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Autore: Hana_Weasley    11/04/2017    1 recensioni
"Dicono che quando incontri la tua anima gemella te ne rendi subito conto perché il cuore fa un tuffo e il tuo sguardo si incatena al suo e a nessun altro.
Dicono che appena incontri la tua anima gemella i colori iniziano mano a mano a comparire e a trasformare un mondo vuoto e triste in uno completamente diverso.
Dicono che quando incontri la tua anima gemella il vostro legame diventa immediatamente indissolubile, come se vi conosceste da un’eternità e l’amore provato per lei è totale.
Dicono anche che le sensazioni provate con la propria anima gemella siano incomparabili, qualcosa di così travolgente da non poter essere descritto a parole, che coinvolge ogni fibra, ogni cellula, ogni molecola del tuo corpo.
Beh, per quanto Yoongi in fondo al cuore desiderasse ardentemente poter vedere i colori non voleva avere nulla a che fare con quella merda."
YOONMIN SOULMATES AU
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Second Act.



“Then I fell in love with a heart that beats so slow.”
 
Yoongi decise di ascoltare il consiglio di Jimin e chiamò Hoseok, soprattutto perché aveva bisogno di parlare con qualcuno di ciò che aveva appena realizzato. E Hoseok era il suo unico amico, quindi le scelte non erano molte.
Qualche ora dopo si trovavano entrambi sul divano di casa Park e Yoongi aveva già voglia di strozzare l'amico che lo guardava con un'espressione decisamente irritante: occhi vispi, sorrisino inquietante e consapevole. 
Yoongi lo avrebbe preso a pugni se non si fosse trattato del suo migliore amico.
"Allora, cosa ci fai a casa del ragazzino?" Cominciò a stuzzicarlo.
"Ieri sera mi sono addormentato per la febbre e non sapendo dove abitassi mi ha portato da lui." 
Hoseok spalancò gli occhi, realizzando qualcosa e urlò - spaccando un timpano al povero Yoongi - prendendo poi le mani tra le proprie. 
"Il nostro Yoonginnie ha perso finalmente la sua verginità!"
Inevitabilmente Hoseok si ritrovò con un bernocolo sulla testa causatogli da uno Yoongi incazzato nero.
"Stavo scherzando, hyung!"
"Beh io ti avevo chiamato per parlare di una cosa seria, idiota!" 
"Okay, scusa scusa. Parla." Lo incitò Hoseok che divenne improvvisamente serio.
"Penso di essermi innamorato di Jimin." Gli rivelò e quella fu la prima volta in cui anche lui se lo sentì dire ad alta voce.
Conosceva Jimin relativamente da poco, eppure fin dal loro primo incontro il ragazzo gli si era insinuato dentro ed era stato capace si tirare fuori il meglio di lui.
All'inizio la loro era una semplice amicizia, ma con il tempo si era avvicinato sempre di più all'altro, cominciando a raccontagli cose che forse solo Hoseok conosceva, sentendosi completamente a suo agio stando in compagnia di Jimin - anche se si trovavano in silenzio - e desiderando sempre di più la sua vicinanza. 
Aveva iniziato a pensare che ci fosse qualcosa che non andasse nel momento in cui iniziò a pensare a Jimin in ogni momento della sua giornata.
Si svegliava pensando al viso di Jimin, andava a lavoro solo per attendere di vederlo entrare nel negozio e poter parlare con lui e andava a dormire con l'immagine del bellissimo sorriso che il ragazzo gli riservava sempre.
E quando si trovava insieme a Jimin, Yoongi non aveva più il controllo su sé stesso. Il suo cuore perdeva continuamente battiti o cominciava a battere troppo velocemente per i suoi gusti; le sue sinapsi non connettevano più e l'unica cosa a cui pensava Yoongi era di voler baciare quelle labbra e di lasciarsi stringere tra le braccia possenti del più piccolo, dimenticando tutti i problemi e tutto il dolore. 
"Finalmente te ne sei accorto." Gli rispose semplicemente Hoseok.
"Non scherzare con me." 
"Non sto scherzando. Era piuttosto evidente la cosa, hyung. Ogni volta che ci vediamo parli sempre di lui con tanto di occhi a cuoricino. Aspettavo solo il momento in cui te ne saresti accorto, sinceramente."
Yoongi osservò Hoseok e poi abbassò lo sguardo. 
"Ho paura." Rivelò. Ed era vero, dannatamente vero. Yoongi aveva una gran paura di soffrire a causa di quei suoi sentimenti. Ma soprattutto aveva paura perché Jimin non era la sua anima gemella.
Pensò di parlarne con il suo amico che forse meglio di tutti avrebbe saputo consigliargli, conoscendo la situazione complicata nella la quale si trovava con Taehyung. 
Ma in realtà le due situazioni erano molto differenti perché né Hoseok né Taehyung avevano avuto modo di incontrare la loro anima gemella, mentre Yoongi aveva incrociato la sua ma non aveva idea di chi fosse. 
Hoseok e Taehyung si erano conosciuti e si erano innamorati sapendo di non essere anime gemelle e accettando la situazione mentre Yoongi si era innamorato di Jimin pur sapendo dell'esistenza della sua di anima gemella.
Decise quindi di non parlargliene e quando Hoseok gli chiese se riuscisse a vedere i colori Yoongi gli rispose di sì, senza però specificare che non era stato grazie a Jimin.
"Allora è molto più semplice! E io sinceramente non posso che esserne felice. Sei il mio migliore amico e per te desidero solo il meglio e la felicità. 
