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Autore: white phoenix    12/04/2017    1 recensioni
STORIA IN RISCRITTURA
Eva, figlia di un compositore di successo, riceve una proposta di lavoro troppo allettante per poter essere rifiutata, anche se il suo datore di lavoro è l'arrogante e prepotente Seto Kaiba, che non perde occasione per testare le sue capacità e proporle sfide che sembrano impossibili, forse per tenerla lontana da un segreto che, se diventasse di dominio pubblico, potrebbe rovinarlo per sempre...
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mokuba Kaiba, Nuovo personaggio, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19


Fu il peggior Natale di sempre.
Subito dopo aver scoperto che il teatro era andato in fiamme a causa di una bomba e che l’incendio era stato domato troppo tardi, Eva aveva afferrato Seto per il bavero della giacca e l’aveva implorato di riportarla immediatamente a Domino. Lui aveva chiamato Ronald e lei la sua famiglia, per poi ritrovarsi, poche ore dopo, su uno degli aerei privati della Kaiba Corporation. Le ore di volo furono le più strazianti per Seto: l’immagine bellissima e struggente di Eva che singhiozzava a dirotto, piegata sul tavolo del suo jet privato, ancora vestita con il suo splendido abito da sera, gli aveva fatto provare un dolore sordo al petto che lui conosceva fin troppo bene, perché lo aveva provato quando, anni prima, aveva trattato male suo fratello per ottenere il controllo completo della Kaiba Corporation. Si trattava di senso di colpa, ma lui avrebbe negato a sé stesso fino alla morte di provarlo davvero, perché infondo aveva semplicemente fatto ciò che andava fatto.
 

 
Arrivarono a Domino il giorno di Natale, e le cose furono molto veloci: Seto sporse denuncia contro ignoti, ordinò al suo staff di trasferire Eva e Mokuba in un appartamento fuori città che aveva preso per i momenti di emergenza e lasciò una dichiarazione ai giornali dicendo che non si sarebbe fermato fino a quando la verità non sarebbe venuta a galla. Una volta risolto il problema con la stampa (che non contenta delle sue dichiarazioni avevano cominciato ad affollare la strada di fronte alla villa) c’erano da sistemare le persone che lavoravano al teatro e che improvvisamente si ritrovavano senza lavoro. Per quello, non solo Seto poteva fare poco, ma Eva non era in condizione da occuparsene: si rifiutava di mangiare, e, da quando avevano lasciato Londra, non faceva che piangere. Fu Mokuba a risolvere il problema: una sera, prima che lui s’infilasse a letto, suo fratello lo cacciò fuori dalla sua stanza e vi rimase per tutta la notte. Seto inizialmente cercò di capire di cosa stessero discutendo Eva e Mokuba, ma alla fine si addormentò su una poltrona per sfinimento e con un gran mal di testa, e quando si svegliò, la mattina successiva, trovò un’Eva tranquilla e sorridente che gli stava preparando il caffè.

-Mille scuse da parte di tuo fratello, - disse Eva, mentre gli porgeva la tazzina, -per averti chiuso fuori dalla stanza ieri sera.

Seto assaporò il caffè amaro, per poi lanciare uno sguardo alla ragazza: gli occhi non erano più velati di lacrime, ma vivi e consapevoli.

-Se questi sono i risultati... - ribatté, per poi alzarsi, -Ora che vuoi fare?

La risposta non si fece attendere.

-Devo chiamare mio padre e cominciare a fare un bel giro di telefonate. Spero solo di riuscire a farle tutte in un giorno.

Disse Eva, per poi sospirare. Prima di entrare nella camera per prepararsi ad andare in ufficio, Seto la guardò di nuovo.

-Ti manderò una squadra, - le disse, -Sarà tutto più veloce.

-Non mi basterà una squadra, - ribatté lei, -ho bisogno anche di un altro paio di
cose.

 
 
La prima cosa che Eva chiese fu il suo computer, sul quale scrisse un’email che inviò poi a tutte le persone che lavoravano al teatro, invitandole nella sala conferenze della Kaiba Corporation per la mattina successiva.

-Come farai con quelli che sono tornati a casa per le vacanze?

Chiese Mokuba, dubbioso.

-Faremo una conferenza in diretta streaming, e a tal proposito, vorrei che tu andassi a provare le attrezzature questo pomeriggio.

Rispose Eva, e con quell’affermazione Mokuba rivide la ragazza che aveva incontrato tre anni prima e che l’aveva colpito subito per la sua determinazione.  
 

