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Autore: Lady Samhain    10/04/2017    3 recensioni
//Seguito di "Iniquity" ; Quarta parte della serie "La strada di casa" //
Sono passati più di due anni dall'ultima volta che Credence e Percival Graves si sono incontrati.
Entrambi sanno di avere ancora molte cose da dirsi, e mantenersi in contatto attraverso le lettere non è la stessa cosa che parlare di persona per questo Graves decide di fare una deviazione durante il suo viaggio alla ricerca degli incantesimi di protezione più antichi d'Europa, e di tornare a Londra per rivedere Credence.
Sarà l'occasione per conoscersi bene e per chiarire le troppe cose rimaste in sospeso tra di loro, ma anche un viaggio dentro sé stessi.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Credence Barebone, Newt Scamander, Percival Graves, Porpentina 'Tina' Goldstein
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La strada di casa'
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Capitolo 6

Sidro e Firewiskey


Feel the light
Shining in the dark of night
Remember what we forgot
I know it's a long shot
But we're bringing it all back

we're bringing it all back

***

I giorni che seguirono furono strani.

Credence ormai sapeva che sì, prima o poi avrebbe iniziato a pensare a Percival Graves proprio in quel senso, e la cosa lo confondeva.

Ne aveva parlato con i suoi genitori ed entrambi gli avevano fatto notare che Graves aveva quasi il doppio dei suoi anni.

Era ovvio.

A Credence non importava della differenza di età perché lui era passato attraverso cose che a volte gli facevano sentire addosso molto più che i suoi ventiquattro anni.

I consigli che gli avevano dato erano molto diversi.

Tina aveva cercato di disilluderlo da subito.

Lei aveva conosciuto bene Graves e lo riteneva "biologicamente incapace di innamorarsi".

In ufficio non si era mai sentito nessun pettegolezzo su di lui; nessuna segretaria particolare, nessuna allieva che ricevesse attenzioni o sguardi in più, nemmeno qualche collega più audace che ci aveva spudoratamente provato con lui aveva ottenuto risultati.

Graves restava sempre quello: carismatico, affascinante, un bell'uomo, ma assolutamente irragiungibile, fuori portata, inaccessibile per chiunque.

E no, non si erano mai sentiti nemmeno pettegolezzi di amicizie maschili troppo intime, per cui la conclusione era che a Graves mancasse qualcosa.

Probabilmente in novanta per cento della sensibilità media degli esseri umani, sempre secondo Tina, che sosteneva che nonostante Graves si fosse ritirato avesse ancora un distintivo da Auror al posto del cuore.

Newt era stato molto più cauto nel dare giudizi.

Gli aveva consigliato di osservarlo.

Il magizoologo comprendeva perfettamente cosa intendeva Credence quando diceva che Percival era un drago, ed in effetti gli stava consigliando di trattarlo come tale.

Osservarlo senza interferire.

Lasciarlo libero di agire per capirlo al meglio.

Contrariamente a Tina, Newt credeva che se Graves non era scappato dopo la sua "confessione" a proposito della preferenza per gli uomini, allora ci fosse la remota possibilità che potesse sviluppare un sentimento per Credence.

Aveva guadagnato uno scappellotto da Tina che non voleva incoraggiare Credence per non farlo soffrire inutilmente, ma Newt era rimasto irremovibile; lui era convinto che l'essere umano fosse troppo complesso nei rapporti sociali ed affettivi per non essere bisessuale.

Comunque la domanda restava: Credence voleva sapere cosa fare se... nel caso... nella possibilità... che la sua amicizia per Percival diventasse qualcos'altro.

Almeno su questo Newt e Tina erano stati d'accordo.

-Diglielo-

Certo, razionalmente Credence sapeva che era così.

C'erano molte possibilità che Graves non ricambiasse i suoi sentimenti, e sarebbe stata in un certo senso una mancanza di rispetto nascondergli una cosa del genere.

Senza contare che era molto difficile nascondere qualcosa all'ex Direttore della Sicurezza Magica.

Sì, sarebbe stato meglio dirglielo e soffrire una volta sola per un rifiuto, piuttosto che tormentarsi nell'incertezza; o ancora peggio che Graves lo venisse a sapere in qualche modo imbarazzante che Credence non voleva nemmeno immaginare.

***

Niente da fare: stava cambiando.

