sociale che la posizione del marito le aveva procurato, accusandosi talvolta
d’ingenuità per non aver previsto questo aspetto!
“Tutto
bene, cara?”
“Eh…?
Ma certo!”
“Senti,
ma di chi è stata l’idea di venire proprio qui?”
Flanny
storse la bocca: “È stata Eleanor… lei ha un debole per questi posti. E grazie
tante: la sua famiglia è ricca sfondata!”
Il
maggiore avvertì una fitta intercostale: “Beh…” farfugliò “…non è bello che anche
persone provenienti dalle classi altolocate scelgano un lavoro nobile come il
vostro?”
“Può
darsi” rispose la moglie, con bonaria sufficienza, mentre il maître li guidava
premurosamente attraverso le sale. In fondo si era un po’ pentita delle dure
parole che aveva rivolto a Candy quando aveva appurato la sua parentela con gli
Andrew “se è per questo, trovo positivo anche il fatto che a rischiare la pelle
per difendere la libertà non ci vadano soltanto i poveri!” aggiunse poi,
sorridendo affettuosamente al compagno.
“Eh,
già… sicuro!” convenne lui, tergendosi furtivamente la fronte, dopo che lei
aveva voltato la testa. Ricordava bene cos’era successo quando Flanny aveva
scoperto che anche la sua famiglia non se la passava troppo male.[5]
*Sembra
sia andata…!* sospirò allora, ignaro della tegola che, di lì a poco, gli
sarebbe piombata in testa.
“Flanny,
Andy: siamo qui…!!” gridò Judith, agitando il braccio dal loro tavolo, dopo
essersi alzata in piedi.
La
coppia raggiunse la compagnia, formata da tutte le ex tirocinanti della Scuola Mary Jane: Judith Nethan, Eleonor
Mancy, Natalie Venc e…
“Candy
non viene?” s’informò la loro mentrice.
“Sì,
sì: me lo ha poi confermato” rispose Eleanor “passava a prendere la sua amica
al The Pierre.[6] Dovrebbero arrivare a
momenti!”
“Beh,
allora sediamoci.” annuì Flanny.
“Gli
sposini da questa parte” intervenne Judy, indicando due sedie vuote “così tutti
vi possiamo vedere!”
Flanny
aggrottò le sopracciglia, al suono illogico di quelle parole (il tavolo era
rotondo). Sapeva bene, quale dei
commensali la collega tenesse a vedere in particolare! Sospirò pazientemente,
mentre il marito le sistemava la sedia e Natalie, dal canto suo, le rivolse uno
sguardo partecipe: Tranquilla, è tutta
invidia! Poi sussurrò alla compagna paffuta: “Risiediti, signorina sfacciatella!”[7]
“Andy,
perché sei ancora in piedi?” chiese intanto Flanny, vedendo che lui non si
sedeva.
“Scusa,
tesoro, ma devo fare una telefonata al Mitchell.
Torno fra un minuto!”
“Non
farci il bidone, eh…?” lo ammonì gaiamente Eleonor, con una strizzatina d’occhio.
“Tranquilla:
ho detto allo zio Sam che stasera non ci sono per nessuno!” rispose l’aviatore,
ricambiando il gesto.
La
signora Greason non riuscì a trattenere un soffio prolungato, mandando al
coniuge un lampo malevolo: “Un giorno o l’altro suggerirò al tenente Sanders di
scriverci Little Yankie Cock, su quel
suo nuovo caccia!”[8] minacciò poi, non del
tutto ironica.
“Dai,
su” le disse la solita Natalie, appoggiandole la mano sulla sua “lo sai che gli
piace scherzare!”
“Anche
troppo” ammise Flanny, scuotendo la testa “se m’avessero predetto che mi andavo
a innamorare di un uomo così allegro, col carattere che ho…”
“Non
sapevi che gli opposti si attraggono?”
“No…
ero troppo impegnata a studiare medicina!”
“Scusate
il ritardo” la voce squillante di Candy attirò improvvisamente l’attenzione
della tavolata “faticavamo a trovare un taxi e c’era un traffico tremendo… ma
eccoci qua!”
