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Autore: xlambertx    12/04/2017    2 recensioni
Quando un Hoshi cade è perché la persona della sua vita lo sta aspettando.
Qualcuno che lo ami, questo è il desiderio che Louis esprime guardando quella stella cadente. E forse il ragazzo che gli è appena atterrato addosso c'entra qualcosa.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Louis stava correndo sulla spiaggia. Delle lacrime scendevano copiose sul suo viso, mentre lui pensava a ciò che era successo. Era in vacanza con il suo ragazzo, ex ragazzo?, in quel posto meraviglioso. "Perché buttare via così tanti soldi in questo modo?" si era chiesto Louis, quando il suo fidanzato gli aveva presentato il programma dettagliato della vacanza. "Perché spendere così tanto in camerieri privati, frutta fresca a ogni ora del giorno e Jacuzzi?" si era domandato. Mai aveva osato pensare che a quei camerieri venisse chiesto più del loro lavoro canonico, più del trasporto di cibi e bevande. Mai aveva pensato agli spettacoli di cui quella vasca era stata involontaria spettatrice. Mai gli era passato per l'anticamera del cervello che il ragazzo con cui stava da così tanto tempo potesse essere così meschino. Ma ora lo sapeva. 
Era tornato al loro bungalow giusto pochi minuti prima, in anticipo rispetto agli ultimi due giorni. Era entrato con passo felpato e li aveva sentiti. Aveva sentito quei gemiti soffocati. Aveva sbattuto la porta dietro di sé ed era calato il silenzio, ma ormai era troppo tardi. Lui aveva sentito. "Sei tornato in anticipo" gli aveva detto il fidanzato quando Louis si era affacciato alla porta della camera, trovandolo sdraiato sopra a un inserviente di almeno dieci anni più grande, entrambi completamente nudi. Non gli aveva chiesto scusa, non aveva provato a giustificarsi, si era limitato a sbuffare e constatare con aria scocciata quello che era un dato di fatto, per poi riprendere a baciare intensamente il cameriere con cui si stava intrattenendo che, senza mostrare alcun pudore, aveva ricambiato con altrettanto zelo.
Louis era corso via, ferito. E stava ancora correndo, almeno fino a quando non appoggiò male il piede e cadde, sbattendo la faccia a terra. Subito la sabbia s'appiccicò al suo viso umido di lacrime. "Oltre al danno, la beffa" pensò, rannicchiandosi su se stesso e continuando a piagnucolare.

Quando riaprì gli occhi era sera. Doveva essersi addormentato in una posizione strana perché la schiena gli faceva parecchio male e riusciva a malapena a ruotare il collo. Si mise seduto, massaggiandosi lentamente la nuca e fissò il cielo. "Cosa ti ho fatto di male?" gridò, a un Dio in cui nemmeno credeva. "Tira fuori le palle, se esisti. Vieni qua e affrontami, razza di codardo!" provocò, alzandosi e allargando le braccia. "Almeno degnati di farmi vedere che mi hai sentito" urlò ancora, sconsolato. Pochi istanti dopo una scia di luce solcò il cielo scuro. "Vorrei solo essere amato" sussurrò alla stella, per poi riprendere il suo monologo rabbioso contro la divinità. "E tu questo me lo chiami segno? Una stella cadente? La prossima volta mi farai trovare un quadrifoglio in un prato?" strillò isterico, appena prima che un ragazzo gli atterrasse addosso.

