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Autore: Tamiko    10/04/2017    0 recensioni
La newyorchese Eve Chomsky a seguito del divorzio dei suoi è costretta a seguire la madre nell'anonima cittadina di Woodville. Qui si scontrerà inevitabilmente con una realtà fin troppo provinciale per una cosmopolita come lei, ma non solo, grazie alla vicinanza dei coetanei Max, Isabelle, Eric, Poppy Rose e Dawn, avrà modo di scoprire le sue radici piuttosto grottesche ...
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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LA RAGAZZA NUOVA

<< Merda >> Disse la ragazza squadrando il buio della stanza, << Eve! Muovi il culo e va a prepararti, oggi c'è scuola! >> Ma la sagoma sotto le coperte non accennava ad eseguire gli ordini: biascicò un << Tanto non ci andrò >>, per niente impressionata dal tono alto della sorella maggiore.
Julia allora si avvicinò al letto e con nochalance tirò via il piumone, scoprendo così il corpo inerme e coperto solo da una lunga t-shirt maschile.
<< Sei impazzita? >> L'appena sveglia balzò in piedi, mentre Julia la ignorò per andare ad aprire la finestra. La luce che filtrava dall'esterno fu troppo per Eve, che si coprì la faccia con una mano.
<< Ugh, hai rovinato il mio sogno >> Si lamentò.
<< Di nuovo Johnny Depp? >> Domandò l'altra, e lei annuì.
<< Eravamo a Parigi, a mangiare macarons da Ladurée ... >> Sbuffò, ripensando a quanto fosse diversa e noiosa la realtà. Allungò dal pavimento il piumone, pronta a rimettersi a dormire e tornare al bel sogno, ma sua sorella non era intenzionata a lasciarglielo fare e le prese dalle mani la coperta.
<< Troverai più gustoso il budino della mensa della Woodville High School ... >> Fece, senza ascoltare le sue proteste. << E adesso va a vestirti, non vorrai mica arrivare tardi proprio il tuo primo giorno di scuola, no? >> Uscì, scansando per un soffio il cuscino che Eve le aveva lanciato contro.
Lungo il tragitto in macchina non aveva fatto altro che pregustare il momento in cui quella giornata sarebbe finita. Rispose in malomodo al << buona giornata >> di sua sorella, e scesa dal veicolo ammirò disgustata ciò che le si presentava davanti: gruppetti di ragazzi divisi secondo lo status quo del liceo, dai giocatori di football a biondine vestite con la divisa da cheerleader fino a ragazzi con cappello e skater in mano ecc... e qualche emarginato qua e là, ma quelli potevano contarsi su due dita. Il resto sembra va essere fatto a stampino come nelle commediole per ragazzine che passavano alla TV.
A scuola lei non era mai rientrata in una di queste categorie: lei era (anzi, era stata) semplicemente una dei tanti altri studenti della Talent Unlimited High School, dove non c'era un target specifico per diventare amica di qualcuno ma passioni come il balletto e il teatro legavano tutti quanti. Qui invece le cose a quanto pare funzionavano diversamente, e la cosa non la entusiasmava per niente.
<< Ehi, fai attenzione! >> Qualcuno le era venuto addosso, era una ragazza.
<< Scusami, ti ho fatto male? >> Le chiese.
<< Sono a posto >> Rispose, continuando a guardare con aria sconsolata l'entrata della scuola. C'era un modo per fuggire da quel posto?
<< Non ti ho mai visto da queste parti, sei nuova? >> Continuò l'altra ragazza. Eve si girò verso di lei, guardandola: la pelle ambrata e i capelli scuri sciolti sulle spalle, gli occhi del medesimo colore erano nascosti dietro un paio di occhiali piccoli e rettangolari. Non era una cheerleader e sicuramente non doveva essere un fotomofella, anzi appariva molto goffa. 
<< E' il mio primo giorno >> Le rispose, vedendola annuire: la sconosciuta ci aveva visto giusto.
<< Io sono Isabelle, Isabelle Perez >> Fece, e allungò una mano verso di lei.
