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Autore: _Leef    07/04/2017    4 recensioni
Dean Winchester, diciassette anni, è un liceale popolare e ribelle che vive nella piccola Lawrence assieme alla madre e al fratellino Sam.
Castiel Novak, diciassette anni, è un ragazzo semplice, figlio del reverendo e di grande fede, che nel tempo libero fa volontariato ed è appassionato di astronomia.
Pur essendo così diversi, tra i due nascerà qualcosa quasi per caso, ma niente andrà come previsto.
[ Ispirata al romanzo "A walk to remember" :) ]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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A Walk To Remember





Parte III

 

Is true love only once in a lifetime?

 

Eventualmente, Benny si dimentica di venirmi a prendere.

Sarà sicuramente da qualche parte imboscato a pomiciare con Andrea. Normalmente non mi sarei incazzato tanto, ma odio questo fottuto orfanotrofio, fa un freddo cane e mi trovo dall'altra parte della città. L'idea di dovermene tornare a casa a piedi mi fa rabbrividire e lo stomaco mi si stringe in un crampo di protesta.

Lancio una rapida occhiata all'orologio che porto sul polso e poi ficco le mani in tasca, trattenendo un ringhio arrabbiato. Magari Benny è solo in ritardo. Continuo a fissare con insistenza l'angolo da cui sarebbe dovuta spuntare la sua auto, ma una vocina irritante nella mente continua a darmi del coglione. E la voce assomiglia terribilmente a quella di Sam.

-Ciao, Dean.-

Sobbalzo per l'ennesima volta nel giro di qualche ora e mi ritrovo la faccia di Castiel a due centimetri dalla mia, talmente vicina che il cuore rischia di schizzarmi fuori dalla cassa toracica.

-Cristo, Castiel! Spazio personale, ti dice niente?- sbotto duramente, facendo un passo indietro e tornando a fissare la strada. Ma poi che diavolo saluta a fare!? Ci siamo visti due secondi fa. Dio, questo ragazzo mi fa salire la voglia di bestemmiare, il che è davvero assurdo ed ironico allo stesso tempo.

-Le mie scuse- mormora lui, piegando la testa di lato e fissandomi come se improvvisamente mi siano spuntate due teste dal nulla. Mi sento sempre a disagio sotto il suo sguardo: saranno i suoi occhi troppo blu, troppo puri, ma mi sento inadeguato, sbagliato, e questa cosa mi porta a stringermi di più nel giaccone, come farebbe una tartaruga con il suo guscio.

Cazzo è assurdo, è Castiel quello strano, io non ho niente che non vada, e poi la deve smettere di comportarsi come se fossimo amici.

-Potresti provarci davvero, sai?- dice lui, dopo minuti interminabili di silenzio. In realtà pensavo che se ne fosse andato, visto che ha la capacità di apparire e scomparire come un fottuto fantasma.

Inarco le sopracciglia e gli lancio un'occhiataccia subito dopo. E' avvolto di nuovo nel suo trench orrendo che gli sta troppo largo e sembra un bambino che ha giocato a mettersi i vestiti del padre. -Di che stai parlando?-

-Ad impegnarti- continua subito dopo, sistemandosi gli occhiali neri sul naso. Ho notato che sembra farlo quando è nervoso. -A loro farebbe molto piacere. Ai bambini. E tu potresti trovarlo divertente e producente.-

Dio, sentirlo parlare mi fa venire il voltastomaco. Mi rifiuto di analizzare il motivo di questa mia reazione, almeno per ora. -Sono giovane per morire di noia in un posto simile.-

Quello che ho detto non sembra averlo scalfito, ma Castiel ora ha un'espressione così indecifrabile che è difficile riuscire a leggerlo davvero. Si limita ad alzare il mento in una posizione che lo rende terribilmente fiero. E sexy, ma cancello subito quello che ho appena pensato. -Tu sai bene che senza pubblico non sei nessuno, vero Dean?-

Il fatto che anche lui mi veda come uno sbruffoncello alla ricerca di attenzione, come fanno tutti, mi fa incazzare. E mi ferisce. -Chi è che lancia giudizi senza conoscere, adesso?-

-E' solo un dato di fatto- sbotta Novak, infilandosi le mani nelle tasche del suo trench per poi darmi le spalle e camminare verso la sua macchina. E cazzo sì, sono tipo diviso tra la voglia di prenderlo a pugni e quella di sbatterlo al muro e farmelo fino alla fine dei miei giorni.

