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Autore: _Leef    05/04/2017    6 recensioni
Dean Winchester, diciassette anni, è un liceale popolare e ribelle che vive nella piccola Lawrence assieme alla madre e al fratellino Sam.
Castiel Novak, diciassette anni, è un ragazzo semplice, figlio del reverendo e di grande fede, che nel tempo libero fa volontariato ed è appassionato di astronomia.
Pur essendo così diversi, tra i due nascerà qualcosa quasi per caso, ma niente andrà come previsto.
[ Ispirata al romanzo "A walk to remember" :) ]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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A Walk To Remember

















Parte II

 

Il lunedì, nonostante la testa mi faccia un male cane, sono costretto a tornare a scuola.

Da un lato sono contento perché non mi devo più sorbire i rimproveri di mia madre, dall'altra parte avrei preferito rimare a casa a dormire per un bel po', magari fino alla fine del semestre, per esempio.

Dopo aver lasciato Sammy alla scuola media, ho parcheggiato al mio solito posto e ho raggiunto i miei amici seduti in una delle tante panchine disseminate nel giardino di fronte al nostro istituto.

-Beh, come va la testa?- mi chiede Adam dopo i soliti saluti di rito, scrutandomi con un sorrisetto divertito.

Mi stringo nelle spalle e mi accomodo accanto a loro, lanciando a terra lo zaino. -Bene, direi.-

Benny mi dà una pacca sulla spalla. -Che hai raccontato agli sbirri?-

-Ho detto che sono capitato nello stabilimento per caso, ho trovato Garth e l'ho aiutato ad uscire dall'acqua, ma poi mi sono spaventato e sono scappato prima che pensassero che centrassi qualcosa.-

Il mio migliore amico scoppia a ridere, seguito a ruota da tutti gli altri, e poi batte il pugno contro il mio. -Sei il re delle stronzate, bravo Winchester.-

Lisa si scosta una ciocca scura dietro l'orecchio e lancia un'occhiata divertita alla nostra destra. -Sta arrivando Castiel Novak, guardate che stile.-

Alzo la testa di scatto, forse un po' troppo velocemente -no, non sono per niente impaziente-, ed in effetti da lontano vedo la figura dritta di Castiel che cammina verso la scuola. Ha sempre quell'aria di chi ha una scopa su per il culo, stringe tra le braccia uno scatolone da cui fuoriescono mille oggetti indistinguibili e manco a dirlo indossa la sua solita divisa. Pantaloni del dopoguerra, un maglione di un verde improponibile e i suoi spessi occhiali neri. I capelli sono un disastro, sembra che qualche uccello ci abbia fatto il nido.

Per un attimo mi chiedo come deve essere passarci le dita dentro e sistemarli, ma scaccio immediatamente quel pensiero, come si fa con un insetto fastidioso.

-Già, porta quel maglione da una vita- aggiunge Andrea, sghignazzando.

Benny mi appoggia un braccio sulle spalle e lancia un'occhiata maliziosa alle due ragazze. -E' da quelli come lui che vi dovete guardare. Con un po' di manutenzione potrebbe farvi bagnare come dodicenni.-

Scoppio a ridere perché immaginare Castiel con una ragazza non può che essere una barzelletta. Anche se in effetti Benny non ha tutti i torti: senza occhiali e vestito alla maniera giusta, Castiel sarebbe davvero un bel ragazzo, capace di far voltare molte teste.

Forse persino la mia. No, merda, Dean.

-Bel maglione- borbotta Adam in tono canzonatorio, quando il ragazzo è abbastanza vicino da poterlo sentire.

Castiel si ferma un attimo, piega la testa di lato e scruta tutti con la fronte aggrottata. Poi fa un grosso sorriso sincero, gli occhiali gli scivolano un po' sul naso, i suoi occhi blu si illuminano come fari e dice -Grazie- come se gli avessero appena rivolto il complimento migliore della vita.

E no, non può essere vero.

