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Autore: feley_tah    07/04/2017    1 recensioni
Due amiche, le loro avventure e qualche ostacolo lungo la strada da superare...ci sarà un lieto fine?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Questa deve essere la giornata dei pianti. Cristo! Se non fosse mia madre l’avrei già presa e sbattuta al muro. Mi guarda con quell’aria da agnello immolato e sofferente, mentre spera di convincermi con assurdi ragionamenti che la mia condizione è assolutamente negativa. Di cosa parlo? Sono gay. Lo sono forse da tutta la vita, forse lo sono diventata, ma una cosa è certa: mi piacciono le donne. La mia famiglia ne è a conoscenza ormai da anni, e non sto a spiegarvi come l’abbiano scoperto, è già abbastanza imbarazzante di per se; lascio alla vostra immaginazione. Ricordo mio padre che mi sorrideva e mi accarezzava i capelli come se fossi stata un cagnolino, mia madre che piangeva e mia sorella, Violet, che mi guardava con aria indifferente. Eh si, ho anche una sorella, come sicuramente avrete capito. È maggiore di me di sette anni, è sposata con un ragazzo meraviglioso, Joshua, ed ha una bambina di 3 anni, Emily. La mia nipotina è affetta dalla sindrome di down, è seguita costantemente da una tata che vive a casa di mia sorella. Ha 60 anni e il brutto vizio di spruzzarsi addosso troppo profumo; in poche parole, quando passa lei, svieni. Ma torniamo a mia madre, che sta piangendo ormai da un’ora. I suoi singhiozzi mi stanno innervosendo. “Avanti mamma, piantala...” Le dico, preparandomi un toast al burro d’arachidi mentre fumo una sigaretta; se mi vedesse Even, penso mi ammazzerebbe all’istante. “Come puoi farmi una cosa simile! Non vedi quanti ragazzi vengono a cercarti?” La guardo perplessa e scoppio a ridere. “Ma chi, Richard? Quello è solo uno scassa cazzo” Mia madre mi guarda severamente. “Parla bene! Ti ho educata in questo modo?” Non la degno di uno sguardo. Per mio padre si è ridotta in questo stato, seguendolo qui e sperando di far funzionare la loro storia nuovamente. Invece ora lui sta comodamente con la sua nuova fiamma, mentre io mi devo subire la nenia giornaliera di questa donna di mezza età in menopausa precoce. Metto il panino nello zaino e guardo l’ora. “Io esco. Non aspettarmi sveglia. Vado a dormire da un’amica.” Continua a piangere. Meglio che esca prima che cominci ad urlarmi contro che non andrò mai in paradiso se faccio sesso con le donne. Fuori dalla porta mi aspettano Even ed Erika. “Ragazze...buongiorno” dico sbadigliando. Even mi prende a braccetto. “Buongiorno Jeanie! Com’è iniziata la tua giornata oggi?” Lei è sempre di buonumore, a differenza di qualunque altra persona al mondo, che la mattina non ha mai voglia di parlare con nessuno e guarda tutti in cagnesco. Questa sono io oggi. Erika mi squadra. “Sei nervosa?” La guardo attentamente. “Secondo te? Sono mai stata una persona calma da che mi conosci?” lei sorride ma non risponde. Ormai tutti sanno che ho un carattere molto particolare. “Chi c’è oggi? E soprattutto...dove mi portate?” Mi avevano proposto una giornata di shopping per quel sabato, ma che io sapessi non c’erano enormi centri commerciali in questa città. “Solito gruppo, Jean...ci sono i gemelli ed anche Alexandra....” Mi blocco in mezzo al marciapiede mentre Erika ed Even continuano a camminare; poi Ev si accorge che io non le sto seguendo. “Mi fai parlare a vuoto?! Che ti prende?” La guardo senza parlare poi abbasso lo sguardo a terra. Lei mi prende a braccetto e continua a camminare, quasi trascinandomi. Devo trovare qualche scusa e darmela a gambe! Vediamo...mia madre deve fare una torta per il compleanno di mio padre ed ha bisogno di me? No, non regge, i miei sono separati. Il mio pesce rosso è in coma ed ha bisogno di un respiratore artificiale che posso fare solo io servendomi di