Le
ragazze s’affrettarono a salutare la loro collega, puntando curiose lo sguardo
sulla sua accompagnatrice. Era una giovane dall’aspetto fine ed elegante, che
ostentava però un atteggiamento un po’ remissivo. La sua amica s’affrettò a
presentarla e tutte le manifestarono la loro simpatia… ad eccezione di Flanny, impallidita
all’istante nell’udire il suo nome.
“Beh,
ci siamo tutte?” chiese Candy, mentre si accomodava al suo posto. Il suo
sguardo panoramico catturò allora la sedia vuota di fronte alla sua e, prima
che potesse domandare a chi fosse destinato, due mani le coprirono gli occhi…
“Indovina
chi è…!” le chiese una voce gaia.
Normalmente il vezzoso volto della nostra amica si
sarebbe illuminato con un tenero sorriso, reagendo a tale scherzetto affettuoso.
Ma stavolta, purtroppo, era del tutto diverso. La sua boccuccia si spalancò,
come in cerca di tutto l’ossigeno che avrebbe potuto introitare e le sue membra
furono scosse da un fremito di terrore: “A… A… Andy…??”
“Bingo, sorellina” rispose lui, dandole due amichevoli
colpetti su quelle deliziose spalle, che non smettevano di tremare “ma
cos’hai…? Freddo?”
“I… io…?! N… no, no… perché?”
“Tremi come una foglia! Che t’è successo?”
Premendosi una mano sul decoltè per cercare di
attenuare il battito cardiaco, la biondina rispose: “So… sono solo sorpresa.
Non sapevo che venissi anche tu…!”
“Ah, no? Beh, spero proprio che non ti dispiaccia!”
ribatté lui, corrugando semiserio le sopracciglia.
“Ma che sciocchezze dici?! È… solo che…”
“…è solo che, quando ti vede, anche lei fa fatica a
tenere il controllo!” dichiarò sempre quella birichina di Judy.
“Piantala!” la riprese Natalie, dopo avere intuito,
dagli sguardi di Flanny, di Candy e della loro nuova conoscenza, che stava per
succedere un guaio.
“Natty ha ragione, Judy” le ribadì il maggiore,
strizzando l’occhio “è meglio non dirle, certe cose: potremmo sentire un
ruggito rabbioso arrivare da Broadway!”
Candy arrossì vistosamente, mentre Flanny afferrava il
braccio del consorte: “Ti spiacerebbe metterti a sedere?!” gli chiese, con voce
alterata.
“Un momento, cara: vorrei prima presentarmi all’amica
di Candy” le si avvicinò, mentre questa accennava ad alzarsi “no, no: stia
comoda” la fermò con un amabile sorriso, mentre le porgeva la mano “sono Andy,
il marito di Flanny, la compagna di studi di Candy. Con chi ho il piacere di…?”
Nonostante i suoi ripetuti cenni di protesta,
l’interpellata si alzò in piedi. Era una graziosissima ragazza dai capelli
castani, acconciati a caschetto, con una cert’aria da intellettuale che le
davano gli occhiali dalle lenti tonde. Il suo bel volto dalla pelle diafana era
però velato da un’appariscente malinconia.
“Lei… è proprio il maggiore Andy Greason…?” gli
chiese, dopo avere osservato i gradi sull’uniforme.
“In persona, miss!”
La ragazza mandò un sospiro: “L’asso delle… Tigri Volanti… in Cina?” chiese ancora.
“Esattamente!” rispose ancora l’ufficiale, con lieve esitazione,
mentre scrutava il volto della giovane, sembrando cercare nella memoria.
Piccole lacrime sgorgarono da quei profondi occhi
scuri e nell’animo del pilota germogliò subito un moto di panico: “Mi… mi
scusi” balbettò “ho detto forse qualcosa che…”
“Grazie…!” sussurrò lei, soffocando un singhiozzo.
“Come…?”
“Grazie di avere avuto cura di lui, maggiore…!”
Il panico aumentò notevolmente e Greason si sentì inumidire
la fronte: “Ma… di chi sta parlando, signorina…?”
Lei si tolse gli occhiali per strizzarsi gli occhi con
le dita. Poi se li rimise e lo fissò: “Del mio fidanzato… Alistear Cornwell.”