Idee malsane entrambe. La seconda in particolar modo. Comunque, Castiel sta salendo sulla sua vecchia Prius argentata e okay, quella che mi frulla in testa non è la migliore delle idee ma Benny non arriva e cazzo, il culo mi si sta congelando, quindi fanculo.

Ingoio il mio orgoglio e mi avvicino al finestrino del guidatore, tamburellandoci contro con le nocche. Castiel mi guarda e i suoi occhi blu mi scrutano disinteressati per un momento.

Prendo un piccolo respiro e poi faccio uno dei miei migliori smaglianti sorrisi da seduttore, sperando che anche con lui possano funzionare. -Faresti un atto di carità?-

 

Castiel guida come mio nonno.

Non che io abbia un nonno, ma se lo avessi, guiderebbe esattamente come guida Castiel. Piano. Inesorabilmente piano. E rispetta tutti i segnali. E i semafori. E le precedenze. E i limiti di velocità. Di questo passo arriverò a casa giusto in tempo per il giorno della laurea di Sammy, è una buona cosa dai.

-La cintura.- Ecco, appunto.

Sono stravaccato sul sedile del passeggero come il peggiore dei camionisti e sbuffo palesemente scocciato. Ma insomma, gli ho chiesto io un passaggio, l'auto è la sua, il minimo che posso fare è rispettare le sue regole. Quindi contro voglia mi infilo la cintura, bloccandola con un inquietante clic. Castiel mi lancia un'occhiata soddisfatta, poi si sporge per accendere la radio.

Immediatamente, una serie di rumori naturali invade l'auto: sento il rumore dell'acqua, forse di un fiume che scorre, e del vento. E' piacevole ma mi fa venire una terribile voglia di pisciare.

-Cos'è questa merda?- borbotto inorridito, sporgendomi a mia volta per cambiare stazione e scopro che in realtà si tratta di un disco che viene sputato fuori dalla radio come se pure lei si rifiutasse di riprodurre certa roba.

-Dean, il linguaggio- e sì, mamma -comunque, io la trovo estremamente rilassante. Mi aiuta a distendere i nervi.-

Mi chiedo quali nervi debba distendere visto che Castiel sembra avere sempre questa dannata scopa su per il culo ma dà l'impressione di essere la persona più rilassata del creato. Roteo gli occhi esasperato e sposto la radio su una stazione di musica rock, lanciandoci poi uno sguardo soddisfatto. Decisamente molto meglio.

-Molto meglio- dichiaro infatti, tornando a guardare fuori dal finestrino. Noto con orrore che stiamo praticamente andando a passo d'uomo e davvero, di questo passo sono pronto a suicidarmi il prima possibile. Non mi stupirei se vedessi qualche vecchietto superarci.

-Quarantadue- mormora Castiel all'improvviso, attorcigliando le dita pallide e lunghe sul volante. Ha delle belle mani. Dean, cazzo, concentrati.

Aggrotto la fronte e mi volto verso di lui. -Stai dando i numeri?-

-Quarantadue, essere amico di chi non mi piace- chiarisce, stringendosi nelle spalle subito dopo. Si volta a guardarmi per un secondo e i suoi occhi blu scintillano anche nel buio dell'abitacolo. -E' la lista delle cose che voglio fare nella mia vita.-

Okay questo è terribilmente strano. E maniacale. Cioè, scrivere tutto ciò che si vuole fare non è qualcosa che ti mette giusto un pochino di ansia da prestazione? E poi mi ha appena detto che non gli piaccio, come fa ad affrontare il tutto con quel sorrisetto di circostanza?

