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Autore: Scarcy90    04/04/2017    1 recensioni
Law e Myri, si ritrovano costretti a condividere un appartamento. Lui era alla ricerca di tranquillità, lei della pace mentale per prepararsi a realizzare un sogno. Questo imprevisto sarà il precursore di una splendida amicizia che aiuterà entrambi a smussare gli angoli dei loro caratteri. La competizione, il cambiamento, la voglia di affrontare le sfide, forse tramuterà l'amicizia in qualcosa di più...
Il tema principale è la "Friendzone". Un'esperienza che Law ha già vissuto, ed ora avrà il timore che la prigionia si ripeta, frenandolo. Spetterà a Myri far scoprire a Law l'arte del saper esprimere i propri sentimenti.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1

 Il palazzo stagliato verso il cielo davanti ai suoi occhi, era ubicato all’indirizzo scritto sul foglietto solo la sera precedente. Non corrispondeva esattamente alle sue aspettative.
 “Signorile appartamento, in palazzo di recente costruzione.”
 Strinse la mano intorno alla maniglia del trolley, prendendo un respiro profondo.
 A quell’edificio si sarebbero adattate svariate descrizioni, tuttavia “di recente costruzione” non risultava la più azzeccata.
 Aveva parlato al telefono con la proprietaria quella stessa mattina e la donna lo aveva rassicurato sul perfetto stato in cui versava l’appartamento.
 Ora, Law, non era certo di aver preso la giusta decisione nel fidarsi di una donna, dalla voce gentile, ma del tutto sconosciuta.
 Il portone si aprì ed uomo di mezza età, stempiato e dal volto segnato da rughe d’espressione, iniziò a scendere i pochi gradini che lo separavano dal marciapiede.
 -Mi scusi…-
 -Sì- la voce cupa rispecchiava il suo aspetto.
 -Abita qui la signora Olivia Ward?-
 L’uomo rimase in silenzio per diversi secondi con occhi pensierosi.
 -Ward… Ward… Ah, stai parlando della snob dell’ultimo piano. Penso si chiami così.-
 -Grazie.-
 Law aspettava che l’uomo si scostasse per permettergli di salire ma questo non accennava a muoversi.
 -C’è qualche problema?- chiese il ragazzo confuso.
 -Hai intenzione di vivere con la “duchessa”, lassù?- con l’indice indicò la finestra più alta mentre con lo sguardo puntava il bagaglio di Law.
 -Dovrei firmare oggi il contratto.-
 Non che dovesse spiegazioni ad uno sconosciuto dall’aspetto discutibile ma gli occhi di quell’uomo avevano assunto una sfumatura preoccupata. Questo indusse Law ad essere sincero.
 -Meglio che ti avverta, allora. Quella donna è strana, tutti quelli che entrano in quell’appartamento sono strani e soprattutto vive qui da almeno trent’anni ed io l’avrò vista meno di quanto vedo il mio urologo. Nel palazzo, ormai, tutti pensano che sia un fantasma e che la vera vecchia abbia tirato le cuoia.-
 Law corrugò la fronte.
 Senza aggiungere altro, l’uomo girò i tacchi e svoltò l’angolo con il passo pesante e reso difficoltoso dagli evidenti chili di troppo.
 Law prese il coraggio a due mani e suonò il campanello dove appariva il cognome Ward.
 La signora rispose quasi immediatamente invitando il ragazzo a raggiungere il quinto piano.
 L’ascensore era datato, probabilmente aveva visto diverse battaglie. Law entrò, chiuse la gabbia metallica e cominciò a sperare con tutto il cuore che lo stridio e il rumore d’ingranaggi non fossero il preludio di una tragedia.
 L’ansia e l’ipocondria erano sue vecchie compagne di viaggio. Non lo abbandonarono neanche in quel momento.
 Quando l’ascensore giunse al quinto piano, Law si precipitò fuori riacquistando un respiro regolare.
 Si guardò attorno.
 L’unica porta presente sul pianerottolo era spalancata. Di certo la signora Ward non temeva un’eventuale intrusione da parte di estranei.
 Law entrò piano nell’appartamento, dopo aver dato due colpetti alla pesante porta blindata. Almeno quella dava un senso di sicurezza che il resto del palazzo aveva ormai dimenticato.
 -Chiudi la porta, caro.-
 Una voce melodiosa, incrinata dall’età, impartì quel gentile ordine al ragazzo. Lui eseguì timoroso ma, allo stesso tempo, divorato dalla curiosità che il suo carattere reticente non sempre gli concedeva.
 Si diresse verso la stanza che aveva dato vita alla voce.