Andy ebbe un tuffo al cuore, sbarrando gli occhi sulla
giovane. Eleonor, Natalie e Judy osservavano mute la sena, mentre le loro
condiscepole facevano altrettanto, aggravate dal dolore della consapevolezza.
Anche molti commensali, seduti ai tavoli vicini,
avevano polarizzato l’attenzione su di loro, dopo aver riconosciuto il celebre
pilota dell’aviazione militare.
“Lei… sarebbe dunque…” disse costui, con un filo di
voce.
Con un mesto sorriso, la giovane col caschetto annuì:
“Sono Patricia O’Brian, Andy… e dammi del tu, per favore!”
Detto ciò, come spinta da un subitaneo impulso, gli
buttò le braccia al collo, singhiozzando convulsamente. Il povero Andy non poté
che ricambiare quell’abbraccio, mentre anche i suoi occhi si bagnavano ineluttabilmente.
Era la seconda volta, dopo quel tragico ritorno a Kunming…
“Perdonami, Patty” sussurrò, stringendola
affettuosamente “perdonami, ti prego…!”
“Non è stata colpa tua, Andy…” negò lei, scuotendo la
testa “…io lo so!”
“Sì, che è stata colpa mia, invece…!” obiettò lui,
sentendo le proprie lacrime scorrergli sulle guance.
“No, Andy… no” insistette la ragazza “io ti conosco…
ti ho conosciuto grazie alle sue lettere: ti descriveva così bene! E lo so: in
quella precisa circostanza… solo tu
avresti potuto salvarlo. E se non ci sei riuscito…”
“Patty, io…”
“…se non ci sei riuscito” si staccò per guardarlo
negli occhi “allora vuol dire che non c’era niente da fare! Ma io so che è
morto felice…. perché era felice di volare con te!”[9]
Commosso da tanta bontà, ma soprattutto straziato dal
ricordo, Andy non riusciva a smettere di piangere in silenzio, abbracciato alla
ragazza del suo compagno caduto. Finché una voce non li distrasse: “I signori
vogliono ordinare?”
Flanny Greason, che aveva finito per farsi suo
malgrado contagiare dall’umorismo del marito, rispose all’ossequioso maître: “Giunge
a proposito: c’è venuto un appetito…!”
No… il nostro asso non avrebbe dimenticato quell’episodio
tanto facilmente. Era stato un esempio tangibile di come un individuo dovesse,
prima o poi, rendere il dovuto contro per ogni azione da lui intrapresa.[10]
***
Erano già passate le nove di sera, quando il generale
Andrew S. Greason, comandante della Decima Forza Aerea in Europa, varcò la
soglia dell’alloggio che divideva con la moglie e il figlio nel sobborgo
occidentale di Newhaven. Richiuso delicatamente l’uscio, lanciò con maestria il
berretto ad appendersi sull’attaccapanni e si sfilò lentamente l’impermeabile,
che gettò invece con noncuranza sopra una poltrona. Si lasciò infine andare su quella
opposta, le cui vetuste molle gemettero sotto il suo peso.
Mentre osservava immobile i cupi bagliori che spandeva
il fuoco del camino, sentì una mano liscia e calda sfiorargli il collo, per poi
accarezzargli una guancia. Volse allora il capo all’insù per contemplare il
tenero sorriso della moglie, che si sedette quindi sul bracciolo, stringendoselo
dolcemente al seno.
Andy assaporò con voluttà il calore e il profumo della
sua donna, saziandosi con quella percezione di tranquillità che emanava dal suo
petto. Sensazione vitale, per lui, come per tutti coloro costretti a convivere
con la tensione della responsabilità e del pericolo.
“Hai fame?” sussurrò Flanny.
Lui scosse la testa: “Ho mangiato un boccone, strada
facendo. Paul sta bene…?”
“Sì, s’è addormentato da poco.”
“Ha pianto?”
“Beh, un po’” rispose la moglie, giocherellando con
una ciocca dei suoi capelli “voleva aspettare che tu tornassi.”
Andy sospirò: “Mi spiace… speravo di rientrare prima,
ma Spaatz ci ha trattenuto più del previsto.”
“Qualcosa in ballo?” chiese lei, dopo una breve
esitazione.