Piccolo stronzetto. E poi noi non siamo amici.

-Tipo quali?- chiedo, appoggiando la testa su una mano, guardandolo con attenzione.

Castiel ci pensa un attimo, ma poi le sue labbra carnose si piegano in un sorrisetto. Sembra che gli piaccia parlare di questa fantomatica lista, ma i suoi occhi non si accendono, sono come velati, c'è qualcosa che li oscura. -Fare un anno di volontariato, una scoperta scientifica. Essere in due posti contemporaneamente, farmi un tatuaggio.-

Sposto lo sguardo dal cruscotto a lui e lo scruto con interesse, stupito dalla curiosità sincera che mi sta nascendo dentro. -Qual è la numero uno?-

Castiel fa un sorriso sghembo. Si ferma ad un semaforo, si volta a guardarmi e ancora una volta mi trovo inchiodato dai suoi occhi troppo intensi e il mio cuore prende a scoppiettare come un fottuto petardo; un anglo della sua bocca si solleva in su, e mi rivolge un'occhiata divertita prima di tornare a guardare la strada. -Te la direi, ma dopo dovrei ucciderti.-

Sono quasi sul punto di scoppiare a ridere ma mi trattengo, anche se sono davvero curioso. Probabilmente non è niente di così fondamentale, sarà una sciocchezza, e io ho ancora una dignità da mantenere che non mi permette di insistere oltre.

Poi la Prius di Castiel attraversa lo stradone principale di Lawrence, quello puntellato da mille locali e pub diversi, sempre pieno di ragazzi della nostra età; e appunto, passiamo anche davanti alla Rodhouse.

E' il locale che io e i miei amici frequentiamo più spesso, perché ci sono sempre delle ragazze carine e le cameriere non sono niente male davvero, e giustamente proprio all'ingresso intravedo Adam e Benny sono appoggiati al furgoncino.

Cas sta ancora guidando a passo d'uomo e probabilmente se voltassero lo sguardo verso di noi, ci vederebbero e non avrebbero nemmeno troppi problemi a riconoscermi.

E merda, come glielo spiegherei il fatto di trovarmi nell'auto di Castiel Novak ad un orario improponibile, se mi vedessero sul serio?

Faccio ruotare velocemente gli ingranaggi della mia testa e alla fine decido di scivolare sul sedile il più possibile -il che risulta piuttosto complicato, visto che la macchina è minuscola e io insomma, sono piuttosto alto ma tantè-, in modo che la mia testa non spunti dal finestrino.

Quando superiamo la Rodhouse, e io posso tornare a sedermi in maniera composta con un sospiro sollevato, sento il peso degli occhi di Castiel su di me: non ho bisogno di guardarli per capire che ancora una volta mi sta giudicando, ma dallo specchietto retrovisore riesco a vedere che sta scuotendo la testa, sconsolato.

E adesso non sorride più.

 

Odio l'orfanotrofio.

E' ufficiale. I bambini mi guardano come se avessi qualche specie di malattia venerea -sempre che alla loro età sappiano cosa sia- e preferiscono di gran lunga trascorrere il loro tempo libero con Castiel, piuttosto che con me. E quelle rare volte in cui Castiel non c'è o ha il turno dopo al mio, giocano con i pochi giocattoli che hanno a disposizione e si limitano a tollerare la mia presenza, ignorandomi deliberatamente.

Quindi fondamentalmente in quel posto non faccio niente di produttivo. Ma Castiel c'è quasi ogni volta, è sempre lì, e dispendia sorrisi e abbracci e caramelle a qualsiasi bambino e se la gente non lo conoscesse bene potrebbe quasi scambiarlo per un pedofilo che cerca di adescare minori ignari.

Vederlo stare tra i bambini mi fa sorridere irrimediabilmente e quando sono da solo posso anche permettermelo. Non ho molto da fare quando lui gironzola nella sala comune coinvolgendo tutti in questo o in quel gioco, comunque, quindi mi appallottolo sul davanzale con un taccuino in mano -devo ancora farmi venire in mente qualcosa da organizzare per Natale, che seccatura- e passo il tempo a guardarlo. In questi giorni in cui sono stato costretto a fare il babysitter, fallendo miseramente, ho avuto modo di osservarlo meglio.