Lui, che era soddisfatto solo quando riusciva bene in un compito difficile, aveva cominciato ad apprezzare cose che prima nemmeno notava.

Una gelata a metà novembre aveva portato la prima neve, e Percival Graves era rimasto a guardare i fiocchi che cadevano con un senso di meraviglia che non provava più dall'infanzia.

Stava aspettando Credence, e quando il ragazzo si schiarì la voce per attirare la sua attenzione, si accorse che aveva tenuto tutto il tempo le mani tese ad afferrare i piccoli fiocchi bianchi, e che Credence lo guardava con un sorriso.

In imbarazzo, ficcò in fretta le mani in tasca e tentò di darsi un contegno, ma Credence non lo stava prendendo in giro.

Sembrava... sembrava contento, e Graves osò sperare che quel sorriso fosse per lui.

Credence continuò a sorridere anche quando, dopo essere apparsi nel loro posto isolato, trattenne le dita tra le sue più del necessario e gli chiese -Percival? Se io ti tirassi una palla di neve la prenderesti molto male, giusto?-

Meglio continuare a recitare la pare del drago irritabile, piuttosto che lasciar capire al ragazzo che non avrebbe più voluto lasciare la sua mano.

-Fidati, tu non vuoi davvero scoprire quanto potrei prenderla male-

E nello stesso momento seppe di essersi firmato una condanna.

Lui sapeva che Credence sapeva che lui sapeva che prima o poi la palla di neve sarebbe arrivata, e che lui non sarebbe stato capace di arrabbiarsi a dovere.

Il freddo li convinse a tornare a casa prima del previsto perché Graves non voleva certo che Credence si ammalasse per colpa sua.

Tornarono a casa che erano appena le nove meno un quarto, ed entrambi sapevano che avevano più tempo del solito per parlare.

Si tolsero i cappotti bagnati per la neve che vi si era sciolta sopra, poi Credence accese il fuoco nel camino e tutti e due si affretarono a rifugiarsi sul divano vicino alla fonte di calore.

Credence sorrideva ma tremava anche di freddo, e allora a Graves venne un'idea.

-Hai mai bevuto wiskey incendiario?-

-Hem... veramente... no, in casa non ne teniamo. L'ho assaggiato qualche volta quando l'ha portato mio zio Theseus ma è troppo forte per me-

-Capisco. E sidro di mele?-

-Oh, quello sì. Mi piace molto, soprattutto caldo e con le spezie-

Graves non faceva fatica ad immaginarlo.

Il sidro e le spezie si adattavano perfettamente a Credence: dolce ma con un carattere forte, e con quel tanto di alcol che bastava per scaldare e fare girare la testa.

Si trattenne a stento dal sospirare o dal deglutire a vuoto.

Improvvisamente anche lui aveva voglia di sidro.

Distolse lo sguardo da Credence e si concentrò nell'incantesimo che gli serviva: non era difficile evocare un boccale e dell'acqua, e per quanto riguardava le spezie era sicuro che Credence ne tenesse in casa.

Gli chiese se poteva prenderle ed ovviamente Credence gli rispose di sì.

La stecca di cannella ed una manciata di chiodi di garofano rimasero sospesi a mezz'aria poco sopra il boccale mentre lui si concentrava.

Chiuse gli occhi per fare l'incantesimo al meglio perché voleva che il sidro fosse perfetto.

Ne evocò il colore: ambrato, con pagliuzze dorate che vorticavano nel bicchiere; non torbido ma nemmeno trasparente.

Ed il gusto doveva essere leggermente aspro ma anche zuccherino, e con una consistenza vellutata sul palato.

E la temperatura. Appena al di sopra di quella del corpo umano, per essere tiepido, avvolgente, una carezza che leniva il freddo senza bruciare.

Quando fu soddisfatto del risultato riaprì gli occhi e lasciò che le spezie calassero lentamente nel sidro, da cui si levava un leggero vapore che appannava i bordi del boccale; erano volute pigre che portavano fino a lui un profumo che apprezzava con una nuova consapevolezza.

Percival annuì soddisfatto, perso nei suoi pensieri.

Aveva fatto del suo meglio per Credence. Ci aveva messo il cuore, letteralmente.

Ad un certo punto il suo sesto senso lo avvisò che qualcosa non andava.

C'era troppo silenzio.

Si riscosse e vide Credence che fissava il bicchiere affascinato, ed alzò la testa appena in tempo per incrociare il suo sguardo.