Lui annuì, per poi confermare: “Altrochè…!”
Dopo un altro breve silenzio, scandito dal respiro
pesante del marito, Flanny si spinse a domandare: “Vuoi dirmi qualcosa di più?”
Il generale guardò sua moglie, riuscendo ancora a
stupirsi di come lo leggesse nel pensiero: un’altra donna gli avrebbe magari
chiesto se poteva dirle qualcosa,
mentre la sua compagna aveva già avvertito il suo bisogno di confidarsi.
“Alla faccia del regolamento!” avrebbe sicuramente commentato
il tenente Archibald Cornwell, memore del severo cicchetto che il comandante
gli aveva impartito per essersi “sbottonato” un po’ troppo con la sua Annie.[11]
“Io… sì! Senti, posso… insomma, vorrei bere qualcosa.”
La faccia dell’aviatore si rasserenò in modo notevole,
vedendo il viso della moglie che manteneva il sorriso, invece di mutarsi nel
suo severo cipiglio da “pollice verso”!
Dopo avergli schioccato un bacetto sulla tempia,
Flanny si alzò, diretta in cucina. Ne tornò poco dopo con due bicchieri
tintinnanti.
“C’era rimasto ancora del ghiaccio.” disse,
riscuotendo il marito, che stava piegato in avanti con le mani intrecciate, intento
a riflettere.
“Mi fai compagnia?” chiese lui, non poco sorpreso.
“Beh? Non sono mica in servizio!” rispose lei, porgendogli
il bicchiere.
“Vero. Cin cin…!”
“Cin cin, tesoro!”
Mentre Andy constatava l’effimera percentuale di
whisky presente nel drink, Flanny si accoccolò sul suo grembo, circondandogli
il collo col braccio sinistro, mentre si levava con destrezza le scarpe.
Lui la guardò da sopra il bicchiere: “Che penserebbe
la tua discepola Candy, se ti vedesse così?” chiese, maliziosamente.
Lei aggrottò le fini sopracciglia: “Perché me lo domandi?”
“Pura curiosità.” ribatté lui, finendo di bere.
“Non ne ho la più pallida idea” mentì “e comunque non
mi può vedere!”
“Quando il gatto non c’è… eh?”
“Senti un po’…” ribatté la consorte, posando il
bicchiere sul tavolino e afferrandogli il mento “…hai proprio deciso di farmi
arrabbiare o è semplicemente un metodo per sviare il discorso?”
“Lo sai che non ho segreti, per te” replicò lui,
accarezzandole il viso “non potrei mai
averne! E poi, se volessi sviare il discorso, userei un metodo assai più
efficace…”
“Per esempio?” chiese lei, con uno sguardo
profondamente sensuale.[12]
“Questo…!” rispose lui, avvicinando il viso per unire
la loro bocche.
“Mmmm…!” sospirò lei, abbandonandosi a quel bacio
profondo. Poco prima di perdere il controllo, si staccò però da lui: “E allora,
generale? Riprendiamo la conversazione o passiamo direttamente in camera da
letto…?” domandò, languidamente
Andy sospirò: “È stata una giornataccia, Flan: dubito
che le mie prestazioni sarebbero al top, questa sera!”
“E allora sciogli la lingua, su!” lo spronò la moglie,
scioccandogli un bacetto a fior di labbra.
“Naturalmente, se tu preferisci…”
“Parla, ti dico” insistette lei, ricomponendosi
“altrimenti ti rivolterai come un’elica per tutta la notte!”
“Hai ragione…!” ridacchio lui, osservando le gocce
rimaste nel bicchiere. Poi si levò per avvicinarsi al caminetto.
“Oggi Spaatz ci ha convocato al Quartier Generale…”
cominciò, mentre riattizzava il fuoco.
“Tu e James?”
“Sì… e anche Johnny.”[13]
“E allora?” chiese Flanny, dopo un po’ di silenzio “Che
voleva il grande capo?”
“Affidarci una missione. Abbastanza importante.”
“In Francia?”
“No, in Germania.”
La moglie avvertì un lieve crampo allo stomaco:
“Strano” commentò, corrugando la fronte “le missioni sulla Germania non
riguardano l’Ottava di Eaker?”