 
Se Seto avesse mai avuto dubbi sull’affidare a Eva la gestione del Kaiba Dome, sparirono nel giorno della conferenza; vi partecipò in disparte, e non disse nemmeno una parola, ma d’altronde non ce ne fu bisogno, perché Eva era perfettamente in grado di gestire la situazione: tenne un discorso toccante, ma allo stesso tempo forte, per poi invitare tutti i suoi dipendenti a inviarle un’e-mail di richieste che lei avrebbe cercato di esaudire. Quella sera, quando tornò all’appartamento, deciso a farle capire che stava apprezzando come aveva guidato la conferenza smorzando gli animi e dimostrando la sua forza, fu bloccato da suo fratello, che gli disse:

-Seto, dovresti evitare il salotto, ti spiace andare in cucina?

A quella domanda, il maggiore alzò un sopracciglio.

-Che sta succedendo in salotto?

Chiese, mentre al suo orecchio giungeva, in modo ovattato, quello che sembrava un gran casino.

-Eva e la squadra che hai inviato stanno ancora lavorando. Sai, col fuso orario molti teatri hanno appena aperto…

Il più giovane fu interrotto dal fratello, che si stava dirigendo lungo il corridoio per poi aprire la porta del soggiorno. Ciò che vide lo impressionò: c’erano otto pc collegati a una stampante che mangiava e tirava fuori fogli a tutta velocità, mentre i sei uomini che Seto aveva affidato a Eva avevano lasciato le loro giacche sul divano, per rimanere solo in camicia e cravatta, e parlavano ognuno a un telefono camminando in modo disordinato avanti e indietro per la stanza. Tra loro si muoveva Eva, che prendeva i fogli dalla stampante, li pinzava e li infilava in una serie di cartellette tutte uguali disposte in modo ordinato sul tavolo da pranzo. A rotazione, gli uomini di Seto le facevano un cenno con la mano, ed Eva gli raggiungeva, prendeva in mano i loro telefoni e li mandava a sistemare i contratti, mentre lei terminava la telefonata.
Un vero macello, almeno agli occhi di Seto.

-Non mi avevi detto di avere un passato da broker, ti avrei fatto fare un esame tossicologico prima di assumerti.

Le disse, ed Eva gli sorrise.

-Mancano solo sedici persone, tra meno di cinque ore avremo finito.
 
 

Il nuovo anno stava arrivando in fretta, e i giornalisti smisero di affollare la strada di Villa Kaiba per dedicarsi ad altri tipi di gossip, permettendo ai suoi abitanti di tornarci. Eva era triste ma soddisfatta: era riuscita ad accontentare un buon numero di persone, e con le altre aveva trovato un compromesso accettabile per la loro nuova situazione lavorativa. Le sarebbero mancati tutti, ma più di chiunque, le sarebbe mancata Abigail: dopo la conferenza l’aveva chiamata, e lei aveva detto che stava già valutando l’idea di trasferirsi negli Stati Uniti per lavorare a Broadway col nuovo fidanzato. Si erano ripromesse di passarsi a trovare reciprocamente e pianificare le visite in Inghilterra tenendo conto degli impegni dell’altra, ma Eva non poteva fare a meno di sentirsi terribilmente triste. Fortunatamente, gli impegni dei fratelli Kaiba per capodanno la aiutarono a distrarsi: passò i due giorni prima del 31 a cercare completi, camicie, cravatte e scarpe nei negozi delle migliori maison per quella serata, e in quel modo evitò di pensare cosa sarebbe stato di lei da quel momento in poi.
 
 

Il 31 Mokuba portò Eva in giro per Domino cercando le ultime cose per la sua serata, poi pranzarono insieme e subito dopo il ragazzo partì per Tokyo, dove si sarebbe tenuta la festa. Una volta tornata a casa, Eva cercò qualcosa da fare, e, non trovandola, si fece cogliere dalla disperazione: aveva sistemato ogni singolo dipendente e studente della scuola, aveva lavorato ininterrottamente per giorni sentendosi stanca e spossata come le accadeva solo quando c’era uno spettacolo importante, ma tutto quel lavoro le era servito solo a dimenticare, per qualche giorno e per parecchie ore, che l’unica cui non aveva pensato in tutta quella situazione era proprio lei.
Cosa avrebbe fatto da quel momento in poi? Non lo sapeva, e la risposta la terrorizzava. Si sdraiò sul letto e pianse disperata come mai aveva fatto prima di allora. Finì le sue lacrime, e poi si addormentò, e fu così che la trovò Seto poche ore dopo quando tornò a casa.
 
 

-Sicura di non voler venire stasera?

Le chiese, togliendosi la giacca bianca del completo. La ragazza scosse la testa, per poi guardare tutta l’attrezzatura davanti a lei.

-Ho parecchio da fare qui, Jonathan vuole sapere se deve apportare modifiche all’album, e prima glielo dico meglio è.

Seto si accomodò accanto a lei, per poi guardarla negli occhi.

-Tuo fratello non ne farà un dramma se al posto di consegnargli il lavoro stasera prima di mezzanotte lo farai domani, e poi, Pegasus ci tiene molto alla tua presenza: dice che è il modo migliore per dimostrare che non hai paura e non cederai davanti a ciò che è accaduto.

