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Autore: Hyperviolet Pixie    06/06/2009    6 recensioni
[Sirius/Bellatrix]
La risata cristallina di Bellatrix invase la sala del piccolo bar: « Cambiato gusti, Black? Ora ti piacciono immacolate e fedifraghe?».
« Se non ti conoscessi così bene penserei che sei gelosa. Invece so benissimo che ti brucia per aver perso il tuo giocattolino.» Sirius spinse lontano da sé il suo boccale di Burrobirra e appoggiò le braccia sul tavolino. Allungò le dita fino a che non toccò il braccio della ragazza. « O mi sbaglio, Bella?».
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Complete

I
September 1, 1979


Non aveva mai trovato l'arredamento così interessante come in quel momento. Solitamente non era un ragazzino che si lasciava prendere dall'imbarazzo ma dopotutto nemmeno lui era più tanto sicuro di come fosse fatto. Non era timido, era schivo. Non era depresso, era malinconico. Non era incosciente, era un tipo di vedute aperte.
Di vedute talmente aperte da frequentare ancora quella gentaglia dopo tutto il male che gli avevano fatto provare. E cosa faceva in quel salottino borghese? Guardava la consolle, la libreria e addirittura lanciava qualche sguardo orripilato alle tende. Orrende tende viola che gli davano l'impressione di essere chiuso in una bara. Si sentiva soffocato, stretto da quelle quattro pareti della stanza che sembravano avvicinarsi sempre di più mano a mano che passavano i secondi.
« Non vuoi dire niente?» Sua cugina lo fissò invitandolo nella discussione che si stava svolgendo tra sua madre e la zia. « Non vuoi dire davvero niente?». Se non avesse conosciuto Bellatrix talmente bene, avrebbe potuto scambiare il tono con cui gli si stava rivolgendo per una supplica.
« Cosa devo dire?» Alzò lo spalle sapendo che qualsiasi cosa avesse detto non sarebbe mai stato preso in considerazione o addirittura ascoltato.
Se fosse stato solo con la madre e la zia si sarebbe difeso un minimo, ma adesso che gli occhi color pervinca di sua cugina lo fissavano, sbattendo le ciglia di tanto in tanto, non sapeva cosa dire. Si sentiva indifeso, esposto agli attacchi non-verbali di Bellatrix.
Sentirsi così ormai non era una novità, semplicemente doveva imparare a convincersi che prima o poi avrebbe vinto anche una sola delle loro sfide di sguardi.
« Si sta discutendo del vostro futuro, Sirius. Gradirei una maggiore partecipazione.» lo rimproverò sua zia Druella.
« Non potete costringermi a fare qualcosa che non voglio.» Rispose prima di ricominciare a guardare le tende che ora sembravano ancora più vicine.
« Sirius, ne abbiamo già discusso ampiamente. Se non vuoi essere diseredato farai quello che vogliamo io e tuo padre.» Sirius posò lo sguardo su sua madre Walburga. « Comunque di questo tuo futuro e possibile matrimonio con Bellatrix se ne riparlerà più avanti. D'altronde adesso avete solo undici anni e domani comincerete Hogwarts, quindi penso che per ora rimaniamo d'accordo così.»