 

Dopo le lezioni, il preside Crowley mi convoca nel suo ufficio. Me lo aspettavo -lo fa sempre dopo una mia bravata-, ma è comunque una grande rogna, perché devo andare a prendere Sammy a scuola e soprattutto ho solo voglia di fiondarmi a casa e rifugiarmi nel garage a riparare la mia piccola, l'unico posto che mi fa stare davvero bene.

-E' permesso?- chiedo, più per cortesia che per altro, spingendo la porta dell'ufficio che in realtà ricorda più una specie di sala del trono, con tanto di poltrona ricoperta di velluto rosso dal gusto alquanto discutibile.

-Winchester, era ora- sbotta il preside, facendomi segno di sedermi nell'unica sedia girevole disponibile di fronte alla sua scrivania. Mi gratto distrattamente l'attaccatura dei capelli sulla fronte, come faccio sempre quando sono nervoso, poi mi accomodo sulla sedia, giocherellando con le chiavi della macchina e tamburellando con la gamba. Voglio essere fuori da lì il prima possibile.

-Possiamo fare in fretta?- chiedo quindi impaziente, guardando distrattamente fuori dalla finestra alla mia sinistra. -Mio fratello mi aspetta.-

-Sì, beh, credo che possa fare a meno della sua presenza ancora per un po'- risponde l'uomo di fronte a me, per poi piegarsi e frugare sotto alla scrivania, alla ricerca di qualcosa. Afferra delle bottiglie di birra vuote e le appoggia sul tavolo, proprio sotto ai miei occhi. Poi intreccia le dita e ci appoggia il mento sopra, guardandomi talmente male che per un attimo temo che il suo sguardo possa incenerirmi. -Ti hanno insegnato che non si beve prima dei ventun'anni, Winchester? Sei fortunato che Garth non parli.-

Osservo i giochi che la luce crea sul vetro scuro delle bottiglie e rimango in silenzio, continuando a giocherellare con le chiavi dell'auto, tormentandole con le dita.

-I proprietari dell'impianto non sporgeranno denuncia, ma ho promesso loro che ti avrei punito duramente.-

Stringo la mascella e mi sporgo verso di lui, scoccandogli un'occhiata a metà tra il divertito e l'annoiato. -E cosa vuole fare, espellermi?-

Crowley aggrotta le sopracciglia ma come fa sempre durante questi nostri incontri, sta al gioco. Sorride al mio stesso modo e si liscia per un attimo la barba. -Non tentarmi, Whinchester.-

Lancio le chiavi sulla scrivania, massaggiandomi le tempie e poi le palpebre chiuse. -E allora cosa dovrei fare?-

-Tanto per iniziare, non salterai le lezioni- dice in maniera divertita, rilassandosi di più sul suo trono sollevando una dopo l'altra le dita per indicare ogni singolo punto. -Poi aiuterai i bidelli dopo la scuola, il sabato mattina farai tutoraggio agli studenti più piccoli e parteciperai al volontariato dell'orfanotrofio.-

Sbuffo contrariato perché tutto quello è ingiusto. Ed eccessivo. Tento di protestare ma la mano alzata di Crowley mi suggerisce di stare zitto. -Ultima possibilità, Winchester. Poi faresti meglio a trovarti un altro liceo. Aspetta, a Lawrence non ce ne sono altri.-

Mi viene voglia di dargli un pugno in faccia, ma finirei con il cacciarmi di più nei guai, quindi trattengo tutti gli insulti che vorrei sputargli addosso e annuisco in maniera poco convinta.

Mi alzo strisciando la sedia ed esco sbattendomi la porta alle spalle.

 

Iniziare il turno delle pulizie mi mette di cattivo umore. Di umore pessimo.

Oggi mi sono svegliato con il piede sbagliato, ho mandato a quel paese Sam che non la smetteva di prendermi in giro e quindi mia madre mi ha cazziato perché Dean, non dire certe cose a tuo fratello, sii maturo.

Fanculo.