Harry non sapeva bene come fosse arrivato lì. Si ricordava di aver capito che, finalmente, il suo momento era giunto quando la sua piccola casetta aveva preso fuoco, ma il percorso che aveva attraversato per arrivare fino alla terraferma era piuttosto confuso. La testa gli doleva, e lo stomaco sembrava essere pronto a una gara di ballo latino-americano. La situazione peggiorò quando aprì gli occhi e si trovò davanti due oceani azzurrissimi che lo fissavano. "Dio mio, pensavo fossi morto" sospirò, sollevato, Louis. "Tu sei una ragazza?" gli chiese Harry, cercando di tirarsi su e sedersi. "Come scusa?" domandò il ragazzo in risposta, confuso. "Tu sei una ragazza?" ripeté. Louis scosse la testa. "Perché dovrei essere una ragazza? Stai dicendo che sono femminile?" chiese, piuttosto basito. "Mi hanno sempre detto che al momento giusto, quando casa mia avrebbe preso fuoco, sarei atterrato vicino a una bella ragazza di cui mi sarei innamorato, e siccome tu sei molto bello mi chiedevo se fossi anche una ragazza" spiegò Harry, aggrottando le sopracciglia in un broncio adorabile. "Oh, ehm, grazie per il complimento, suppongo" balbettò Louis, sempre più confuso. "Di niente, non-ragazza. E sai dirmi dove posso trovarne una?" chiese ancora Harry, con genuina curiosità. "No, ehm... Chiamami Louis. E penso che ci siano parecchie ragazze al villaggio turistico" rispose l'altro, balbettando e storcendo il naso. "Okay, Louis! E tu sei innamorato di una ragazza?" gli domandò, con un po' troppo entusiasmo. "Per carità divina, no! Amo le mie sorelle in un modo del tutto platonico ma nient'altro" esclamò Louis, assumendo un'espressione schifata. "Oh, mi dispiace" sussurrò Harry, abbassando gli occhi. "Cosa ti dispiace?" gli chiese Louis, confuso. "Che tu non sia innamorato" chiarì il ragazzo, fissando le proprie ginocchia e scrollando le spalle. "Ma io lo sono. Semplicemente non di una ragazza" gli spiegò, alzandosi e scuotendo via la sabbia dai suoi jeans. "E cosa si prova?" chiese il riccio, facendo lo stesso e sovrastando Louis con la sua altezza. "Cosa?" chiese il più basso.  "Ad essere innamorati. Cosa si prova? Mi hanno sempre detto che è bello ma io non l'ho mai provato. Suppongo di voler essere sicuro di riconoscerlo, quando sarà il momento giusto" chiarì ancora Harry, fissando il ragazzo negli occhi. "Non lo so" sussurrò Louis, arrossendo. "Come puoi non saperlo? Come ti sentivi con la tua persona speciale? Cosa aveva di diverso da tutte le altre?" chiese il più alto, avvicinandosi all'altro. "Non lo so. Credo fosse quella sua aria di superiorità che mi attraeva. Mi piaceva il pensiero di essere proprio io, tra tutti, a catturare la sua attenzione. Mi piaceva come mi trattava in pubblico, come mi prendeva tra la folla, quasi come se temesse di perdermi. Mi piaceva come mi parlava quando eravamo insieme ad altre persone. Ma quando eravamo da soli era un inferno. Lui si rinchiudeva in camera nostra, e io battevo sulla porta chiedendogli di uscire. Lui è sempre stato più testardo, però. Alla fine me ne andavo nel salone. Guardavo un film, leggevo un libro. Mi addormentavo sul divano. Succedeva quasi tutti i giorni. E la mattina dopo non c'era. Nemmeno mi lasciava un biglietto. Forse è questo l'amore. Rimanere con una persona nonostante non sia il meglio per te, perché ti importa più di lei che di te stesso" disse Louis, mentre una lacrima tornava a bagnargli il volto. All'improvviso si ritrovò la faccia schiacciata addosso a un petto caldo e tonico e delle dita lunghe che gli accarezzavano la schiena. "Allora mi dispiace ancora di più"  sussurrò dolcemente Harry, appoggiando