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Autore: Nuel    10/04/2017    3 recensioni
Hogwarts apre le porte per la terza volta per Albus Potter. Quest'anno anche sua sorella minore Lily inizia a frequentare la più famosa scuola di magia e stregoneria del mondo, e mentre James stringe nuove amicizie, la vita familiare dei Potter potrebbe venire sconvolta.
Ogni pezzo è sulla scacchiera, sta ad Albus decidere se giocare quella che forse non è solo una semplice partita.
♦ Serie Imago Mundi, III
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Imago Mundi ϟ'
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Gli incidenti succedono





Albus si svegliò presto. Senza fare rumore uscì dalla stanza che divideva coi suoi compagni e scese in Sala Comune. Prese dallo zaino piuma e pergamena e scrisse la propria mossa.
Probabilmente Martin aveva ragione: far arretrare il pedone che aveva spostato in avanti era rischioso, ma sbagliare era normale, nel processo di apprendimento, e lui non avrebbe mai imparato a giocare se non si fosse mosso.
Qualcuno avrebbe potuto obiettare che riportare al punto di partenza il solo pedone che avesse mosso fino a quel momento non era “muoversi”, ma questa mossa gli avrebbe permesso di studiare  quella di Carabà.
    Quando ebbe finito, lasciò la torre di Grifondoro per raggiungere la guferia. Faceva freddo e i gradini più in alto della torre erano scivolosi per il gelo, oltre alla consueta cacca dei gufi.
La maggior parte degli uccelli lo ignorò, probabilmente a causa dell’ora, ma Albus non si arrese. «Ehm… devo inviare una lettera», si sentiva stupido a parlare a degli uccelli, «è un viaggio breve, fino a Hogsmeade». Ancora niente. «Devo mandare un messaggio a Carabà. Ci siete già stati…».
    Era sicuro che un vecchio gufo avesse chiuso gli occhi appena aveva nominato Carabà e che non fosse l’unico a fingere di dormire. «Chi consegnerà la lettera mangerà cibo per gufi di ottima qualità al suo ritorno». Sembrò funzionare: un giovane gufo saltellò fino a lui e gli porse la zampa. «Grazie». Il gufo partì e Albus rimase a guardarlo sparire tra le nuvole grigie che coprivano il cielo. Hogsmade era un puntino bianco sepolto dalla neve e dal ghiaccio, persino il lago era in parte ghiacciato.
    Facendo attenzione a non scivolare, tornò dentro al castello. Era intirizzito fino alle ossa e le uniche presenze che incontrò furono i fantasmi che si aggiravano per i corridoi. «Oh, buongiorno, Albus», salutò Sir Nicholas, il fantasma di Grifondoro, «piuttosto mattiniero, stamani. Qualcosa ti cruccia?».
    «Affatto, Sir Nicholas, dovevo inviare una lettera», rispose Albus, camminando verso la Sala Grande. Il fantasma sembrò trovare la sua risposta priva di interesse e si fermò nei pressi di un quadro in cui una vecchia strega russava con la testa ciondoloni. «Buongiorno, Violet, sveglia!». La strega sussultò e arretrò nella cornice, poi i suoi occhi misero a fuoco il fantasma e il suo volto assunse un’aria arcigna.
    Albus li lasciò ai loro battibecchi mattutini ed entrò nella Sala Grande. Il cielo era nuvoloso anche lì, ma almeno faceva caldo. Le quattro lunghe tavole degli studenti e quella degli insegnanti erano già apparecchiate, quindi prese posto e rimase ad aspettare. Entro pochi minuti la sala si sarebbe riempita di studenti chiassosi e il cibo sarebbe magicamente comparso sul tavolo.
    Come aveva previsto, non dovette attendere molto prima che gli altri studenti si accalcassero per fare colazione. Rose parlava fittamente con Molly e James sbadigliava ancora quando si lasciò cadere sulla panca, accanto a lui.
    Albus stava finendo il suo porridge al miele quando la fioca luce del sole che entrava dalla volta venne oscurata dalle ali dei gufi. La consueta consegna della posta non sorprendeva ormai nemmeno gli allievi del primo anno, ma più o meno tutti stavano col naso per aria ad aspettare che arrivasse qualcosa.
    Come faceva ogni giorno, Rose pagò uno zellino al gufo che le consegnava la sua copia della Gazzetta del Profeta e aprì il giornale per leggere i titoli in prima pagina. Una foto occupava il centro della pagina e Rose trattenne il fiato. Non fu l’unica ad essere sorpresa perché la Sala Grande si riempì di mormorii e varie copie del quotidiano passarono di mano in mano perché anche chi non lo comprava potesse vedere. Rose tirò una manica della veste di Albus e gli passò il giornale.
    Quando lo prese, Albus si paralizzò, gli occhi incollati alla foto dei suoi genitori sotto la scritta “Il divorzio del secolo”. James gli prese di mano il giornale per vedere a sua volta e appena l’ebbe fatto alzò lo sguardo per cercare Lily al tavolo di Serpeverde. La sorella sembrava sul punto di piangere, ma Scorpius e Lotus la abbracciarono e, poco dopo, uscirono con lei dalla Sala Grande.
