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Autore: Killu93    07/04/2017    1 recensioni
Questa storia narra le vicende dell'eroe del Kazakhstan, Otabek, che intraprende un viaggio in Russia per salvare il proprio Paese. Da sempre ligio ai suoi doveri, pronto a seguire la strada segnata da altri per lui, cambierà il suo modo di essere e di pensare dopo l'incontro con la fata Yurio che gli insegnerà a credere nella magia e nel destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 6 - Otabek l'assassino

La foresta si dischiudeva davanti a lui con una semplicità disarmante. Non c’erano più grovigli di rovi che gli impedissero di avanzare, non più terreni melmosi che lo rallentassero, non più quel buio fitto che lo rendeva cieco. La Fata voleva realmente liberarsi di lui il prima possibile. Questo pensiero lo ferì. Il rifiuto di quell’essere tanto aggraziato lo aveva riempito di un’infinita tristezza, non perché aveva appena perduto ogni possibilità di salvezza, ma perché aveva avuto la certezza di non essere degno della sua infinità bontà. Fu proprio quello il primo pensiero che formulò non appena Yuri aveva finito la sua danza. Proprio in quel momento sentì di non meritare l’aiuto di quella creatura benevola, sentì di non poter beneficiare dello stesso amore che riversava verso la Natura pura ed incontaminata che li circondava. Lui, puro, non lo era più, e forse, non lo era mai stato. La sua colpa era troppo grande e lui stesso ne era consapevole. Per questo aveva accettato di lasciare il suo paese e giungere in terra nemica dove avrebbe scontato la sua punizione. Era pienamente convinto di meritare qualsiasi castigo, per questo non era scappato, per questo non si era ribellato, per questo aveva eseguito l’ordine imposto da Yakov. Otabek, però, era pur sempre un uomo, e come tale, aveva vacillato quella notte. Aveva cercato di aggrapparsi ad una vacua speranza, ad una via di fuga come un codardo, ma alla fine il suo senso di colpa aveva prevalso. La danza della Fata gli aveva ricordato quanto di bello e puro ci fosse nel mondo, ma che, allo stesso tempo, lui non faceva parte di questa schiera. Per questo aveva incassato così facilmente il suo rifiuto. Non avrebbe mai voluto accostare la sua ombra alla limpida luce della Fata della Russia, non avrebbe mai voluto macchiare quella purezza.

 

Una debole luce si faceva spazio tra le frasche degli alberi; ancora pochi passi e sarebbe uscito dalla foresta. Lanciò un ultimo lungo sguardo oltre le sue spalle verso quell’oscurità che aveva appena lasciato, niente sembrava richiamarlo in quel luogo. Si voltò verso l’uscita, ma questa volta, trovò un’ombra davanti a sè.

Istintivamente portò la mano all’elsa della spada che non abbandonava mai il suo fianco. Mano a mano che si avvicinava al cavaliere, quella figura, iniziava a prendere forma. Era un ragazzo un po’ più alto di lui, portava un taglio di capelli simile al suo, rasato sui lati, tipico dei soldati. L’armatura che indossava, inoltre, lo classificava come cavaliere. Gli sembrò quasi di riflettersi in uno specchio; differiva da lui solo per il colore degli occhi, erano blu come la notte.

Otabek, però, era il miglior combattente del Kazakhstan e come tale non si fece distrarre da quella somiglianza. Con occhio abile iniziò a scrutare il ragazzo per individuare informazioni sul suo conto. Notò subito che tentava di nascondere sotto il suo lungo mantello viola la spada che sembrava avere l’impugnatura dorata. Non aveva mai visto un’arma tanto particolare, sicuramente doveva provenire da un paese molto lontano, forse addirittura oltre oceano. Doveva essere anche molto ricco per permettersi un’arma tanto lussuosa o peggio ancora poteva trattarsi di un mercenario. Ciò che però attirò maggiormente la sua attenzione era la spilla che chiudeva il suo mantello, anch’essa d’oro e con una forma del tutto singolare: JJ.

Non aveva mai visto quel simbolo prima di allora, non era lo stemma di una casata nobiliare, li conosceva tutti. L’ipotesi dell’appartenenza del giovane a un gruppo di mercenari si faceva ancora più viva nella sua mente e meccanicamente strinse più forte l’elsa della spada. Rispose al suo gesto con un sorriso sprezzante.

-Ti ha rifiutato eh?

Il kazako rimase impietrito e l’avversario lo superò ridendo, sparendo poi nel fitto del bosco.

Chi mai poteva essere quel cavaliere che sapeva conoscere così bene quello che era appena successo? Era forse un alleato della Fata? Magari era un essere magico anche lui o forse era il suo cavaliere. Sicuramente era il suo cavaliere, sicuramente aveva avuto il privilegio di stare al fianco di quell’essere puro e di proteggerlo. Se lo aveva scelto come suo campione doveva essere degno di quel ruolo, eppure non riusciva a togliersi di dosso quella brutta sensazione che sentiva solo evocando nel pensiero la sua immagine. “Pericolo” gli avevano suggerito i suoi muscoli non appena era apparso sulla sua strada. “Pericolo” aveva gridato la sua mente dopo averlo osservato attentamente. Ciononostante, egli era l’eletto della Fata, come avrebbe mai potuto sbagliarsi una creatura tanto perfetta?

Finalmente si decise a muoversi e uscì dalla foresta. Tra la chiara luce del primo mattino lo stava aspettando il suo fido destriero, vicino alla polla, dove lo aveva lasciato. Lo raggiunse, accarezzò la nera criniera e montò in sella. Lo spronò in direzione della reggia di Yakov.