Sto pulendo la palestra dove vengono allestiti tutti gli stand dei laboratori pomeridiani, con gli ACDC sparati a palla nelle orecchie ed un mocho enorme in mano, ed è lì che vedo di nuovo Castiel. Cioè, in realtà lo vedo quasi tutti i giorni, ma è lì che ci faccio di nuovo caso.

E' seduto per terra a gambe incrociate, circondato da ragazzi più piccoli di qualche anno. Sulle ginocchia ha aperto un libro di cui non riesco a vedere l'argomento e sta sorridendo.

Ha un bel sorriso, le sue labbra sono carnose e un po' screpolate, ma insomma, per niente male. Gli occhiali sono storti sul suo naso, ma continua a distribuire sorrisi a destra e a manca e non smette di parlare nemmeno un attimo e tutti lo fissano affascinati e okay, tutto nella norma.

Appoggio il mento sul mocho e lo guardo distrattamente, sinceramente incuriosito, ma attento a non farmi beccare da occhiatine indiscrete. Poi lui alza di scatto la testa e i suoi occhi blu sono sgranati ed enormi e okay tipo mi prende un infarto.

Per la sorpresa, esclusivamente per la sorpresa, il mento mi scivola dal bastone del mocho e per un momento rischio di rovesciare il secchio con l'acqua con una gamba

-Cazzo- dico, recuperando il secchio giusto in tempo e rimettendolo in equilibrio per evitare di fare un macello, però la mia dignità risulta impossibile da recuperare, al momento. Sento ancora il peso delle iridi di Castiel addosso, ma deglutisco e cerco di non farci molto caso.

A salvarmi ci pensano come sempre Adam e Benny che attraversano la palestra proprio in quel momento. Mi sfilo le cuffiette e li saluto con un cenno della testa, mentre passano proprio di fronte a Castiel e al suo gruppetto.

-Perché il Dio in cui credi tanto non ti fa avere un maglione nuovo, Novak?- ridacchia Adam, appoggiando un braccio sulla mia spalla, che a mia volta sono appoggiato al mio fidato mocho e seguo la scena con sguardo divertito.

Castiel si alza in piedi e appoggia il libro sul tavolino del suo stand, stringendo rigidamente le braccia al petto. -Perché è troppo impegnato a cercare il tuo cervello.-

E a quel punto scoppio a ridere di gusto, seguito a ruota da Benny perché wow, Novak ha appena zittito Adam che ha un'espressione impagabilmente sconvolta dipinta sulla faccia.

-Oh oh- brontola Benny, dando una gomitata all'altro che lo spintona a sua volta, girandosi per tornare ad ignorare Castiel che ora sembra tutto immerso nel suo stand.

-Dean, il preside se n'è andato, che ne dici di uscire un po'?-

A quel punto distolgo lo sguardo da Novak -manco mi ero accorto di essermi impalato a fissarlo un'altra volta- e torno a concentrarmi sul mio amico mocho. -Meglio di no, devo restare qui.-

Benny sbuffa e mi strappa la scopa dalle mani, appoggiandola al muro. -Dai, se n'è andato. Muoviti.-

E okay, nessuno me ne voglia male se mi strappo le cuffiette dalle orecchie e le seppellisco in tasca per scamparmela, in fondo per oggi ho dato il mio contributo alla società. Castiel da sotto quelle ciglia terribilmente lunghe mi sta fissando, no, mi sta giudicando, e vorrei andare lì e cavargli gli occhi ma poi ci ripenso, perché sono troppo blu e sarebbe uno spreco.

 

La prima volta in cui parlo di nuovo con Castiel, in maniera seria, del tipo più di una battuta detta a caso, da soli, è sabato.

Mia madre mi ha buttato giù dal letto perché dovevo andare alla scuola media per fare tutor ai ragazzini più piccoli. E che sia dannato Crowley, mi ero dimenticato di quella punizione. Sammy russava in camera sua quando sono uscito e mai come in quel momento mi sono ritrovato ad invidiare mio fratello. E peggio ancora, mia madre ha dovuto prendere l'Impala per andare a lavoro, visto che la sua macchina aveva finito la benzina, e sono stato costretto a prendere il pulmino pubblico per raggiungere la scuola media. Un completo schifo, in poche parole.

