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Autore: Andy Grim    06/06/2009    3 recensioni
E se i personaggi di Candy Candy fossero vissuti 30 anni più tardi? E se la guerra che incombeva sullo sfondo non fosse stata la Prima ma la Seconda Guerra Mondiale?
E se la collega di Candy - Flanny Hamilton - avesse incontrato una persona speciale mentre faceva la crocerossina?
E se questo capitolo incontrasse il vostro favore e ne seguissero altri, cronologicamente successivi?
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9: Chi non muore si rivede

Capitolo 15: Il Preludio

 

UCPFH 15

 

 

“C

he fai, Andy?! Attento: c’è la precedenza a sinistra!”

“Cacchio, hai ragione” il collega lanciò un bonario gesto di scusa all’automobilista londinese, che aveva dovuto frenare bruscamente “ogni tanto me lo scordo…!”

“Era meglio se guidavo io: ti vedo abbastanza stressato, da un po’ di tempo!” osservò James Stone, col suo consueto tono paternalista.

“Hai buoni occhi, allora. Comunque vorrei sapere chi glielo fa fare a questi Limey[1] di circolare in senso contrario a tutto il resto del mondo!”

“Non lo sapevi che un tempo la circolazione a sinistra era diffusa in  tutta l’Europa?”

“Ma và! Sul serio?”

“Sicuro. Furono gli antichi romani a istituirla. Poi Napoleone la modificò durante il suo dominio su gran parte del continente. Soltanto le isole britanniche mantennero il retaggio della passata colonizzazione.”

“Cribbio, sei una vera enciclopedia” dopo questo banale commento, sul viso dell’asso passò come un’ombra “mi ricordi vagamente una persona…”

“E chi sarebbe?”

“Già… chi…!” borbottò Andy, a denti stretti. Poi sospirò “Beh, si tratta di…”

“Cos’è quel casermone, laggiù? Un convento?” lo interruppe James, colpito dall’imponenza di un edificio che si ergeva oltre una vistosa cancellata, delimitante un bellissimo parco. 

Il compagno si volse nella direzione indicatagli e il suo aspetto parve incupirsi maggiormente: “È un collegio.” spiegò.

“Alla faccia: non si trattano mica male!”

“Vorrei vedere” commentò l’asso, con ironia “è la Royal St. Paul, una delle scuole più prestigiose del Regno Unito!”

“Ah, però…” esclamò Stone “…ma non è quella dove ha studiato l’amica di Flanny?” chiese poi, dopo aver fatto mente locale.

“Affermativo” rispose Andy, condizionato da anni di gergo militare “insieme al suo beneamato istrione!”

Il fedele secondo voleva star zitto, ma la tentazione prevalse: “Quindi, in poche parole… quel College ha più o meno assunto il ruolo che l’ospedale da campo di Kunming ha rappresentato per voialtri due!”

“Diciamo di sì… a parte il fatto che io e Flanny ci siamo sposati.”

“Già… qualcuno direbbe che gli yankies si sono inteneriti, dai tempi di Yorktown.”[2]

“Che risate!”

“Scherzavo. Chissà perché, invece, quei due non…”

“Ti spiace se cambiamo argomento?! Sei poco professionale, stamani.”

“In che senso?”

“Non mi hai nemmeno chiesto perché stiamo andando da Spaatz.”

“Hai ragione, non è da me” ammise James, ridacchiando “ma prima posso farti un’ultima domanda frivola?”

“Se ci tieni…” sospirò il generale.

“Chi è la persona che ti ho fatto ricordare con la mia onniscienza?”

L’amico strinse la mascella, concentrandosi sulla guida. Rassegnato a rimanere senza risposta, James si accontentò di contemplare le limacciose acque del Tamigi, scorrenti sotto il Tower Bridge che stavano attraversando in quel momento. Poi, all’improvviso, il suo compagno soddisfece la sua curiosità: “Patty O’Brian…!”[3]

Bastò quel nome per schiarire le idee al fedele coadiutore, che si lisciò nervosamente la fronte: “Capisco… scusami, Andy!” borbottò.

“Figurati… che c’entri, tu? Poi, più che altro, è stato a vedere quella maledetta scuola!”

“Vuoi forse dire che ha studiato lì anche lei?”

“Sì… e anche Archie Cornwell, con la moglie.”

James scosse la testa, colpito da tutte quelle coincidenze. Poco dopo domandò, con un guizzo improvviso: “E anche…”

“Anche!”

Il vice-comandante della Decima emise un soffio prolungato e, dopo qualche istante, non poté fare a meno di commentare: “Il mondo è veramente piccolo!”

“Già” confermò l’amico, con tono amaro “troppo…!”