Hai sempre detto di non volere l'amore nella tua vita ma sapevamo entrambi che non era vero ciò che dicevi. Avevi e hai solo paura di soffrire, e lo capisco. Capisco le tue remore e ciò che ti blocca dall'andare da lui e semplicemente dirgli tutto. Però io penso ne valga la pena. 
Nel mio caso ne è valsa. Taehyung non è la mia anima gemella e ho già messo in conto che in futuro, persino domani, potremmo entrambi soffrire ma abbiamo deciso di rischiare per proteggere un sentimento che era nato in entrambi e che ancora non si è affievolito. 
L'amore è una cosa bella hyung, e non porta solo dolore. 
Quindi se Jimin ti piace davvero buttati, perché poi potresti pentirtene e privarti di qualcosa di così bello e puro da togliere il fiato.
Quindi ti chiedo, per Jimin ne vale la pena?"
E Yoongi non ci pensò neppure un istante prima di rispondere.
"Sì."
*
 
“I want you
I'll colour me blue
Anything it takes to make you stay.”
 
Yoongi decise di agire con calma.
Non era ancora completamente sicuro di volersi confessare a Jimin e privarlo così della sua vera anima gemella. Ma al tempo stesso sentiva sempre di più la necessità di stare vicino al ragazzo in tutti i modi possibili e per una volta tanto voleva essere egoista e pensare a sé stesso.
Nei giorni successivi Yoongi rimase ancora a casa a causa della febbre ma si rifiutò di mandare Jimin a lavorare al posto suo, mettendosi semplicemente in malattia. Jimin però aveva preso a cuore la sua causa penosa e ogni sera andava a trovarlo a casa sua con del brodo bollente e volendosi assicurare che Yoongi prendesse le sue medicine.
Se si fosse trattato di qualcun altro Yoongi lo avrebbe probabilmente mandato al diavolo da un bel po’; non gli piaceva molto essere aiutato soprattutto in qualcosa che poteva fare benissimo da solo. Ma con Jimin era diverso. Jimin lo faceva perché non voleva lasciarlo solo e Yoongi segretamente amava tutte quelle attenzioni che gli riscaldavano il petto in un modo così bello e mai provato prima. Quindi anche se fintamente si dimostrava infastidito dall’insistenza di Jimin non lo mandava mai via ed anzi, se le godeva appieno, beandosi delle attenzione che il ragazzo di cui era innamorato gli riservava.
Spesso così si ritrovavano a cenare insieme e poi a vedere un film sul divano di casa Min, abbracciati senza che neppure se ne rendessero conto.
Il comportamento di Jimin poi lo stava facendo letteralmente impazzire.
Era sempre stato amichevole ed affettuoso ma in quelle sere passate insieme stava notando cose che prima di capire di esserne innamorato gli erano sempre sfuggite.
Aveva notato come il ragazzo cercasse sempre il contatto con lui e indugiasse un po’ troppo quando la mano di Jimin sfiorava la sua guancia o il suo ginocchio o qualsiasi altra parte del suo corpo.
Aveva anche notato come lo sguardo di Jimin a volte si posasse sulle sue sottili labbra, lasciando il ragazzo con un’espressione da beota.
Yoongi stava quindi cominciando a pensare che forse Jimin potesse ricambiare i suoi sentimenti e ciò lo fece convincere definitivamente a volergli rivelare tutto, sperando di non essersi immaginato tutto.
Quella sera quindi si era reso un attimo più presentabile e attendeva l’arrivo di Jimin per poter finalmente parlargli sinceramente. Continuava a camminare per casa sua avanti ed indietro, tentando di prendere dei grossi respiri per calmarsi.
Mai Yoongi era stato così in ansia in vita sua. Era sempre stata una persona calma e dal sangue freddo ma Jimin a quanto sembrava aveva anche il potere di renderlo così schifosamente insicuro.
Insicurezza che prese a salire ancora di più quando si rese conto che Jimin era in ritardo.
Jimin non era mai stato in ritardo in quei giorni.
E se gli fosse successo qualcosa? E se si fosse stancato di lui o avesse capito le sue intenzioni?
Yoongi aspettò un’ora prima di permettersi di farsi prendere completamente dal panico.
Aprì la porta d’ingresso per controllare che magari non si trovasse fuori o bloccato all’interno dell’ascensore come si vedeva spesso succedere nei film.
Ma di Jimin non vi era traccia.
Rientrò come una furia in casa dimenticandosi addirittura di richiudere la porta di casa sua e afferrò il suo telefono tra le mani tremanti. Digitò un numero che conosceva ormai a memoria e attese che qualcuno dall’altra parte rispondesse.
“Pronto, Yoongi?”
“Oggi non è venuto.”
Dall’altra parte si sentirono delle voci ovattate e Yoongi potette distintamente sentire Hoseok dire a qualcuno – probabilmente Taehyung – di fare silenzio.
“Intendi Jimin?” gli chiese poi.
“E chi se no?!”
“Yoongi calmati, magari ha avuto un impegno improvviso. Perché sei così agitato, non è da te.” Hoseok glielo disse non potendo evitare di ridacchiare per il modo esagerato in cui il suo migliore amico si stava comportando. Era un evento più unico che raro vedere Yoongi in quello stato e Hoseok avrebbe pagato qualsiasi cosa per poter essere lì in quel momento e vedere la sua faccia.
“Perché avevo deciso di dichiararmi oggi a lui! Avevo deciso che oggi avrei rivelato a Jimin di essere innamorato di lui e invece è andata a finire così!”
“Yoongi?”
Il ragazzo spalancò gli occhi nel momento in cui sentì quell’indistinguibile voce. Abbassò il telefono e lentamente si girò ritrovandosi davanti un Jimin leggermente ansante.