Comunque, Castiel. Sì.

Siamo sullo scuolabus e stiamo tornando in centro città quando lui si sposta dal suo posto per sedersi accanto a me, senza un'apparente ragione. Ho le cuffie nelle orecchie, un chiaro segnale per il mondo che urla che voglio stare da solo, cosa che dovrebbe scoraggiarlo dal fare qualsiasi tipo di conversazione, ma sì sa, lui è strano, quindi non sembra recepire il messaggio. La mia testa è voltata verso il finestrino e percepisco a stento la sua presenza perché lui è leggero, gentile quando si muove, appare dal nulla, come un fantasma.

-Ciao, Dean.-

E dannazione, sobbalzo quando lui parla perché Cristo, non può davvero comparire così e dire il mio nome in quel fottuto modo, come se in realtà avesse detto mille cose e non quattro lettere del cazzo. Rimango in silenzio, cercando di nascondere la mia espressione dietro ad una mano.

-Vuoi un biglietto della lotteria?- dice lui dal nulla, stringendo le mani sulla Bibbia che si porta sempre appresso e che adesso ha appoggiata sulle cosce.

Inarco un sopracciglio e osservo il profilo del suo volto attraverso il riflesso del finestrino del bus. -Pensavo che giocare d'azzardo fosse peccato.-

Castiel piega la testa di lato in quel suo modo buffo e mi fissa curioso. -Sono per beneficenza, per i bambini dell'orfanotrofio.-

-No- dico seccamente, ficcandomi di nuovo una cuffietta nell'orecchio che con tutto il movimento dell'autobus mi è scivolata su una spalla. Dannati mezzi pubblici. E dannato Castiel, tutta quella bontà d'animo finirà per farmi cariare i denti.

-Andrai a trovare Garth all'ospedale?- chiede Castiel dopo qualche minuto di silenzio.

Mi strappo le cuffie dalle orecchie e mi volto a guardarlo spazientito, ritrovandomi davanti al suo sguardo da bambino smarrito. -Che diavolo stai cercando di fare, conversazione? Beh, la tua capacità di socializzare è alquanto scarsa.-

Lui si irrigidisce e stringe con forza la sua preziosa Bibbia, chiudendo gli occhi per un istante e prendendo un piccolo respiro. -Non mi conosci, quindi non puoi giudicare.-

-Ti conosco- ribatto deciso, lasciandomi scappare una risata divertita. -Ti chiami Castiel Novak, no? Sei il figlio del reverendo, porti sempre lo stesso maglione, senza occhiali inciampi persino nei tuoi piedi e i tuoi unici amici sono i pianeti e forse quel tuo libro lì.-

Castiel si sistema gli occhiali sul naso e i suoi occhi si assottigliano mentre si stringe nelle spalle. Sopra al suo solito maglione indossa un trench che bho, sembra averlo rubato al tenente Colombo. -Dici quello che dicono tutti, e questo non è conoscere qualcuno, non davvero.-

Rimango imbambolato a fissare i suoi occhi troppo blu e lotto con tutto me stesso per impedire al mio sguardo di scivolare sulle sue labbra carnose e screpolate. -Non hai paura di quello che pensano gli altri?-

Lui fa un piccolo sorriso, gli angoli della sua bocca si alzano all'insù e i suoi occhi si accendono di dolcezza. -No.-

 

La parte della mia punizione più dura da affrontare, è di sicuro passare intere giornate all'orfanotrofio cittadino. Non è un vero e proprio orfanotrofio ma insomma, qui ci stanno tutti i bambini che cercano una casa o che non hanno più i genitori o chessò io.

A volte è triste, perché nei loro occhi mi sembra di rivedere Sammy quando aveva la loro età e questa cosa mi colpisce il cuore come farebbe un ago con un palloncino.