 

 

 

Il giovane dagli occhi della notte raggiunse senza difficoltà Yuri. Lo stava aspettando sul tronco reciso della quercia millenaria, la Madre come la chiamavano in Russia, dalla quale partivano lunghe diramazioni di ghiaccio, simbolo delle antiche braccia nodose. Quello era il trono della Fata della Russia. Ai suoi piedi, come sempre, sonnecchiava la Tigre Bianca.

Il felino, non appena lo sentì avvicinarsi, si destò immediatamente e iniziò a ruggirgli contro con fare minaccioso. Il giovane, che temeva quell’animale più di ogni altra cosa, si arrestò rapidamente e si inchinò davanti a Yuri.

-Mio signore, sono giunto fin qui per portarti informazioni preziosissime, non immaginate neppure quanti pericoli abbia..

-Taglia corto JJ!- lo interruppe bruscamente Yuri.

Odiava il suo continuo dilungarsi su dettagli inutile e il suo vantarsi di imprese mirabolanti ma difficilmente credibili. Era troppo egocentrico e chiacchierone per i suoi gusti, ma era un ottimo infiltrato e portava notizie importanti su Yakov.

-Si mio signore, perdonatemi. C’è grande fermento alla reggia. Yakov sta aspettando un nuovo guerriero, è convinto che sfruttando la sua forza riuscirà sicuramente a farti cadere. E’ il miglior guerriero del Kazakhstan, da solo è riuscito a coordinare e portar avanti la difesa del suo paese contro l’armata di Yakov. Le sue capacità in combattimento sono fuori dal comune.. Yakov non sbaglia a ritenerlo il suo asso nella manica. Il suo arrivo è previsto per quest’oggi o domani mattina, vuole che lo intercetti e provi a convincerlo ad unirsi a noi?

Un brivido corse lungo la schiena della Fata.

-Ha tradito il suo paese?

-No, ma ha tradito il Codice della Cavalleria.

Lo sguardo interrogativo di Yuri lo indusse a spiegare meglio la questione.

-Mio signore, per noi cavalieri non c’è nulla di più sacro che la lealtà per il nostro sovrano, ma abbiamo anche un Codice di comportamenti da rispettare che ci identifica come Cavalieri e su questo consacriamo la nostra spada, è una sorta di giuramento. Questo cavaliere ha sempre agito rispettando il nostro Codice e ha compiuto delle imprese straordinarie per difendere il suo paese ed il suo Re, ha persino meritato il titolo di Eroe del Kazakhstan! Però.. durante la guerra contro Yakov ha commesso un errore imperdonabile. Yakov ha dispiegato le sue risorse migliori per conquistare il Kazakhstan, ma ogni volta veniva respinto da questo giovane combattente. Ha deciso quindi di mandare il suo miglior generale, Georgi Popovich, affinché lo battesse in singolar tenzone. Georgi però non era alla sua altezza, ha combattuto con grande coraggio, ma alla fine è stato sconfitto.

-Qual è il problema allora?

-Lo ha ucciso. Durante un duello non è lecito uccidere l’avversario sconfitto. Il Codice lo vieta. Il duello si basa sul rispetto reciproco dei due contendenti perché si riconosce il grande valore del rivale.. Togliere la vita al perdente è una grande mancanza di rispetto. Si è puniti con la morte!

La fronte di Yuri si imperlò di gocce di sudore.

-Perché allora sta andando da Yakov?

-Perché il Kazakhstan ha perso la guerra senza il suo Eroe. Dopo questo terribile fatto, lui stesso si è consegnato alle autorità del suo paese per essere imprigionato e condannato. Così facendo, però, ha condannato anche il suo paese che è stato sottomesso nel giro di una settimana. Yakov ha imposto agli sconfitti solo la consegna del loro Eroe. In molti pensano che voglia condannarlo con le sue stesse mani per quello che ha fatto a Georgi, ma io ho sentito con le mie stesse orecchie che ha intenzione di sfruttarlo per vincerti una volta per tutte! Quindi ti ripeto, signore mio, cosa vuoi che faccia?

Yuri stette in silenzio per alcuni minuti, poi, deglutendo chiese:

-Qual è il suo nome?

-Otabek Altin.

La Fata si alzò dal suo trono, fece cenno alla Tigre di seguirlo e voltando le spalle al JJ disse:

-Torna da Yakov. Portami altre informazioni su quello che farà.

-Come desiderate mio signore, parto immediatamente.

Il ragazzo si allontanò con grande fretta. Una calda lacrima bagnò la guancia di Yuri.

 

 

 

Era il tramonto, Otabek aveva galoppato come un pazzo alla volta della reggia di Yakov e finalmente era arrivato. Fu scortato dalle guardie nella sala del trono dove il re lo stava aspettando. Un portone immenso in cristallo nero si spalancò davanti ai suoi occhi rivelando un’immensa navata che conduceva ad uno scranno imponente in oro massiccio e pietre preziose. Sopra di questo vi era la persona più temuta sulla faccia della terra: Yakov. Con un gesto della mano lo invitò ad entrare. Lungo i lati della navata stavano fermi ed immobile cavalieri, cortigiani, dame, servitori, e tutti quanti tenevano gli occhi fissi su di lui. Otabek si arrestò ai piedi dello scranno. Yakov sorrise sprezzante.

-Finalmente sei arrivato, Otabek l’assassino!

   
 
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