Nel mentre dal telefono si sentiva Hoseok chiamare Yoongi non avendo ricevuto più alcuna risposta ma il ragazzo non riusciva a sentirlo. Sentiva solo rimbombare il battito del suo cuore e riusciva solo a pensare al viso stupito che Jimin aveva in quel momento.
“Hai sentito?” gli chiese ma Jimin non gli rispose.
Camminò verso di lui, continuando a guardarlo fisso negli occhi con un’espressione mortalmente seria. E quando si ritrovò vicino a Yoongi prese il suo viso tra le mani e semplicemente lo baciò.
Posò le labbra su quelle del maggiore dando il via ad un contatto che rimase dolce per pochissimo tempo perché dopo un primo momento di stupore Yoongi prese a rispondere al bacio e a muovere le labbra insieme a quelle di Jimin che non lasciò mai il suo viso. Yoongi aveva invece stretto i fianchi di Jimin avvicinandolo sempre più a lui, bisognoso di sentire il calore che emanava il suo corpo. Il bacio si fece più passionale e bagnato e le loro lingue si toccavano tra loro facendo gemere gentilmente i due ragazzi.
Yoongi non aveva mai provato qualcosa di simile baciando una persona.
Mai si era sentito così completo, così giusto e mai un semplice bacio era stato capace di fargli provare così tante emozioni amplificate in un modo neanche lontanamente descrivibile.
Era così quindi che ci si sentiva nel momento in cui si baciava la persona di cui si era innamorati?
Per un attimo la mente di Yoongi si chiese come fosse baciare la propria anima gemella ma subito il pensiero venne scacciato per far posto alle sensazioni che stava provando dopo aver baciato Park Jimin.
“Finalmente.” Disse lui, passandogli le braccia intorno al collo non volendo allontanarsi da lui.
“Ho fatto di tutto per farti capire quello che provavo e stavo iniziando a spazientirmi visto che sembravi non notare assolutamente nulla.” Continuò il ragazzo facendo sorridere Yoongi che strinse a sé Jimin e affondò la testa nell’incavo del suo collo, inspirando il buon profumo di Jimin e lasciandogli poi un bacio sulla clavicola.
“Scusa, avevo paura.” Ammise.
“Non devi. Non ti ferirò mai e poi mai.”
“Ho paura di ferire io te, Jimin-ah. Siamo completamente diversi. Io sono il nero e tu sei il bianco e ho paura di contaminarti.”
Jimin gli sorrise rassicurante e poi gli carezzò la guancia con tutta la delicatezza di cui era capace.
“Essere contaminati, come dici tu, non è sempre un male. Quando due colori si uniscono creano un nuovo colore, un colore che riesce a comprendere entrambi. Un’unica tonalità non è che un colore, due tonalità invece sono un accordo, sono vita. Un accordo è qualcosa di tanto vitale e delicato da somigliare alle armonie delle composizioni musicali che scrivi tu.*
“Voglio essere la tonalità che si unisce alla tua per formare questo accordo. Voglio unirmi a te, venire contaminato e perdermi nel tuo colore, Yoongi hyung. Non desidero altro.”
E Yoongi non ce la fece più. Lo afferrò e lo baciò con così tanta irruenza che quasi finirono entrambi a terra.
Si sorrisero durante il bacio, si morsero le labbra e gemettero nelle loro bocche, sfiorandosi delicatamente come se avessero paura di spezzarsi a vicenda.
Fu naturale quello che accadde dopo, all’interno della camera da letto di Yoongi.
Sullo spazioso letto matrimoniale, nudi sia dei loro vestiti che delle loro paure si lasciarono andare completamente l’uno all’altro, abbandonandosi all’immenso piacere che provarono e desiderando che tutto ciò non avesse un termine.
Si toccarono bramosi di avere sempre di più, tastarono con le loro mani il corpo l’uno dell’altro dandosi piacere e ricevendone a loro volta. I loro occhi non si abbandonarono mai e le loro bocche appena potevano entravano in contatto, come se ne dipendesse la loro esistenza, come se non potessero farne a meno, come se fosse una droga.
Si unirono in quella notte silenziosa animata unicamente dai sospiri di piacere, i gemiti e il rumore della pelle che entrava a contatto con altra pelle.
E quando alla fine si lasciarono andare e crollarono l’uno sull’altro sfiniti e sudati Yoongi pensò di non aver mai sperimentato qualcosa di così soddisfacente e giusto e meraviglioso in vita sua. Ed era sicuro che solo Jimin sarebbe stato capace di donargli simili sensazioni nelle quali Yoongi ci si sarebbe volentieri perso.
Capì quindi quello che voleva dire prima Jimin, perché in quell’esatto momento Yoongi desiderò essere travolto dalla purezza del bianco che emanava Jimin e perdersi in tutto quel bagliore, e farsi cullare tra le sue braccia per il resto dei suoi giorni.
Abbracciò Jimin e gli lasciò un pigro bacio all’angolo della bocca e lo osservò addormentarsi tra le sue braccia con un lieve sorriso sulle labbra.
Solo in quel momento Yoongi si incupì, pensando a ciò che stava facendo. Pensando alla sua anima gemella che probabilmente lo stava cercando per tutta Seoul e all’anima gemella di Jimin che lo attendeva impaziente.
Si addormentò sentendo il suo cuore più pesante.
*
“Only seeing myself.”
 
Era passato un mese da allora e la relazione tra Yoongi e Jimin sembrava andare a gonfie vele.