***

In effetti, fra tutte le esperienze negative che il nostro amico, al pari di ogni altro, aveva dovuto affrontare nel corso della sua esistenza, quella era stata indubbiamente la peggiore. Era successo giusto un paio d’anni prima, alla vigilia della loro partenza per l’Europa, il primo giorno di Aprile del 1942…

“Un’uscita tutte insieme, stasera…?” chiese Flanny.

“Sì, che te ne pare?” annuì gaiamente Judith “Sarebbe un modo simpatico per salutare New York, prima dell’imbarco di dopodomani!”

“Può darsi” ammise l’altra “ma sono piuttosto stanca e temo che vi rovinerei la festa. Poi lo sai che non vado pazza per le cose mondane!”

“Mondane?” obiettò l’altra “Ma se saremo solamente noi cinque! Sempre che tu” aggiunse, argutamente “non preferisca passare la sera con il maritino…”

“Scherzi? In fondo stiamo sempre appiccicati… ormai deve averne fin sopra i capelli, di me!”

Per quanto la sua battuta fosse stata del tutto priva di sottintesi, la buona Judy si rese conto di averla detta grossa. In realtà, i due coniugi non si vedevano da quasi due settimane: l’imminente partenza dall’ospedale St.Jacob aveva imposto un surmenage spaventoso alle ex allieve della Scuola Mary Jane, dovendo loro istruire anche le colleghe che le avrebbero rimpiazzate. Per tutto quel periodo avevano infatti dormito sempre in ospedale; ma,  quella sera, erano finalmente libere.

“Perdonami, Flanny… parlo sempre troppo in fretta” si scusò la rossa, mortificata “vorrà dire che andremo da sole.”

“Ma va, scherzavo” le sorrise la compagna, allungandole un buffetto “ci sarò, ci sarò.”

“Davvero?” gli occhi di Judy tornarono a illuminarsi “Fantastico! Naturalmente puoi portare anche lui” si affrettò ad aggiungere, con un guizzo “anzi, mi stavo proprio dimenticando di dirtelo!”

“Dirmi cosa?” chiese Flanny mentre finiva di riporre delle attrezzature.

“Che lo avremmo invitato comunque!” specificò Judy.

La signora Greason le rivolse uno sguardo decisamente obliquo: “Siete sempre molto gentili!” dichiarò, dopo averla vista arrossire come un peperone.

Ormai conosceva fin troppo il “debole” provato dalle colleghe per il suo prestante consorte, con la probabile eccezione di Candy. Si ricordava come fosse ieri, quand’erano andati fuori a cena, insieme con Judy e Natalie, a Honolulu, pochi giorni prima dell’attacco giapponese… la loro rubizza collega se l’era mangiato letteralmente cogli occhi e Flanny aveva udito la castana sussurrarle: “Judy, insomma: lasciagli almeno uno scampolo d’uniforme addosso…!”

Comunque, dopo avere accusato il colpo, la rossa riferì alla mora che li avrebbero aspettati per le otto al 21[4] e si congedò velocemente. Scuotendo divertita la testa, Flanny si diresse verso lo spogliatoio per riporre l’uniforme.

“Buonasera, Flanny. Vai già via?” le chiese Candy, incrociandola, in corridoio.

“Come vedi. E tu?”

“Ne ho ancora per mezzora.”

“Allora ci vediamo più tardi.”

“E dove…?” chiese la bionda, perplessa.

“Beh, non vieni al 21 anche tu?”

“Ah, già” sconcertata, la compagna si batté la fronte “è vero: la cena! Eleonor me ne aveva accennato… ma purtroppo ho un impegno!”

“Oh, davvero?” l’espressione dell’amica mostrava un sincero disappunto “Non puoi proprio rimandare?”

“E come faccio, se partiamo dopodomani?” la bionda allargò le braccia, sconsolata “Il fatto è che una mia amica carissima si trova in città solo stasera e mi ha chiesto se potevamo stare insieme. Non la vedevo da un pezzo e, se non colgo l’occasione, chissà quando ne avrò un’altra…”

“Capisco. Beh, porta anche lei, no?”

“In effetti…” Candy rifletté un momentino “…se a voi non dispiace…”

“Nessun problema” confermò la mora “alle otto al 21, ricordati.”

“D’accordo… grazie Flanny!” replicò l’amica, con uno dei suoi sorrisi più solari.

***

“Siamo arrivati!” annunciò Andy fermando la Chevrolet davanti all’ingresso del ristorante. L’usciere s’affrettò ad aprire la portiera del passeggero e a far scendere Flanny, che ringraziò con un sorriso imbarazzato. Poi si portò la mano al berretto per salutare l’ufficiale dell’USAAF, che gli allungò un biglietto da 5 dollari: “Pensa lei alla vettura?”

“Certamente, signore. Benvenuti al 21!”