 Era un salone. Grande, luminoso, arredato con gusto semplice e raffinato.
 Un pianoforte nero a coda attirò subito l’attenzione di Law. Appariva come puntato da un enorme riflettore. La conseguenza di trovarsi nella zona dell’appartamento in cui il sole la faceva da padrone.
 -Siedi.-
 Ancora quella voce dolce.
 Quando Law si accomodò sulla poltrona indicata da una mano sicura, finalmente ebbe davanti agli occhi la proprietaria che fino ad allora aveva solo immaginato.
 Era una donna avanti con gli anni ma pochi segni dell’anzianità l’avevano raggiunta. I lunghi capelli biondo platino erano raccolti in una crocchia alta e distinta. Il tailleur grigio perla, con pantalone, era confezionato su misura, completato da un foulard di seta blu intorno al collo. Probabilmente per coprire le tracce più marcate dell’anzianità.
 I ridenti occhi azzurri della signora si posarono su Law, accarezzandolo con comprensione.
 -E’ un piacere conoscerti di persona, Lawrence.-
 Law si sforzò di sorridere. Non era mai stato bravo con i convenevoli: un diretto effetto della sua anima solitaria.
 -Mi sono presa la libertà nel preparare dell’originale tè inglese. Me lo faccio spedire regolarmente da Londra. Non potrei mai privarmene.-
 La donna fece cenno con la mano verso il vassoio posato sul tavolino.
 Era seduta su una semplice poltrona rivestita di pelle bianca, identica a quella su cui si era accomodato Law. Eppure, il portamento e la presenza della donna, conferivano a quella poltrona una luce speciale, dal sentore aristocratico.
 La signora Ward aveva già tra le mani la sua tazza di porcellana colma di tè. Ne bevve un sorso continuando a sorridere a quel ragazzo preda della soggezione.
 Mentre versava il tè nella sua tazza, Law si soffermò a guardare per un istante le foto sul tavolino.
 In un ritratto in bianco e nero, c’era una ragazza, avvolta in un elegante abito scuro mentre suonava un violino con occhi che dimostravano gioia pura. Era impossibile non riconoscere, in quella ragazza, i tratti delicati del volto della donna anziana davanti a lui.
 Il secondo ritratto narrava un altro pezzo di vita. La stessa ragazza, vestita da sposa, con accanto un uomo alto, forse di qualche anno più grande di lei. Con un braccio le cingeva le spalle, e l’altra mano era posata con delicatezza su quella della sua sposa.
 Infine, l’ultimo ritratto.
 Altri protagonisti, una nuova visuale.
 Un uomo e una donna, sui trent’anni. Seduti sullo stesso divano presente in quel salone.
 In braccio alla donna c’era una bambina piccola, forse di cinque anni. Aveva un volto rotondo e simpatico, contornato da scompigliati capelli rossi. Gli occhi erano vispi, di un verde così intenso da lasciare increduli.
 Law, zuccherò il tè con un zolletta e tornò a guardare la padrona di casa.
 -Non sei un tipo di molte parole, vero?- chiese lei divertita.
 Lui sorrise. Era facile scoprire il suo punto debole.
 -E’ per questo che sono diventato un topo di laboratorio. Lì non c’è bisogno di parlare.-
 -Giusto, me lo avevi accennato. Lavori nel laboratorio di genetica nell’ospedale universitario.-
 -Sì, mi hanno assunto subito dopo la specializzazione, anche se lo stipendio è ancora improponibile.-
 -Oh, caro. Sono certa che le cose miglioreranno… Mi sembri un ragazzo intelligente.-
 Silenzio. Ciò che Law odiava quanto il dover affrontare giorni d’influenza intestinale.
 Non era mai stato un grande oratore e, nonostante la sua mente fosse sempre affollata da innumerevoli ragionamenti, in nessuna occasione era riuscito a concretizzare quei pensieri per intavolare una conversazione.
 Suo zio Phil lo diceva sempre: “Lawrence non è in grado di fare pubbliche relazioni. Inutile insistere.”
 Il silenzio non accennava a sparire. Neanche la signora Ward sembrava volerlo spezzare. Si limitava a squadrare il giovane interlocutore e a sorridere.
 Law si guardò attorno e finalmente trovò un appiglio per distruggere quella tortura.
 -E’ la sua famiglia?-
 Indicò le foto sistemate sul tavolino.
 Il sorriso della donna mutò. Da divertito divenne quasi malinconico.
 -Mio marito, Maxwell- cominciò con un filo di voce. –E’ morto quasi dieci anni fa. Un infarto che non gli ha lasciato scampo.-
 -Mi dispiace…- altra situazione imbarazzante che Law non era capace di gestire. Il colmo era che lui stesso l’aveva creata.