la fronte nell'incavo del collo di Louis, stringendolo ancora di più. Il ragazzo si sentiva stranamente bene in quell'abbraccio, ma vi pose fine. "Sì, be', non sono fatti tuoi comunque" borbottò staccandosi, pentendosi di aver permesso all'altro di vederlo in un momento di debolezza. "Vuoi delle ragazze? Laggiù ce ne sono in abbondanza. Dove ci sono quelle luci, ecco" indicò Louis. "Andiamoci, allora!" esclamò Harry, fin troppo allegro. "Amico, io non vengo insieme a te" chiarì l'altro. "Ma tu devi farlo!" insistette il riccio "Io sono atterrato vicino a te, e quindi tu sarai una persona molto importante! Lo hanno detto gli Hoshi saggi!" gridò allegramente. "Yoshi? Come quello di Super Mario?" chiese Louis. "Cos'è Super Mario?" domandò Harry, in risposta. "Un gioco per... Sai cosa? Non è importante" scosse la testa il più basso, ricominciando a camminare verso il villaggio turistico. "Okay. Stavo dicendo, gli Hoshi saggi dicono che tutte le persone con cui interagiamo sulla Terra sono importanti e che alla loro morte diventeranno a loro volta degli Hoshi per poter rimanere per sempre insieme come una grande famiglia, quindi noi staremo insieme per sempre con la mia ragazza" riprese il più alto, gioiosamente. Louis non credeva a una sola delle sue parole, ma la sola idea di passare l'eternità con un ragazzo così allegro gli faceva venire un mal di testa assurdo."Sì, va bene. Ora, siamo quasi arrivati. Là ci sarà probabilmente una festa e tu devi semplicemente cercare di abbordare qualche ragazza. Sei carino quindi non avrai problemi. Divertiti" spiegò il più basso, con il tono meno entusiasta che riuscì a trovare nel suo repertorio. "Cosa vuol dire abbordare?" domandò Harry, confuso. "Come puoi non saperlo? Vuol dire rimorchiare" rispose Louis, ovvio. "Fa parte dell'amore?" domandò ancora il ragazzo riccio. "Sì. Aspetta, no. Dipende" si ingarbugliò il più basso, entrando finalmente nel centro del villaggio, seguito dall'altro. Raggiunsero la piazzetta in cui il dj stava suonando e delle persone ballavano mezze nude per via del gran caldo e Louis si sedette su una delle panchine che vi erano. Harry si sedette di fianco. "Cosa aspetti? Vai e conquista qualcuno!" lo incoraggiò il più basso, accompagnando le sue parole con un cenno della testa. "Non so come si fa" ammise il più alto, arrossendo. Louis lo guardò, basito. Come poteva quel ragazzo essere così innocente? "Devi andare da quella che ti sembra più bella e dirle cose carine, ma fai attenzione perché se è troppo vicina a qualche altro ragazzo è meglio evitare. Guarda quella bruna laggiù, vai da lei e falle dei complimenti" disse il più basso, indicando una ragazza prosperosa che stava in disparte a bere un drink. "Ma ha quelle cose strane che le escono dal petto" obiettò Harry. "Sì, le ragazze le hanno" concordò, ridacchiando, il ragazzo dagli occhi azzurri. "Non sono pesanti?" chiese il riccio, fissando Louis negli occhi. "Dipende da quanto sono grandi, credo" rispose il ragazzo, notando il modo in cui Harry lo guardava. "Okay, quindi tutte le ragazze hanno quelle cose?" cercò di chiarirsi le idee il più alto. "Sì, quasi tutte. Alcune ne hanno poche. Si chiamano tette, comunque. Ora porta il tuo culo da lei e cerca di conquistarla. Cose carine, ricorda" lo incoraggiò Louis, mentre Harry si alzava esitante. "E se poi non mi vuole? E se lei non è la ragazza di cui parlavano i saggi?" chiese, preoccupato, il ragazzo. "Vuol dire che proverai con un'altra. Ora però vai" ordinò il più basso, con un tono che non ammetteva repliche. Harry si allontanò, dirigendosi verso la ragazza. Le si accostò e