Andy mise un braccio sulla spalla della moglie, mentre superavano l’entrata. Flanny sospirò, cercando di nascondere quel leggero disappunto che le provocavano posti del genere. L’unica cosa che non le piaceva del suo matrimonio era il salto di classe sociale che la posizione del marito le aveva procurato, accusandosi talvolta d’ingenuità per non aver previsto questo aspetto!

“Tutto bene, cara?”

“Eh…? Ma certo!”

“Senti, ma di chi è stata l’idea di venire proprio qui?”

Flanny storse la bocca: “È stata Eleanor… lei ha un debole per questi posti. E grazie tante: la sua famiglia è ricca sfondata!”

Il maggiore avvertì una fitta intercostale: “Beh…” farfugliò “…non è bello che anche persone provenienti dalle classi altolocate scelgano un lavoro nobile come il vostro?”

“Può darsi” rispose la moglie, con bonaria sufficienza, mentre il maître li guidava premurosamente attraverso le sale. In fondo si era un po’ pentita delle dure parole che aveva rivolto a Candy quando aveva appurato la sua parentela con gli Andrew “se è per questo, trovo positivo anche il fatto che a rischiare la pelle per difendere la libertà non ci vadano soltanto i poveri!” aggiunse poi, sorridendo affettuosamente al compagno.

“Eh, già… sicuro!” convenne lui, tergendosi furtivamente la fronte, dopo che lei aveva voltato la testa. Ricordava bene cos’era successo quando Flanny aveva scoperto che anche la sua famiglia non se la passava troppo male.[5]

*Sembra sia andata…!* sospirò allora, ignaro della tegola che, di lì a poco, gli sarebbe piombata in testa.

“Flanny, Andy: siamo qui…!!” gridò Judith, agitando il braccio dal loro tavolo, dopo essersi alzata in piedi.

La coppia raggiunse la compagnia, formata da tutte le ex tirocinanti della Scuola Mary Jane: Judith Nethan, Eleonor Mancy, Natalie Venc e…

“Candy non viene?” s’informò la loro mentrice.

“Sì, sì: me lo ha poi confermato” rispose Eleanor “passava a prendere la sua amica al The Pierre.[6] Dovrebbero arrivare a momenti!”

“Beh, allora sediamoci.” annuì Flanny.

“Gli sposini da questa parte” intervenne Judy, indicando due sedie vuote “così tutti vi possiamo vedere!”

Flanny aggrottò le sopracciglia, al suono illogico di quelle parole (il tavolo era rotondo). Sapeva bene, quale dei commensali la collega tenesse a vedere in particolare! Sospirò pazientemente, mentre il marito le sistemava la sedia e Natalie, dal canto suo, le rivolse uno sguardo partecipe: Tranquilla, è tutta invidia! Poi sussurrò alla compagna paffuta: “Risiediti, signorina sfacciatella!”[7]

“Andy, perché sei ancora in piedi?” chiese intanto Flanny, vedendo che lui non si sedeva.

“Scusa, tesoro, ma devo fare una telefonata al Mitchell. Torno fra un minuto!”

“Non farci il bidone, eh…?” lo ammonì gaiamente Eleonor, con una strizzatina d’occhio.

“Tranquilla: ho detto allo zio Sam che stasera non ci sono per nessuno!” rispose l’aviatore, ricambiando il gesto.

La signora Greason non riuscì a trattenere un soffio prolungato, mandando al coniuge un lampo malevolo: “Un giorno o l’altro suggerirò al tenente Sanders di scriverci Little Yankie Cock, su quel suo nuovo caccia!”[8] minacciò poi, non del tutto ironica.

“Dai, su” le disse la solita Natalie, appoggiandole la mano sulla sua “lo sai che gli piace scherzare!”

“Anche troppo” ammise Flanny, scuotendo la testa “se m’avessero predetto che mi andavo a innamorare di un uomo così allegro, col carattere che ho…”

“Non sapevi che gli opposti si attraggono?”

“No… ero troppo impegnata a studiare medicina!”

“Scusate il ritardo” la voce squillante di Candy attirò improvvisamente l’attenzione della tavolata “faticavamo a trovare un taxi e c’era un traffico tremendo… ma eccoci qua!”

Le ragazze s’affrettarono a salutare la loro collega, puntando curiose lo sguardo sulla sua accompagnatrice. Era una giovane dall’aspetto fine ed elegante, che ostentava però un atteggiamento un po’ remissivo. La sua amica s’affrettò a presentarla e tutte le manifestarono la loro simpatia… ad eccezione di Flanny, impallidita all’istante nell’udire il suo nome.

“Beh, ci siamo tutte?” chiese Candy, mentre si accomodava al suo posto. Il suo sguardo panoramico catturò allora la sedia vuota di fronte alla sua e, prima che potesse domandare a chi fosse destinato, due mani le coprirono gli occhi…

“Indovina chi è…!” le chiese una voce gaia.

