Film > La Bella e la Bestia
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Autore: Lady Samhain    04/04/2017    3 recensioni
La maledizione è stata spezzata, il castello ed i suoi abitanti sono tornati normali e così anche ricordi delle persone del villaggio.
Il principe ha imparato la lezione e la ragazza ha trovato il suo posto nel mondo.
Tutto sembra concluso e l'Incantatrice potrebbe lasciare Villeneuve, ma c'è ancora un'ultimo incantesimo che vale la pena di fare prima di andare via.
C'è un'altra persona che merita una seconda occasione.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fata, Gaston, Le Tont
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un diamante per ogni lacrima

IV


Al mattino Gaston era tornato ad essere lo stesso arrogante spaccone di sempre.

Il sorgere del sole aveva cancellato la paura e lui era pronto per un'altra battuta di caccia, che per quanto fosse alla lepre o al faggiano, era comunque sufficiente a risvegliare il suo istinto da predatore.

Le Fou evitò di fargli troppe raccomandazioni circa il non farsi vedere, gli disse solo "Attento a non sparare a nessun paesano per errore e attento a non farti sparare".

Lui aveva un compito ben più importante: procurarsi del pane.

Aveva deciso che sarebbe andato fino a Villefort, un paese che non era sulla strada principale, per non essere riconosciuto.

Il cammino era lungo ma decise di andare ugualmente a piedi, perché un uomo che ha abbastanza denaro da permettersi un cavallo e lascia la strada principale solo per comprare del pane avrebbe generato sospetti; oltretutto il cavallo di Gaston, un magnifico stallone nero come la notte, non avrebbe potuto in nessun modo passare inosservato.

Partì di mattina presto e tornò due ore dopo con una pagnotta grande che avrebbe potuto bastare per un paio di giorni.

Non si aspettava di trovare Gaston già a casa, che arrostiva pezzi di carne di fagiano sul fuoco e che parlava con... Agatha?

Non appena Le Fou la vide lanciò un grido di spavento.

Era convinto che Gaston sarebbe presto stato tramutato in qualche bestia, e lui poteva solo sperare che l'Incantatrice fosse clemente e lo trasormasse in qualcosa di piccolo che si potesse portare in giro facilmente.

Anche se, taglia ridotta o meno, la sua vita sarebbe stata comunque ben misera, se avesse dovuto andare in giro per il resto dei suoi giorni con il suo migliore amico nonché quasi amante sotto forma di ratto, lucertola o rospo.

O magari, conoscendo Gaston, sotto forma di asino.

-Le Fou! Eccoti qui finalmente! Abbiamo ospiti-

Gaston era ovviamente ignaro del pericolo che correva, e mentre Le Fou cercava un modo per avvertirlo senza sembrare più folle di Maurice quando parlava della bestia, Agatha si fece sentire.

Dentro la sua testa.

-Non dire niente. Voglio metterlo alla prova. Non una parola o vi trasformo tutti e due-

Le Fou chiuse la bocca.

Forse, se l'Incantatrice voleva metterlo alla prova, c'era una piccola speranza che Gaston restasse umano.

-Agatha! Che... che sorpresa! Non mi aspettavo di trovare nessuno-

-Nemmeno io mi aspettavo di trovare un gentiluomo che mi aiutasse, quando stamattina mi sono inoltrata nel bosco per raccogliere fascine di legna-

Oh. Quella sì che era una sorpresa.

Le Fou posò il pane sul tavolo e mentre lo tagliava cercava di non fissare troppo insistentemente il duo più improbabile di Villeneuve.

Gaston aveva aiutato quella che credeva essere una povera, vecchia mendicante?

-Le Fou, bada tu alla carne. Io vado a gettare via le interiora-

Gaston uscì dalla capanna con il suo solito passo marziale e con la massa molliccia delle viscere della cacciaggione tra le mani.