“Già, ma questo è un obiettivo speciale! Insomma… pare
che l’OSS[14] abbia scoperto
l’esistenza di un laboratorio dove i crucchi preparano delle sostanze per…”
Andy si voltò per guardarla in viso “…la guerra batteriologica.”[15]
Gli occhi di Flanny si spalancarono per l’orrore:
“Gue… guerra batteriologica?! Vuoi
dire che intendono causare epidemie o cose del genere…??”
“Più o meno è così. Sembra anzi che abbiano già pronto
qualcosa per entrare in azione!”
“Oddio…! Ma allora dovete assolutamente distruggere
quella fabbrica, subito!!”
“È appunto quel che cercheremo di fare” confermò lui “ma
purtroppo c’è un piccolo problema: almeno per quanto mi riguarda…”
“Cioè…?” domandò Flanny, scrutando ansiosamente il
volto del marito.
“Sai dove si trova l’obiettivo?”
Lei rimaneva muta, in attesa della risposta. Lui
sospirò pesantemente e rispose: “A meno di due miglia dalla verticale di
Eiserfeld!”
“Eiserfeld…?” ripeté la moglie, certa di aver già
sentito quel nome.
“Sì” tergendosi la fronte, il generale tornò a sedersi
nella poltrona di fronte a lei “è una piccola cittadina della Westfalia,[16] a meno
di
“E… tu credi vi sia il rischio che rimanga colpita?”
“Dire rischio è
un puro eufemismo: anche se si stima che la contraerea venga mantenuta limitata
per non dare troppo nell’occhio, la conformazione montuosa del circondario imporrà
di mantenere una quota di sgancio non inferiore ai diciannovemila piedi… il che
comporta un errore circolare medio di un miglio abbondante.[17] Senza
tener conto del vento, di eventuali errori di calcolo e di altre amenità…!”
“Ma è possibile che non esistano altre soluzioni?!”
obiettò la signora Greason, con ira mal repressa.
Il marito scosse la testa: “Il SOE[18] ha
pensato pure a un’azione di Commandos, ma… se fallisse, i tedeschi
trasporterebbero il laboratorio altrove, magari in una zona del tutto
inaccessibile. Purtroppo non possiamo permetterci il lusso di correre questo
rischio!” sospirò ancora Andy con triste rassegnazione, reclinando il capo
sullo schienale della poltrona.
“Quante probabilità ci sono che…” s’informò la moglie.
“Troppe” rispose cupo lui, passandosi una mano sul
volto esausto “il brutto è che il bersaglio si trova esattamente fra una
collina, che lo protegge da sud-est e la città, che le Fortezze sorvoleranno
alla fine della corsa di bombardamento: se sganciano troppo corto, la fabbrica
non verrà neanche scalfita (e i tedeschi mangeranno la foglia). Se invece sganciano
troppo lungo… Eiserfeld verrà polverizzata!”
“È spaventoso…!” esclamò Flanny, con angoscia, ben
consapevole delle implicazioni che una tale eventualità avrebbe comportato per
l’animo del suo uomo. Il rapporto d’amicizia col suo collega della Luftwaffe aveva sempre rappresentato (assieme
all’amore della sua donna) un efficace baluardo contro le crisi di coscienza
che tutte le guerre producono, almeno negli individui sani di mente.
“Sì, lo è” approvò lui “anzi, è abominevole: quei
figli di puttana dei nazi potevano installare quella maledetta fabbrica in una
foresta disabitata o nelle viscere di una montagna… ma no!!”
“E, secondo te, perché lo hanno fatto?”
“Chi lo sa?” rispose il marito, alzando le spalle
“Forse pensavano che non la scoprissimo. Oppure che, scoprendola, non l’avremmo
ugualmente bombardata, rischiando di distruggere il paese. O magari…”
“Cosa…?”
“Magari contavano proprio su questo” saltò su,
inviperito, col tono acceso dal whisky prima bevuto “male che vada, avranno
pensato, gli impianti andranno in frantumi, ma ci sarà una strage di civili e
potremo denunciare al mondo la barbarie degli Alleati. Capisci…?! È come se
quel farabutto di Hitler tenesse in ostaggio la sua stessa popolazione: se
volete togliere di mezzo me, dovrete massacrare anche loro! Così, un domani, i
posteri diranno che i bastardi eravate voi!!”