Normalmente il vezzoso volto della nostra amica si sarebbe illuminato con un tenero sorriso, reagendo a tale scherzetto affettuoso. Ma stavolta, purtroppo, era del tutto diverso. La sua boccuccia si spalancò, come in cerca di tutto l’ossigeno che avrebbe potuto introitare e le sue membra furono scosse da un fremito di terrore: “A… A… Andy…??”

“Bingo, sorellina” rispose lui, dandole due amichevoli colpetti su quelle deliziose spalle, che non smettevano di tremare “ma cos’hai…? Freddo?”

“I… io…?! N… no, no… perché?”

“Tremi come una foglia! Che t’è successo?”

Premendosi una mano sul decoltè per cercare di attenuare il battito cardiaco, la biondina rispose: “So… sono solo sorpresa. Non sapevo che venissi anche tu…!”

“Ah, no? Beh, spero proprio che non ti dispiaccia!” ribatté lui, corrugando semiserio le sopracciglia.

“Ma che sciocchezze dici?! È… solo che…”

“…è solo che, quando ti vede, anche lei fa fatica a tenere il controllo!” dichiarò sempre quella birichina di Judy.

“Piantala!” la riprese Natalie, dopo avere intuito, dagli sguardi di Flanny, di Candy e della loro nuova conoscenza, che stava per succedere un guaio.

“Natty ha ragione, Judy” le ribadì il maggiore, strizzando l’occhio “è meglio non dirle, certe cose: potremmo sentire un ruggito rabbioso arrivare da Broadway!”

Candy arrossì vistosamente, mentre Flanny afferrava il braccio del consorte: “Ti spiacerebbe metterti a sedere?!” gli chiese, con voce alterata.

“Un momento, cara: vorrei prima presentarmi all’amica di Candy” le si avvicinò, mentre questa accennava ad alzarsi “no, no: stia comoda” la fermò con un amabile sorriso, mentre le porgeva la mano “sono Andy, il marito di Flanny, la compagna di studi di Candy. Con chi ho il piacere di…?”

Nonostante i suoi ripetuti cenni di protesta, l’interpellata si alzò in piedi. Era una graziosissima ragazza dai capelli castani, acconciati a caschetto, con una cert’aria da intellettuale che le davano gli occhiali dalle lenti tonde. Il suo bel volto dalla pelle diafana era però velato da un’appariscente malinconia.

“Lei… è proprio il maggiore Andy Greason…?” gli chiese, dopo avere osservato i gradi sull’uniforme.

“In persona, miss!”

La ragazza mandò un sospiro: “L’asso delle… Tigri Volanti… in Cina?” chiese ancora.

“Esattamente!” rispose ancora l’ufficiale, con lieve esitazione, mentre scrutava il volto della giovane, sembrando cercare nella memoria.

Piccole lacrime sgorgarono da quei profondi occhi scuri e nell’animo del pilota germogliò subito un moto di panico: “Mi… mi scusi” balbettò “ho detto forse qualcosa che…”

“Grazie…!” sussurrò lei, soffocando un singhiozzo.

“Come…?”

“Grazie di avere avuto cura di lui, maggiore…!”

Il panico aumentò notevolmente e Greason si sentì inumidire la fronte: “Ma… di chi sta parlando, signorina…?”

Lei si tolse gli occhiali per strizzarsi gli occhi con le dita. Poi se li rimise e lo fissò: “Del mio fidanzato… Alistear Cornwell.”

Andy ebbe un tuffo al cuore, sbarrando gli occhi sulla giovane. Eleonor, Natalie e Judy osservavano mute la sena, mentre le loro condiscepole facevano altrettanto, aggravate dal dolore della consapevolezza.

Anche molti commensali, seduti ai tavoli vicini, avevano polarizzato l’attenzione su di loro, dopo aver riconosciuto il celebre pilota dell’aviazione militare.

“Lei… sarebbe dunque…” disse costui, con un filo di voce.

Con un mesto sorriso, la giovane col caschetto annuì: “Sono Patricia O’Brian, Andy… e dammi del tu, per favore!”

Detto ciò, come spinta da un subitaneo impulso, gli buttò le braccia al collo, singhiozzando convulsamente. Il povero Andy non poté che ricambiare quell’abbraccio, mentre anche i suoi occhi si bagnavano ineluttabilmente. Era la seconda volta, dopo quel tragico ritorno a Kunming…

“Perdonami, Patty” sussurrò, stringendola affettuosamente “perdonami, ti prego…!”

“Non è stata colpa tua, Andy…” negò lei, scuotendo la testa “…io lo so!”

“Sì, che è stata colpa mia, invece…!” obiettò lui, sentendo le proprie lacrime scorrergli sulle guance.