Eva gli si avvicinò, per poi poggiare la testa sulla sua spalla.

-Pensi davvero che fosse un attacco nei miei confronti? Molti giornali dicono di sì.

-Può essere,- commentò Seto, -Ad ogni modo, penso che ora l’unica cosa davvero importante è cercare di trasformare la situazione a nostro favore, non credi?

A quelle parole, Eva alzò la testa, e lui poté vedere brillare nei suoi occhi la determinazione, segno che sì, era il momento giusto per parlarle.

-Hai già qualche idea?

Chiese lei, e le labbra di Seto s’incurvarono in un sorriso appena accennato.

-Ho in mente un grande progetto per il vecchio teatro,- le disse, -e ho intenzione di metterti a capo non solo della nuova struttura, ma anche di una federazione tutta nuova e mondiale.

Eva lo ascoltò calma e quando lui ebbe finito sorrise, per poi chiedergli, quasi titubante:

-Sembra fantastico, la fregatura dov’è?

Seto soffocò una risata.

-Il lato negativo è che non lavorerai più per me, perché sarai completamente indipendente, e poi c’è un'altra cosa, che però ha un duplice aspetto: in male c’è che ci vorranno un paio di anni prima d’iniziare a lavorare, e in bene che in questo periodo di tempo potrai dedicarlo non solo a studiare come svolgere al meglio il tuo ruolo, ma anche a qualcosa di più… personale. 

Detto ciò, tirò fuori dalla tasca la scatolina di velluto blu, e si godette la commozione negli occhi della ragazza davanti a lui.

-Non mi dire che…

Disse lei, come se stesse cercando di soffocare una risata.

-È la stregua di un lavoro, è un ruolo di prestigio, - disse Seto, facendo toccare la fronte della ragazza con la sua, guardandola negli occhi, -che richiede una grande dinamicità, contatto col pubblico, dedizione e, per certi versi, anche regalità. Nessuno può ricoprire una funzione del genere meglio di te, soprattutto per le sfide che stanno per arrivare.

Eva sorrise, ma dal suo sguardo Seto capì che era confusa. Le cinse la vita, avvicinando le loro labbra fino al contatto. Le diede un bacio appassionato, per poi porgerle la scatola.

-Il tuo nuovo lavoro, oltre a quello di Presidente generale e primo socio fondatore nell’attività che partirà tra due anni sarà essere la moglie di Seto Kaiba: diventerai la mia più stretta collaboratrice, la mia complice, la first lady dell’economia, la mia immagine in pubblico, la mia personalissima Lady Macbeth. Voglio che chiunque, nel mondo, ti riconosca come la sola e unica signora Kaiba, titolo che ti spetta in quanto sei l’unica capace di ricoprire in modo efficiente questo ruolo. Eva Nelson, pensi di esserne in grado?
 
 


Note dell’Autrice:
Per l’ultima volta, eccoci qua. Scusate se non ho aggiornato prima ma il mio computer ha avuto parecchi problemi, e per un certo periodo sono stata anche senza linea internet in casa.  
 Considerando che non mi piace quando una storia si blocca senza essere completata, sono felice di aver finito questa, che da sei anni chiedeva di essere sviluppata e riscritta. Mi rendo conto che potrei fare di meglio, e forse, un giorno, farò una revisione per renderla ancora più fluida migliore, anche se devo ammettere con voi che l’avete seguita in questi mesi che mi piace vedere come il mio stile sia cambiato capitolo dopo capitolo, e che quindi, almeno per ora, non ho in mente correzioni.
Per quanto riguarda la storia tra Seto ed Eva in sé, ovviamente, non è ancora davvero finita: Ishizu se n’è andata via e ancora non ha combinato danni, Atem e Abigail hanno chiuso la loro relazione fin troppo bruscamente e non sappiamo come abbia reagito Kisara a ciò che le ha detto Seto. Inoltre, non sappiamo che piega prenderà il rapporto tra Seto ed Eva ora che le cose tra loro stanno per raggiungere un altro livello…
Il finale era abbastanza prevedibile, ma questa prima parte della storia non era stata scritta con grosse pretese, mentre per le due parti che seguiranno (o forse sarà solo una, devo ancora decidere) voglio un lavoro che sia qualitativamente superiore, e sono sicura che se mi assenterò per un po’ per scrivere questa nuova parte al meglio, facendo tante ricerche e cercando la forma migliore, mi perdonerete.
Ci tengo a ringraziare tutte le persone che mi hanno seguita fino a qui e che hanno gradito questa storia, ma in particolare Akeyris e Tico_Sarah, che hanno avuto solo belle parole per il mio racconto. Spero di non aver deluso nessuno dei miei lettori, e di ritrovare qualcuno di voi quando deciderò di tornare e continuare questa storia.
Direi che è arrivato quindi il momento di dirci arrivederci, grazie di tutto,
 
White Phoenix
 
   
 
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