Sorpresa
senza titolo per Connie
"E allora?" Chiese Sasha, trattenendosi dall'imbronciare le
labbra alla vista di quello che sembrava un annuncio mal riuscito.
"Connie?" Impaziente, attendeva una risposta, stringendo le mani
davanti al petto. Non può
mica esserne dispiaciuto, no? Certo non lo cercavamo, ma insomma, lui
è Connie!
Da quelli che a lei sembravano secoli, Connie era muto,
imbambolato, con la bocca semiaperta e lo sguardo fisso sulla torta
davanti a lui, decorata da sbuffi di panna bianca e da una particolare scritta
di cioccolato. Proprio quella era al centro del campo visivo del
ragazzo, incredulo, nella cui testolina pelata, adesso, gli ingranaggi
ruotavano senza sosta, cercando di processare cosa sarebbe successo da
lì a pochi mesi. Non riuscendo a spiccar parola, si
limitò a conversare con se stesso, in un botta e risposta
che udiva a malapena, sopra il clangore metallico e gli sbuffi di
vapore.
"Cosa."
"No, davvero?"
"Cazzo, e mo?"
"Mo cosa?"
"NON LO SO!"
"Però
che figata."
"Già,
che figata."
"Avrò
un bambino."
"O una
bambina."
"Sì.
...sarà più piccolo di me!"
"Cazzo,
sì!"
"Non
sarò più io il piccolo Connie"
"Woah.
Papà."
"Constantine!"
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dal suo nome intero,
urlato da una Sasha che, a quanto pare, si era ripresa. Alzò
lo sguardo verso di lei, che adesso teneva le braccia sui fianchi e lo
guardava, se possibile, ancora più impaziente. Si era fatta
ricrescere i capelli, di mattina presto liberi dalla solita coda e
scarmigliati, e, ci giurava, in quel momento sembravano imitare il suo
umore come fa il pelo degli animali. Non aveva finito di vestirsi,
quando lui era sceso, e il corsetto era ancora slacciato dove, tempo
una manciata di settimane, avrebbe cominciato ad arrotondarsi.
"... Allora?" Ripetè,
quasi supplicando la sua risposta.
"Ehm..." Connie si
affrettò ad afferrare il coltello e a tagliare la torta. Se
c'era qualcosa che aveva imparato nella sua lunga esperienza da schiappa, era che certe volte
è meglio lasciar parlare i gesti. Preparò due
piattini e due forchettine. Iniziò a sorridere come un
deficiente - oh, se lo sono, certe
volte. Ma rimango comunque un genio, pensò - e porse alla moglie il
piattino con due fette grandi e una poco più sottile.
"Adesso avrai una bella scusa per
mangiare ancora di più, non sei contenta?"
Le si illuminò il
viso. "Constantine!
Allora tu parli!"
"Certo che parlo!" rispose,
rubandole un bacio dalle labbra sporche di panna.
Risero entrambi, quasi strozzandosi
con la torta, finchè, di nuovo, Connie entrò in
modalità Vaneggio, bloccandosi alll'improvviso.
"...eddalle!" Esclamò
Sasha spazientita, lasciandosi sfuggire un soffio in dialetto.
"Sì
coso, ma ora sei nella merda."
"Cosa?"
"Sasha
avrà le voglie."
"COSA."
"Tu sei
pronto ad affrontare una cosa simile?"
"No."
"Nemmeno
io. Ma Historia può sempre trovarci un posto come
ambasciatore in continente."
"..."
"Scherzo,
gnomo. Tu sei un uomo, adesso, e ti prenderai le tue
responsabilità"
"Non
dirlo come se fosse un dovere. Io sono felice."
"Ah
sì?"
"Avrò
una famiglia, adesso. Più grande, intendo. Sasha
è già la mia famiglia."
"Contento
tu."
"Un
sacco."
"..."
"...quanto
pensi che mi sfotterà quel ronzino di Jean?"
"Tanto."
Angolino della Nana:
Salve a tutti C: Frutto di
chat demenziali e dell'odierno cazzeggio mattutino, vi presento
questa... shottina (513 parole, se si esclude il bonus qui sotto!).
Dalla sopracitata chat demenziale si deve anche il dialogo del primo
Vaneggio di Connie, regalatoci da Arya Tata Montrose che, oltretutto,
è la fantavolosa beta-reader e la signorina a cui questa
storia è dedicata :3 Passate a leggere anche i suoi lavori,
è lei quella brava!
Finito qui, vi lascio al
bonus. Spero di poter presto tornare a invadere i vostri pc e
smartphone con altro slice of life e fluff improvvisato (ovviamente se
a voi, pazienti lettori, non dispiace)!
Un abbraccio, Adam
NanaLuna.
Bonus:
Sconsolata, Sasha
riprovò a picchiettare sulla spalla di Connie.
"Ohi? Tesoro?" Niente. Mise la
testa accanto alla sua per poter capire bene cosa stesse osservando. Il
nulla. Una parete vuota. Al massimo, poco più a destra, le
padelle della sera prima da lavare. Ora,
con un figlio, dovremo iniziare a fare gli adulti sul serio e rendere
questa casa un ambiente vivibile. Però voglio anche rimanere
bambina. Sai che bello, tre bambini che giocano assieme? Io, Connie e
il nuovo. Un goffo sorriso le si
allargò sul viso costellato di briciole, determinato a
restare lì per molto, moltissimo tempo.
In un ultimo tentativo,
pizzicò il naso del suo pelatino, ancora senza risultato.
Esasperata, si buttò
sulla sedia con il suo piattino straripante di torta. Con le guance
piene, si passò una mano sul ventre ancora piatto. Il
sorriso s'era fatto più luminoso.
"Il tuo papà
è veramente uno stupido, certe volte. Ma lo si ama
comunque."