Un po' di sangue gocciolò sul pavimento ma lui non vi badò; del resto Le Fou sapeva che, se Gaston era tanto svelto a liberarsi degli scarti, non lo faceva né per essere schizzinoso né perché ci teneva troppo alla pulizia; semplicemente, come ogni bravo cacciatore, Gaston sapeva perfettamente che le interiora delle prede attirano altri animali, per questo doveva liberarsene prima possibile gettandole nel vicino torrente.

Le Fou sperava tanto che Gaston facesse un minimo sforzo in più e, una volta raggiunto il corso d'acqua, si lavasse anche le mani.

-Non è migliorato di un pollice, lo sai?-

Gli disse Agatha.

-Come?-

-Il tuo amico. È ancora superbo, arrogante ed egocentrico-

-Ma ti ha aiutato. Cioè... ha aiutato quella che crede essere la mendicante del villaggio-

-Lo ha fatto perché il suo ego non riceve complimenti da troppo tempo. Pur di ricevere attenzione è andato contro il buon senso di non farsi notare e si accontenta di dividere con me i suoi avanzi come farebbe con un cane accucciato sotto la sua sedia-

L'Incantatrice sputava ogni parola con il più assoluto disprezzo, e Le Fou ricominciava a vedere all'orizzonte la minaccia di un Gaston somaro da condurre per la cavezza.

-Può migliorare, ne sono sicuro. Dagli un altro po' di tempo-

-Ha tutta la vita e tutta la tua pazienza. Forse gli basteranno. Piuttosto, tu quando hai intenzione di dirglielo?-

-Cosa?-

-Che hai pianto d'amore per lui. Non hai visto quei diamanti? Erano puri, perfetti. Solo un amore perfetto avrebbe potuto crearli-

Le Fou scosse la testa.

In un certo senso gli dava fastidio che qualcuno leggesse i suoi sentimenti più intimi, ma d'altra parte era stato quello a salvare Gaston.

-Non posso dirglielo. Se lui ne fosse disgustato mi lascerebbe, ed in questo momento non deve succedere. Non ora che può contare solo su di me-

L'Incantatrice gli sorrise, stavolta benevola.

-Sì. Per un amore come questo vale la pena tentare-

Le Fou arrossì e per tutto il resto del tempo non osò più rivolgerle la parola, anche perché aveva paura che Gaston rientrasse e cogliesse brandelli di conversazione inappropriati.

***

Gaston si chiedeva ancora che gli fosse preso.

Normalmente la mendicante suscitava il lui un misto di repulsione e divertimento; le girava alla larga come se le rughe e la miseria fossero contagiose, e si limitava a gettarle uno sguardo, fare una smorfia e pensare "meglio a te che a me".

Invece quella mattina, mentre tornava dalla caccia soddisfatto per aver abbattuto due begli esemplari di fagiano, l'aveva vista sul sentiero e per la prima volta si era fermato a guardarla davvero.

Era curva a terra per raccogliere rami secchi e sottili che poi avrebbe rivenduto in paese per pochi soldi.

Sembrava stanca, come se la gerla sulle sue spalle fosse già carica di macigni.

Gaston stava per voltarle le spalle quando Agatha era caduta.

Il suono delle sue ginocchia che cozzavano sulla pietra e delle fascine che si spargevano e terra gli aveva ricordato lo schianto del camminamento dove era stato lui, e poi il rumore delle sue ossa che si spezzavano.

Era rimasto sconvolto dall'orrore.

Era corso verso di lei per autarla ad alzarsi e l'aveva vista pallida e tremante.

-Ho fame- gli aveva detto lei.

E Gaston conosceva bene la fame. Ne aveva presa tanta quando era una leva dell'esercito, prima di diventare Capitano e di imparare a cacciare.

-Vieni con me. Puoi mangiare con noi-

Aveva preso la gerla sulle sue spalle e l'aveva accompagnata al capanno di caccia.

Anche mentre si lavava le mani nel ruscello, ripensando a quei momenti non riusciva a capire bene cosa avesse provato.

La zitella gli suscitava un senso di repulsione, un qualcosa che non capiva e che lo spingeva allo stesso tempo ad evitarla come la peste e a fare qualcosa per renderla più umana.