una cannuccia? Ok, questa è una emerita cazzata. Sono fottuta. Seguo riluttante Even fino al centro cittadino, dove mi stupisco di vedere tanti negozi intorno a noi. Bene, qualcosa di positivo esiste! A parte i miei amici, è logico. Tutti ci stanno aspettando. Erika quasi vola verso Josh da quanto è felice di vederlo. Storco il naso...l’amore...che schifo! Saluto tutti con un cenno della mano e li ascolto parlare. Poi noto che non c’è Alex e decido di agire: tiro Ev per un braccio. “Ehi Ev!” lei mi guarda. “Che succede?” Cerco di assumere l’aria più seria in assoluto, poi sparo la cazzata peggiore che avessi mai potuto pensare. “Il mio pesce rosso sta morendo. Non posso lasciar soli i suoi genitori in questo momento di lutto così doloroso.” Even mi guarda sbarrando gli occhi. “Non sapevo che la presenza di Alex ti facesse perdere la testa in questo modo” mi dice laconica facendomi l’occhiolino. Arrossisco violentemente ed Even ride. Cristo santo!! Se capisce che Alex per me è un punto debole, non mi darà vita facile e continuerà a perseguitarmi. In quel momento sento una voce dietro di noi. “Ciao ragazze!” Mi volto ed incontro i suoi meravigliosi occhi azzurri ed il suo sorriso disarmante. Se l’avessi incontrata a Manhattan, avrei sicuramente detto alle amiche del mio vecchio gruppo che quella ragazza mi faceva salire il sangue al cervello; in poche e semplicissime parole, alquanto volgari, avrei detto che sarei volentieri saltata addosso ad Alex. Ma ora sono qui, e guardandola non posso far altro che pensare che vorrei baciarla. Ma che cazzo dici Jean!! Non sai neppure se è lesbica o meno! Lei mi guarda. “Ciao Jeanie...stai benissimo con questa pettinatura!” Avevo deciso di fare una bella coda alta, alla cui base avevo appuntato una rosa con charms arcobaleno. “Emh...grazie...” Even mi trascina via guardandomi perplessa ed entriamo nel centro commerciale. Le ragazze hanno addocchiato un negozio d’abbigliamento etnico e ci convincono a visitarlo per primo. Le seguo mentre lanciano gridolini entusiasti nel vedere gonne inguinali e magliette che lasciano ben poco all’immaginazione maschile. Sono in imbarazzo. Il negozio è grande. Una commessa si avvicina. “Posso esservi d’aiuto?” La ringraziamo dopo aver rifiutato e continuiamo a dare uno sguardo. In una mensola ripiena di maglioni, vedo appeso un cartello bianco con la scritta

MENSOLA INSTABILE. NON APPOGGIARSI.

“Attenzione a quel cartello...” Lo indico alle ragazze che quasi non mi guardano. Peggio per loro; se la faranno cadere, farò finta di non conoscerle. Raggiungo Even, che a differenza delle altre sta studiando attentamente un bel paio di jeans comodi e alla moda. Si volta e me li mostra. “Bianchi o neri?” La guardo, cercando di immaginarglieli addosso. “Penso ti stiano bene entrambi...” Lei li studia ancora per qualche minuto, poi prende quelli neri. “Per ora prendo questi...tu non prendi nulla?” Mi guardo intorno, quasi schifata. Even prende un cappello da una mensola. “Guarda Jean! Ti sta a meraviglia!!” Me lo mette sulla testa e mi trascina di fronte allo specchio. “Ev. è una cagata pazzesca!” Me lo tolgo e lo butto sopra altri cappelli, mentre Even guarda la commessa li vicina in maniera imbarazzata e mi trascina via. “Nessuno ti ha insegnato ad esprimere i pareri a bassa voce?” Mi rimprovera. “Quando le cose sono cagate allucinanti no! E poi è meglio che lei l’abbia saputo da una cliente no? Almeno cambia fornitore!” Even scuote la testa e si allontana. Vago per il negozio con aria disperata, senza vedere nulla che non mi sembri terribilmente ridicolo. Poi vedo un espositore pieno di gilet. Mi avvicino e sorrido: quasi la metà del mio guardaroba ne è pieno. Eppure manca ancora quello viola. Cerco disperata sperando di trovarne uno della mia taglia. “Anche tu amante dei gilet?” Alzo la testa di scatto mentre sento