Ho notato le rughette che si formano agli angoli dei suoi occhi quando sorride, oppure quel modo buffo che ha di piegare paurosamente la testa da un lato quando non capisce qualcosa, o ancora il modo gentile che ha di abbracciare o di accarezzare i bambini che stravedono per lui e ho scoperto che gli piace moltissimo il miele.

E mi sono accorto che Castiel è bello, bello in un modo che non è puramente fisico: da qualsiasi gesto che compie, da qualsiasi sua parola, traspare la sua anima, ed è un'anima così pura e magnifica che sembra farlo risplendere in mezzo a tutti, la si vede riflessa nelle sue iridi scure e i comuni mortali come me non possono fare altro che ammirarlo.

Arrossisco un po' a quel fiume di pensieri troppo poetici persino per me e affondo la faccia nel taccuino, desiderando di venirne risucchiato all'istante ma felice che nessuno possa vedermi. Sto decisamente uscendo di testa.

Non faccio in tempo ad alzare lo sguardo che noto Castiel infilarsi il suo inguardabile trench e uscire da una porta laterale, visto che i bambini adesso si sono riuniti attorno alla tv per il loro show preferito: in quella parte dell'edificio non ci sono mai stato se devo essere sincero e non ho nemmeno idea di dove conduca.

-Ma dove va?-

In men che non si dica mi alzo di scatto e riesco a raggiungere la porta prima che si chiuda e manco a dirlo i bambini non si accorgono nemmeno della mia breve scappatella. Castiel sta camminando lungo il corridoio, poi svolta a destra e inforca una rampa di scale. Siamo all'ultimo piano, sopra c'è solo il tetto, quindi mi chiedo che diavolo abbia intenzione di fare. Fa un freddo cane ed è anche piuttosto tardi, non c'è niente da vedere lassù. L'idea che anche lui abbia qualche oscuro segreto mi intriga un po', ma allo stesso tempo sono cosciente del fatto che non dovrei sentirmi così interessato a lui.

-Ehi!- urlo improvvisamente, e rendendomi conto di averlo praticamente pedinato, avvampo. Lui si volta di scatto verso di me, con un piede su un gradino, e i suoi occhi blu si spalancano per lo stupore, ma poi piega la testa di lato come al solito, aspettandosi una mia qualche spiegazione.

Certo, in fondo sono io ad averlo chiamato con un urlo dopo averlo seguito come il peggiore degli stalker, quindi a questo punto forse dovrei dire qualcosa. Mi schiarisco la voce e mi passo una mano dietro la nuca, palesemente imbarazzato.

-Ehm- borbotto, sperando che il caldo che sento non sia dovuto al fatto che sto arrossendo ancora di più come una dodicenne perché no grazie -Dove stai andando?-

-Potrei farti la stessa domanda- sussurra Castiel, scrutandomi come se non capisse nemmeno la mia lingua e stringendo la cinghia della cartella che porta sulla spalla.

Ti pareva. -Che ci vai a fare sul tetto?-

Castiel si volta e riprende a salire le scale, con un sorrisetto che sembra malizioso ma insomma, stiamo parlando di Castiel, il puro Castiel Novak e quindi proprio no. -Vieni con me.-

E normalmente infrangere le regole mi rende attivo, mi eccita, ma seguire Castiel su per una rampa di scale che porta chissà dove mi mette addosso una strana inquietudine.
Come avevo previsto, lui si ferma sul tetto e si avvicina ad una specie di tubo piuttosto lungo, voltandosi poi per guardarmi con attenzione.

