SCAR

Succedeva, a volte, che la cicatrice gli facesse male.
Forse "far male" non era il termine adatto. Era più un fastidioso pizzicorìo, un prurito di fondo che lo portava spesso a grattarsela con la speranza di mettervi fine. La verità era che ripensare a quella ferita lo metteva di buon umore.
Strano, direbbero tutti. Una cicatrice dimostra un momento di debolezza, un momento di caduta che ha permesso al nemico di inferire il colpo, ma per lui, per il Comandante in Quarta, quella ferita rappresentava l'inizio del più bel legame che avesse mai stretto in tutta la sua vita, perché si era guadagnato quella cicatrice -che a suo modesto avviso lo rendeva anche più affascinante- prendendosi un colpo destinato a Marco.
Era successo così tanti anni prima, erano ancora ragazzini e Marco ero odioso, spocchioso e si credeva chissà chi per via del suo potere. Nessuno poteva ferirlo. Nessuno poteva ucciderlo. E poteva volare via quando gli pareva.
Thatch lo odiava, ma ancor di più odiava il suo sguardo che tradiva quanto in realtà lui fosse solo. E probabilmente non se n'era mai accorto, nemmeno a quel tempo, ma quei suoi stupendi occhi celesti avevano un disperato bisogno di qualcuno che li accendesse di luce nuova.
Ammetteva che immolarsi per la causa non era nei piani originari.
Nel bel mezzo della battaglia lo aveva visto circondato, probabilmente come suo solito si credeva invincibile e... Boom! Si era messo in mezzo per salvarlo da un fendente che mirava dritto in mezzo alle sue spalle.
Era stato orribile, la vista si era tinta di rosso e il dolore era esploso tanto all'improvviso che il castano aveva creduto che l'occhio gli fosse stato tranciato via.
Non ricordava molto di ciò che venne dopo. Aveva memoria delle voci preoccupate dei suoi compagni, che giungevano lontane e ovattate alle sue orecchie, e qualcuno che lo portava via.
Aveva dormito per due giorni, o così gli avevano detto, e aveva quasi perso l'occhio. Sinceramente parlando, non credeva che sarebbero riusciti a salvarglielo davvero.
Dopo un gesto del genere uno si aspetta lacrime di preoccupazione e parole di ringraziamento, ma tutto ciò che riusciva a riportare alla mente erano impronunciabili improperi da parte di Marco e un mal di testa enorme durato settimane. Però adesso erano amici. -Più o meno-.
Al seguire di quell'avvenimento erano successe un sacco di cose tra loro due, momenti che avevano segnato più o meno positivamente il loro rapporto e si erano susseguiti con lo scandire del tempo. Un litigio qua, uno scherzo là, una bevuta in compagnia, qualche combattimento e un'azzuffata tra di loro per una stupidata. Oh, e c'erano anche momenti di calma ovviamente.
Non lo avrebbe mai detto ad alta voce, ma Marco era la cosa più bella che gli fosse capitata, si era anche innamorato. Il che era tutto un dire. Non era durata molto, era stata una cotta adolescenziale per entrambi e aveva solo contribuito a rafforzare il loro legame, ma non avrebbe mai voluto fare le sue prime esperienze con qualcuno che non fosse Marco.
Ok, ammetteva che forse, invecchiando, stava diventando romantico e malinconico, ma che poteva farci? Era bello crogiolarsi nei propri ricordi, e se solo fosse potuto tornare indietro a quei giorni era sicuro che avrebbe agito esattamente allo stesso modo.
In fondo ne era valsa la pena.