parlarono per qualche minuto, sorridenti. Poi il ragazzo tornò verso Louis. "Perché lo hai fatto? Stavi andando bene!" contestò lui, interdetto. "Ha detto che le sembravi carino e mi ha chiesto se vuoi conoscerla, e io le ho detto che eri davvero tanto carino e che eri anche gentile perché non mi avevi insultato quando ti ero caduto addosso e lei mi ha chiesto se io fossi gay e io le ho detto che non sapevo cosa volesse dire e lei ha riso e poi mi ha detto di chiedertelo e così sono qua" spiegò il riccio, tutto d'un fiato. "Harry, io sono gay" rispose Louis, scoppiando a ridere. "Oh, ed è una cosa brutta?" chiese il più alto, preoccupato. "No, no, per niente. È solo una preferenza sessuale" chiarì il ragazzo, ridacchiando. "Sei bello quando ridi" constatò il riccio, con semplicità. "Ed è esattamente questo che devi fare con le ragazze. Ora smetti di fare pratica su di me e trovatene un'altra. Ecco, lei mi sembra perfetta" lo incoraggiò ancora Louis, indicando una bionda che li stava fissando. Harry si soffermò su di lui con lo sguardo per qualche secondo, prima di voltarsi e raggiungere la ragazza scuotendo la testa. Poco dopo lei lo schiaffeggiò e si voltò di scatto, facendogli volare i capelli negli occhi verdi, che erano spalancati per via dello stupore. Il ragazzo corse da Louis, con le lacrime agli occhi e si tuffò sul suo petto. "Sono un imbranato" piagnucolò, tirando su col naso. "No che non lo sei, devi solo fare un po' di pratica" lo spronò il più basso, accarezzandogli i capelli. "Cosa le hai detto?" chiese poi, dolcemente, continuando a passare le mani sul capo di Harry. "Le ho chiesto se potevo tenere in mano le sue tette per vedere se erano pesanti" sussurrò il riccio, continuando a singhiozzare. "E-E poi lei mi ha fatto male e mi ha messo i capelli negli occhi e ora bruciano e non so fare niente" balbettò, piangente, avvolgendo le braccia intorno al collo di Louis. "Oh, piccolo, non puoi andare in giro a chiedere alle ragazze se puoi toccare le loro tette. È maleducato" commentò, ridacchiando per l'ingenuità di Harry. "Mi piace che mi consoli" sussurrò il riccio, tirando su con il naso un'ultima volta e asciugandosi le lacrime. "Facciamo che ci riproviamo domani, va bene?" gli consigliò il più basso, asciugandogli una porzione del volto che gli era sfuggita, per poi arrossire, rendendosi conto del gesto appena compiuto. L'altro annuì, strizzando gli occhi. "Vuoi ballare?" gli domandò Louis, alzandosi in piedi e prendendogli una mano. "Non lo so fare" ammise Harry, scuotendo lentamente la testa. "Non serve saperlo fare. Scuoti quei fianchi, Harold" lo incitò il ragazzo dagli occhi azzurri, prendendogli anche l'altra mano e trascinandolo in mezzo alla folla, muovendosi a ritmo di musica. Il più alto tentò di imitarlo, ma finì per pestare il piede a una ragazza, tirare una manata in faccia a un ragazzo e inciampare su una coppia che stava ballando esageratamente vicina. "Forse la danza non fa per te" ridacchiò Louis. Non aveva mai riso così tanto, ma la visione di quel gigante completamente scoordinato che si muoveva cercando di non fare male ad altre persone era maledettamente dolce. "Posso farcela. Posso ballare senza uccidere o ferire gravemente nessuno" si impuntò Harry, dipingendosi in faccia un broncio piuttosto tenero. "Mh... Non ne sarei così sicuro" dissentì Louis, scuotendo lentamente la testa. L'espressione di Harry mutò in una offesa, e il ragazzo si spostò fuori dal groviglio di persone, iniziando a camminare verso la spiaggia da cui erano venuti. "Sono un idiota" si insultò Louis non appena se ne accorse, correndogli poi dietro.