Osservo quello strano oggetto con un sopracciglio inarcato e poi pianto gli occhi su Novak, ancora più confuso. -Okay, che diavolo è?-

-Ti presento il mio telescopio- dichiara con un tono troppo soddisfatto, indicando lo strano tubo con una mano, mentre ripone la sua borsa accanto al piedistallo dello strumento. -Avevo dodici anni quando l'ho costruito. Zaccaria me lo fa tenere qui, è piuttosto alto e si vedono bene le stelle.-

Spalanco appena la bocca. Che sia un prodigio è di dominio pubblico, ma adesso ne ho la prova tangibile davanti agli occhi. -Wow, notevole.-

-Dai un'occhiata- sussurra fin troppo entusiasta, spostando il mirino verso di me. Mi piego un secondo e ci appoggio l'occhio sopra, stringendo l'altro per vedere più chiaramente. Ed è bellissimo perché vengo letteralmente investito da un mare di stelle, al cui centro si riesce a distinguere anche la chiara figura di un pianeta circondato da anelli.

-E' Saturno, che figo- sussurro sinceramente colpito, e mi esce fuori un tono più stupito di quanto immaginassi. Normalmente non mi sarei mai interessato ad una cosa simile ma decido che il sorriso brillante e felice che mi rivolge Castiel quando sollevo la testa è una buona ricompensa per il mio sforzo.

Castiel annuisce e riporta il mirino verso di sé, piegandosi per tirare fuori dalla sua borsa qualche strano strumento astronomico e delle cartine del cielo. -Sto pensando di farne uno più grande, per riuscire a vedere anche le comete e altri fenomeni più lontani.-

Rimango in silenzio per un attimo e mi infilo le mani nelle tasche dei jeans, abbassando lo sguardo su miei anfibi. -Ti piacciono davvero queste stupidaggini? I miracoli della natura?-

-Queste stupidaggini?- mormora lui e dal suo tono vagamente triste posso capire che si è offeso. Okay, forse sono stato un po' brusco, un grande stronzo in realtà, ma tutto l'ottimismo di Castiel, la sua purezza e la sua meraviglia di bambino davanti al mondo mi danno sui nervi. -Dean, io ho le mie idee. Ho fede. Tu non ne hai?-

-No- sbotto irritato, alzando il naso verso il cielo. Senza il filtro del telescopio non si vede nemmeno una stella, soltanto un cielo grigio coperto da una spessa patina di fumo e nuvole, ed è uno scenario che mi mette tristezza. -C'è troppa merda in questo mondo.-

-Senza la sofferenza non ci sarebbe compassione.-

-Sì, vai a dirlo ai bambini di sotto o a quelli che soffrono- ribatto, tornando a guardarlo. Incontro subito i suoi occhi scuri, che hanno lo stesso colore della notte sopra di noi e mi trapassano come al solito da parte a parte. Lui scuote la testa e torna a concentrarsi sul suo telescopio e sui suoi strumenti.

-Dov'era Dio quando mio padre ci ha abbandonati?-

E okay, cazzo, no, niente è okay. Perché non capisco proprio il perché abbia detto una stupidaggine simile proprio a lui, che nemmeno mi conosce, che non sa niente di me, di quello che ho passato, di come ho sofferto. Certo, il fatto che mio padre se ne sia andato di casa per seguire la sua segretaria è di dominio pubblico a Lawrence, è stato un pettegolezzo sulla bocca di tutti per un po', ma non mi era mai capitato di parlarne apertamente con qualcuno.

Castiel mi lancia appunto un'occhiata stupita, ma poi stende una coperta sul pavimento lastricato della terrazza e ci si siede sopra, sospirando. -A volte è difficile. Anche io ho dubitato, spesso, ho quasi creduto che fosse tutto inventato quando mia madre è morta. Tutto quello che pensavo era “Perché lei? Ho fatto tutto quello che dici di fare nella Bibbia, quindi perché lei?”-

Il suo tono sembra freddo, e distaccato, ma ormai ho capito che è il suo modo di fare, in realtà basta guardarlo negli occhi per capire quello che prova, attraverso le spesse lenti che gli scivolano sul naso anche in questo momento, rendendolo adorabile.