un brivido. Alex è vicino a me e mi guarda sorridendo. “Mhmh...” Torno a controllare senza darle troppa importanza, sebbene muoia dalla voglia di parlarle e conoscerla. Ma a quanto pare, non ha intenzione di allontanarsi. “Penso che questo ti starebbe benissimo, non trovi?” Mi mostra un gilet nero meraviglioso. Lo prendo in mano e lo guardo. “Si...mi piace...grazie Alex...” lei mi sorride. “Te ne intendi di cappelli? Abbiamo uno spettacolo tra due mesi e devo comprare un cappello, ma non ho idea di come prenderlo!” Vado insieme a lei vicino all’espositore circolare, e mentre li prova, parliamo del più e del meno. È davvero simpatica, e soprattutto sembra essere bene informata su tutto quello che le succede intorno, politica compresa. Mi racconta della sua famiglia, della sua passione per il ballo. La ascolto rapita dai suoi occhi, interessata ad ogni sua parola. “E tu? Sei così misteriosa...per tutti! Raccontami qualcosa di te...” Mi chiede sorridendo. Cerco di assumere un’aria più distaccata possibile. “Non ho una vita molto interessante...” Quelle parole sono il principio di qualcosa di irreparabile che succede proprio in quel momento: disattenta e concentrata su Alex, mi appoggio con il gomito alla mensola instabile, che cade rovinosamente; e con essa, la miriade di maglioncini che vi è poggiata sopra. Guardo inorridita il disastro che ho combinato. Tutti mi guardano, non solo i miei amici, ma anche il resto della clientela del negozio. Aiuto la commessa che è accorsa disperata a rimettere apposto, e lei mi ringrazia, ma dalla faccia è incazzata come una iena. La mensola ora è inutilizzabile, e lei dovrà cercare un altro posto dove mettere i suoi maglioncini color confetto. Esco desolata dal negozio, mentre i miei amici ridono divertiti, soprattutto i ragazzi. Alex si avvicina e mi tocca una spalla. “Sono cose che succedono, non prendertela!” Non le rispondo, pensando imbarazzata alla tremenda figura di merda che ho fatto davanti alla ragazza che mi piace.

** “E dai Jean! Non prenderla così!” Even cerca di tirarmi su il morale. Non ho quasi mangiato al pensiero di essermi rovinata la reputazione proprio con Alex! “Che figura di merda!” Dico aprendo la finestra ed accendendo una sigaretta. Even mi guarda incrociando le braccia. “Cosa ti dà più fastidio, aver fatto una figura di merda davanti ai tuoi amici, o davanti ad Alexandra?” A quelle parole inizio a fumare più velocemente del solito ed appena finita la prima ne prendo subito un’altra. “Alex ti ha raccontato qualcosa di lei?” La guardo ancora. “Si...mi ha parlato della sua famiglia e del ballo...e di altre cose...” Il ricordo della nostra chiacchierata mi fa spuntare un sorriso. “Ti avrà anche detto che è omosessuale...no? lo dice a tutti!” Il mio sorriso si spegne e guardo Even sconvolta. “Che cazz...cosa hai detto?” Lei ride, ed io mi pento di aver dato importanza alle sue parole. “E si...non te l’ha detto?” Non le rispondo e prendo un'altra sigaretta. Even mi sequestra il pacchetto. “Basta! Hai quasi finito un pacchetto! A letto ora...su su...” Spengo la sigaretta e la butto fuori. Lei accende degli incensi mentre ci mettiamo sotto le coperte. “Che puzza! Ma che diavolo è?” Le chiedo tappandomi il naso. “Gelsomino e zenzero...buono eh?” Si mette sotto le coperte e prende un libro. Io mi stendo e chiudo gli occhi. “Dormi Jean?” Mi domanda guardandomi. “No...non dormo...ma tra poco lo farò...” Le rispondo pensierosa. “Buonanotte allora...e...sogni d’Alex...emh volevo dire d’oro!” Apro di scatto gli occhi e le tiro il primo cuscino che mi capita di fianco, a forma floreale. Lei ride. “Vuoi la guerra?” Iniziamo una battaglia di cuscini che sarebbe stata senza fine, se Dag non fosse venuto ad interromperci ricordandoci che ormai erano passate le quattro di notte.
   
 
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