-Lo hai fatto per me. Grazie-

-Aspetta a ringraziarmi dopo averlo assaggiato. È da tanto tempo che non faccio un incantesimo del genere, e ti consiglio di assaggiarlo a piccoli sorsi. Non vorrei che avesse effetti collaterali e tu ti trasformassi in un rospo-

Credence rise ma nei suoi occhi brillava molto di più che il divertimento momentaneo per una battuta.

-Perdonami, ma per me ci vuole qualcosa di più forte. Se permetti...-

Ed evocò la bottiglia di firewiskey ed il suo bicchiere rocks con la base quadrata.

Non si versò subito da bere, ma aspettò che le spezie nel bicchiere di Credence si impregnassero di liquido e scendessero a fondo.

Credence prese il boccale e vi avvolse le dita ancora intirizzite dal freddo con un sospiro.

Fece un movimento come per prenderne un sorso ma all'ultimo momento si bloccò per guardare lui.

-Percival? Se dovessi diventare un rospo tu mi faresti tornare normale, non è vero?-

-Assolutamente no- gli rispose Graves con un ghigno pericoloso -Ho sempre desiderato un rospo da compagnia, ora che ci penso-

Credence borbottò "stupido" a mezza voce e poi bevve.

Graves non poteva fare a meno di spiarlo di sottecchi per scrutare la sua reazione.

Lui aveva fatto del suo meglio, ma uno dei suoi difetti era sempre stato imporre agli altri le sue scelte; l'idea che a Credence potesse non piacere ciò che piaceva a lui lo allarmava più di quanto sarebbe stato ragionevole.

Per questo quasi si strozzò con il suo whiskey quando il ragazzo spalancò gli occhi ed emise un mugolio al primo sorso.

-Cosa c'è? Ti sei bruciato?-

La cosa più logica da pensare era che avesse bevuto troppo presto e si fosse scottato la lingua, perché davvero... con tutto l'impegno che lui ci aveva messo in quel sidro, non poteva fare così schifo da farlo saltare sul divano e gemere in quel modo!

-Percival, è... è straordinario! Come hai fatto?-

-Davvero? Oh, bé, io... io... sono contento che ti piaccia-

Borbottò lui in imbarazzo.

Si rendeva conto solo in quel momento che lui aveva messo nel sidro molto più che le spezie: ci aveva messo anche tutta la sua ammirazione per il ragazzo, il desiderio appena nato che provava per lui, la volontà di fare qualcosa che lo facesse stare bene ed il bisogno di fare qualcosa che gli piacesse.

Non era solo una bevanda, erano duecento millilitri di dichiarazione d'amore, e dalla sfumatura rosa sugli zigomi e da come Credence cercava di trattenere i mugolii, sembrava che avesse fatto molto più effetto di quanto fosse nelle sue intenzioni.

Graves si nascose dietro un altro bicchiere di whiskey e nel guardare le fiamme del camino perché gli sembrava di spiare un momento privato.

Un momento delizioso, caldo e proibito che lui doveva tenere fuori dalla sua mente.

Quando Credence ebbe finito posò il boccale sul tavolo e rimase per un po' come stordito, appoggiato allo schienale con gli occhi socchiusi e le palpebre che tremolavano; le sue labbra erano rosse, in accordo con il velo di rosa che gli era comparso sulle guance e con gli occhi lucidi.

Per la seconda volta Graves fu colpito da quanto Credence fosse bello.

Non era rimasto niente del ragazzino con le spalle ingobbite che si aggirava come un fantasma per le strade di New York, adesso era davvero uno splendido, giovane uomo.

Forse anche un po' per merito suo.

Evitò di fissarlo con insistenza ma avrebbe voluto fargli una foto in quel momento, per conservare per sempre l'immagine di abbandono totale, il sorriso rilassato, il respiro lento e regolare.

Passarono lunghi minuti rotti solo dal crepito del fuoco nel camino, poi Credence si riscosse come se si fosse appena svegliato.

-Percival?-

-Hm?-

-Grazie per tutto quello che stai facendo per me-

Graves avrebbe voluto rispondere che fargli da insegnante non era un compito pesante o che il sidro era un incantesimo semplice, ma il buonsenso gli impose di starsene zitto.