"Non so nemmeno muovermi senza urtare qualcuno o qualcosa" si auto commiserò Harry, camminando velocemente sulla sabbia. "Non so parlare con una ragazza senza fare una figuraccia" continuò a parlare da solo il ragazzo, voltandosi verso il mare. "Chissà se è freddo" borbottò, tra sé e sé, osservando l'infinita distesa d'acqua che si stagliava davanti a lui. Si tolse i vestiti, rimanendo completamente nudo, e camminò lentamente verso il mare. Si immerse velocemente, maledicendosi per quella sua idea stupida e iniziò a nuotare, come se l'avesse sempre fatto. Era bello, decise. Gelido, ma bello. A un certo punto sentì una voce chiamarlo. "Harry, sei tu?" gridò Louis, fissando la figura snella che si muoveva nel mare. Il ragazzo non gli rispose. "Diavolo, Harry, perché hai una coda?" chiese ancora il più basso, portando l'altro a fissarsi gli arti inferiori. Le sue gambe lunghe erano state rimpiazzate da una coda sinuosa. "Non ne ho idea" ammise Harry, confuso quanto Louis. "Ti sei davvero offeso prima?" domandò il ragazzo dagli occhi azzurri, senza ottenere risposta. "Andiamo, stavo scherzando!" si scusò il ragazzo, ottenendo solo un altro silenzio. "Va bene, non rispondermi" borbottò, fingendosi arrabbiato, mentre si spogliava a sua volta e raggiungeva  il bagnasciuga. "Maledizione, è gelida" strillò con voce acuta, non appena toccò l'acqua. Sentì in sottofondo una risatina soffocata. "Sai, Harry, mi stavo chiedendo una cosa" iniziò Louis, respingendo la sua avversione per quella cosa fredda che ora lo avvolgeva fino all'altezza del bacino. Non era ancora così alta, dunque. Prese un respiro, tentando di convincersi a non scappare e buttarsi sopra un falò acceso per riscaldarsi. "Mi stavo chiedendo se tu soffrissi il solletico" concluse, mentre un brivido gli attraversava il corpo. Continuò ad avanzare lentamente, cercando Harry che era sparito sotto la superficie dell'acqua. Sentì qualcosa sfiorargli delicatamente la gamba e cercò di trattenere un gridolino spaventato. "Poteva essere qualcosa di maledettamente pericoloso, come uno squalo o una megattera" si giustificò a bassa voce, abbassando lo sguardo per osservare meglio una massa di capelli che ondeggiava sotto di lui, coprendo e scoprendo il viso sorridente di quello che sembrava essere un bambino che aveva appena imparato a nuotare. "Andiamo, non hai cinque anni" lo prese in giro, immergendo le braccia nell'acqua e tentando di prenderlo. Harry sgusciò via, dimenandosi, e si allontanò nuotando a tutta velocità. Trenta secondi dopo qualcosa sfiorò nuovamente la gamba di Louis. "Okay, Harry, questo non è divertente. Devi davvero smetterla e... Oh, è solo una medusa. Cosa? Harry, oddio, salvami, una medusa vuole uccidermi, aiuto!" strillò istericamente correndo fuori dall'acqua, terrorizzato. Ci volle meno di un minuto prima che una figura sinuosa uscisse dall'acqua. "È tutto a posto, Lou?" gli chiese il riccio, sembrando realmente preoccupato. "Dov'eri quando avevi bisogno di te? Mh? Ecco, non rispondermi. Sfruttatore infame" lo insultò il più basso, tremando dal freddo. "Dio, Louis, sembri un bambino. E stai tremando. Vieni qui che ti scaldo" suggerì, ridacchiando e aprendo le braccia, Harry. "Uhm, lo farei ma tu sei nudo" osservò il ragazzo, facendo scorrere lo sguardo su tutto il corpo dell'altro. "Oh, non ti piace?" domandò, confuso, osservandosi a sua volta. "Sì. Cioè, no. Aspetta, voglio dire, tu sei stupendo, ma dovresti essere in imbarazzo. Insomma, praticamente sto facendo di tutto per non fissarti quindi puoi coprirti? Non