Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: emme30    08/04/2017    5 recensioni
[Eren/Levi] [Canon!Verse]
Levi fece scivolare un pollice sul labbro inferiore del ragazzo e sorrise.
“Quanto rimpiango di non aver mai provato a baciarti.”
Già si immaginava comparire sul volto di Eren una smorfia di disgusto, eppure il ragazzo cominciò a singhiozzare disperatamente e afferrò il palmo di Levi, premendo la sua mano contro il suo volto.
“Capitano…”
Levi lasciò che il proprio braccio cadesse sul terreno, percependo i sensi abbandonarlo definitivamente.
“Addio, Eren,” fu tutto ciò che riuscì a dire prima di chiudere gli occhi.
Di certo, non si aspettava di riaprirli e trovarsi nei suoi alloggi.

Ovvero, quella volta in cui Levi confessa robe ad Eren prima di morire. Peccato che poi non muoia.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No Regrets


Era così che se ne sarebbe andato per sempre, quindi.

Levi guardò il cielo e provò a ignorare il dolore saldamente attaccato ad ogni singola parte del suo corpo.

Da quando era entrato nel Corpo di Ricerca, si era immaginato la sua dipartita così tante volte che ormai ne aveva perso il conto.

Era stato fortunato, comunque. Sarebbe almeno morto fuori dalle mura, fissando il firmamento.

“Capitano Levi!”

La voce familiare di Eren venne accompagnata subito dalle sue forti braccia, le quali lo sollevarono dal manto erboso e, di conseguenza, lo fecero gemere dal dolore.

“Ahia, moccioso... fai attenzione!” grugnì a denti stretti, cominciando però a sentire gli arti farsi più deboli.

“Capitano, sta sanguinando davvero-”

Lo so, si chiama morte e non ho bisogno che me lo ricordi. Il mio corpo che mi sta abbandonando è un monito sufficiente.”

Notò come gli occhi di Eren si fossero riempiti di lacrime e lo vide scrutare tutto attorno per cercare aiuto. Levi, tuttavia, non aveva più tempo e, forse, era giunto il momento di vuotare il sacco.

“Dacci un taglio, non c’è nulla che tu possa fare.”

“Capitano, lei starà bene! Non la lascerò morire qui!”

Levi fece una risata amara davanti alla sua sempre immortale determinazione, ma se ne pentì all’ennesima tremenda fitta che lo attraversò da capo a piedi. Si ritrovò addirittura a tossire e sentì il sapore del sangue spandersi nel palato.

Con una fatica immensa, alzò il braccio e accarezzò una guancia di Eren col palmo della mano, anche se era macchiato di rosso vivo.

“Sei sempre stato speciale,” mormorò, guardandolo negli occhi e perdendosi in quelle iridi così intense e ricolme di speranza. “Spero davvero che tu possa uccidere tutti i tuoi demoni e vivere un’esistenza felice. Non c’è nessuno che se la meriti più di te.”

Sentì le palpebre farsi sempre più pesanti e il dolore sempre più forte. Il momento era ormai giunto. Beh, perlomeno era riuscito a vedere Eren ancora un’ultima volta.

Fece scivolare un pollice sul labbro inferiore del ragazzo e sorrise.

“Quanto rimpiango di non aver mai provato a baciarti.”

Già si immaginava comparire sul volto di Eren una smorfia di disgusto, eppure il ragazzo cominciò a singhiozzare disperatamente e afferrò il palmo di Levi, premendo la sua mano contro il suo volto.

“Capitano…”

Levi lasciò che il proprio braccio cadesse sul terreno, percependo i sensi abbandonarlo definitivamente.

“Addio, Eren,” fu tutto ciò che riuscì a dire prima di chiudere gli occhi.

 

Di certo, non si aspettava di riaprirli e trovarsi nei suoi alloggi.

Ci mise qualche minuto a mettere a fuoco la stanza e a rendersi conto dove fosse. Poi, riconobbe la sua scrivania, i mobili e, infine, l’espressione truce che gli stava lanciando Hanji.

Percepì delle bende fasciargli un braccio e una gamba e un lieve dolore al fianco, probabilmente dovuto a dei punti. Si sentiva indolenzito e stanchissimo, ma almeno era vivo. Evidentemente, non era ancora arrivata la sua ora.

Scrutò nuovamente il volto infuriato dell’amica, la sua postura rigida e le braccia incrociate al petto.

L’ultima volta che l’aveva vista così arrabbiata era stato un paio di anni prima, quando aveva quasi rischiato la morte. Esattamente come quella volta, il fatto che fosse sopravvissuto ai giganti non significava che avrebbe potuto sopravvivere alla furia di Hanji.

Si mise seduto a fatica, appoggiando la schiena alla testata del letto e gemendo quando si rese conto di avere un braccio e una mano ingessata.

“Quindi...” disse, sperando di spezzare la tensione e di alleggerire lo sguardo omicida dell’amica. “Sono vivo.”

Hanji grugnì. “Finché non ti strangolo io con le mie mani, lo sei. Ma cosa diavolo ti è saltato in mente?!

“Ascolta, non-”

“No, tu ascolta me!” Hanji gli urlò contro a pieni polmoni. “La prossima volta che mi farai preoccupare così tanto, farò in modo di ucciderti io con le mie stesse mani. Siamo intesi?”

Levi si limitò ad annuire, sconfitto. Hanji arrabbiata era più pericolosa di venti giganti anomali messi assieme e non voleva davvero sfiorare la morte un’altra volta.

Prima che l’altra potesse ulteriormente sbraitare, qualcuno bussò alla porta e Hanji lo invitò a entrare.