Sapeva perfettamente che Credence non si riferiva solo alle lezioni, ed un ringraziamento offerto con tanta gratitudine andava accolto con umiltà e basta.

-Te lo meriti- gli rispose.

Alzò il bicchiare verso di lui, accennando un brindisi che fece tornare il rossore sulle guance del ragazzo.

-Percival? Devo chiederti una cosa, e voglio che tu mi risponda sinceramente-

Altro che rispondere sinceramente! Graves si trovò a maledirsi per come aveva spinto le cose troppo oltre.

Quella richiesta di una risposta sincera lo preoccupava, subito dopo che aveva spinto Credence in uno stato simile alla tensione erotica.

-Sono migliorato? Insomma, quante possibilità ho di uscire vivo da un vero duello?-

Oh. Oh. Per fortuna! Graves avrebbe potuto sciogliersi per il sollievo.

-Non so darti una risposta. Vedi, Credence, tu sei migliorato tantissimo, ed io sono fiero di te. Ma devi migliorare ancora. E comunque...- distolse lo sguardo. Non era sicuro di volerlo dire.

-Comunque cosa?-

Accidenti! Il ragazzo aveva passato troppo tempo con lui.

Chi altro, se non il Direttore della Sicurezza Magica in persona, avrebbe potuto insegnargli a stanare la debolezza nell'esitazione e ad insistere proprio su quella?

-Comunque, la verità è che non si è mai, mai, abbastanza bravi- concluse.

Finì il secondo bicchiere di firewhiskey per tentare di distrarsi.

Credence lo guardò in silenzio.

Gli stava chiedendo qualcosa, e quel qualcosa che già sentiva nell'aria lo preoccupava forse più che un flirt.

-Ti riferisci a Grindelwald, non è vero?-

Graves non potè trattenere una smorfia di dolore.

-Tu staresti benissimo nella squadra investigativa degli Auror. Sì, mi riferisco proprio a lui-

La conversazione stava prendendo una piega scomoda. Molto scomoda.

Graves aveva confinato le memorie ed i sentimenti a proposito di Grindelwald nell'angolo più remoto della sua mente, e sperava di tenerle lì fino al suo ultimo giorno di vita.

E invece era bastato un accenno perché tutto quello tornasse a farsi sentire più prepotente che mai.

-Percival? Hai mai pianto per quello che ti ha fatto?-

La domanda lo colse alla sprovvista.

Conosceva bene la risposta, ma il fatto che Credence avesse chiesto lo aveva spinto in bilico su un abisso.

-Io... Una volta. Quando... quando...-

Distolse lo sguardo. Voleva dirlo e allo stesso tempo non voleva.

Credence si spostò più vicino a lui e gli toccò piano il braccio.

-Va tutto bene, Percival. Sei al sicuro adesso-

Graves prese un lungo sospiro tremante. Gli ci voleva troppo coraggio per riaprire quella ferita.

Ma Credence aveva ragione: era al sicuro.

-E va bene. Io ho cambiato casa dopo che mi hanno dimesso dall'ospedale. Non sopportavo di vivere in una casa che non era più veramente mia. Ero tornato per prendere qualche vestito, qualcosa che potesse servirmi... e quando sono stato dentro non ho portato via nulla. Non sopportavo che quel bastardo avesse toccato tutte le mie cose. Come le spille a forma di scorpione. Non avevo più niente. Allora ho pianto-

Strinse il bicchiere tanto forte da farsi sbiancare le nocche.

Non si aspettava che facesse ancora così male dopo tre anni.

-Anche io ho pianto- disse Credence accanto a lui -Mi aveva tradito. Mi aveva usato e poi gettato via come uno straccio. Ed io, dopo che ho avuto di nuovo un corpo, ancora piangevo per lui-

Credence non lo guardava, invece teneva lo sguardo fisso sulle sue mani strette insieme.

-Credevo di meritarmelo. Credevo che il dolore per il tradimento fosse la giusta punizione per il mio peccato di sodomia. Poi Newt e Tina mi hanno fatto capire che non c'era nessun peccato e che Grindelwald era semplicemente, come dici tu, un gran bastardo-

"Peccato di sodomia?" Graves dovette scavare nella memoria per ricordare cosa significava quel termine per i nomag, e quando se ne ricordò si rese conto di essere impallidito.

-Tu ti eri... innamorato di lui?-

Credence fece spallucce, come a dire "Ormai è andata così".