Non poteva sopportarla in quelle condizioni.

Il Capitano Gaston si era ridotto da idolo delle damigelle a fare la carità alla più misera donna del villaggio.

Sperava di ricevere da lei un barlume di apprezzamento per quello che stava facendo, e invece lei era stata appena appena cortese.

Gaston si sarebbe aspettato un po' più di gratitudine, non che quasi lo ignorasse; diamine, lui si stava mostrando generoso con una donna che non poteva offrire nemmeno un bel sorriso in cambio!

Ma tant'era, ormai l'aveva invitata a pranzo e non gli restava altro da fare che tenersela in casa, sperando che non prendesse l'abitudine come i cani di tornare dove una volta gli era stato dato da mangiare.

Tornò in fretta al capanno dopo essersi sciacquato in fretta le mani nell'acqua fredda del ruscello, e tutti e tre si sedettero a mangiare.

La carne dei fagiani era bianca e tenera, ed il pane riempiva lo stomaco a dovere. Non ci sarebbe stato molto di cui lamentarsi se solo Agatha non fosse stata chiusa nel mutismo.

Dannazione, che avrebbe dovuto fare per strappare un grazie a quella donna? Trovarle anche del vino, magari?

Guardandosi attorno notò in un angolo la gerla di Agatha che era ancora vuota, ad eccezione di pochi sterpi sul fondo.

Allora gli venne un'idea.

Certo, lui non se ne sarebbe mai andato in giro per il bosco con una gerla sulle spalle come una donna, ma con le sue braccia poteva raccogliere abbastanza legna.

-Torno tra poco. E tu non andare via, aspettami-

Si alzò da tavola e uscì di casa.

***

-Incredibile cosa sia disposto a fare quell'uomo pur di appagare la sua vanità- disse Agatha.

-Non capisco. Perchè è uscito così?-

-Ci è rimasto male perché non mi sono prostrata ai suoi piedi per ringraziarlo. E adesso tornerà carico come un mulo pur di costringermi a notare quanto è generoso. Voglio proprio vedere a che punto arriverà-

Le Fou non sapeva se ridere o essere preoccupato.

-Dimmi, tu prevedi il futuro?-

-No, ma conosco Gaston abbastanza bene-

E difatti un'ora dopo Gaston era di ritorno con i capelli in disordine, un graffio sulla guancia e le braccia cariche di legna, abbastanza da riempire la gerla di Agatha ed in meno della metà del tempo che ci avrebbe messo lei.

Le Fou osservò preoccupato le loro reazioni.

Agatha, invece di ringraziarlo, gli chiese -Perché lo hai fatto?-

-Perché volevo aiutarti- rispose Gaston pronto.

Era falso. Le Fou riusciva a capire quando il suo amico mentiva, ed in quel momento aveva la stessa espressione di quando aveva finto di credere a Maurice.

Tutto ciò poteva finire molto male.

-Bene, mi hai aiutata. Una buona azione è giusta ricompensa a sé stessa-

Evidentemente non era ciò che Gaston si aspettava.

Fece un sorriso che somigliava più alla smorfia di una colica e riuscì a rispondere -Hai perfettamente ragione-

-Adesso, se permettete, tolgo il disturbo. Vi ringrazio per il cibo che avete diviso con me-

Agatha stava per prendere uno degli spallacci della gerla per caricarsela sulle spalle ma Gaston la precedette.

-Aspetta. Adesso pesa. Ti accompagnerò io fino al limitare del bosco-

Le Fou si era già alzato in piedi per seguirli ma di nuovo l'Incantatrice lo inchiodò al suo posto.

-Fermo. Voglio vedere dove può arrivare-

Uscirono entrambi.

Le Fou rimase da solo nella capanna vuota con la testa tra le mani ed i gomiti tristemente appoggiati al tavolo.

Ormai era praticamente certo che l'Incantatrice gli avrebbe riconsegnato una bestiola.