Anni più tardi, Sirius Black non era più un ragazzino facilmente emozionabile. Non era più un bambino che non si sapeva difendere. Aveva diciassette anni e aveva appena chiuso con la sua intera famiglia. Sapeva che non l'avrebbero diseredato per la sua decisione di non sposare Bellatrix. Pensavano ancora che potesse esistere un qualsiasi ente celeste in grado di poter cambiare l'atteggiamento indisponente del loro primogenito.
Illusi, pensò Sirius osservando le figure altere dei suoi genitori che accompagnavano il loro secondogenito alla stazione di Kings Cross per cominciare un altro anno nella scuola di stregoneria di Hogwarts.
Il suo sguardo s'incrociò per una frazione di secondo con quello del padre. Gli fece un gesto di saluto decisamente ironico e gli diede le spalle salendo sul treno accompagnato dai suoi amici.
I malandrini erano ormai l'unica cosa simile ad una famiglia che gli rimaneva. Loro erano unici e non li avrebbe mai cambiati con nessun altro. Forse avrebbe fatto anche meno del russare di James, però.
« Ciao Sir.» venne salutato freddamente non appena messo piede sul treno. Sua cugina Narcissa era diventata ancora più bella di prima, pensò. Peccato che non erano mai andati d'accordo. Avevano caratteri troppo contrastanti per poter affrontare una conversazione senza cadere nell'imbarazzo o senza beccarsi occhiate sarcastiche a vicenda.
« Cissy.» La salutò lui freddamente. Lei l'oltrepassò a testa alta senza rivolgere nessun tipo di sguardo agli -discutibili, a suo parere- amici del cugino. Vide distintamente la figura di Bellatrix accostarsi alla sorella. La differenza tra le due era decisamente palese. L'una bionda, dalla carnagione alabastrina e l'altra dalla pelle più scura e una folta capigliatura corvina. Tra di loro non c'era mai stato spazio per Andromeda, la sorella senza particolari qualità, che fungeva da collegamento tra di loro.
Bellatrix guardò intensamente suo cugino e senza salutarlo proseguì la sua strada affianco a Narcissa.
« Wow, Felpato. » commentò James con una mano che era andata autonomamente a spettinarsi i capelli.
« Ogni anno il saluto che rivolgi alle tue cugine è oltremodo entusiasmante.» aggiunse Remus facendo ghignare Peter.
« Ho litigato con Bellatrix.» Disse Sirius come se quella frase andasse a sistemare tutte le questioni lasciate in sospeso. « Furiosamente» aggiunse dopo un attimo di silenzio senza riuscire a smettere di fissare il punto in cui sua cugina era andata.
« Tu e Bellatrix vi odiate proprio eh?» Chiese retorico Peter senza ottenere risposta.
Non si odiavano. Il loro rapporto andava ben oltre quello stupido sentimento. Sirius era convinto che Bellatrix fosse la sua metà mancante. Solo con lei si sentiva completo.
« Perché avete litigato? » gli chiese James curioso prendendo posto nel primo scompartimento libero del treno.
Sirius lo seguì e poggiò stancamente il bagaglio sulla rastrelliera.
« Non saprei.» rispose. « Un attimo prima c'ignoravamo tranquillamente e un attimo dopo mi stava insultando.»
« E non è un comportamento normale?» chiese James estraendo da una tasca un pacchetto di caramelle e le offrì agli amici.
« Non è normale. Non mi ha mai tolto il saluto! Nemmeno quando i miei mi hanno cancellato dall'albero genealogico.»
« Ah.» fu l'intelligente risposta del suo amico.

« Sei un arrogante pezzo di merda.» Commentò accoccolandosi sul petto del cugino.
« Ci vai sempre piano con i complimenti, eh?» Le domandò retorico mentre una mano saliva ad accarezzare i capelli della ragazza in un gesto intimo che sembrava così usuale.
« Sempre e comunque.» L'ombra di un sorriso le stava nascendo sulle labbra carnose che si andarono a posare sulla fronte di Sirius.
« Non è normale che tu mi piaccia così tanto.» Affermò lui tirandosi a sedere sul divano di casa sua. Lei si spostò e raccolse le ginocchia al petto, mordendosi di tanto in tanto il labbro inferiore.
« Non dovrebbe essere così. E' sbagliato.»
« Solo perché non voglio sposarti per ordine dei miei genitori, non significa che non ti voglia per me.» Aggiunse. « Voglio sposarti senza imposizioni, Bella.»
« Sei nel torto.» Alzò gli occhi da terra per posarli in quelli del cugino. Gli occhi color pervinca risaltavano ancora di più su quella pelle leggermente olivastra e Sirius si trovò a fissarla troppo a lungo. La rete che lei tendeva l'aveva intrappolato di nuovo. Non c'era via di fuga da quegli occhi che rendevano il suo sguardo così attrattivo. Come al solito, inspiegabilmente, posò le labbra sulle sue e senza chiudere gli occhi la baciò. Non riusciva a staccarsi da lei.
Maledizione, pensò cupo.