voglio sembrare un maniaco, grazie" balbettò Louis, coprendosi gli occhi e voltando la testa. Sentì una risatina e poco dopo Harry gli disse che era a posto e poteva guardare. "Sei ancora completamente nudo!" quasi gridò il più basso, tornando a posare le mani sugli occhi. "Ma così sono più comodo" si giustificò il ragazzo, togliendo gentilmente la barriera che separava la faccia di Louis dalla sua vista. "Rivestiti" ordinò l'altro, categorico, sforzandosi di guardare Harry soltanto negli occhi. Il più alto sbuffò e prese i boxer, ancora appoggiati sulla sabbia, per poi metterseli. "Va bene, ora?" chiese, seccato, allargando le braccia. "Sei ancora troppo nudo. Vestiti completamente. Anzi, vado a comprarti un giubbotto invernale e un sacco di tela. Sei troppo bello per i miei gusti" borbottò, continuando a tremare. "Stai congelando, lascia che ti scaldi" disse Harry, sembrando davvero preoccupato, per poi avvicinarsi e stringere il più basso in un abbraccio. "Come fai a essere così caldo?" chiese Louis, beandosi del calore corporeo offertogli dall'altro. "Penso che abbia a che fare con il fatto che sono una stella" rispose Harry, appoggiando il mento sulla testa dell'altro. "Anche modesto" borbottò ironico Louis. "No Lou, sono letteralmente una stella" rispose il più alto ridacchiando. "In che senso?" chiese l'altro, posizionando la fronte nell'incavo tra il collo e la spalla di Harry. "Sono un Hoshi, Lou" chiarì il ragazzo. "Ne so quanto prima" sbuffò Louis, alzando gli occhi al cielo. "Sono un Hoshi. Vivevo sul mio piccolo pianeta, poi ha preso fuoco, è precipitato e mi sono ritrovato qua. E quando un Hoshi cade è perché la persona della sua vita ha bisogno di lui. O di lei. Per questo sono qua, per trovare la ragazza della mia vita e poter finalmente trovare la mia vera casa, il suo cuore" spiegò il ragazzo. "Quanto siamo romantici" commentò ironico Louis, sorridendo. "Sei basso" commentò Harry ridacchiando, per poi ricevere uno schiaffetto dall'altro ragazzo. "Sei tu che sei alto, io sono nella media" rispose Louis, allontanandosi, imbronciato. "Nella media dei quattordicenni" ribatté l'altro, sorridendo. "Considerami offeso" borbottò platealmente il ragazzo, voltandosi e iniziando a rivestirsi. "Poverino, deve essere triste essere trattato in questo modo duro da qualcuno" disse, ironico, il riccio. "Se quel qualcuno crede di essere un alieno caduto da una stella sì, perché quello messo male tra i due è lui" sentenziò Louis, annuendo. Harry lo abbracciò da dietro "Lou, non è che lo credo. È semplicemente così. Come avrei fatto a farmi crescere una coda se fossi umano?" chiese con dolcezza. "Hai preso un costume" concluse con semplicità l'altro. "Ma se sono stato con te tutto il tempo!" contestò Harry. "Lo avevi già preso prima" ribatté Louis. "Intendi prima di caderti addosso attraversando il cielo?" chiese ironico il più alto. "Sì, soprattutto perché, il cielo, non l'hai attraversato" rispose l'altro, dimenandosi e liberandosi dalla stretta di Harry. "Mettiamo che tu abbia ragione. Perché mai dovrei mentirti?" chiese Harry, incrociando le braccia e inarcando un sopracciglio. "In via ipotetica? Uhm, hai fatto una scommessa con i tuoi ipotetici amici. Se tu fossi riuscito a convincermi di essere un alieno avresti vinto qualcosa e mi avresti umiliato. Avresti riso di me per l'eternità insieme alla tua ipotetica ragazza e io sarei rimasto lì, triste solo e imbarazzato. Altre domande?" rispose Louis, indicando l'altro ragazzo. "Sì, un paio. La prima: se davvero pensi questo perché