-Era la prima persona che mostrava di tenere a me. E con il tuo aspetto era un gran bell'uomo. Io ero assolutamente conquistato, ma non era amore. Adesso lo so-

Qualcosa che si era annodato stretto dentro Grave si sciolse quando Credence ammise che non era realmente innamorato di Grindelwald.

Era stata un'infatuazione che aveva superato.

Graves si rese conto di essere stato geloso e che avrebbe odiato Grindelwald il doppio se, oltre alla sua vita, gli avesse rubato anche Credence.

-Sai che è davvero strano, Percival? Io ho superato quello che mi ha fatto, ma certamente non l'ho perdonato. Non lo perdonerò mai. Se potessi incontrarlo, la prima cosa che farei sarebbe restituirgli quel pugno con gli interessi. Però è strano avere un conto in sospeso con una persona e non sapere nemmeno che faccia abbia-

Graves tremò per un'improvvisa vampata d'ira.

Posò in fretta il bicchiere sul tavolo per evitare di spaccarlo tra le dita.

-Io spero di non incontrarlo mai più, perché se mai mi dovesse capitare a portata di bacchetta potrei dimenticarmi che ho fatto il giuramento di non infierire inutilmente sul nemico. Non voglio diventare un mostro a causa sua. Si è preso già abbastanza della mia vita-

Credence lo guardò un po' allarmato e Graves si rese conto che doveva essergli sembrato davvero qualcosa di simile ad un drago infuriato.

Sospirò pesantemente. Lui non era mai stato bravo ad indorare la pillola.

Se avesse incontrato Grindelwald probabilmente avrebbe fatto ricorso a tutti gli incantesimi oscuri che conosceva, e ancora non sarebbe stato abbastanza per punirlo per come gli aveva rovinato l'esistenza.

Si accorse che aveva i pugni serrati e che tremava di rabbia.

-Tu sei migliore di lui. Lo sei davvero, Percival. Non scendere i suoi livelli, perché non ne vale la pena-

Credence prese le mani tra le sue e tentò di scioglierli i muscoli.

Quella carezza a contatto con tutta la rabbia che aveva in corpo gli fece uno strano effetto, come crepe che si allargano sul ghiaccio quando viene investito da un'ondata di acqua calda; lo fece tremare e rabbrividire.

Credence se ne accorse, e allora si mise in ginocchio sul divano e gli passò un braccio attorno alle spalle.

Con una mano gli accarezzò la nuca e gli fece appoggiare la testa contro il suo petto.

Era strano. In quel modo sembrava che Credence fosse molto più alto di lui.

Vedersi improvvisamente più piccolo, aver rievocato un dolore che credeva sepolto, trovare un conforto che non avrebbe mai ammesso di desiderare... erano troppe emozioni tutte insieme.

Già avrebbe avuto difficoltà a gestirle singolarmente, ma tutte in una volta erano un pericolo.

Il suo autocontrollo rischiava di schiantarsi da un momento all'altro.

Il suo primo istinto era di sottrarsi, di tornare dietro la sua corazza, ma ormai era andato troppo oltre; era sull'orlo del baratro e se non ci fosse stato Credence a trattenerlo sarebbe precipitato nel vuoto.

-E quindi... tu hai pianto, Credence?-

Patetico. Era come se stesse chiedendo il permesso.

Come a dire "Tu lo hai fatto, posso farlo anche io?"

-Sì. Ho pianto. Non solo per Grindelwald, ma per... per tutto. Per Mary Lou, per gli anni ad Ilvermorny che avevo perso, per aver ucciso delle persone, per aver traumatizzato Modesty. Ho pianto ed avuto attacchi di panico. Per i primi tre mesi in cui ho vissuto con loro, Newt e Tina mi hanno fatto dormire nella loro stanza perché avevo terrori notturni quasi ogni notte. E loro mi svegliavano delicatamente e restavano con me per ore. Mi coccolavano come un bambino piccolo perché era in quel modo che mi sentivo. Piccolo e disperato-

"Piccolo e disperato"

Graves si ritrasse istintivamente.

Era esattamente come si era sentito lui per mesi e mesi.

Poi aveva ripreso il controllo di sé stesso, ma la ferita era rimasta.

E adesso si era riaperta.

Non poteva più sfuggire.

Rimase a tremare ancora appoggiato a Credence, lacerato tra il bisogno di sfogarsi e la paura dell'ignoto.