II
Liar in the glass

Hiding (hiding) behind a mask (only lasts til)
till you see the reflection of a liar in the glass

Liar in the glass – Eyes set to kill

Si era sempre reputato un ottimo mentitore. Aveva imparato sin da bambino a utilizzare la sottile arte della menzogna pur di scampare alla giusta punizione per le sue marachelle, ma con il passare del tempo aveva perfezionato la sua tecnica. Un giovane facoltoso e fascinoso, ma oltre all'apparenza che mostrava attraverso le sue bugie quotidiane, cosa c'era?
La sincerità è un sentiero senza deviazioni che porta direttamente alla propria rovina, pensava guardando quei ragazzi che poco lontano da lui cercavano di giustificarsi.
«Non è stata colpa mia! - una ragazza dai lunghi capelli neri stava letteralmente gridando, il viso stanco solcato dalle lacrime – io non volevo!»
Vide il ragazzo tradito darle le spalle, affranto e deluso. Oh, se gli piaceva causare la fine delle storie d'amore.
«Sarai contento ora che gli ho raccontato tutto!» urlò la ragazza rivolta a lui asciugandosi con un gesto secco le lacrime.
«No, abbiamo chiuso.» e le diede le spalle sbattendo la porta che portava ai dormitori.

Era riuscito a incontrarla solo poche volte durante quella caldissima estate. I coniugi Black avevano abbassato la guardia durante una delle sedute spiritiche a cui adoravano prendere parte. Bellatrix aveva sfruttato l'occasione per scappare da Sirius che l'aspettava nella Londra magica. Appena lo vide in lontananza capì subito qual era il vero motivo per cui si era sentita di convocarlo: farla finita. Quella loro storia malsano doveva finire e quale modo migliore per farlo se non trasformandosi nell'algida Bellatrix. Mise da parte il suo lato passionale e con freddezza gli disse: « Abbiamo chiuso.»

L'ennesimo drink della serata gli stava scendendo giù per la gola. I suoi amici l'avevano spesso rimproverato per il suo vizio d'inghiottire ogni singolo alcolico alla goccia, ma non poteva farci niente. Era più forte di lui. Non faceva in tempo nemmeno ad appoggiare le labbra al bordo del bicchiere che il liquido era già sparito. Si era divertito nel ferire quella ragazzina, ma adesso doveva solo trovare un nuovo modo per divertirsi. Hogwarts era piena di cuori spezzati a causa sua e non gli andava d'assistere ai piagnistei di un'altra bambina ferita. Voleva una vera donna, capace di tenergli testa. Si tratta di un desiderio troppo ambizioso per un semplice ragazzo di diciassette anni?, si chiedeva incapace di darsi una risposta sincera. Aveva mentito talmente tante volte che ormai era piuttosto bravo anche a fingere a se stesso. Per colpa di una bugia, ora si trovava solo davanti al camino della Sala Comune proprio mentre tutti gli altri festeggiavano l'ennesima vincita di James, l'amico vincente.
«Smettila di bere. Il tuo fegato collasserà, prima o poi.» L'avvertì una voce alle sue spalle che riconobbe subito. Non si girò a guardarla, sapeva esattamente chi era e che cosa voleva.
«Non ho bisogno di una madre, Evans. - affermò con voce resa grave dall'ingente tasso alcolico ingerito – Se mai ne avvertirò il bisogno, te lo farò sapere.» L'ultima parte l'aveva sibilato.
«Come vuoi, Black. Resta qui a distruggerti.» Sibilò la ragazza chiamata Evans con voce maligna.
Il ragazzo si girò infastidito: «Stare con uno dei miei migliori amici non ti dà il via libera per cercare d'impicciarti.»
«Non capisci la differenza che c'è tra l'impicciarsi e il volerti aiutare, Sirius.» Vide la ragazza alzare le spalle e girarsi.
Sirius si girò verso il camino e afferrò un altro drink dal vassoio sistemato di fianco a lui. La sua vita faceva schifo e dicendo questo era consapevole di non mentire.


« Voglio sposarti senza imposizioni, Bella.»

Bellatrix si svegliò di soprassalto. Pensò di aver avuto un incubo anche se, dentro di sé, era convinta che il suo era solo un ricordo sopito nella memoria. Non sapeva il motivo per cui si era messa a pensare al cugino, ma sicuramente non era perché ne sentiva la mancanza. Il loro era sempre stato un rapporto fisico e l'unico legame che c'era tra loro era stato reciso dai genitori del ragazzo nel momento stesso in cui avevano tolto il nome di Sirius dall'albero genealogico. Eppure non poteva fare a meno di sentirsi come se le mancasse qualcosa, quel qualcosa che Sirius aveva capito molto tempo prima.
Natale, 1977. Una data come le altre per i membri della sua famiglia. Per lei, invece, aveva segnato l'inizio di un legame.