 -Non tormentarti, Lawrence. Il tempo lenisce le ferite, anche se un po’ di dolore resta sempre. Mi ha lasciato una figlia stupenda che mi ha dato una nipote meravigliosa.-
 -Vivono vicino a lei?-
 Uno sbuffo divertito abbandonò le labbra rosse della donna.
 Law ebbe la sensazione di aver posto un’altra domanda inopportuna.
 -Si sono trasferiti a Londra da qualche anno- disse prendendo un respiro. –Mia figlia aveva nostalgia della sua terra natale e dopo la morte del padre ha pensato che lì avrebbe ritrovato la gioia. Credo che non si sbagliasse.-
 -Signora…-
 Law pensò ad una qualsiasi frase che potesse annullare l’effetto delle sue domande, ma l’improvvisazione sotto stress era un altro tallone di Achille che non aveva mai affrontato davvero.
 -Signora Ward… Mi dispiace, ancora… Io, non sono a mio agio in queste situazioni… Le domando scusa…-
 La donna lo guardò sorpresa.
 -E perché mai, mio caro?- si alzò in piedi con un’eleganza insita nel suo essere. –E’ mia figlia Jane a spedirmi il tè.-
 Gli fece un occhiolino e Law si rilassò immediatamente.
 -Se hai finito con il tè, ti mostro il tuo appartamento.-
 A quel punto Law era combattuto. La signora Ward cominciava ad essergli simpatica ma qualcosa in lei lo insospettiva. Ignorò quella sensazione. Era sempre stato il tipo che sospettava di qualunque situazione, ormai ci aveva fatto il callo.
 La seguì fino ad una porta e intanto aveva anche analizzato il resto della casa.
 Un cucina grande ed attrezzata, un bagno spaziose e altre due porte che certamente erano le camere da letto.
 Quando la signora Ward spalancò la porta davanti a loro, Law vide solo una scala in legno, priva di dettagli particolari.
 Salirono le scale e il ragazzo si ritrovò in una sorta di mansarda trasformata in monolocale.
 -Guardati pure attorno- cominciò la signora Ward. –Intanto ne approfitto per ragguagliarti su alcuni particolari.-
 Law osservò il monolocale. Al centro della stanza c’era un enorme divano nero, con davanti un tappetto bianco dall’aria soffice e una parete attrezzata con un mobile nero moderno e uno schermo Tv di tutto rispetto.
 Sotto la grande finestra avevano sistemato un letto, con tanto di lenzuola blu notte.
 Il mobilio della cucina era nuovo di zecca, rosso laccato.
 Non mancavano neanche un grande armadio nero, ed una semplice, ma utile, scrivania.
 Un solo dettaglio non rispose all’appello mentale di Law.
 -Il bagno- lo anticipò la signora. –Lo so, purtroppo non c’è il bagno. Questa soffitta era diventata la stanza di mia figlia perciò non necessitava anche di un bagno. Se vivrai qui dovrai usare quello al piano di sotto, nel mio appartamento.-
 La cosa non piaceva per niente alla parte ipocondriaca e germofobica di Law.
 -Però, a mia difesa posso dire questo- l’occhiolino della donna fece arrossire il ragazzo. Nonostante l’età, il fascino era indiscutibile. –Prima che Jane decidesse di creare un appartamento, qui si esercitava con il pianoforte, perciò ogni centimetro del monolocale è insonorizzato. Mi hai detto che cercavi un posto tranquillo dove svolgere le tue ricerche, giusto?-
 Law annuì incantato. La parola “insonorizzato”, dopo aver vissuto per cinque anni con coinquilini invadenti e rumorosi, era letteralmente musica per le orecchie.
 -Ti posso assicurare che da qui dentro non sentiresti neanche un bombardamento in strada. La pace più assoluta. Considerando anche il prezzo modesto che ti ho proposto, dubito che potresti trovare di meglio così vicino al tuo posto di lavoro.-
 Un’arringa inattaccabile.
 Law si arrese.
 -Dove devo firmare?-
 Il sorriso della signora Ward illuminò la stanza.
 -I documenti sono sulla penisola della cucina.-
 Law notò solo in quel momento la presenza di fogli e penna proprio sotto il suo naso.
 Forse il vicino aveva ragione: la vecchia sapeva giocare bene le sue carte.
 Firmati i documenti, tornarono al piano inferiore per un’altra tazza di tè.