-Mi dispiace, Credence. Mi dispiace tanto-

Ed era vero: gli dispiaceva terribilmente per quello che era successo al ragazzo, e non gli sembrava giusto scaricargli addosso il suo dolore oltre a quello che aveva già sopportato.

Cercò di prendere respiri profondi per rimettere sotto controllo quella cosa che gli stava torcendo le viscere.

Credence intanto continuava ad accarezzarlo sul viso e sul collo, mentre con l'altro braccio gli cingeva le spalle e lo teneva stretto con il torace contro il suo.

-Shh... ormai è passato, non preoccuparti per me. Ora sto bene perché ho trovato persone che mi hanno compreso. Percival... lo so che tu sei un uomo forte, ma essere forti non vuol dire non avere mai bisogno di aiuto-

Stavolta il dolore lo fece piegare in due.

Era attorcigliato alla bocca dello stomaco, una bestia maligna che aveva scardinato la gabbia ed era pronta a distruggerlo.

Tentò di parlare ma appena aprì bocca ne uscì solo un gemito sofferente.

-Oh, Percival... non puoi tenerti dentro tutto questo. Lascialo andare una volta per tutte. Non permettergli di farti soffrire ancora-

La bestia scavava dentro di lui, fuori controllo, gli occhi iniettati di sangue.

Ed erano i suoi occhi.

E l'unica cosa che lo teneva al sicuro era il rifugio formato da Credence.

No, no, assolutamente no! Non avrebbe pianto tra le braccia di un ragazzo che poteva essere suo figlio! Sarebbe stato vergognoso.

-Va bene, signor Graves- sospirò lui -Facciamo un patto: qualunque cosa tu dovessi fare, ti giuro solennemente che non lo dirò a nessuno. Anzi, facciamo così: ti dò il permesso di obliviarmi, così il tuo segreto sarà al sicuro-

Graves avrebbe voluto ridere per l'assurdità del tentativo che Credence faceva per rassicurarlo, ma scoprì con orrore che dalla gola invece di una risata gli era uscito un suono aspro e raschiante.

Un singhiozzo. E un altro. E un altro ancora.

Esattamente come aveva temuto, una volta cominciato era impossibile fermarsi.

-Ne hai bisogno. Coraggio. Ci sono io con te-

Sembrava che la voce bassa e calma di Credence gli facesse allo stesso tempo male e bene.

Da un lato nutriva il suo bisogno di conforto, dall'altro... oh, come si sentiva penoso!

Piangere sulla spalla di un ragazzo di ventiquattro anni che aveva passato cose peggiori di lui!

Eppure non riusciva a fermarsi.

Lui aveva sempre trasformato il dolore in rabbia, ma sfogare la rabbia non era la stessa cosa.

Non curava le ferite.

Ed il dolore restava, per sopraffarlo quando lui meno se lo aspettava; a tenerlo sveglio la notte, bloccargli il respiro, a schiacciargli il petto con una massa giorno dopo giorno più densa e pesante, ad urlare ancora e ancora dentro di lui nella speranza e nel terrore che qualuno potesse sentirlo ed aiutarlo.

Non riusciva a fermare i lamenti che gli sfuggivano tra i denti ogni volta che un'ondata di sofferenza lo trapassava.

Credence lo teneva ancora stretto e Graves poteva sentire il suo cuore che batteva.

-Ci sono io- mormorò piano con le labbra contro la sua fronte -Non avere paura. Sono solo lacrime, Percival. Lasciale andare-

Lui cercava ancora di combattere quel sentimento, ma era come scivolare lungo una parete di vetro.

-Non... posso...-

-Sì che puoi. Ti aiuto io-

-No. Non è... giusto-

-Perché no? Ne hai bisogno ed io voglio aiutarti. Tu faresti lo stesso per me, anzi lo hai già fatto-

Cedette con un ultimo guaito di dolore.

Sì, ne aveva bisogno!

Come aveva potuto pensare di vivere con quel cancro che gli divorava l'anima?

I ricordi si accavallavano senza concedergli il tempo di respirare, ed ognuno era una coltellata rovente.

Grindelwald, le torture, la prigionia, la sua vita rubata, distrutta e buttata via come un giocattolo rotto nelle mani di un bambino crudele.