“Andy, adesso calmati…!” gli disse Flanny, preoccupata.
“Sentirai se non diranno così, fra venti o trent’anni”
insistette lui, con ostinata convinzione “vedrai!!”
“Ma perché ci dovete andare proprio voi, mi domando?” aggiunse allora la
compagna, cercando di sviare il discorso “La tua Forza Aerea non doveva occuparsi
soltanto dei bersagli tattici nella Francia occupata?”
“Infatti” sbuffò lui, con amaro sarcasmo “ma siccome
siamo diventati troppo bravi a colpire stazioni, ponti e caserme senza coinvolgere
cittadini francesi (e ci mancherebbe, sono nostri alleati) quei rompicoglioni
di Arnold e Spaatz hanno ritenuto che fossimo i più indicati per distruggere
quel bersaglio senza fare troppi danni collaterali.”[19]
“Beh, forse non hanno tutti i torti” osservò la
moglie, dopo avere riflettuto un momento “magari la vostra esperienza potrà
salvare quei tedeschi innocenti!”
“Forse… ma la vedo molto dura! Cristo, se i familiari
di Schultz ci rimettono la pelle, come potrò più guardare in faccia il mio
migliore amico? Ti rendi conto che, se non fosse stato per lui, mi troverei
dietro il filo spinato da due anni e nostro figlio non sarebbe neanche nato?!”[20]
Con una stretta al cuore, Flanny sospirò: “Rilassati,
amore: nostro figlio è di là, che dorme… almeno finché non ti sentirà sbraitare
come una furia. Dai, vieni qui!”
Andy rialzò il capo. Davanti a lui, in piedi, c’era la
sua donna; bella, forte e fiera, che gli tendeva amorevolmente le braccia. Il
rude guerriero dell’aria faticò parecchio a contenere la sua commozione. Si
levò a sua volta e la raggiunse, impaziente di sciogliersi in quel tenero
amplesso…
“Tieni duro, tesoro” gli sussurrò Flanny, all’orecchio
“vedrai che andrà tutto bene!”
“Se lo dici tu…” rispose lui, a bassa voce, mentre si
cullavano dolcemente a vicenda.
“Ne sono più che sicura!” ribadì lei.
“Allora ci credo.”
Al suo tono convinto, Flanny sentì le gote inumidirsi.
Se le terse rapidamente e abbandonò la spalla del marito per guardarlo in
volto, lieta della sua ritrovata serenità. Si scambiarono un tenero sorriso e
si avviarono in camera, tenendosi per mano. Qui giunti, contemplarono a lungo
il loro pargoletto, di appena sette mesi, sprofondato beatamente nel sonno.
“Se almeno lui potesse vivere al sicuro” mormorò suo
padre, con malinconia “in un mondo senza più guerre…”
“Tu ti stai battendo proprio perché questo si avveri.”
replicò la madre, sospirando.
Ma Andy scosse la testa: “Noi militari possiamo soltanto
sconfiggere gli eserciti dei regimi corrotti. Ma poi, una volta caduti, tocca
ai politici operare affinché quei regimi non risorgano più!”
“È vero” disse la moglie, rimboccando la coperta al
bambino, che si era girato nel sonno “soprattutto applicando i principi che
possono mantenere la pace.”
“Pari diritti, libertà di pensiero e libertà dal
bisogno” specificò Andy “se solo chi comanda lo arrivasse a capire…!”
“Forse un giorno succederà.” si augurò Flanny,
tornando ad abbracciare il suo uomo.
“Speriamolo, amore mio” sospirò quest’ultimo, mentre
tornava a guardare il figlio “speriamolo…!”
[1] Nomignolo affibbiato agli Inglesi dai loro “cugini” d’oltre Atlantico.
[2] La battaglia che sancì la vittoria definitiva dei coloni americani sull’esercito britannico (1781). Vi partecipò anche Jonathan McGeen, antenato materno di Andy (a sua volta discendente dallo stesso Ephraim McGeen, sbarcato dal Mayflower nel 1620).