I due ragazzi si prendevano cura l’uno dell’altro, dalle più piccole cose a quelle più significative e mai nessuno avrebbe messo in dubbio l’amore che provavano per il loro compagno. Yoongi e Jimin sembravano fatti l’uno per l’altro, erano il proprio complementare, il pezzo mancante del loro puzzle, lo ying del loro yang.
Il modo in cui si guardavano non lasciava trapelare altro se non amore immenso e spesso chi si trovava con loro si sentiva a disagio per quanto fossero penetranti e significativi gli sguardi che si lanciavano spesso.
Non lo erano perché carichi di eros – non sempre – ma proprio perché supponevano una profonda conoscenza e considerazione nei confronti l’altro. Quegli sguardi non erano altro che la prova tangibile dei loro sentimenti più puri e delicati. Erano lo svolazzare delle farfalle negli stomaci dei due ragazzi, erano i battiti dei loro cuori completamente impazziti ogni volta che l’altro lo guardava o lo stringeva a sé, erano le gambe molli per la vicinanza con il compagno.
Jimin non smetteva mai di ripetere a Yoongi quando fosse stato fortunato ad averlo conosciuto e quando per lui fosse diventato importante in quel breve tempo. In quei momenti Yoongi non poteva fare altro che stringerlo a sé più forte che poteva e bearsi del calore che il corpo di Jimin emanava. Poi gli lasciava un bacio sulla fronte a mo di ringraziamento e gli sorrideva dolcemente, facendo quasi piangere Jimin per la gioia di poter vedere così spesso quel sorriso così tenero e timido sul volto dell’amato.
Il problema in quei giorni si stavano rivelando essere Hoseok e Taehyung che era da quando aveva ufficializzato la sua relazione con Jimin che lo assillavano per poterlo incontrare.
E no signore, mai Yoongi avrebbe permesso qualcosa di simile! Incontrare i suoi amici poteva voler dire solo una cosa: racconti imbarazzanti.
Conosceva Hoseok come le sue tasche e sapeva anche che Taehyung avrebbe seguito il suo fidanzatino a ruota e Yoongi per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto fare figuracce con Jimin.
Ma avrebbe dovuto immaginare che sarebbe andata a finire male perché quando Jung Hoseok si metteva in testa qualcosa non mollava fino a quando non la otteneva.
E quindi quella sera, quando era rientrato in casa – convinto di trovarci solo Jimin che lo aveva avvertito e desideroso unicamente di abbandonarsi alle attenzioni e le premure del suo ragazzo.
A ridestarlo e riportarlo bruscamente alla realtà fu il suono di una risata. Una risata inconfondibile e che gli fece raggelare il sangue nelle vene.
Di tutta fretta si diresse verso il soggiorno e d’un tratto sembrò realizzarsi il suo peggior incubo: Jimin che sfogliava un libro molto sospetto in compagnia di Hoseok e Taehyung che avevano stampati in faccia due ghigni non fraintendibili.
A quel punto Taehyung parve accorgersi di Yoongi perché sollevò la testa e gli sorrise – se così poteva essere chiamato quello che aveva in faccia – e richiamò l’attenzione degli altri due.
“Guardate, è arrivato Yoongi hyung!”
Jimin sollevò lo sguardo verso di lui e gli fece uno di quei sorrisi da mozzare il fiato. Si alzò dal divano dove si trovava e lo raggiunse, prendendogli una mano e baciandolo a stampo sulle labbra, a mo di saluto.
“Cosa ti stavano facendo vedere?” chiese Yoongi, sospettoso.
“Delle foto di tu e Hoseok hyung da piccolini, eravate davvero adorabili!” gli disse tutto allegro.
“Adorabili…” mormorò facendo poi schioccare la lingua.
“Vieni hyung.” Gli disse Jimin e il modo in cui lo pronunciò, o forse lo sguardo carico di aspettative e di erotismo con il quale lo guardò fecero immediatamente convincere Yoongi a seguirlo.
La serata alla fine passò tranquilla.
Dopo aver rivisto foto del vergognoso passato di Yoongi – “ma quale vergognoso hyung!” – i ragazzi avevano ordinato una cena da consumare insieme e per tutta la serata avevano scherzando e parlato del più e del meno.
Se doveva essere sincero Yoongi era felice di vedere interagire i suoi migliori amici con il ragazzo di cui era innamorato. Gli pareva di rendere il tutto più reale e concreto e non poteva fare a meno di sorridere.
Jimin poi era un ragazzo piuttosto socievole – solo una persona del genere avrebbe potuto tentare e ritentare di diventare amico suo, pensò Yoongi – e quindi ci aveva messo poco tempo per entrare in confidenza con i suoi amici. Con Taehyung sembrava già si conoscessero da anni per quanto parlassero concitatamente e di qualsiasi cosa passasse loro in mente e con Hoseok anche era riuscito a trovarsi bene.
Quando Jimin dovette andare a casa Yoongi lo accompagnò alla porta per avere qualche minuto di privacy con il suo ragazzo.
“Allora, come ti sembrano?” chiese Yoongi.
Jimin gli sorrise e poi circondò il collo del suo ragazzo con le braccia. “Sono delle persone fantastiche e penso che sia tu che loro siate fortunati a condividere una bella amicizia come la vostra.”
Yoongi si sentì incredibilmente commosso da quelle parole e non potette che condividerle. Hoseok e Taehyung erano i suoi unici veri amici e se non ci fossero stati loro sicuramente Yoongi sarebbe stato diverso. I due ragazzi gli avevano dato l’opportunità di avere delle persone care con le quali condividere una parte di sé e con le quali essere sé stessi e il ragazzo non gli avrebbe mai ringraziati abbastanza.