sei stato così gentile? La seconda: sei sempre così melodrammatico?" chiese Harry. "Sono stato gentile perché sembravi così spaesato e perché sono effettivamente una persona gentile. La persona più gentile del mondo, oserei dire. E poi la teoria è ancora in fase di elaborazione" si giustificò il più basso, annuendo vigorosamente. "Ho una terza domanda. Dove dormiremo stanotte?" domandò il più alto, guardando il cielo. "Io dormirò... Dovrò farmi assegnare un nuovo bungalow, credo. Per quanto riguarda te, presumo dovrai pensarci da solo" decise Louis, accompagnando le sue parole con una scrollata di spalle. Harry lo fissò sconcertato. "Hai davvero intenzione di lasciarmi qua fuori, in balia di belve feroci e venditori ambulanti che potrebbero abusare di me mentre sono addormentato?" chiese, isterico. "Chi sta facendo il melodrammatico, adesso?" fece notare Louis, dirigendosi nuovamente verso il villaggio, presto seguito dall'altro ragazzo.

Quando arrivò all'entrata lo sportello reclami stava chiudendo. "Mi scusi" si palesò Louis. La ragazza lo ignorò. "Mi scusi" ripeté il ragazzo, a voce più alta. Lei gli lanciò un'occhiataccia, finendo di mettere in ordine le sue cose. "Probabilmente non ti vede perché non ci arrivi, lascia fare a me" lo prese in giro Harry, scansandolo e mettendosi al suo posto. Nemmeno tre minuti dopo agitava un mazzo di chiavi e aveva un sorriso raggiante stampato in faccia. "Tu non eri quello impacciato?" gli chiese Louis, basito. "Ha detto che sono carino e che se uscivo con lei faceva uno strappo alle regole" scrollò le spalle Harry, ridacchiando. "Che persona professionale" ironizzò il più basso, strappando le chiavi dalle mani di Harry e ruotando gli occhi. "Usciamo domani pomeriggio. Ha detto che ha qualche ora libera" approfondì Harry, con leggerezza. Louis si disse che il disagio che aveva provato non appena quelle parole erano uscite dalla bocca del più alto non era assolutamente dovuto alla gelosia. Come poteva essere geloso di qualcuno che aveva conosciuto appena qualche ora prima? "Buon per voi, allora" borbottò, oramai vicino alla sua casetta. "Ma se non ti piace questa cosa posso rimanere con te" propose genuinamente l'altro, continuando a seguirlo. "No, no, è meglio che tu vada. Potrebbe essere la ragazza che cerchi" ribatté Louis, infilando le chiavi nella toppa e girandole, cercando di convincersi che la situazione gli andasse a genio. "Perché non ne sembri per niente entusiasta?" domandò Harry, preoccupato. "Sono entusiasta. Sprizzo gioia. Sono veramente, pazzamente, profondamente felice che tu esca con lei" lo rassicurò Louis "Come si chiama, a proposito?". "Felicity. Ma se ti dà fastidio puoi dirlo. Se non vuoi stare da solo puoi venire con noi!" propose allegramente il più alto. "Harry, è un appuntamento. Non porti gli amici agli appuntamenti. Né tantomeno gli sconosciuti. E neppure quelli con il cuore spezzato. Io sono uno sconosciuto e ho appena trovato il mio ragazzo a letto con un altro. Ed è possibile che diventeremo amici, perciò soddisfo tutti e tre i requisiti per il perfetto rovina-appuntamenti. Non verrò con voi" sentenziò il più basso, scuotendo vigorosamente la testa e agitando le braccia. "Oh, okay. Lou, perché stai chiudendo la porta? Lou, sono ancora qua fuori! Lou, fammi entrare!" gridò Harry, prendendo a pugni la porta dietro la quale l'altro si era rifugiato. "È tardi, Harry. Vai a dormire, su" sussurrò, leggermente triste, il ragazzo. "E dove?" chiese il più alto. Louis non rispose, ma scosse la testa e si infilò a letto.