<< Io sono Eve, Chomsky >> Rispose, e abbozzò un sorriso, imitata dall'altra. Isabella fece per per dire qualcosa, ma la campanella suonò improvvisamente.
<< Oh, devo scappare! Ci vediamo allora ... >> Non finì la frase che andò via di corsa, e scomparve dietro la porta dell'edificio lasciando Eve attontita mentre balbettava un << O-okay >>, ma tanto non l'aveva neanche sentita.
Realizzò a malincuore che era giunto il momento, aveva matematica e non sapeva quale fosse l'aula della signorina Davis. Camminò in soggezione lungo il corridoio, sentendosi addosso ogni tipo di occhiata: se solo ci fosse qualcuno accanto a lei, come quella Isabelle ... la rivide solo a pranzo, nella mensa della scuola.
L'olezzo nauseabondo di cibo le pentrava le narici ma cercò di non pensarci mentre dava un'occhiata a quello che c'era sul menù.
<< Ti consiglio l'hamburger di tacchino, l'unica cosa decente che servono qui >> Si voltò per vedere ancora lei, Isabelle Perez.
<< Mi spiace essermene andata così stamattina ... com'è andato il primo giorno? >> Chiese.
<< Pessimo >> Commentò distratta mentre sistemava un foglio di carta sul vassoio. 
<< Ti capisco, da queste parti è tutta una massa di idioti >> Disse Isabelle con tono comprensivo, e le indicò con un cenno in direzione un ragazzo con la giacca della squadra da football che infilava la lingua in bocca a una biondina dalle gambe lunghe. << Credono di essere delle celebrità o qualcosa del genere, e invece non sanno neppure il nome della prima moglie di Stalin >> Seguitò con tono saccente, ma Eve la guardò interrogativa.
<< E come si chiamava la prima moglie di Stalin? >> Chiese divertita.
<< Ekaterina, morta nel '18 e madre di Jakov, il figlio "rinnegato" >> Rispose con fare ovvio, e l'altra la guardò stranita.
<< Neanch'io lo sapevo! >> Fece come per difendersi, ma l'altra non se ne preoccupò.
<< Ah, tranquilla, quello era solo un esempio per dirti che sono delle teste vuote. Ti siedi con noi? >> Eve rispose di sì.
Al tavolo c'erano già sedute altre due ragazze: una dai capelli corvini e dai magnetici occhi scuri, a contrasto col pallore latteo della pelle; l'altra ragazza aveva invece più colorito, i capelli castano chiaro, folte sopracciglia ma ben curate e dei bellissimi occhi nocciola. 
<< Loro sono Theresa e Dawn. Ragazze, lei è Eve Chomsky ed è nuova >> Eve sorrise loro, timidamente. Sembravano delle tipe a posto tutto sommato, anche se ebbe appena il tempo di sedersi che cominciarono con il terzo grado.
<< Da dove vieni? >>
<< New York?? Non posso crederci, cosa facevi lì? >>
<< Ti piace qui? Non ti sei addormentata dalla Davis? >>
<< Lo hai visto anche tu??? >> E via dicendo.
<< Oh mio Dio, la tua vita deve essere pazzesca! Sei newyorchese, andavi a una scuola tipo quelli di Fame ... chissà che rottura finire da queste parti! >> Osservò Theresa, e subito Dawn le diede una gomitata. << Ahi! Perché lo hai fatto? >> 
<< Sei stata scortese >> Si giustificò Dawn col tono di chi è in procinto di fare una paternale.
<< In effetti devo ancora abituarmi... >> Rispose Eve, prima di addentare una patatina fritta. << Ugh, è disgustosa! Come si fa a rendere disgustose anche le patatine? >>
<< Oh, credimi: in questo posto accade l'impossibile >> Replicò Isabelle, e le altre due furono d'accordo.
<< Oh bene, vedrò di scoprirlo allora! Ragazze ora sarà meglio che vada, ho chimica tra due minuti >> Si alzò con il vassoio in mano, quando le venne addosso qualcosa - o meglio, qualcuno.
<< Scusa, scusa, scus-a... sei, sei veramente tu? >> Mike la guardò con gli occhi spalancati: l'aveva riconosciuta subito, la ragazzina del sogno.
   
 
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