A quanto diceva il giornale, i loro genitori avevano firmato i documenti il giorno prima. A parte questo, l’autore dell’articolo non sembrava molto informato: diceva che Harry Potter e Ginevra, di nuovo Weasley, si erano trincerati dietro al “no comment” e che la reporter sportiva sarebbe presto partita per un servizio all’estero; si chiedeva quali fossero le cause e insinuava che con ogni probabilità la causa della rottura tra l’ex Bambino Sopravvissuto e la moglie fosse un amante. Di chi dei due non era dato saperlo e si dilungava in una lunga serie di ipotesi che partivano dalla segretaria del Capo dell’Ufficio Auror e terminavano con l’ultimo campione di Quidditch intervistato da loro madre.
    «È solo ciarpame», pigolò Rose, «sono sicura che sono calunnie…», disse aggrappandosi al braccio di Albus.
    «No, è la verità», tagliò corto James, rendendole il giornale e alzandosi dal tavolo. Molti occhi lo seguirono mentre lasciava la Sala Grande.
    «Voi lo sapevate?», chiese Rose con tono incredulo e Albus si limitò ad annuire.
    «Scusa, Rose», fece poi, alzandosi a propria volta. Voleva restare un po’ da solo, prima dell’inizio delle lezioni.
    La sgradevole sensazione di essere al centro dell’attenzione non lo abbandonò per tutta la mattinata. Aveva l’impressione che i suoi compagni lo guardassero con commiserazione e che bisbigliassero non appena si allontanava da loro. Il divorzio non era una pratica comune, tra i maghi o, almeno, non tra quelli che godevano di una certa visibilità, ma anche se fosse stata cosa normale, suo padre era Harry Potter e nulla era normale quando si trattava di lui. Albus si ritrovò a pensare che non doveva essere facile essere suo padre, ma nemmeno essere la moglie di Harry Potter doveva essere una passeggiata.
    All’ora di pranzo, mentre si dirigeva di nuovo verso la Sala Grande, Martin lo raggiunse di corsa, afferrandolo per il mantello. «Ti va se prendiamo da mangiare in cucina e pranziamo per i fatti nostri?», chiese indicando le scale. Era l’idea migliore che Albus avesse sentito da quella mattina. Scesero in cucina e gli elfi domestici dettero loro rostbeaf e patate arrosto in quantità industriale. Gli elfi domestici erano troppo indaffarati a far comparire i piatti sulle tavole e far scomparire le stoviglie per badare ai loro discorsi, così decisero di rimanere lì e Albus tirò fuori il disegno della scacchiera.
    «Stamattina ho mandato la mia mossa a Carabà», disse Albus. Quando guardò il disegno, il pedone bianco era arretrato e quello nero che gli stava di fronte era avanzato.
    Martin si sporse verso di lui per guardare il foglio. «Hai fatto arretrare il pedone?», chiese deluso.
    «Sì, voglio vedere come si comporta Carabà».
    «Ma te lo aveva detto: se un pezzo arretra, uno nero avanza». Martin si mise in bocca un’enorme pezzo di patata e guardò ancora il disegno. «Per me…», iniziò con la bocca piena, «dovresti allargare la prima riga, in modo da non lasciare spazi aperti in cui i neri potrebbero infilarsi».
    «Ma non posso far avanzare tutti i pezzi assieme: ce ne saranno sempre di più avanzati e più arretrati».
    «Sì, ma se mantieni un muro davanti al re non potrà farti scacco, no?»
    Albus annuì. «Se fossero scacchi normali, non sono sicuro che sarebbe la mossa giusta da fare, ma in questo caso… credi che si possa spostare il pedone da I3 in L4?».
    Martin bevve un lungo sorso di succo si zucca e scrollò le spalle. «Tu prova. Se la mossa non è valida, te lo scriverà nella sua risposta, no?».
    Con la mossa successiva decisa, Albus e Martin lasciarono la cucina. Gli elfi domestici insistettero per dare loro qualche tramezzino, nel caso venisse loro fame, nel pomeriggio. Era alquanto improbabile, dato che si erano rimpinzati per bene, ma accettarono per non offenderli. Albus si sentiva decisamente meglio dopo aver trascorso un po’ di tempo senza pensare al divorzio dei suoi genitori ed era grato a Martin per non averne fatto parola.
    Martin si coprì per bene ed uscì dal castello per andare alla lezione di Cura delle Creature Magiche e Albus proseguì verso l’aula di Aritmanzia. Prima che facesse buio sarebbe andato a portare il cibo promesso al gufo e la giornata sarebbe finita in tranquillità se un incidente non avesse coinvolto una sua compagna di Casa.