La noia era il sentimento che meglio descriveva l'atmosfera in casa Black. Le ragazze cercavano di far finta di essere interessate alla conversazione che qualche parente Black alla lontana stava tenendo. Dopo l'ennesimo discorso farcito di politica, Bellatrix si alzò con permesso e se ne andò in giardino per prendere una boccata di aria fresca. La neve quell'anno non era ancora venuta ad innevare le strade e il cielo in quel momento minacciava pioggia. Senza preoccuparsi del vestito, si sedette sul primo gradino della veranda. Dopo qualche secondo in completa solitudine, sentì dietro di sé il caratteristico rumore dei passi e qualcuno le si sedette accanto. Sirius le rivolse un sorriso storto, a metà tra l'ironico e il rassegnato.
« Il ribelle di famiglia, quello che abbandona i pranzi e le cene a metà o non si presenta neppure, non dovrei essere io?» le chiese retorico.
Bellatrix sorrise pacata e lo guardò dritto negli occhi.
« Non ci tengo a usurparti il trono.» Gli confidò.
« Ci tieni così tanto al parere della famiglia?» le chiese cominciando a frugarsi nella tasca interna della giacca alla ricerca di qualcosa. La ragazza pensava di conoscerlo e avrebbe scommesso cinquanta a uno che si trattava della sigarette aromatizzate.
« Lo sai, Sirius, quanto odio affrontare questo genere di discorsi con te. E poi, toglimi una curiosità, perché non dici mai “la mia famiglia”?».
Sirius tirò fuori un pacchettino dalla tasca e lo porse a Bellatrix. Lei lo fissò un attimo pensierosa: non le era mai capitato di non indovinare qualcosa che riguardasse il cugino.
« Non è la mia famiglia, è solo la famiglia nella quale sono cresciuto. Questo è il regalo per te.»
La ragazzo lo afferrò e, lentamente, cominciò a scartarlo. All'interno trovò una cosa che la lasciò decisamente spiazzata.
« Perché?»
« Te lo meriti, io no.»
« Non pensavo che i tuoi genitori te l'avrebbero consegnato nonostante tutto quello che gli hai fatto passare. L'anello dell'erede è molto importante per la nostra famiglia.» Ragionò velocemente Bellatrix cercando una ragione logica.
« E io lo sto dando a te perché per me non ha significato alcuno.»
La ragazza, animata da un certo fervore, con l'aiuto di Sirius, lo infilò all'anulare destro e fissò lo stemma ancora stupita: un serpente avvolto attorno a un piccolo uccello.
« E perché non tuo fratello?»
« Perché tu sei l'unica che continua a credere in questa famiglia, Bella.»
Le diede un piccolo bacio sulla fronte e si alzò in piedi rientrando in casa.
« Buon Natale.» sussurrò la ragazza al vuoto davanti a sé non riuscendo a smettere di guardare l'anello.










III
Beyond the veil


This time the victim is you
Poison lips, the ones you kiss
I swear my love for you is true
Young blood spills
Young Blood spills Tonight – Eyes set to kill


La ragazza aspirò una boccata di fumo dalla sigaretta alla vaniglia che teneva mollemente tra l'indice e il medio. Espirò piano il fumo, osservando le spirali che si andavano a creare. Con un gesto impercettibile, tolse un po' della cenere che si era formata sulla punta rovente facendola finire nel portacenere nero che il suo interlocutore le aveva fatto trovare sul tavolino. Davanti a sé, un bicchiere di un liquido ambrato la stava tentando. Fece schioccare la lingua, seccata. Appoggiò il mozzicone quasi finito sul bordo del portacenere e guardò mentre si consumava lentamente. Passò un'unghia laccata di nero sul bordo del bicchiere e, con un gesto veloce, lo afferrò e se lo portò alle labbra. Il liquido le bruciò la gola mentre scendeva per raggiungere il suo stomaco. Represse un brivido. Con noncuranza appoggiò un gomito sul tavolino di fronte a sé e lasciò che il suo mento di posasse sulle nocche della propria mano. Alzò lo sguardo e notò come il suo interlocutore fissava rapito i suoi gesti.
Chiuse gli occhi per riaprirli lentamente. Sapeva che le sue lunghe ciglia avrebbero donato al suo sguardo un che di sensuale. Anche lui era caduto nella sua trappola. Di nuovo.
Sapeva di avere dalla sua parte l'arma del fascino e voleva usarlo fino al momento in cui la vecchiaia non gliel'avrebbe portato via.
Gli aveva concesso un incontro, l'ultimo probabilmente, prima di lasciare Hogwarts definitivamente. Il settimo anno era trascorso lentamente senza la compagnia di colui che le aveva sempre scaldato anima e corpo, tuttavia l'attrazione magnetica che la spingeva verso di lui era solo un quarto di quella che lui provava nei suoi confronti.
Per la prima volta dopo moltissimo tempo si erano trovati finalmente faccia a faccia e Bellatrix, quasi quasi, pensò che forse era meglio se tutto ciò non fosse mai successo. Parlare con lui la faceva sentire quasi come una traditrice nei confronti della famiglia.
Sporco traditore, pensò passandosi inconsciamente una mano sull'anello dell'erede.
« Non perdi mai le cattive abitudini.» Commentò Sirius indicando sia la sigaretta che il bicchiere vuoto.
« Non fare il moralista con me.- disse Bellatrix, sprezzante come sempre -Bevi e fumi più di me.»