In poco tempo Percival Graves era ridotto ad una cosa disperata e scossa dai singhiozzi, spogliata di ogni difesa, più debole di quanto fosse mai stato in vita sua.

Era terrorizzato, ma quello era l'unico modo per guarire.

Per una sola volta nella vita, confessarsi debole, ferito, bisognoso del conforto che solo un affetto sincero sapeva dare; rimettersi inerme nelle mani di una persona abbastanza nobile da accettarlo anche in quelle condizioni.

E Credence lo era.

Quel ragazzo era una meraviglia e forse nemmeno se ne rendeva conto.

Gli permetteva di aggrapparsi a lui, di gridare e piangere; gli permetteva di essere sincero prima di tutto con sé stesso.

E lo teneva al sicuro.

Graves si trovava ad affondargli il viso nel petto e rischiava di sbilanciarlo all'indietro ma poteva contare su di lui.

Credence poteva sostenerlo. Si era offerto di farlo.

La gratitudine era così intensa e sconosciuta per lui che rischiava di fargli male quanto i ricordi di Grindelwald.

A volte il cuore gli si stringeva così tanto che credeva che sarebbe scoppiato, e allora si aggrappava a Credence con tutte le sue forze, soffocando un grido nel suo corpo.

Se doveva morire, pensava, sarebbe stato meno brutto se fosse successo tra le braccia di una persona che gli voleva bene.

Anche Credence lo stringeva forte.

Gli stava dicendo qualcosa che però Graves non capiva, stordito com'era dai suoi stessi singhiozzi.

Non capiva le parole, ma il tono basso e calmo che usava vibrava attraverso la sua gola e passava dentro di lui trasmettendogli un senso di sicurezza.

Allora pensava che no, non voleva morire, perché valeva la pena di vivere solo per farsi ripetere qualunque cosa meravigliosa Credence gli stesse dicendo.

Pian piano il peso sul petto si stava allentando.

Non aveva più l'impressione di piangere sangue o che non avrebbe mai più ripreso a respirare.

Lentamente, molto lentamente, lasciò andare la stretta spasmodica con cui si era allacciato a Credence, ma il ragazzo non lo lasciò.

Continuò a tenerlo lì e a confortarlo con quelle carezze che desiderava solo da lui.

Anche Graves osò accarezzarlo sulla schiena perché desiderava ricambiare un po' della tenerezza che Credence gli stava regalando.

Si sentiva completamente esausto, troppo stanco persino per aprire gli occhi.

Santo cielo, aveva pianto così forte che gli dolevano i fianchi!

-Grazie- riuscì ad articolare con la voce incrinata.

Credence non gli rispose, invece continuò ad accarezzarlo.

Quando finalmente Graves si staccò da lui ed ebbe il coraggio di riaprire gli occhi si accorse di due cose: la prima una larga macchia bagnata sul maglione blu del ragazzo, e la seconda che anche gli occhi di Credence erano arrossati.

-Hai pianto per me?-

-No, Percival. Ho pianto con te. Gli amici servono a questo-

Graves fu scosso da un brivido.

"Amici"

Lui non aveva mai permesso a nessuno di vederlo in quelle condizioni.

Non aveva amici così stretti da tanto tempo, e comunque non era sicuro di accontentarsi che Credence fosse suo "amico".

Ma di quello avrebbero parlato in un altro momento, magari.

-Hai sopportato una scenata patetica e probabilmente impressionante, ed ancora non ti sei stacato di me. Sei una persona straordinaria, Credence-

Lo sentì ridere piano.

Quel povero ragazzo era costretto in una posizione scomoda da chissà quanto tempo per colpa sua.

-Dai, siediti-

-Dovrei lasciarti. Peccato. Mi piace tenerti così-

Graves sperò che il rossore che si sentiva sulle guance potesse essere scambiato per la congestione del pianto, e per fortuna, nonostante quello che aveva detto, Credence sciolse l'abbraccio in cui lo aveva cullato per tutto quel tempo.

-Credo che sia ora che io tolga il disturbo. Si è fatto tardi- borbottò Graves.

-No, aspetta. Non andartene. Non voglio che tu resti da solo stanotte-

-Credence, tu hai già fatto più che abbastanza per me. Tranquillo. Starò bene-

-E se non fosse così? Voglio esserne sicuro. Resta a dormire qui. Scommetto che hai dormito in posti peggiori del mio divano, e che una coperta con un Incanto Tepeo ti basterà-

Graves avrebbe voluto obbiettare qualcosa ma scoprì che non ce la faceva.