E ci metto un attimo a capire che Castiel ha qualcosa in comune con me: abbiamo perso un genitore, in maniere diverse ovviamente, ma entrambi siamo accomunati da questo tipo di dolore. Il mio cuore si scalda un po' e deglutisco, sforzandomi di non pensare a quanto sia dannatamente bello in questo momento, con i capelli neri scompigliati e la luce che illumina il suo profilo mettendo in evidenza la sua bocca e il suo naso dritto.

-Non soffrirai per sempre, Dean- dice ancora con un piccolo sorriso che mi manda in fibrillazione, perché Castiel è bravo a riempire i miei silenzi, è fottutamente bravo anche se non mi conosce nemmeno un po', ci mette poco a leggermi. Vorrei dire che è perché sono speciale, in qualche modo, ma in realtà Castiel sembra bravo a leggere le emozioni di chiunque e questa cosa mi scoraggia un po'. Che cazzo sto pensando?

Gli faccio un rapido cenno con la testa e nessuno dei due parla più.

Io non gli chiedo se posso rimanere lì, Castiel non protesta, quindi resto, e lui traffica con le sue cose come se non ci fossi.

E la cosa mi ferisce più di quanto sono disposto ad ammettere.

 

-Senti, Dean, mi dici perché devi perdere tempo con queste stronzate?-

Benny sbuffa per l'ennesima volta nel giro di tipo dieci minuti, lanciando il depliant dell'orfanotrofio in mezzo ai fiori come se fosse spazzatura. Siamo seduti nel giardino di casa mia, Sammy è in camera sua a fare i compiti e mia madre sta cucinando la cena.

Il mio grande problema al momento è trovare un'idea decente per il Natale dei bambini: non mi entusiasma il progetto di doverlo trascorrere in orfanotrofio, ma se proprio devo farlo, spero di farmi venire in mente qualcosa di davvero sensazionale. E okay, io di solito di feste me ne intendo abbastanza, ne ho date un sacco e mi piace andarci, ma non ho la più pallida idea di come organizzare una festa natalizia per dei bambini senza famiglia.

Quindi sì, sono talmente disperato da chiedere aiuto al mio migliore amico, quello che probabilmente ha meno spirito natalizio del Grinch.

-Benny, non ho scelta, o quello stronzo di Crowley mi espellerà sul serio questa volta- piagnucolo in preda allo sconforto, stendendo le gambe davanti a me e affondando la faccia nel mio solito taccuino ancora completamente immacolato.

-Sì, questo lo so, però...- ribatte lui, mettendo su un broncio che è decisamente tipico di lui. Si massaggia la barbetta di cui adora vantarsi e poi sbuffa. -Non lo so Dean, queste cose non fanno proprio per te. I bambini e le buone azioni.-

Roteo gli occhi: sono abituato ad essere considerato un insensibile senza cuore, ho sempre trattato di merda le ragazze -che mi hanno preso a schiaffi più di una volta, ma che non esiterebbero a farmi tornare nelle loro mutande se solo glielo chiedessi- e non sono mai particolarmente gentile con nessuno, ma sentire questo commento da Benny, che dopo mio fratello è la persona che mi conosce meglio, mi lascia con l'amaro in bocca.

Quindi -Tante grazie- borbotto offeso, prendendo a scarabocchiare sul taccuino con la matita un po' spuntata.

Benny scoppia a ridere di gusto, con tanto di bocca spalancata e testa rovesciata indietro, ma poi mi appoggia una mano sulla spalla e mi lancia un'occhiata comprensiva. -Lo sai che scherzo, amico. Mi sforzerò di aiutarti, davvero, sai che puoi contare su di me.-

-Grazie amico- dico subito dopo, facendo un sorrisetto tremolante per poi tornare a scervellarmi. Natale.

Cosa farebbe felice dei bambini a Natale? Sicuramente dei regali. E magari avere anche della gente attorno, Castiel dice che a loro piace vedere gente nuova.

Magari un cenone, perché no. Ma è troppo complicato da organizzare da solo. Benny intanto accanto a me ha iniziato a messaggiare con Andrea, cosa che mi fa capire di averlo perso definitivamente. Purtroppo, per quanto le sue intenzioni siano buone, so benissimo che da lui non riceverò nessun tipo di aiuto.