[3] “Questa ragazza è un’enciclopedia!” aveva commentato Candy quando l’aveva conosciuta, dopo che lei le aveva gentilmente fornito un’esauriente definizione genealogica del suo grazioso animaletto.
[4] Famoso ristorante di New York, situato nella 52a Strada.
[5] Gli avi paterni di Andy, discendenti da un antico clan delle Highlands, erano emigrati dalla Scozia nel 1840 e il bisnonno, Daniel Gerald, aveva fatto fortuna nella famosa Corsa all’Oro californiana del 1849. Senza essere miliardari, Larry e Maggie Greason erano perciò abbastanza benestanti e la cosa aveva creato qualche momento di “tensione” quando Flanny l’aveva saputo. “Perché non me l’hai detto??!” “Detto cosa…?” “Che sei ricco!!” “Beh… non me l’avevi mai chiesto!!” aveva risposto Andy, con le ginocchia che gli tremavano “Ti è andata bene!!” “In che senso…?” “Nel senso che ormai non posso e non intendo più fare a meno di te, furbacchione!!” poi gli aveva mollato un ceffone e se n’era andata, sbattendo la porta. L’indomani il nostro eroe si trovava ricoverato, con la febbre a 40. Ma, per fortuna, il suo fidanzamento era salvo!
[6] Albergo molto esclusivo, fra
[7] Superfluo domandarsi da quale appellativo prendesse origine - e riferito a chi - quello recentemente affibbiato alla “intraprendente” Judith!
[8] Ovvero Galletto Americano (il P-47 di Andy era stato battezzato Aquila Americana, come lo pseudonimo che la stampa aveva affibbiato all’ormai famoso asso). Sanders aveva invece battezzato di straforo il P-40 del suo caposquadriglia, in Cina, con il nome della sua futura moglie (v. capitolo 4).
[9] Confesso di essermi ispirato, per questo dialogo, a quella scena di Top Gun, dove Maverick parla con la moglie di Goose, dopo l’incidente in cui perisce quest’ultimo.
[10] Naturalmente, all’interno del 21 pullulavano i reporter delle testate più famose: non ci volle meno dell’intervento di William Andrew (fortunatamente amico del direttore del NYT) affinché l’episodio non uscisse in prima pagina! Purtroppo il settimanale Newsweek pubblicò in copertina la foto del maggiore che abbracciava Patty O’Brian, entrambi in lacrime, con il titolo: Touching hug last night at 21: an old flame of Flying Tigers main ace?
[11] In riferimento a quanto narrato nel capitolo 13.
[12] Dopo essere diventata mamma, Flanny aveva impiegato le lenti a contatto per offrire un aspetto più dolce al suo bambino (e, giacché c’era, anche al suo papà) continuando a portare gli occhiali solo durante i turni di lavoro.
[13] John Burt Richardson, comandante del 22° Gruppo da Bombardamento della Decima FA.
[14] Office of Strategic Service (Ufficio Servizi Strategici), cioè
[15] Le armi batteriologiche, così come i gas tossici, erano state proibite dalla convenzione dell’Aja nel 1921. Purtroppo la moratoria si limitava all’impiego, ma non alla fabbricazione; cosicché tutti i principali belligeranti le detenevano nei loro arsenali, pronti a utilizzarle solo in caso di rappresaglia (cioè se il nemico le avesse usate per primo). Per fortuna un evento del genere non si verificò mai, fino al termine del conflitto.
[16] Regione della Germania occidentale, appartenente al Land della Renania Settentrionale.
[17] Significa che ogni bomba avrebbe potuto cadere fino a circa
[18] Special Operation Executive: l’ufficio britannico che coordinava le operazioni condotte dai reparti speciali nelle retrovie nemiche, spesso in cooperazione coi diversi movimenti della resistenza antitedesca.
[19] Andy Greason aveva più volte dichiarato che avrebbe dato immediatamente le dimissioni, se lo avessero costretto ad attaccare obiettivi civili, anche in Germania.
[20] Sta parlando dell’episodio accennato all’inizio del capitolo 10, quando Andy rientra dalla missione che aveva visto il “battesimo del fuoco” di Archie Cornwell.