“No, Andy… no” insistette la ragazza “io ti conosco… ti ho conosciuto grazie alle sue lettere: ti descriveva così bene! E lo so: in quella precisa circostanza… solo tu avresti potuto salvarlo. E se non ci sei riuscito…”

“Patty, io…”

“…se non ci sei riuscito” si staccò per guardarlo negli occhi “allora vuol dire che non c’era niente da fare! Ma io so che è morto felice…. perché era felice di volare con te!”[9]

Commosso da tanta bontà, ma soprattutto straziato dal ricordo, Andy non riusciva a smettere di piangere in silenzio, abbracciato alla ragazza del suo compagno caduto. Finché una voce non li distrasse: “I signori vogliono ordinare?”

Flanny Greason, che aveva finito per farsi suo malgrado contagiare dall’umorismo del marito, rispose all’ossequioso maître: “Giunge a proposito: c’è venuto un appetito…!”

No… il nostro asso non avrebbe dimenticato quell’episodio tanto facilmente. Era stato un esempio tangibile di come un individuo dovesse, prima o poi, rendere il dovuto contro per ogni azione da lui intrapresa.[10]

***

Erano già passate le nove di sera, quando il generale Andrew S. Greason, comandante della Decima Forza Aerea in Europa, varcò la soglia dell’alloggio che divideva con la moglie e il figlio nel sobborgo occidentale di Newhaven. Richiuso delicatamente l’uscio, lanciò con maestria il berretto ad appendersi sull’attaccapanni e si sfilò lentamente l’impermeabile, che gettò invece con noncuranza sopra una poltrona. Si lasciò infine andare su quella opposta, le cui vetuste molle gemettero sotto il suo peso.

Mentre osservava immobile i cupi bagliori che spandeva il fuoco del camino, sentì una mano liscia e calda sfiorargli il collo, per poi accarezzargli una guancia. Volse allora il capo all’insù per contemplare il tenero sorriso della moglie, che si sedette quindi sul bracciolo, stringendoselo dolcemente al seno.

Andy assaporò con voluttà il calore e il profumo della sua donna, saziandosi con quella percezione di tranquillità che emanava dal suo petto. Sensazione vitale, per lui, come per tutti coloro costretti a convivere con la tensione della responsabilità e del pericolo.

“Hai fame?” sussurrò Flanny.

Lui scosse la testa: “Ho mangiato un boccone, strada facendo. Paul sta bene…?”

“Sì, s’è addormentato da poco.”

“Ha pianto?”

“Beh, un po’” rispose la moglie, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli “voleva aspettare che tu tornassi.”

Andy sospirò: “Mi spiace… speravo di rientrare prima, ma Spaatz ci ha trattenuto più del previsto.”

“Qualcosa in ballo?” chiese lei, dopo una breve esitazione.

Lui annuì, per poi confermare: “Altrochè…!”

Dopo un altro breve silenzio, scandito dal respiro pesante del marito, Flanny si spinse a domandare: “Vuoi dirmi qualcosa di più?”

Il generale guardò sua moglie, riuscendo ancora a stupirsi di come lo leggesse nel pensiero: un’altra donna gli avrebbe magari chiesto se poteva dirle qualcosa, mentre la sua compagna aveva già avvertito il suo bisogno di confidarsi.

“Alla faccia del regolamento!” avrebbe sicuramente commentato il tenente Archibald Cornwell, memore del severo cicchetto che il comandante gli aveva impartito per essersi “sbottonato” un po’ troppo con la sua Annie.[11]

“Io… sì! Senti, posso… insomma, vorrei bere qualcosa.”

La faccia dell’aviatore si rasserenò in modo notevole, vedendo il viso della moglie che manteneva il sorriso, invece di mutarsi nel suo severo cipiglio da “pollice verso”!

Dopo avergli schioccato un bacetto sulla tempia, Flanny si alzò, diretta in cucina. Ne tornò poco dopo con due bicchieri tintinnanti.

“C’era rimasto ancora del ghiaccio.” disse, riscuotendo il marito, che stava piegato in avanti con le mani intrecciate, intento a riflettere.

“Mi fai compagnia?” chiese lui, non poco sorpreso.

“Beh? Non sono mica in servizio!” rispose lei, porgendogli il bicchiere.

“Vero. Cin cin…!”

“Cin cin, tesoro!”

Mentre Andy constatava l’effimera percentuale di whisky presente nel drink, Flanny si accoccolò sul suo grembo, circondandogli il collo col braccio sinistro, mentre si levava con destrezza le scarpe.

Lui la guardò da sopra il bicchiere: “Che penserebbe la tua discepola Candy, se ti vedesse così?” chiese, maliziosamente.

Lei aggrottò le fini sopracciglia: “Perché me lo domandi?”

“Pura curiosità.” ribatté lui, finendo di bere.

“Non ne ho la più pallida idea” mentì “e comunque non mi può vedere!”

“Quando il gatto non c’è… eh?”