Yoongi si avvicinò al volto di Jimin e baciò con irruenza le labbra del ragazzo di fronte a sé che prese immediatamente a ricambiare il bacio e a ricercare un contatto maggiore che Yoongi gli permise schiudendo le proprie labbra e permettendo alla lingua di Jimin di entrarvi. Il bacio divenne bagnato e gli unici rumori emessi dai due ragazzi erano i loro respiri affannati e lo schiocco delle loro labbra che si staccavano e poi cercavano di continuo.
Alla fine si staccarono e Jimin, a corto di fiato – non sapeva per il bacio o per le sensazioni che Yoongi gli faceva provare continuamente – avvicinò il voltò alla guancia del suo ragazzo strusciandosi come un gatto in cerca di coccole.
Ti amo.” Gli disse, a cuor leggero.
E probabilmente non era il momento migliore, non erano in un posto romantico, circondati da candele o in un ristorante ma andava bene così. Perché a Jimin piacevano le cose semplici e Yoongi era la cosa semplice più bella che gli fosse capitata in vita sua e in quel momento, in quel preciso momento – abbracciati davanti all’uscio della porta dell’appartamento del maggiore, nella semi oscurità e con delle tute e i capelli tutti spettinati – Jimin sentì il bisogno di dire a Yoongi quelle due paroline, di donargli anche la più piccola parte di sé.
A Yoongi si mozzò il fiato e in quel momento più che mai comprese che la situazione era degenerata.
Perché Jimin era innamorato di lui e lui lo era follemente di Jimin ma tutto quello non bastava, non sarebbe mai bastato. Perché l’amore che provavano i due mai avrebbe potuto cancellare la loro incompatibilità e mai avrebbe potuto eliminare dalla faccia della terra quelle due persone che attendevano pazientemente di trovare la loro anima gemella.
Yoongi non se la sentì di essere così egoista, non per lui ma per Jimin che meritava di essere felice e mai  lo sarebbe stato pienamente se fosse rimasto con lui. E allora non gli disse nulla e si limitò a scompigliargli i capelli castani sotto lo sguardo lievemente sorpreso del ragazzo. Non voleva rompere con lui – non ce l’avrebbe mai fatta in quel momento, Yoongi lo sapeva – ma aveva bisogno di mettere delle distanze, aveva bisogno di non abbandonarsi completamente all’altro perché farlo lo avrebbe fatto affogare e Yoongi non era mai stato così bravo a nuotare, sarebbe immediatamente affondato in quel mare profondo.
Così si salutarono in quel modo e quando Yoongi rientrò in salone sorrise a Hoseok e Taehyung, fingendo che andasse tutto bene, quando il suo cuore secondo dopo secondo, minuto dopo minuto si crepava sempre di più, fragile e oramai troppo ammaccato per reggere anche quel nuovo e doloroso urto.
 
E così continuarono per altri mesi, a fingere che tutto andasse liscio come l’olio, o almeno da parte di Yoongi. Perché Jimin ci credeva, nel loro amore, lo faceva ciecamente. D’altronde mai Yoongi gli aveva dato motivo di pensare il contrario; lui stesso si rendeva conto che per la maggior parte del tempo in compagnia di Jimin sembrava dimenticare il grosso peso che gravava sulle sue spalle, troppo occupato a sentirsi vivo insieme a l’unica persona che avesse mai amato in vita sua.
Jimin glielo diceva spesso, ti amo, ma Yoongi non aveva mai ricambiato. Nonostante tutto però Jimin non appariva mai infastidito o scocciato e non smetteva mai di ripeterglielo. Yoongi si chiedeva come facesse a non odiare quella situazione e una volta glielo chiese pure.
Ma a Jimin non importava perché si fidava ciecamente di Yoongi e lui lo sapeva, sapeva dell’amore che Yoongi provava per lui e non gli servivano stupide promesse o dichiarazioni. Jimin, conoscendo il suo ragazzo, era convinto che Yoongi non fosse ancora pronto a dirglielo considerato quando facesse fatica ad esternare i suoi sentimenti a parole ma per lui anche i più piccoli e insignificanti gesti del maggiore avevano un valore e trasudavano amore.
E quindi Jimin non si preoccupava e attendeva senza troppe ansie il momento in cui Yoongi fosse stato pronto.
E Yoongi si sentiva una persona orribile perché lui era pronto, eccome se lo era, e se avesse potuto l’avrebbe anche urlato in cima al grattacielo più alto della Corea del Sud del suo amore per Jimin ma non poteva farlo.
Non poteva farlo perché Jimin meritava di meglio, di questo Yoongi ne era convinto.
Si dice che solo con la propria anima gemella si possa essere completamente felici, una felicità che pochi sperimentano ma che i testimoni dipingono come qualcosa di talmente travolgente da apparire utopica. Yoongi voleva quello per Jimin: voleva vederlo sorridere ogni giorno ad ogni ora – con quel bellissimo e dolcissimo sorriso che lo aveva catturato fin dal loro incontro – ,voleva vederlo realizzarsi, voleva vederlo soddisfatto della propria vita e amato come si doveva e come meritava e Yoongi lo sapeva che nulla di tutto ciò sarebbe successo se Jimin fosse rimasto con lui. Yoongi aveva deciso si sacrificare il suo amore e la propria felicità – che sapeva non avrebbe trovato altrove, neppure con la sua anima gemella che neppure aveva intenzione di conoscere – per donarne una totalizzante all’amore della sua vita.
Perché Yoongi sarebbe stato felice solo se lo fosse stato Jimin. Tutto il resto non era mai contato e mai lo avrebbe fatto.