« Ho smesso. Ci ho dato un taglio con quello schifo.»
Bellatrix si permise un'espressione di scetticismo.
« Non ci credere. Mi ha aiutato Lily.»
La risata cristallina di Bellatrix invase la sala del piccolo bar: « Cambiato gusti, Black? Ora ti piacciono immacolate e fedifraghe?».
« Se non ti conoscessi così bene penserei che sei gelosa. Invece so benissimo che ti brucia per aver perso il tuo giocattolino.» Sirius spinse lontano da sé il suo boccale di Burrobirra e appoggiò le braccia sul tavolino. Allungò le dita fino a che non toccò il braccio della ragazza. « O mi sbaglio, Bella?».
La ragazza sorrise melliflua e si lasciò prendere la mano.
« I miei giocattolini rotti, una volta che non li uso più, sono di tutti. Cosa me ne faccio di un giocattolo che ho smesso di usare molto tempo fa?».
Sirius la conosceva abbastanza da classificare quel comportamento e quella frase come una schermatura, un modo per ripararsi da eventuali altri attacchi.
« Sei cambiata rimanendo sempre la stessa.» commentò Sirius tracciando con un dito il contorno delle linee sul palmo della mano della cugina.
« Tu sei sempre innamorato di me.»
« Già. Sono completo solo quando so di poterti avere.» Ammise con un'alzata di spalle.
« Allora avevo ragione a dire che sei un giocattolino rotto adesso. Ti mancano le parti necessarie per funzionare correttamente.» disse intrecciando la sua mano con quella di Sirius.
« Può darsi. Ma cosa mi mancherà mai?- chiese retorico - Possiedi forse tu il mio cuore?»
Bellatrix sogghignò: « Oh no. Quello me l'hai dato tantissimo tempo fa e io l'ho già venduto. Non ci ho guadagnato granché però.»
Questa volta fu il turno di Sirius per sogghignare.
« Mi mancano i tuoi baci per essere completo.» ammise dopo un attimo di silenzio. Strinse ancora più forte le dita della cugina e sentì ricambiare subito la stretta.
« I miei baci?»
« I tuoi baci.» Ripeté.
« Ma i miei baci sono velenosi e se mi baciassi non riusciresti più a farne a meno.»
« Hai ragione - il ragazzo le si rivolse con un sorriso - ma se questo può permettermi almeno per un momento di non pensare al futuro, allora, perché no?»
Incurante delle persone che si trovavano al bar in quel momento, Sirius si sporse in avanti e stessa cosa fece Bellatrix. Catturò le labbra della ragazza e presto divenne vittima di quel tanto agognato bacio. Più sentiva le labbra morbide premere sulle sue e più non voleva staccarsi.
A malincuore si staccò, si alzò in piedi e si preparò per andarsene.
« Ciao Bella.»
Le diede le spalle e sparì velocemente fuori dal locale.
Bellatrix sorrise al vuoto davanti a sé.
« Chissà in che occasione ci rivedremo, Sir.»

« Voglio sposarti senza imposizioni, Bella.»


____________

Ora per scrivere questa storia sono partita dalle stesse parole di Sirius: “Non vedo mia cugina Bellatrix da quando avevo la tua età.” Ma che è successo in quell'ultima occasione che hanno avuto per vedersi? E, ovviamente, la mia fantasia ha cominciato a navigare... Spero che questa storia sia stata di vostro gradimento (L).
Se vi va di recensire ne sarei oltremodo lusingata x°D
Grazie a tutti quelli che leggeranno e commenteranno <3

   
 
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