“Senti un po’…” ribatté la consorte, posando il bicchiere sul tavolino e afferrandogli il mento “…hai proprio deciso di farmi arrabbiare o è semplicemente un metodo per sviare il discorso?”

“Lo sai che non ho segreti, per te” replicò lui, accarezzandole il viso “non potrei mai averne! E poi, se volessi sviare il discorso, userei un metodo assai più efficace…”

“Per esempio?” chiese lei, con uno sguardo profondamente sensuale.[12]

“Questo…!” rispose lui, avvicinando il viso per unire la loro bocche.

“Mmmm…!” sospirò lei, abbandonandosi a quel bacio profondo. Poco prima di perdere il controllo, si staccò però da lui: “E allora, generale? Riprendiamo la conversazione o passiamo direttamente in camera da letto…?” domandò, languidamente

Andy sospirò: “È stata una giornataccia, Flan: dubito che le mie prestazioni sarebbero al top, questa sera!”

“E allora sciogli la lingua, su!” lo spronò la moglie, scioccandogli un bacetto a fior di labbra.

“Naturalmente, se tu preferisci…”

“Parla, ti dico” insistette lei, ricomponendosi “altrimenti ti rivolterai come un’elica per tutta la notte!”

“Hai ragione…!” ridacchio lui, osservando le gocce rimaste nel bicchiere. Poi si levò per avvicinarsi al caminetto.

“Oggi Spaatz ci ha convocato al Quartier Generale…” cominciò, mentre riattizzava il fuoco.

“Tu e James?”

“Sì… e anche Johnny.”[13]

“E allora?” chiese Flanny, dopo un po’ di silenzio “Che voleva il grande capo?”

“Affidarci una missione. Abbastanza importante.”

“In Francia?”

“No, in Germania.”

La moglie avvertì un lieve crampo allo stomaco: “Strano” commentò, corrugando la fronte “le missioni sulla Germania non riguardano l’Ottava di Eaker?”

“Già, ma questo è un obiettivo speciale! Insomma… pare che l’OSS[14] abbia scoperto l’esistenza di un laboratorio dove i crucchi preparano delle sostanze per…” Andy si voltò per guardarla in viso “…la guerra batteriologica.”[15]

Gli occhi di Flanny si spalancarono per l’orrore: “Gue… guerra batteriologica?! Vuoi dire che intendono causare epidemie o cose del genere…??”

“Più o meno è così. Sembra anzi che abbiano già pronto qualcosa per entrare in azione!”

“Oddio…! Ma allora dovete assolutamente distruggere quella fabbrica, subito!!”

“È appunto quel che cercheremo di fare” confermò lui “ma purtroppo c’è un piccolo problema: almeno per quanto mi riguarda…”

“Cioè…?” domandò Flanny, scrutando ansiosamente il volto del marito.

“Sai dove si trova l’obiettivo?”

Lei rimaneva muta, in attesa della risposta. Lui sospirò pesantemente e rispose: “A meno di due miglia dalla verticale di Eiserfeld!”

“Eiserfeld…?” ripeté la moglie, certa di aver già sentito quel nome.

“Sì” tergendosi la fronte, il generale tornò a sedersi nella poltrona di fronte a lei “è una piccola cittadina della Westfalia,[16] a meno di 50 miglia da Colonia… i parenti di Schultz abitano proprio lì!”

“E… tu credi vi sia il rischio che rimanga colpita?”

“Dire rischio è un puro eufemismo: anche se si stima che la contraerea venga mantenuta limitata per non dare troppo nell’occhio, la conformazione montuosa del circondario imporrà di mantenere una quota di sgancio non inferiore ai diciannovemila piedi… il che comporta un errore circolare medio di un miglio abbondante.[17] Senza tener conto del vento, di eventuali errori di calcolo e di altre amenità…!”

“Ma è possibile che non esistano altre soluzioni?!” obiettò la signora Greason, con ira mal repressa.

Il marito scosse la testa: “Il SOE[18] ha pensato pure a un’azione di Commandos, ma… se fallisse, i tedeschi trasporterebbero il laboratorio altrove, magari in una zona del tutto inaccessibile. Purtroppo non possiamo permetterci il lusso di correre questo rischio!” sospirò ancora Andy con triste rassegnazione, reclinando il capo sullo schienale della poltrona.

“Quante probabilità ci sono che…” s’informò la moglie.

“Troppe” rispose cupo lui, passandosi una mano sul volto esausto “il brutto è che il bersaglio si trova esattamente fra una collina, che lo protegge da sud-est e la città, che le Fortezze sorvoleranno alla fine della corsa di bombardamento: se sganciano troppo corto, la fabbrica non verrà neanche scalfita (e i tedeschi mangeranno la foglia). Se invece sganciano troppo lungo… Eiserfeld verrà polverizzata!”