Quella sera, dopo essersi uniti, anima e corpo, ancora un volta, erano stesi sul letto sfatto di Jimin, le gambe intrecciate tra loro per donarsi calore e gli occhi gli uni negli altri.
La mano di Yoongi sfiorava delicatamente i fianchi e il busto nudi di Jimin, tracciando le forme tondeggianti del suo corpo, come se stesse toccando e ammirando l’opera d’arte più bella che avesse mai visto in vita sua. Jimin, completamente abbandonato al leggero tocco del suo fidanzato era perso ad imprimersi nella mente ogni più piccolo particolare del viso etereo di Yoongi.
Non parlavano ma il silenzio tra i due era confortevole, bastava la vicinanza dell’altro per farli sentire in pace con il mondo.
Poter osservare l’uno il volto dell’altro, poterne saggiare la consistenza, faceva battere i loro cuori all’unisono, producendo un’unica melodia, dipingendo una bellissima tela colorata.
Jimin sospirò. “Sei la cosa più bella che mi sia capitata, hyung. Non sai quanto mi senta fortunato ad averti.”
Yoongi sorrise a quelle parole e strinse a sé il ragazzo, cullandolo tra le braccia e facendogli appoggiare la testa sul suo petto.
“Vale lo stesso per me, Jimin-ah. So che non te lo dimostro mai ma credimi se ti dico che anche io sento lo stesso.”
Una parte di Yoongi in quei momenti si chiedeva cosa stesse combinando. Avrebbe dovuto piano piano staccarsi da Jimin eppure ogni volta che stava in compagnia del ragazzo non poteva fare a meno di far prevalere i suoi sentimenti e il suo cuore sul senso del dovere.
Sentì il sorriso di Jimin premere sulla sua pelle nuda e dopo sentì le sue labbra baciarla dolcemente facendo rabbrividire l’intero corpo di Yoongi, bisognoso e più che mai bramoso di sentire la bocca di Jimin sul suo corpo.
Si lasciarono nuovamente andare alla passione, dimenticandosi di tutto ciò che li circondava.
Yoongi dimenticò la promessa che si era fatto e entrambi non pensarono ai loro problemi, alle incomprensioni e alle paure.
Si lasciarono semplicemente trasportare dal momento e dai loro desideri, dal desiderio di toccarsi, sfiorarsi e mordersi; di marcarsi a vicenda rimarcando il loro possesso e di baciarsi fino a quando il loro respiro non sarebbe mancato e anche oltre; di sentire le mani dell’altro sulla propria pelle bollente, la bocca umida tracciare mille percorsi e vie e sentirsi riempiti dall’altro. Sentirsi semplicemente al sicuro l’uno tra le braccia dell’altro.
 
*
“Without you I am colour-blind
It's raining every time I open my eyes.”
 
Yoongi aveva una brutta sensazione fin da quella mattina.
Non sapeva neppure lui di cosa si trattasse, era il tipico giorno in cui ti svegliavi e inspiegabilmente capivi che quella sarebbe stata una pessima giornata. Forse era stato il mancato messaggio di Jimin che gli augurava il buongiorno, o l’aver scoperto di aver finito il dentifricio e di dover uscire di domenica mattina per andarne a comprare ma Yoongi lo sapeva, quella giornata sarebbe stata un disastro.
Uscì velocemente di casa e passò in un bar poco lontano da casa sua per consumare una colazione veloce. Ordinò il suo caffè poco zuccherato con la sua brioche vuota e si accomodò ad uno dei tavolini, sperando che il gusto amarognolo del liquido nero lo risvegliasse almeno un minimo. Ne approfittò anche per mandare un messaggio a Jimin, augurandogli il buon giorno e chiedendogli che fine avesse fatto.
Il ragazzo gli rispose poco dopo scrivendogli di tutta fretta che la sua sveglia non era suonata e che quindi era in ritardo per il lavoro. Gli disse che sarebbe andato a trovarlo quella sera e come sempre finì il messaggio con il consueto “ti amo”. Yoongi fu tentato di ricambiare ma dovette farsi della violenza fisica ed imporsi di stare fermo con quelle mani.
Finì velocemente la sua colazione e si avviò verso il Combini più vicino, approfittandone anche per comprare qualcosa che sarebbe potuto servirgli.
Yoongi allungò un braccio per afferrare il barattolo di uno shampoo quando qualcosa parve attirare la sua attenzione. Spostò lo sguardo verso il pavimento e lo osservò confuso. Da quando il pavimento di quel Combini era grigio?
Immaginò di non essersi ancora risvegliato del tutto tornò a prestare attenzione al flacone del prodotto per capelli che aveva inspiegabilmente assunto una sfumatura di grigio scuro, quando prima era arancione. Yoongi non riusciva a capire cosa stesse accadendo e si guardò intorno, girando numerose volte su sé stesso, notando che tutto intorno a lui stava gradualmente diventando bianco e nero, come se nulla di tutto quello che in quei mesi fosse accaduto a Yoongi si trattasse della realtà.
Yoongi, il respiro affannato, si osservò le mani e le braccia scoperte e quasi urlò quando non vi vide più il suo tipico colorito pallido ma un banalissimo e tristissimo bianco sporco.
Gli venne da piangere.
Gli venne da piangere perché il ragazzo aveva potuto sperimentare la bellezza di un mondo a colori, di un mondo dalle mille sfumature. Aveva avuto la fortuna di poter osservare la magnificenza di un tramonto con i suoi arancioni o di un mercato in strada con le mille bancarelle variopinte. Aveva potuto osservare la vita così come era, senza nessuna lente che gli impedisse di vederne la vera essenza.