Comunque, sono ancora senza macchina, e scendo da quella di Benny con uno sbuffo scocciato, osservando l'austero orfanotrofio con il naso sollevato.

-Buona fortuna amico, sembra proprio una rottura di coglioni- dice il mio amico, tamburellando le dita sul volante.

Mi volto e mi appoggio sul finestrino aperto, lanciandogli un'occhiata tutta seria. -Il mio turno finisce tra un'ora, ricordati di venirmi a prendere.-

Benny fa un cenno con la mano ridendo, e poi sgomma via, lasciandomi impalato di fronte alla scalinata. Conosco per nome il direttore dell'orfanotrofio, un certo Zaccaria, ma non l'ho mai incontrato, visto che l'edificio si trova in una zona di Lawrence dove non sono molto abituato a girovagare.

Mi sta salendo un po' di ansia perché probabilmente non sono vestito in maniera adatta per incontrare Zaccaria -dei vecchi jeans, una maglietta degli ACDC e la mia solita giacca di pelle-, ma in fondo chissene frega.

Comunque, entro nella hall e mi rendo conto di essere in anticipo di qualche minuto perché Zaccaria è in piedi dietro ad una scrivania di mogano con il cellulare attaccato all'orecchio, per niente interessato al mio arrivo. Una donna con i capelli rossi mi viene in contro tutta trafelata, rischiando di inciampare sui tacchi e di perdere qualcuno dei fogli che regge in mano. -Tu devi essere Dean Winchester!-

Mi ficco le mani nelle tasche della giacca, palesemente a disagio ed annuisco. -Ehm, sì.-

-Oh, ma che bello. Zaccaria sarà subito da te, sta facendo una telefonata importante- dice, facendomi l'ennesimo grosso sorriso ed invitandomi a sedermi su una delle panche poco lontane dalla scrivania.

Faccio come mi è stato detto e sbuffo una volta che la segretaria si è allontanata, stravaccandomi sulla panca in maniera indecente. Ci sono tipo un centinaio di posti orribili dove preferirei trovarmi, in questo momento. Sto per tirare fuori il cellulare per giocare a qualche strana app per passare il tempo quando -Ciao, Dean.-

E cazzo, sobbalzo di nuovo perché mi ritrovo davanti Castiel che mi guarda con un grande sorriso stampato sulla faccia e la testa leggermente inclinata di lato. Mi chiedo quando esattamente si sia sentito autorizzato a salutarmi. Deglutisco, cercando di riprendermi dallo spavento, bloccando il cellulare e stringendolo in una mano.

-Castiel- saluto freddamente, accennando ad un movimento seccato della testa. Ma certo, mi sarei dovuto aspettare di trovarlo qui. Dopotutto lui ama aiutare la gente, è tipo la sua aspirazione della vita, quindi ha senso che se ne stia rintanato tutto il tempo in orfanotrofio ad aiutare i bambini.

Lui però non sembra toccato affatto dalla mia mancanza di entusiasmo. In un attimo si siede accanto a me sulla panca, forse fin troppo vicino. Mi sento a disagio, le nostre ginocchia si sfiorano, e vorrei allontanarmi da lui quanto basta per non toccarlo, ma finirei con il culo per terra, quindi lancio un'occhiata disperata a Zaccaria che però sembra ancora tutto preso dalla sua telefonata. Sbuffo sconsolato.

-Che sorpresa trovarti qui.-

Mi stringo nelle spalle e giocherello con il mio telefono. -Crowley mi ha costretto.-

E non mi importa di fare la figura dell'insensibile scorbutico che viene ad aiutare i bambini solo perché c'è qualcuno che glielo impone. Castiel, dal canto suo, non sembra notare il fastidio palese nella mia voce.