“È spaventoso…!” esclamò Flanny, con angoscia, ben consapevole delle implicazioni che una tale eventualità avrebbe comportato per l’animo del suo uomo. Il rapporto d’amicizia col suo collega della Luftwaffe aveva sempre rappresentato (assieme all’amore della sua donna) un efficace baluardo contro le crisi di coscienza che tutte le guerre producono, almeno negli individui sani di mente.

“Sì, lo è” approvò lui “anzi, è abominevole: quei figli di puttana dei nazi potevano installare quella maledetta fabbrica in una foresta disabitata o nelle viscere di una montagna… ma no!!”

“E, secondo te, perché lo hanno fatto?”

“Chi lo sa?” rispose il marito, alzando le spalle “Forse pensavano che non la scoprissimo. Oppure che, scoprendola, non l’avremmo ugualmente bombardata, rischiando di distruggere il paese. O magari…”

“Cosa…?”

“Magari contavano proprio su questo” saltò su, inviperito, col tono acceso dal whisky prima bevuto “male che vada, avranno pensato, gli impianti andranno in frantumi, ma ci sarà una strage di civili e potremo denunciare al mondo la barbarie degli Alleati. Capisci…?! È come se quel farabutto di Hitler tenesse in ostaggio la sua stessa popolazione: se volete togliere di mezzo me, dovrete massacrare anche loro! Così, un domani, i posteri diranno che i bastardi eravate voi!!”

“Andy, adesso calmati…!” gli disse Flanny, preoccupata.

“Sentirai se non diranno così, fra venti o trent’anni” insistette lui, con ostinata convinzione “vedrai!!”

“Ma perché ci dovete andare proprio voi, mi domando?” aggiunse allora la compagna, cercando di sviare il discorso “La tua Forza Aerea non doveva occuparsi soltanto dei bersagli tattici nella Francia occupata?”

“Infatti” sbuffò lui, con amaro sarcasmo “ma siccome siamo diventati troppo bravi a colpire stazioni, ponti e caserme senza coinvolgere cittadini francesi (e ci mancherebbe, sono nostri alleati) quei rompicoglioni di Arnold e Spaatz hanno ritenuto che fossimo i più indicati per distruggere quel bersaglio senza fare troppi danni collaterali.”[19]

“Beh, forse non hanno tutti i torti” osservò la moglie, dopo avere riflettuto un momento “magari la vostra esperienza potrà salvare quei tedeschi innocenti!”

“Forse… ma la vedo molto dura! Cristo, se i familiari di Schultz ci rimettono la pelle, come potrò più guardare in faccia il mio migliore amico? Ti rendi conto che, se non fosse stato per lui, mi troverei dietro il filo spinato da due anni e nostro figlio non sarebbe neanche nato?!”[20]

Con una stretta al cuore, Flanny sospirò: “Rilassati, amore: nostro figlio è di là, che dorme… almeno finché non ti sentirà sbraitare come una furia. Dai, vieni qui!”

Andy rialzò il capo. Davanti a lui, in piedi, c’era la sua donna; bella, forte e fiera, che gli tendeva amorevolmente le braccia. Il rude guerriero dell’aria faticò parecchio a contenere la sua commozione. Si levò a sua volta e la raggiunse, impaziente di sciogliersi in quel tenero amplesso…

“Tieni duro, tesoro” gli sussurrò Flanny, all’orecchio “vedrai che andrà tutto bene!”

“Se lo dici tu…” rispose lui, a bassa voce, mentre si cullavano dolcemente a vicenda.

“Ne sono più che sicura!” ribadì lei.

“Allora ci credo.”

Al suo tono convinto, Flanny sentì le gote inumidirsi. Se le terse rapidamente e abbandonò la spalla del marito per guardarlo in volto, lieta della sua ritrovata serenità. Si scambiarono un tenero sorriso e si avviarono in camera, tenendosi per mano. Qui giunti, contemplarono a lungo il loro pargoletto, di appena sette mesi, sprofondato beatamente nel sonno.

“Se almeno lui potesse vivere al sicuro” mormorò suo padre, con malinconia “in un mondo senza più guerre…”

“Tu ti stai battendo proprio perché questo si avveri.” replicò la madre, sospirando.

Ma Andy scosse la testa: “Noi militari possiamo soltanto sconfiggere gli eserciti dei regimi corrotti. Ma poi, una volta caduti, tocca ai politici operare affinché quei regimi non risorgano più!”

“È vero” disse la moglie, rimboccando la coperta al bambino, che si era girato nel sonno “soprattutto applicando i principi che possono mantenere la pace.”

“Pari diritti, libertà di pensiero e libertà dal bisogno” specificò Andy “se solo chi comanda lo arrivasse a capire…!”

“Forse un giorno succederà.” si augurò Flanny, tornando ad abbracciare il suo uomo.