Ed ora tutto ciò gli era stato portato via e francamente era ancora più doloroso di non aver mai potuto vedere i colori. Perché lui li aveva visti eccome e se ne era follemente innamorato, da artista a tutto tondo quale era, e tutto ciò gli era stato brutalmente strappato.
Gli venne da piangere perché stava iniziando a capire cosa poteva essere accaduto. Lo poteva sentire chiaramente nel suo cuore, qualcosa che non andava. Lo sentiva frantumarsi e dilaniarsi come se qualcuno glielo avesse appena strappato dal petto con brutalità.
Sentì così tanto dolore che dovette accasciarsi a terra, tentando di riprendere aria e fallendo nel fermare le lacrime che presero a scendere persistenti sul suo volto scosso.
Le fitte al petto non ne volevano sapere di diminuire e Yoongi voleva solo morire in quel momento, voleva morire e farla finita per sempre con tutto quel dolore lancinante che la perdita della propria anima gemella gli stava provocando.
Sentì il telefono squillare e a fatica lo tirò fuori dalla tasca e rispose alla chiamata, con una voce tanto spezzata da mettere i brividi.
E fu in quel momento, quando rispose a quella dannata chiamata, che il mondo di Yoongi crollò come un precario castello di carta.
 
Si rialzò a fatica dal pavimento freddo, sotto lo sguardo allarmato dei clienti e i commessi del negozio, e uscì di tutta fretta, cominciando a correre più veloce che poteva per raggiungerlo.
Ed in quel momento neppure lo sentiva più il suo cuore. Era come se avesse smesso di battere, come se avesse scelto di seguire lui, lasciando però l’anima distrutta di Yoongi a sopportare tutto il dolore.
Yoongi correva, correva e ancora correva, schivava la gente per le strade grigie o la travolgeva quando non riusciva a schivarle e quando il ragazzo arrivò alla via indicata quasi si sentì mancare.
Sul ciglio della strada sbarrata vi era una calca di gente, radunata dove vi erano due ambulanze e un’auto dei carabinieri.
Yoongi si fece immediatamente strada tra le persone, sgomitando e infilandosi tra loro fino a quando davanti a lui non vi fu rimasto nessuno. Nessuno tranne Jimin, accasciato a terra ed incosciente mentre un paramedico inginocchiato accanto a lui alzava lo sguardo verso il collega e negava con la testa.
Yoongi a quel punto la perse, la testa e si buttò nella strada raggiungendo il corpo del suo amore e stringendolo tra le sue braccia.
Lo scosse con le sue braccia nel vano tentativo di risvegliarlo, mentre le lacrime gli rigavano le guancie e non faceva altro che urlare il suo nome con voce rotta dal pianto isterico.
“Salvatelo!” urlò ai paramedici che lo guardavano con compassione, consapevoli che non ci fosse più nulla da fare e che il ragazzo stesse sprecando il suo tempo.
“Cosa state aspettando! Aiutate il mio ragazzo!” urlò ancora, incapace di accettare la fine.
“Mi spiace, ragazzo.” Disse sinceramente dispiaciuto il paramedico.
Yoongi si sentì morire a quella sentenza e mormorò un flebile “Vi prego.”, non sapeva neppure lui rivolto a chi.
Si accasciò sul suo petto freddo e quando non percepì alcun battito Yoongi strinse ancora più forte il corpicino di Yoongi rilasciando un pianto disperato e straziato.

*
"Though the lights are on
There's nobody home."

Il suo sguardo era freddo e apatico, come mai non lo era stato precedentemente, neppure prima che arrivasse lui.
Camminava per le strade del cimitero con il suo completo nero  mentre accanto a lui Hoseok  gli lanciava di tanto in tanto qualche sguardo, per assicurarsi che il suo migliore amico stesse bene.
Yoongi non sarebbe voluto andare al funerale di Jimin, avrebbe preferito piuttosto passare il tempo a casa sua, a piangere per essere stato così sciocco e per aver sprecato la sua occasione, la loro occasione per essere davvero felici.
Ma l’amico gli aveva detto che sarebbe stato giusto andare a ricordarlo insieme alle persone che volevano bene a Jimin e quindi in quel momento Yoongi si trovava in quel luogo, appena dopo la fine della cerimonia, la cosa più patetica alla quale avesse mai assistito.
Frasi come “Era un ragazzo magnifico” e “Lo ricorderemo sempre” e ancora “Non se lo meritava” erano volate e Yoongi le aveva trovate solo un ammasso di parole senza alcun significato.
Perché ribadire che Jimin era speciale – grazie al cazzo, lui lo sapeva bene che lo era – non lo avrebbe riportato indietro, così come non sarebbe accaduto se avessero pregato un dio sconosciuto di prendersi cura del loro adorato Jiminnie.
Yoongi aveva sperato che quel supplizio terminasse velocemente e aveva atteso che tutti se ne andassero, per lascargli del tempo solo con il ragazzo.
Yoongi non aveva mai parlato ad una lapide e francamente lo riteneva stupido, ma ne sentiva terribilmente il bisogno.
Camminava per le strade del cimitero quando prese parola.
“Era la mia anima gemella…” sussurrò appena.
Hoseok si voltò a guardarlo. “Lo so, Yoo-”
“No, invece. Non lo sapeva nessuno di noi due.” Rivelò per la prima volta al suo amico.
“Che intendi?”
“Sono sempre stato convinto che la mia anima gemella fosse qualcuno incontrato in discoteca, quando mi ero sentito male.  Per questo ho sempre esitato con lui, perché non volevo rimanere ferito o ferirlo.”
“Ma Jimin lo sapeva, Yoongi.” Gli disse Hoseok, cautamente.