So benissimo anche a chi devo chiedere realmente una mano, ma solo al pensiero il mio orgoglio mi fa piegare a novanta per darmi un sonoro e sentito calcio in culo.

 

Sgattaiolo nel corridoio della scuola giusto per assicurarmi che non ci sia troppo traffico in giro. Prima delle lezioni di solito non c'è mai troppa gente, arrivano sempre tutti in ritardo, e per fortuna oggi qualcuno lassù mi assiste o sono fortunato perché passa solo qualche ragazza timida che si snocciola in qualche veloce “Ciao Dean”. Mi sono svegliato presto apposta, per evitare occhi indiscreti, e questa cosa mi rende anche stupidamente fiero.

Guardandomi ancora intorno in maniera troppo circospetta, cammino fino all'armadietto di Castiel. Sì, disgraziatamente lui è l'unico che può aiutarmi: conosce i bambini abbastanza bene da sapere che cosa amano, cosa odiano e soprattutto è in grado di organizzare le cose là dentro come se l'orfanotrofio lo guidasse lui, quindi. Non è che l'idea mi entusiasmi particolarmente ma non ho nessun'altra scelta.

Lui, mattiniero come sempre, è in piedi di fronte al suo armadietto e sta sistemando i libri. Oggi, per la prima volta da quando lo conosco, indossa dei jeans blu scuro e non quegli sformati pantaloni del dopoguerra -il maglione è sempre lì però-. E cazzo, Castiel è messo proprio bene in quanto a culo, per non parlare delle sue gambe. E' questo che nascondeva? Dovrebbe mettere il tutto in mostra più spesso. Sono quasi tentato di tirare fuori il cellulare e scattargli una foto, per commemorare questo evento straordinario. Scuoto la testa energicamente dopo un secondo perché no, mettersi a fare dei pensieri impuri su un ragazzo, su Castiel, non è una buona cosa.

Non lo è per niente.

-Cas?- sussurro quindi, sfregandomi nervosamente le mani e avvicinandomi a lui.

Lui si volta verso di me dopo essere sobbalzato e spalanca gli occhi blu come se stesse assistendo ad un miracolo. -Cosa ti serve, Winchester?- chiede poi con un sorrisetto divertito, tornando a sistemare i libri dentro il suo armadietto. -E' da una vita che ti conosco e non mi hai chiamato Cas.-

Avvampo come la peggiore delle dodicenni perché mi ha sgamato subito.

-Ehm. Mi serve aiuto per il volontariato. Ho provato a farmi venire qualche idea in mente, sai, per Natale, ma...- gesticolo con le mani perché non so bene dove metterle, specialmente adesso che lui si è voltato a fissarmi e mi guarda con un cipiglio incuriosito, stringendo come sempre i suoi libri al petto. -Insomma, ho pensato che potessimo lavorarci assieme?-

Per qualche strano motivo il tutto suona come una domanda.

Cas chiude l'armadietto con un sonoro clang e prende a camminare verso la nostra aula e io, nonostante non muoia dalla voglia di farmi vedere a gironzolare in giro assieme a lui, lo seguo. -E tu chiedi a me di essere aiutato?-

-Sì.-

Lui rimane per un attimo in silenzio e mi sembra quasi di essere riuscito a convincerlo, ma poi mi regala un sorrisetto affabile da dietro i suoi occhiali. -Okay, pregherò per te.-

-Cosa?- borbotto, preso alla sprovvista, forse in maniera un tantino isterica. Ma tu guarda questo piccolo insolente.

Castiel aumenta il passo e si allontana velocemente e per un secondo ho la terribile sensazione che stia cercando di evitarmi, di sbarazzarsi di me come se fossi uno scocciatore, ma non ne avrebbe il motivo e Castiel è probabilmente troppo buono per farlo.