“Speriamolo, amore mio” sospirò quest’ultimo, mentre tornava a guardare il figlio “speriamolo…!”

 

 

 

 

  

 

 

  

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 



[1] Nomignolo affibbiato agli Inglesi dai loro “cugini” d’oltre Atlantico.

[2] La battaglia che sancì la vittoria definitiva dei coloni americani sull’esercito britannico (1781). Vi partecipò anche Jonathan McGeen, antenato materno di Andy (a sua volta discendente dallo stesso Ephraim McGeen, sbarcato dal Mayflower nel 1620).

[3] “Questa ragazza è un’enciclopedia!” aveva commentato Candy quando l’aveva conosciuta, dopo che lei le aveva gentilmente fornito un’esauriente definizione genealogica del suo grazioso animaletto.

[4] Famoso ristorante di New York, situato nella 52a Strada.

[5] Gli avi paterni di Andy, discendenti da un antico clan delle Highlands, erano emigrati dalla Scozia nel 1840 e il bisnonno, Daniel Gerald, aveva fatto fortuna nella famosa Corsa all’Oro californiana del 1849. Senza essere miliardari, Larry e Maggie Greason erano perciò abbastanza benestanti e la cosa aveva creato qualche momento di “tensione” quando Flanny l’aveva saputo. “Perché non me l’hai detto??!” “Detto cosa…?” “Che sei ricco!!” “Beh… non me l’avevi mai chiesto!!” aveva risposto Andy, con le ginocchia che gli tremavano “Ti è andata bene!!” “In che senso…?” “Nel senso che ormai non posso e non intendo più fare a meno di te, furbacchione!!” poi gli aveva mollato un ceffone e se n’era andata, sbattendo la porta. L’indomani il nostro eroe si trovava ricoverato, con la febbre a 40. Ma, per fortuna, il suo fidanzamento era salvo!

[6] Albergo molto esclusivo, fra la Quinta e la Sessantunesima strada.

[7] Superfluo domandarsi da quale appellativo prendesse origine - e riferito a chi - quello recentemente affibbiato alla “intraprendente” Judith!

[8] Ovvero Galletto Americano (il P-47 di Andy era stato battezzato Aquila Americana, come lo pseudonimo che la stampa aveva affibbiato all’ormai famoso asso). Sanders aveva invece battezzato di straforo il P-40 del suo caposquadriglia, in Cina, con il nome della sua futura moglie (v. capitolo 4).

[9] Confesso di essermi ispirato, per questo dialogo, a quella scena di Top Gun, dove Maverick parla con la moglie di Goose, dopo l’incidente in cui perisce quest’ultimo.

[10] Naturalmente, all’interno del 21 pullulavano i reporter delle testate più famose: non ci volle meno dell’intervento di William Andrew (fortunatamente amico del direttore del NYT) affinché l’episodio non uscisse in prima pagina! Purtroppo il settimanale Newsweek pubblicò in copertina la foto del maggiore che abbracciava Patty O’Brian, entrambi in lacrime, con il titolo: Touching hug last night at 21: an old  flame of Flying Tigers main ace?

[11] In riferimento a quanto narrato nel capitolo 13.

[12] Dopo essere diventata mamma, Flanny aveva impiegato le lenti a contatto per offrire un aspetto più dolce al suo bambino (e, giacché c’era, anche al suo papà) continuando a portare gli occhiali solo durante i turni di lavoro.

[13] John Burt Richardson, comandante del 22° Gruppo da Bombardamento della Decima FA.

[14] Office of Strategic Service (Ufficio Servizi Strategici), cioè la CIA dell’epoca.

[15] Le armi batteriologiche, così come i gas tossici, erano state proibite dalla convenzione dell’Aja nel 1921. Purtroppo la moratoria si limitava all’impiego, ma non alla fabbricazione; cosicché tutti i principali belligeranti le detenevano nei loro arsenali, pronti a utilizzarle solo in caso di rappresaglia (cioè se il nemico le avesse usate per primo). Per fortuna un evento del genere non si verificò mai, fino al termine del conflitto.

[16] Regione della Germania occidentale, appartenente al Land della Renania Settentrionale.

[17] Significa che ogni bomba avrebbe potuto cadere fino a circa 1800 metri dal bersaglio.

[18] Special Operation Executive: l’ufficio britannico che coordinava le operazioni condotte dai reparti speciali nelle retrovie nemiche, spesso in cooperazione coi diversi movimenti della resistenza antitedesca.

[19] Andy Greason aveva più volte dichiarato che avrebbe dato immediatamente le dimissioni, se lo avessero costretto ad attaccare obiettivi civili, anche in Germania.

[20] Sta parlando dell’episodio accennato all’inizio del capitolo 10, quando Andy rientra dalla missione che aveva visto il “battesimo del fuoco” di Archie Cornwell.

  
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