    Gwen Sullivan frequentava le lezioni di Hagrid ed era proprio accanto a Martin, durante l’ora di Cura delle Creature Magiche. Ciò significava che solo per fortuna Martin non era rimasto coinvolto nell’incidente ma, quando incontrò Albus e gli altri, prima di cena, era ancora visibilmente scosso. Il professor Hagrid stava mostrando loro un Fiammagranchio, una sorta di tartaruga dal carapace incrostato di gemme preziose. Gli “ohhh” e gli “ahhh” si sprecavano sulle bocche meravigliate degli studenti, mentre la creatura si guardava attorno spaesata e infreddolita. Le ragazze, soprattutto, sembravano rapite dalla profusione di diamanti, rubini e smeraldi che rendevano il suo prezioso guscio luccicante.
    «Il professor Hagrid stava dicendo di non mettersi dietro il Fiammagranchio», raccontò loro,  «Quel cretino di Jaspert l’aveva toccato sulla testa e il Fiammagranchio si stava girando per difendersi. Non avete idea di quanto sia lento!
    «Il professor Hagrid l’ha preso il mano perché non attaccasse Jasper e l’ha sollevato, poi si è girato per rimproverare Jasper, ma anche noi ci stavamo spostando per non stargli dietro, solo che spostandosi anche il professore, Gwen si è trovata proprio dietro il Fiammagranchio quando ha scoreggiato», raccontò Martin, concitato. La voce dell’incidente si era sparsa tra gli studenti e un capannello di ragazzi di tutte le età si era formato intorno a loro per sentire come fosse andata da uno dei testimoni oculari.
    «Ha fatto cosa?», chiese Rose, imbarazzata.
    «Beh, non saprei come altro definirlo. Ha emesso… fuoco dal sedere. Una scoreggia incendiaria», spiegò Martin.
    «E Gwen come sta?», chiese Albus, in ansia. Rose e Gwen non facevano che litigare per ogni cosa e lui non trovava la ragazza particolarmente simpatica, ma non per questo le avrebbe augurato di venire colpita dalla fiammata posteriore di una creatura magica.
    «Il professor Hagrid l’ha portata di corsa in infermeria. L’infermiera Paciok le ha dato delle pozioni, ma Gwen urlava… è stato orribile!» Prese fiato e, con maggiore calma, continuò: «Sembra che ci vorrà qualche giorno prima che possa lasciare l’infermeria. Se fosse stata portata in un ospedale babbano, se anche l’avessero salvata, sarebbe rimasta sfigurata, invece, grazie alla magia, il professor Hagrid ha detto che tornerà come prima, senza nemmeno una cicatrice!».
    Rose era sbiancata e nemmeno Albus si sentiva tanto bene, invece sembrava che per Martin la cosa più scioccante fosse che Gwen non avrebbe riportato alcun danno permanente.
    «Speriamo non succeda nulla a Hagrad», disse James, incrociando le braccia sul petto. Aveva ancora l’aria imbronciata di quella mattina, e Albus si chiese se fosse stata sufficiente per tenere alla larga i loro compagni di scuola.
    «È stato un incidente», ribadì Martin.
    James scrollò le spalle. «A Hagrid gli incidenti capitano un po’ troppo spesso», rispose, e Albus e Rose furono costretti a convenire con lui. Martin li guardò senza capire, in attesa di una spiegazione.
    «Quando era studente, Hagrid venne accusato di aver provocato la morte di una studentessa e venne espulso. Aveva portato a scuola un’Acromantula e si pensò che fosse lei la responsabile, anche se, in realtà il ragno non c’entrava nulla. C’era un Basilisco, ma nessuno lo sapeva e quindi nessuno poté scagionarlo».
    «E quando nostro padre era studente, ottenne un uovo di drago di contrabbando e lo allevò a scuola. Ti immagini un drago qui a scuola?», aggiunse James.
    «E il padre di Scorpius venne ferito da un Ippogrifo durante una lezione, anche se in modo molto lieve», disse Albus, attingendo ai racconti dei loro genitori.
    «Il problema è che Hagrid non si rende conto della potenziale pericolosità di quelle creature», rincarò James e, senza aggiungere altro, si fece largo tra gli studenti per raggiungere la Sala Grande.
    Martin li ascoltò stupefatto, mentre altri studenti annuivano e borbottavano tra loro. In quegli anni, Hagrid era diventato un buon insegnante, nonostante la sua discutibile propensione a portare a scuola creature pericolose, ma molti studenti avevano sentito parlare dei suoi trascorsi da nonni e genitori e Albus si rese conto che era bastato ricordare loro quei fatti per accendere nei loro sguardi la luce di una rinnovata paura.
    «Speriamo non succeda nulla», disse stringendo le labbra e seguendo il fratello per andare a cena.

 
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• Potete trovare il Fiammagranchio qui

Per chi se lo fosse perso, ricordo che la settimana scorsa ho iniziato la pubblicazione dello spin-off: Niente è come prima.
Dato che lunedì prossimo è Pasquetta e probabilmente saremo tutti a zonzo o a smaltire il pranzo di Pasqua, vi faccio gli auguri e vi do appuntamento tra quindici giorni... lo so che questa storia prosegue a singhiozzo, ma abbiate fede: io inizio a vedere il finale! ^^
Intanto, un grazie a uwetta e a megumi_1 per aver commentato il capitolo precedente. ^^
Vi aspetto sulla mia pagina FB!
   
 
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