“Ciao, Eren,” esordì la donna con un tono di voce amabile, voltandosi poi verso Levi. “E tu,” sputò a denti stretti, tornando a guardarlo male. “È grazie a lui che sei ancora vivo, quindi ti proibisco di maltrattarlo.”

Levi avrebbe voluto dire qualcosa, ma Eren li interruppe, appoggiando il vassoio con il tè sulla scrivania. “Caposquadra Hanji, il comandante Erwin la desidera.”

“Ti ringrazio, Eren,” gli rispose gentile, per poi fissare nuovamente Levi in modo truce. “Io e te non abbiamo ancora finito.”

Levi non riuscì a ribattere, visto che Hanji sgusciò fuori dalla stanza e lo lasciò solo con Eren, il quale gli stava versando una tazza di tè.

Incontrò per un attimo i suoi occhi verdi e, all’improvviso, si ricordò di tutto ciò che gli aveva detto poco prima di morire. Peccato che poi non fosse effettivamente trapassato.

Si sentì arrossire, eppure si rifiutò di considerare quel sentimento imbarazzo. Lui era uno che non si scomponeva mai, soprattutto al cospetto di stupidi mocciosi che gli salvavano la vita e ai quali confessava che avrebbe voluto baciarli. Tch.

“Beva un po’ di tè, capitano… si sentirà meglio,” mormorò dolcemente Eren, porgendogli la tazzina. Lui la afferrò, facendo attenzione a non sfiorargli le dita e, soprattutto, senza guardarlo in faccia.

“Grazie,” borbottò. “Per questo e... per tutto il resto.”

Sperò davvero che Eren non si ricordasse della sua ammissione e di quel momento in cui era stato così vulnerabile, ma era abbastanza sicuro che non sarebbe stato così fortunato.

“A tal proposito…”

Oh, santo cielo. Dov’erano i maledettissimi giganti a divorarlo quando servivano? La finestra era aperta, avrebbe potuto usare il suo movimento tridimensionale per scappare. Dove era finito il suo preziosissimo dispositivo, perché non lo aveva a portata di mano proprio in quel momento? Certamente glielo aveva requisito Hanji, era sempre colpa sua. Poco male, si sarebbe rotto anche la gamba oltre al braccio e alla mano, ma almeno sarebbe sfuggito a quella situazione.

“Sa, riguardo quello che mi ha detto prima di perdere i sensi, quando mi ha svelato che-”

Non c’era davvero nessun gigante che potesse ingurgitarlo in quel momento? No? Nessuno nessuno?

“Non ti ho detto proprio nulla, moccioso,” lo interruppe Levi, schiarendosi la gola e rifiutandosi categoricamente di diventare paonazzo.

“Veramente, lei mi ha detto che-”

“Te lo sarai sognato.”

“Ero sveglio e ben attento alle sue parole.”

“Stavo delirando, ero in punto di morte.”

“Ma non è successo.”

“Credi davvero che non me ne sia accorto?”

“Ma mi ha confessato-”

“Dimenticati tutto quello che ti ho detto,” lo bloccò nuovamente, guardandolo storto. “Erano solamente i deliri di un vecchio che pensava di crepare. Lascia perdere e andiamo avanti.”

Il silenzio che seguì lo convinse che il ragazzo avrebbe mollato la presa. O, almeno, lo fece finché non udì qualcosa che assomigliava a un “Oh, al diavolo” e non alzò il capo, giusto in tempo per rendersi conto delle mani di Eren che gli afferravano il volto e le sue labbra che si scontravano contro la sua bocca.

Chiamare bacio quel contatto sarebbe stato l’eufemismo del secolo, visto che Levi si rese conto di ciò che aveva fatto Eren solo quando il ragazzo si fu allontanato dal suo viso.

Si portò le dita sulle labbra, quasi incredulo per quello che era appena successo, gli occhi fissi sul viso color pomodoro di Eren.

“Adesso…” Il ragazzo si schiarì la gola e si grattò il capo nervoso. “Non ha rimpianti.”

Levi alzò le sopracciglia e si trattenne dal non spalancare la mascella per la sorpresa. Quel dannato moccioso.

“E questo lo chiami bacio?”

Eren si decise finalmente a guardarlo e Levi quasi sorrise vedendo quanto fossero rosse le sue guance. Il ragazzo alzò le sopracciglia, lievemente confuso. “Posso… riprovare?”

“Se pensi di poter fare di meglio...”

Eren si avvicinò quasi titubante, appoggiando un ginocchio sul bordo del letto e tornando a sfiorargli il viso con la punta delle dita. Levi lo scrutò negli occhi solo per qualche attimo, prima di portargli una mano tra i capelli e farlo avvicinare al suo viso per baciarlo.

Eren era inesperto, troppa saliva e denti, ma, dopo poco, finalmente Levi riuscì a stabilire il ritmo giusto, sentendo un brivido quando la lingua di Eren accarezzò la sua proprio nel modo in cui lo faceva impazzire.

Troppo presto, Eren si allontanò da lui e si rimise in piedi accanto al materasso, fissandolo speranzoso. Levi deglutì, sulle labbra ancora il sapore del ragazzo.

“Niente male,” riuscì a dire, guardando rapito quelle iridi verdi così belle.

Eren sorrise e Levi si ritrovò a imitarlo, almeno finché il rumore della porta che si apriva non li avvertì che Hanji e la sua occhiataccia si erano ripresentate in stanza.

Quando Eren si scusò, lasciandoli soli, Levi si trovò a pensare che sì, la donna avrebbe potuto pure strangolarlo a morte o soffocarlo con un cuscino.

Dopo quel bacio, poteva davvero morire felice.
 


Beta reading: Ilaria
   
 
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