***

Gaston marciava a denti stretti attraverso il bosco.

Quel diavolo di una donna non gli aveva nemmeno rivolto la parola!

Non vedeva l'ora di liberarsene, punto.

-La tua generosità mi sorprende. Nessuno mi aveva mai aiutata tanto, tantomeno tu-

"Ah, allora sa parlare!" pensò lui.

-Sai, Capitano, non avrei mai sperato in un aiuto proprio da te. Non so come sdebitarmi-

-Non devi sdebitarti. È dovere di ogni gentiluomo aiutare una donna in difficoltà-

-Anche se è una megera?-

-Oh, andiamo, Agatha, era solo uno scherzo. Non ce l'avrai con me per quello, spero!-

-No, non preoccuparti-

"Meno male! Ci mancava pure che si fosse offesa!"

-Piuttosto, il tuo amico, anche lui ti sta aiutando molto. Ha lasciato tutto per te. Lo hai capito, non è vero?-

Gaston si fermò per guardarla attentamente. Quella donna era pazza. Presto gli inservienti dell'ospedale sarebbero venuti a prendere lei invece che Maurice.

Scosse la testa e si rimise in marcia.

-Le Fou ha fatto la cosa giusta. Che farebbe in quel villaggio dimenticato da Dio senza di me?-

-Oh, quindi tu credi di essere indispensabile per dare un senso alla sua esistenza?-

-Che domande! Certo che sì!-

-Sai qual'è il guaio? Che hai ragione-

Gaston si fermò di nuovo e si girò a guardarla.

-Come, scusa?-

-Ho detto che, purtroppo per quel povero ragazzo, tu sei davvero tutto il suo mondo. Potrei offrirgli oro, terre o diamanti, e lui sceglierebbe te. Potrebbe tornare al villaggio e vivere come tutti gli altri, dicendo che è stato trascinato nella rivolta per giustificarsi, e invece è rimasto con te. Pensaci, Capitano-

Gaston non riusciva a parlare.

Come faceva quella vecchia strega impicciona a sapere tutte quelle cose? E soprattutto come si permetteva di parlargli così!

-Non sono affari tuoi!- esclamò brusco.

-Non lo sono, ma tu chiedi a te stesso...-

-Non chiederò un bel niente!-

Agatha lo guardò in un modo che gli fece correre dei brividi lungo la schiena.

Non era paura, era come se qualcuno stesse spiando i suoi segreti più intimi e questo non gli piaceva per niente.

Per fortuna durò solo un attimo.

Agatha lo guardò, ma stavolta con un sorriso.

-Straordinario. Tu non capisci-

-Non capisco? Cosa non capisco?-

Lei scosse la testa.

-Non importa. Non dare troppo credito alle parole di una vecchia impicciona. Sei stato buono con me ed io non ti sto ripagando nel modo giusto. Accetta le mie scuse, per favore-

Finalmente diceva qualcosa di sensato!

Gaston si rilassò un po', ora che il mondo era tornato al suo ordine naturale.

-Non importa, Agatha. Ora andiamo. Villeneuve non è lontana ed io voglio tornare prima che faccia buio.

Per tutto il resto della strada non parlarono, e Gaston la lasciò poco prima della fine del bosco, perché nessuno lo notasse.

Lei lo salutò e lo ringraziò di nuovo, regalandogli finalmente il sospiro di appagamento che provava ogni volta che qualcuno riconosceva il suo valore.

Rifece la strada verso il capanno di caccia perso nei suoi pensieri.

Era strano. Ora che Agatha gli aveva detto quelle cose in effetti c'era come un tarlo nella sua mente a proposito di Le Fou.

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Nel Cerchio della Strega


Eccoci qui, quarto capitolo.

Ho pensato bene di inserire ancora una volta l'Incantatrice/Agatha nella storia: lei sa tutto, Gaston non sa niente e Le Fou teme di dover nutrire il suo amico a biada per il resto della vita.

Tutti felici e contenti, giusto? Io sì XD


Lady Shamain

  
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