Yoongi si voltò immediatamente verso di lui. “Cosa?”
“Beh, Jimin mi ha raccontato che quella sera, fu lui a salvarti in discoteca. Mi ha detto che quella sera dalla tua tasca del giubbotto scivolò il biglietto da visita del negozio di musica.”
“Cosa stai cercando di dirmi?” chiese titubante e in realtà non era molto sicuro di voler sentire la risposta dell’amico.
Hoseok esitò per un attimo, avendo paura di rendere ancora più instabile le facoltà mentali del migliore amico. Alla fine si decise e prese un grosso respiro. “Nulla di tutto quello che è accaduto è stato un caso. Jimin venne al tuo negozio perché sapeva tu fossi la sua anima gemella e fece di tutto per diventarti amico per quello. Ed entrambi eravamo convinti che anche tu lo sapessi, sinceramente.”
Yoongi non riusciva a crederci. Perché se davvero Jimin sapeva tutto allora ciò per cui si era logorato Yoongi per tutti quei mesi era stato inutile e avrebbe potuto risparmiare ai due ragazzi tanta sofferenza, e forse anche quel disgraziato incidente.
Il ragazzo avvertì il bisogno di piangere e corse lontano da Hoseok, alla ricerca della lapide del suo amato.
Vi si lasciò cadere davanti, mentre le lacrime abbandonavano i suoi occhi.
“Mi dispiace.” Prese a ripetere come un mantra, chinandosi più che potè e sentendosi la causa di tutto.
“Mi dispiace Jimin. Sono stato così idiota e ti ho fatto solo soffrire.”
Prese a pugni il terreno arrivando a graffiarsi le nocche delle dita e maledicendosi per aver provocato solo guai, per non aver parlato della situazione con qualcuno e per essere stato così codardo.
Perché era colpa sua se la persona più importante per lui, per la quale avrebbe dato volentieri la vita, era morta senza la sicurezza di essere stato amato almeno la metà di quanto amava lui.
E in quel momento Yoongi realizzò una cosa.
“Ti amo.” Gli disse, con il tono più limpido di cui era capace. Era la prima volta che glielo diceva ad alta volta e lui neppure avrebbe potuto sentirlo. Yoongi sperò solo che Jimin fosse stato così buono da non avere dubbi sul fatto che Yoongi lo amasse, perché lo aveva sempre fatto e non avrebbe smesso, neppure quando una parte di sé gli era stata portata via.
Quella sera Yoongi tornò nella monotonia di casa sua, una casa diventata buia e fredda senza i sorrisi e le calde risate di Jimin ad animarla. Si trascinò in bagno e si buttò sotto la doccia per inerzia, solo perché il puzzo che emanava il suo corpo era insopportabile.
Cominciò a lavarsi, grattando con la sua spugna sempre più forte sulla pelle sensibile che si faceva sempre più rossa e infiammata per il continuo sfregare violento. Le dita pressavano forte, il braccio doleva per lo sforzo e la pelle irritata bruciava ma Yoongi pensò di meritarsi almeno un po’ di quel minimo dolore, pensò fosse la giusta punizione da scontare, vivere una vita nel dolore fisico e mentale.
Per un istante pensò addirittura di mettere un fermò alla sua vita ma non sarebbe stato giusto, sarebbe stato troppo semplice e mai Yoongi avrebbe commesso un simile atto di codardia.
La vera morte si scontava solo vivendo e allora Yoongi decide di vivere.** 
Decise di vivere con il peso di due cuori, decise di vivere per due persone. Per Jimin che meritava solo il meglio e che amava la vita come nient’altro al mondo – forse solo dopo Yoongi – e per sé stesso, per scontare la sua pena ma al tempo stesso per portare il ricordo di Jimin. Jimin di cui tutti con il tempo si sarebbero dimenticati ma lui di certo no, lui con il cuore e con la mente vi sarebbe sempre ritornato e nei sogni avrebbe rivisto il suo sorriso accoglierlo come faceva sempre e prenderlo un po’ in giro.
E quindi Yoongi riprese in mano la sua vita piano piano, con l’aiuto dei suoi amici e della sua famiglia e quando divenne un artista affermato non si dimenticò mai di nominare nei suoi ringraziamenti un ragazzino sconosciuto di ventuno anni che era stato capace di rubargli il cuore e fargli vedere il cielo blu e di mostrargli come il mondo potesse rivelarsi qualcosa di tanto bello.
Yoongi sorrideva quando ne parlava, un sorriso triste e malinconico che faceva salire un groppo alla gola di chi lo guardava ma che indubbiamente portava con sé una quantità inenarrabile di ricordi che il ragazzo avrebbe sempre custodito nel suo cuore un po’ ammaccato.






* Questa cosa è stata detta in modo lievemente diverso da Matisse
** "La morte di sconta vivendo" invece è della poesia Sono una creatura di Ungaretti.


Spazio Autrice:
*scansa i pomodori che le tirano*
Okay, beh, che dire... dovevate immaginarvelo dai! 
Una soulmate au non è davvero valida se non finisce male!
Angst a parte spero che la storia non vi abbia fatto schifo e vi abbia almeno un pochi pochino emozionato. Ci ho lavorato davvero molto quindi ci tengo çç
Per il finale sono stata indecisa fino alla fine, lo ammetto. La mia prima idea era quella di far suicidare Yoongi ma non mi sembrava il giusto finale. Alla fine spontaneamente mi è venuto questo finale semi- aperto!
Per quanto riguarda progetti futuri, arriveranno. Non so quando (capitemi, sono in ballo con gli esami fino a luglio) ma arriveranno! 
Alla prossima, Hana :3
  
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