Lo seguo esasperato lungo il corridoio e sono tentato di toccarlo per fermarlo, magari prendendogli il polso per voltarlo verso di me, ma poi mi limito ad infilarmi le mani nelle tasche posteriori dei jeans, con la camicia di flanella che porto che mi svolazza attorno ai fianchi. -No, Cas aspetta, non hai capito.-

-Si vede che non hai mai chiesto aiuto a nessuno, prima d'ora- mi fa notare, sorridendomi subito dopo e fermandosi al mio fianco. I suoi occhi blu sono talmente penetranti che il mio cuore perde qualche battito di troppo. -Questa richiesta dovrebbe essere accompagnata da lusinghe. E non dovrebbe essere solo a tuo vantaggio, ma per il bene comune.-

-E' per il bene comune- mi lamento, passandomi per un attimo una mano tra i capelli. So benissimo di non essere mai stato il massimo con lui, ma senza il suo aiuto rischio davvero l'espulsione, è la mia ultima speranza. Non lo dico ad alta voce. -Per i bambini.-

Cas inarca un sopracciglio. Non sembra che quel mio slancio di bontà lo convinca molto.

Così decido di puntare sui miei irresistibili occhi da cucciolo, con tanto di broncio intristito. -Per favore.-

Sembra funzionare, perché Castiel rilassa le spalle che fino a quel momento ha tenuto rigide e dritte e poi si lascia andare in un sospiro arreso. -Okay, ma ad una condizione.-

Mi illumino immediatamente e tento di trattenere l'entusiasmo. -Quale?-

Cas mi guarda intensamente per qualche secondo, i suoi occhi scivolano su tutto il mio viso, e per un attimo temo che mi voglia chiedere un appuntamento e ci manca poco che mi prenda un attacco di panico. Prima di parlare si passa la punta della lingua sulle labbra troppo screpolate. -Promettimi che non ti innamorerai di me.-

Inizialmente rimango a fissarlo come se stesse scherzando ma poi noto nel suo sguardo che è mortalmente serio. E questo è tipo qualcosa da sbellicarsi. Io? Che mi interesso ad un ragazzo? A lui, poi?

Okay che sono sempre stato un tipo dalle vedute sessuali piuttosto aperte ma insomma, non c'è nemmeno la remota possibilità che io possa anche solo interessarmi ad uno come Castiel, né ora, né mai.

Quindi mi scappa effettivamente una risata, perché quella proposta è ridicola, ma mi passo una mano sulla bocca per mascherarla e poi mi schiarisco la voce, prima di parlare. -Non credo che sia un rischio.-

-Perfetto- dice lui con un grande sorriso soddisfatto tutto denti e rughette e occhi blu e, cazzo, è impossibilmente bello. -Allora ci vediamo da me dopo la scuola.-

Eccoci qui con la terza parte :)
Se siete arrivati a leggere fino a qui siete davvero dei santi muniti di molta pazienza, ma vi ringrazio tanto perché mi fa molto piacere! 
Allora, come avete visto il rapporto tra i due si sta evolvendo, decidete voi se nel bene o nel male! xD 
Sono davvero carini insieme ed è ovvio, se non lo fossero non saremmo qui... E a quanto pare hanno molte più cose in comune di quelle che entrambi pensavano.
Dean è un bifolco ma io lo trovo anche molto dolce, mentre cerca di nascondere la palese ossessione che ha per Cas. 
So, preparatevi al fluff estremo del prossimo capitolo, senza spoilerarvi troppo... Vi ho avvisati.
Anche questa volta ho aggiornato piuttosto in fretta, perché io da lettrice odio aspettare troppo e quindi mi immedesimo in chi legge e preferisco mettere i capitoli più spesso -e poi mi diverto troppo a leggere i vostri commenti-.
Come sempre, le mie note di fine capitolo fanno schifo, quindi mi affretto a porre fine a questa tortura: ringrazio chi ha recensito o inserito la storia tra le preferite/seguite, ma un grandissimo grazie va anche a chi legge in silenzio :)

Un abbraccio enorme, e al prossimo capitolo!

 

   
 
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