-Capisco- dice solo con un sorrisetto, stringendo la sua storica Bibbia come se volesse trarne la forza per parlare. Tutti in città sanno che gli orfani sono il suo punto debole, Castiel ama i bambini e probabilmente un giorno sarebbe stato un bravo padre, se mai avesse trovato un'anima abbastanza coraggioso da sposarlo. -I bambini ti piaceranno moltissimo, sono tutti molto dolci.-

Storco il naso perché non sono davvero entusiasta all'idea di piccole pesti urlanti, ma evito di dirlo, sarebbe troppo persino per lui. -Da quanto tempo vieni qui?-

-Da sempre credo, ero un bambino quando ci sono venuto la prima volta.-

-Ti piace o ti rende triste?- Nemmeno io so spiegare il perché di questo terzo grado, né tantomeno perché sto parlando con lui come se mi interessasse qualcosa della sua vita.

-Entrambe le cose- constata Castiel dopo un secondo di riflessione. -Molti arrivano da situazioni davvero disastrose, ma appena ti vedono sorridono sempre e spazzano via tutta la tristezza. E' bellissimo.-

Mentre parla, è raggiante. Rimango per un secondo imbambolato a fissare i suoi occhi blu coperti dagli occhiali, riesco a scorgere una strana ma piacevole luce dentro le sue iridi. Probabilmente non ha intenzione di farmi sentire in colpa nel dire quello che ha detto, ma è esattamente così che mi sento. Questa è sempre una delle ragioni per cui è tanto difficile stare in sua compagnia. Accanto a Castiel Novak, ti senti un pezzo di merda.

Proprio in questo momento, vedo Zaccaria appoggiare il cellulare sulla scrivania e alzare lo sguardo su di noi. La segretaria riapparsa dal nulla mi trascina davanti alla scrivania e per qualche ragione a me ancora sconosciuta, Castiel ci segue. Si vede che sono vecchi amici, perché Zaccaria appena lo nota lo stringe in un abbraccio soffocante e gli dà numerose pacche sulle spalle.

-Winchester, pensavo che non ti saresti presentato- dice il direttore, scoccandomi un'occhiata divertita e io alzo gli occhi al cielo perché okay, non sono uno stronzo patentato, anche se non ho mai dato motivo di pensare il contrario.

-Dean, vorrei che tu facessi qualcosa di concreto per questi bambini- aggiunge subito dopo, appoggiando una mano sulla scrivania.

-Tipo cosa?- chiedo, inarcando le sopracciglia. Già badare a mio fratello che è solo è piuttosto complicato, figuriamoci occuparsi di una dozzina di mocciosi urlanti. L'idea mi fa rabbrividire.

Zaccaria fa un sorrisetto inquietante ma il suo sguardo si addolcisce quando si posa su Novak. -Magari potresti pensare a qualcosa da organizzare per il Natale. E' sempre un periodo critico per loro e sarebbe bello organizzare qualcosa.-

Mi hanno anche preso per una specie di Babbo Natale, ora? Non è affatto giusto. Adam e Benny dovrebbero essere qui con me in questo momento ed invece probabilmente si sarebbero solamente divertiti a prendermi in giro fino alla fine dei miei giorni.

Inevitabilmente, mi concedo una smorfia e un gemito scoraggiato.

-Beh, è bello che ci sia anche Castiel qui oggi, lui potrebbe portarti dai bambini- propone Zaccaria e io vorrei tipo finire dieci metri sotto terra. Perché è già una tortura dover passare il mio prezioso tempo con dei bambini, ma stare con Castiel più di quanto non sia costretto per motivi superiori proprio no.

Il viso di Castiel si illumina come un albero di Natale, giusto per restare in tema. -Per me sarebbe un vero piacere.-

-Molto bene- borbotta soddisfatto l'uomo, lasciandosi cadere sulla poltrona alle sue spalle. -Adesso sono in sala ricreazione.-

Castiel fa l'ennesimo sorriso e poi mi afferra una manica, trascinandomi lungo il corridoio fino a dove una doppia porte si apre in una grande stanza piuttosto spaziosa. Nell'angolo più alto della parete c'è un televisore, con davanti delle sedie di metallo pieghevoli; i ragazzini sono accalcati lì attorno e si capisce che solo quelli più avanti riescono a vedere bene.