Non solo era troppo stanco, era anche attirato dall'idea di non essere solo.

-Va bene. Resto-

Il sorriso di Credence era impossibile da sostenere.

Sembrava sprizzare una gioia incontenibile e contagiosa, qualcosa che Graves non avrebbe mai sperato di poter provare.

Istintivamente alzò una mano per accarezzare Credence e lui chiuse gli occhi sotto il suo tocco.

Per un attimo fu sicuro che entrambi avessero pensato la stessa cosa. Non dissero nulla.

Credence si allontanò con un ombra di malinconia nello sguardo.

-Ti prendo la coperta- gli disse solo, ma quando gliela consegnò Graves decise che era il momento di smettere di fare il codardo.

-Credence. Non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza né riuscirò mai a dirti quanto sei straordinario. Sono senza speranze con questo genere di cose, e tu sei molto di più di quanto io meriti-

Lui sorrise, stavolta di nuovo con un velo di rossore sulle guance.

Non sapeva se il suo poteva essere considerato un tentativo di seduzione, ma in ogni caso il ragazzo non si era ritratto.

Forse non capiva cosa stava succedendo. Era troppo giovane per capire.

Ma aveva detto la pura verità: Credence era la persona più importante per lui.

-La vita è veramente strana, Percival, perché è esattamente quello che penso io a proposito di te- gli rispose lui.

Se Credence avesse fatto anche solo un altro passo verso di lui, Graves lo avrebbe baciato.

Ne era certo.

"Ti prego, ancora un po'"

Invece Credence distolse lo sguardo.

-Adesso è veramente tardi. È meglio dormire o domani non ci reggeremo in piedi-

-Hai ragione. Scusa se ti ho tenuto sveglio. Buonanotte-

-Buonanotte, Percival-

Graves sperò fino all'ultimo che Credence gli avrebbe detto qualcos'altro o che lui avrebbe trovato il coraggio di parlare, ma non accadde.

Con un ultimo sorriso, più timido del solito, Credence sparì in corridoio e Graves sentì la porta della sua stanza che si chiudeva.

Rimase davanti al camino a pensare ancora un po', poi l'orologio battè dei piccoli rintocchi che lo avvisarono che erano passate le undici.

Allora scosse la testa.

Si tolse le scarpe, la cintura ed il gilet per dormire un po' più comodo e poi si rannicchiò sul divano sotto la coperta scozzese rossa e verde.

Per un attimo ebbe la tentazione di sbirciare qualcosa nella vita privata di Credence.

Magari un minuscolo incanto Perlucidum su un centimetro quadrato della porta della sua stanza da letto?

Ne era fortemente tentato, ma poi scosse la testa, sorpreso e scandalizzato da sé stesso.

No, non l'avrebbe fatto; tra lui e Credence era sempre stato un gioco leale, e lui ci teneva a compotarsi da gentiluomo.

In casa c'era silenzio. Chissà se Credence già dormiva? No, impossibile. Era passato troppo poco tempo.

Chissà se era sveglio e se stava pensando a lui?

Il pensiero gli fece provare un piacevole tepore.

Non lo aveva creduto possibile, ma stava davvero meglio dopo aver pianto: ora che tutta la tensione si era allentata, gli restava solo la bella sensazione di essere stato amato.

L'Incanto Tepeo che Credence aveva fatto sulla coperta lo stava scaldando più che fisicamente.

Era come essere ancora avvolto dal suo abbraccio.

Scivolò nel sonno cullato dal ricordo del corpo di Credence perfettamente allacciato al suo.

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Nel Cerchio della Strega


Mi scuso per la lunghezza del capitolo. Di solito sono molto meno masochista e cerco di non superae le sei/sette pagine per il bene dei miei e dei vostri occhi, ma stavolta non potevo proprio togliere nulla.

Questo per me è IL capitolo. Mi è piaciuto scrivere tutto, dalla parte simil lime a proposito del sidro alla parte hurt/comfort con Percival che apre i rubinetti.

Spero di non aver esagerato e di non dover pagare altre visite dentistiche oltre quelle del capitolo precedente.

Un enorme grazie tutti i lettori che sono arrivati in fondo a questo nuovo capitolo.


Lady Shamain

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