 -Comunque ho un’ottima notizia per te- continuò la signora Ward dopo aver parlato per diversi minuti della sua passata carriera da violinista dall’indiscusso talento.
 Law posò la tazza vuota sul tavolino.
 -Cioè?-
 -Ho programmato un viaggio di qualche giorno. Partirò oggi stesso, il mio taxi sarà qui tra pochi minuti, perciò avrai modo di familiarizzare con l’appartamento senza doverti preoccupare di me.-
 Era davvero un’ottima notizia. Se non considerava il tarlo sui fantasmi messogli in testa dal vicino sovrappeso. Magari c’erano davvero e la signora stava scappando.
 -Tuttavia…- continuò lei.
 La porta di casa fece uno scatto e qualcuno entrò.
 -E già di ritorno?- mormorò la donna rivolta verso la porta. –Non lo avevo previsto…-
 Nel salone entrò una ragazza. Minuta ma con un corpo dalle forme perfette. 
 Aveva un viso piccolo e dei lunghi capelli neri che le coprivano le spalle.
 Law incontrò i suoi occhi e quel verde brillante lo investì mozzandogli il fiato. Aveva visto quegli occhi pochi istanti prima, ma nella foto, da bambina, non le avevano reso completamente giustizia.
 -Nonna…- domandò sospettosa. –Che sta succedendo qui?-
 -Oh, Myri cara- la donna si alzò subito in piedi, andando incontrò alla nipote. –Ti presento Lawrence, è un genetista. Abbiamo appena trovato un accordo per il monolocale in soffitta.-
 Quegli occhi verdi si spalancarono.
 -Cosa?-
 -Ne approfitto anche per dirti che starò via per qualche giorno.-
 -Che…?-
 Il telefono di casa squillò all’improvviso.
 -Rispondo io!- disse subito la signora Ward.
 Law osservava la nuova arrivata senza riuscire ad immagazzinare a pieno le informazioni ricevute. La famiglia della signora si era trasferita dall’altra parte del paese. Allora, perché la nipote era nel suo salotto? Viveva dalla nonna o era solo di passaggio?
 Myri osservava lo strano inquilino. E si chiedeva perché se ne stesse seduto proprio sulla sua poltrona preferita.
 -Bene, il taxi è qua sotto.-
 La testa di Myri si voltò talmente veloce che Law si stupì che fosse ancora al suo posto.
 La signora Ward aveva pronunciato quelle parole dalla porta con al seguito un bagaglio piuttosto imponente.
 -Nonna, dove pensi di andare? Che ci dovrei fare con lui?-
 Indicò Law con un gesto plateale.
 -Tesoro, su. Non essere arrabbiata. Avevo intenzione di affittare il monolocale da anni, e dovrete condividere solo il bagno e la porta d’ingresso. Neanche ti accorgerai di lui, vero Lawrence?-
 -Veramente, io…-
 -Perfetto. E’ tutto deciso. Ci vediamo tra qualche giorno, ragazzi.-
 Prima di un respiro, Olivia Ward uscì dall’appartamento, con una destrezza che l’età e il tacco dieci sul quale danzava non avrebbero permesso a chiunque.
 Myri rimase in piedi e fissare il punto in cui la nonna era sparita, mentre Law si portò le mani sul viso in un gesto stanco. La signora Ward aveva portato via i documenti firmati, di certo per depositarli. Non c’era più modo di tornare indietro senza apparire un ingrato.
 -Bene, un'altra sorpresa. Che giornata di merda- mormorò Miry stravaccandosi senza eleganza sulla poltrona di fronte a Law. Il portamento non era un fattore ereditario in famiglia.
 -Ora che facciamo?- chiese il ragazzo ancora confuso dagli eventi.
 -Presumo che servano delle regole.-
 E così, Law passò dai panni del topo di laboratorio a quelli di roditore in trappola.


***L'Autrice***
Benvenuti a tutti in questa nuova storia. 
Era da diverso tempo che non mi cimentavo con la terza persona. Mi sono dedicata, nei mesi scorsi, alla stesura della nuova versione de "Il Figlio della prof" perciò sentivo il bisogno di scrivere qualcosa di meno impegnativo. 
Law Slammer è una commedia romantica. Il tema principale sarà la Friendzone e devo dire che avendo scritto già cinque capitoli, mi piace molto ciò che sto creando. 

Pubblicherò i prossimi capitoli molto presto ma per chi non volesse attendere può leggere i successivi su Wattpad. 
https://www.wattpad.com/390631732-law-slammer-capitolo-1

Ringrazio tutti quelli che sono passati a leggere, anche solo per curiosità.
Un abbraccio

Francesca 
   
 
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