Mi guardo un attimo in giro e un crampo di tristezza mi assale. C'è un vecchio tavolo da ping-pong tutto sgangherato e lungo il muro ci sono degli scaffali con qualche giocattolo sparso qua e là, cose come lego impolverati, qualche costruzione e giochi di società. A giudicare dall'aspetto, non devono essere nuovissimi. Gli occhi blu di Castiel sono fissi sui bambini e ha ricominciato a sorridere. Bellissimo. No, pensato, cancellato, rimosso per sempre.

-Sono quelli tutti i giocattoli che hanno?-

Lui annuisce tristemente. -Sì, non è molto, ma è già qualcosa. Cerco di portare qualsiasi cosa vecchia o usata che riesco a trovare in giro, ma è difficile.-

Lui ci è abituato ma a me questa stanza nuda sembra decisamente deprimente, non riesco ad immaginare come si possa crescere in un luogo del genere. Vedere quei bambini tutti appallottolati sulle sedie per riuscire a guardare la televisione mi fa stringere violentemente il cuore, insomma, non sono un insensibile. -Che cosa si deve fare, di preciso?-

-Solo far loro compagnia, per adesso- dice Castiel, voltandosi a guardarmi con un bellissimo sorriso, talmente bello che il mio cuore ora perde un battito, non va affatto bene. -Li aiuta molto vedere volti nuovi, ogni tanto.-

Trattengo il respiro mentre entriamo definitivamente nella stanza e subito una bambina si gira al suono dei nostri passi. Ha circa otto anni, i capelli biondi lasciati sciolti sulle spalle e le mancano due denti davanti.

-Caaaas!- grida, felice di vederlo, e subito tutti gli altri bambini si voltano. Ce ne sono di tutte le età, tra i cinque e i dodici anni e ci sono più maschi che femmine. Alcuni hanno un volto terribilmente famigliare che sembra sempre ricordare Sammy.

-Ciao Claire- risponde Castiel dolcemente, stringendo la piccola che gli è letteralmente saltata addosso. -Come stai?-

Dopo aver salutato altri bambini, Cas mi presenta un ragazzino più grande che gli chiede se sono il suo fidanzato. A quella domanda avvampo come un coglione e sono sicuro di sembrare un idiota, ma il sorriso gentile di Casitel mi strappa da quei pensieri.

-E' solo un amico- chiarisce subito il ragazzo, scostandosi una ciocca di capelli scuri dalla fronte e accarezzando quelli del ragazzino -Ma è molto simpatico.-

Non so perché ma quell'apprezzamento fa tamburellare il mio cuore come quello di una dodicenne in preda ad una tempesta ormonale.


E okay, so che vi avevo detto che avrei pubblicato la settimana prossima ma... 
Mi sono detta "Ehi, ho già tutti i capitoli, perché non pubblicare ogni due giorni?" e così eccoci qui.
Insomma, nello scorso capitolo Castiel non ha detto nemmeno una parola quindi mi sembrava carino presentarvelo subito :) Nonostante la sua fede, ha un caratterino niente male ed insomma, tutti sappiamo quanto sia bello, ma se Dean ha dei problemi di vista non ci possiamo fare niente.... Eppure sembra molto interessato, già..
Chissà, chissà! Questo capitolo è decisamente più lungo, perché il precedente voleva un attimo essere un'introduzione e tastare il terreno, mentre ora le cose si evolvono!
La foto all'inizio del capitolo l'ho fatta io e ammetto di avere una grande passione per il Dean della prima stagione -in realtà per il Dean di qualsiasi stagione ma dettagli- e quindi in un attimo di euforia è uscita fuori quella foto, che personalmente m piace molto ma sono di parte credo ehehe.
Bando alle ciance, ringrazio tutte le persone che hanno letto sileziosamente e anche chi ha recinsito, mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensano i lettori e soprattutto vedere che il mio lavoro è apprezzato :)

Allora grazie e al possimo capitolo, dopodomani!

   
 
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