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Autore: Edmond Dantes    06/04/2017    2 recensioni
A Scorpius erano sempre piaciuti i bucaneve. Erano i fiori preferiti di sua madre. Ricordava con dolcezza quando, ancora bambino, infestavano il giardino di casa loro. Astoria li aveva piantati anni prima, e a lui piaceva raccogliere dei mazzolini da regalarle. L’aveva sempre affascinato il modo in cui quel fiorellino, apparentemente piccolo e delicato, sopravvivesse al freddo clima invernale, tra neve e ghiaccio.
Rose era un bucaneve. Bianca, sottile, quasi di cartapesta, ma resistente, in grado di crescere anche nella neve. E piegava la testa, si piegava e si piegava, ma non si spezzava mai
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Bucaneve

 

"When you go,

would you even turn to say

'I don't love you like I did yesterday'"

 

A Scorpius erano sempre piaciuti i bucaneve. Erano i fiori preferiti di sua madre. Ricordava con dolcezza quando, ancora bambino, infestavano il giardino di casa loro. Astoria li aveva piantati anni prima, e a lui piaceva raccogliere dei mazzolini da regalarle. L’aveva sempre affascinato il modo in cui quel fiorellino, apparentemente piccolo e delicato, sopravvivesse al freddo clima invernale, tra neve e ghiaccio.

Sua madre accoglieva sempre i suoi piccoli bouquet con un sorriso triste. “Sai che non va bene,” gli diceva “non sopravvivono che pochi giorni, dopo che li strappi dal terreno”.

Rose si torturava le mani, nascoste sotto il tavolo. Rose non lo fissava negli occhi, teneva lo sguardo puntato sul pavimento. Rose, la notte, gli dava la schiena, e si stringeva le coperte al petto, come se la sua sopravvivenza dipendesse da quelle. E lui l'aveva capito. Lo sentiva, quando le sfiorava la pelle e lei sussultava. E lo vedeva, vedeva le lacrime luccicare nei suoi occhi quando pensava che lui non la stesse guardano.

Aveva cercato di allontanarla, più e più volte. Ma lei tornava sempre, la notte tardi, attenta a non far rumore. Si faceva strada in camera e si nascondeva sotto le coperte, le ginocchia al petto, strette tra le braccia. Poteva quasi percepirle, quelle lacrime, che calde scorrevano sul suo volto e andavano a bagnare il cuscino bianco.

Scorpius amava Rose. La amava da impazzire, ed era quello il motivo per cui cercava in ogni modo di farla sparire dalla sua vita. Scorpius era un buco nero, un'enorme massa oscura che con la sua forza attrattiva catturava ogni raggio di luce, senza vie di fuga. E Rose, Rose era la luce. Non succederà niente, si era detto all'inizio, quasi a consolarsi, sarà divertente e sfocerà nel nulla assoluto. Ma poi era passato un anno, due, e avevano comprato una casa assieme, e Rose aveva iniziato ad orbitargli sempre più vicino, pericolosamente vicino, fino a cadergli dentro. E Scorpius si era pentito, delle mancate precauzioni, delle parole sussurrate al buio, delle dita che si rincorrevano e delle labbra che si sfioravano. E aveva iniziato a spingerla e a strattonarla, perché sembrava così delicata, così fragile, che sarebbe stato addirittura troppo facile romperla.

Ma Rose era un bucaneve. Bianca, sottile, quasi di cartapesta, ma resistente, in grado di crescere anche nella neve. E, come un bucaneve, piegava la testa a tutti i buona a nulla e le cattiverie di Scorpius. Perché, nonostante tutta la sua spietatezza, nonostante tutto, anche lui la amava, e lei lo sapevo, e in tutti quegli anni di meschinità non lo aveva mai negato. Non le aveva mai urlato non ti amo più. lei, come un cagnolino fedele, tornava sempre indietro.

Alla fine aveva preso la situazione in mano. Di nascosto, mentre lei dormiva, si era alzato e aveva lanciato tutti i suoi vestiti in una borsa. Non lasciò lettere, non si girò nemmeno a guardarla. Scese le scale, silenziosamente, ed era già fuori dalla porta quando la sentì.

« Abbi almeno il coraggio di dirmi che non mi ami più ».

Scorpius gelò sul posto. Non girarti, non farlo. Poteva percepirla, con la vestaglia stretta attorno al petto, i capelli arruffati e gli occhi assonnati. Strinse la bacchetta, le nocche bianche. Solo un passo, mi Smaterializzo e sarà tutto finito. Sentì le lacrime pungergli gli occhi, e la sua voce, lieve e spezzata, fu la pugnalata definitiva.

« Scorpius, ti prego... ».

*

Alla fine si era spezzata davvero.

Lo aveva saputo indirettamente, ormai nessuno gli parlava più. Non era benvoluto prima, quando stavano assieme, figurarsi adesso, che l'aveva rotta. Era diventato l'ombra di sè stesso. La barba sfatta, le camicie sempre sporche, pareva più un derelitto che l'erede di una delle più ricche famiglie del Mondo Magico.

Si era ammalata, ed era troppo fragile per guarire. Era morta qualche mese prima, e lui sapeva che la colpa era tutta sua. L'aveva piegata, e piegata e piegata, il suo bucaneve, ma lei non aveva reagito.

Aveva fatto le radici tutto intorno al suo cuore, era resistente, poteva piegarla e ricoprirla di sterco, ma non si sarebbe spezzata. E allora aveva fatto l’unica cosa da cui sua madre l’aveva sempre messa in guardia. L’aveva strappata, dal suo cuore, per sempre.

L’aveva condannata.

E non se lo sarebbe mai perdonato.

 

Ed ecco che, più di un anno dopo la pubblicazione della mia ultima fanfiction, nel mio quarto anniversario su questo sito, torno con un lavoro che ho in serbo da un po'. Non è un capolavoro, però sono abbastanza contenta di com'è uscita.

   
 
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