Quella notte Louis non aveva chiuso occhio. Aveva fissato il muro in silenzio, chiedendosi cosa avrebbe fatto nei giorni che seguivano. Sarebbe tornato a casa presto, questo era sicuro. Avrebbe fatto cambiare la serratura e portato fuori tutte le cose che gli ricordavano che persona di merda fosse il suo ragazzo e le avrebbe abbandonate sul marciapiede. A tratti gli occhi gli si riempivano di lacrime, pensando a tutto l'amore che aveva riversato nella loro relazione. Ma andava tutto bene, questo era quello che si ripeteva. Sarebbe tornato tutto a posto. Avrebbe trovato un'altra persona con cui essere più felice. Lo era mai stato, felice, con Kurt? Non ne era più così sicuro. Invece era certo di non riuscire a dormire in quelle condizioni, così si era seduto sul letto e aveva spostato lo sguardo sulla grande finestra. Il sole stava sorgendo e Louis non ricordava l'ultima volta che aveva visto l'alba. Quando era più piccolo amava rimanere sveglio fino a orari improponibili leggendo o semplicemente guardando il cielo, senza preoccuparsi minimamente delle profondissime occhiaie che avrebbe avuto il giorno dopo. Poi era cresciuto e aveva semplicemente iniziato a pensare ad altro e ad arrivare a casa esausto, e l'alba era passata in secondo piano. E con l'arrivo di Kurt e dell'alba si era completamente dimenticato, ma ora gli sembrava di essere tornato indietro di anni e si sentiva così bene. Aveva voglia di prepararsi un tè, Earl Grey, ovviamente, e rimanere soltanto fermo a fissare il sole correre su per il cielo e rischiarare le vite delle persone, ma all'improvviso gli venne in mente come aveva lasciato Harry la sera prima. "Si sarà trovato un posto in cui stare" si disse, precipitandosi verso la porta per controllare che l'altro ragazzo non fosse ancora lì. Non appena la aprì, però, qualcuno cadde sopra i suoi piedi. Louis si buttò in ginocchio di fianco a lui mentre l'altro si lamentava. "È tutto a posto?" chiese il più basso preoccupato, scostando i capelli dagli occhi di Harry. "Dobbiamo smettere di incontrarci così" protestò il più alto, tirandosi seduto. "Addormentarsi appoggiato a una porta non è mai una buona idea" convenne Louis, ridacchiando e alzandosi, aiutando Harry a fare lo stesso. "Non è che avessi un posto migliore in cui andare. Nessuno mi ha offerto un letto in cui stare, sai" fece notare Harry, massaggiandosi il retro della testa. "Non puoi pretendere che ospiti uno sconosciuto in casa, avresti potuto accoltellarmi mentre dormivo" si giustificò Louis, scrollando le spalle. "Questa non è casa tua e tu non hai l'aria di uno che ha dormito molto" osservò il più alto, inclinando la testa e inarcando un sopracciglio. "Non è importante" liquidò la faccenda il ragazzo, voltandosi e iniziando a camminare verso la finestra. "Ora ho il permesso di entrare?" chiese Harry, rimanendo subito oltre la soglia e oscillando avanti e indietro sulle gambe chilometriche. "Uh, sì. Vieni pure" concesse Louis, fissando fuori. Il cielo ormai si era rischiarato parecchio e non faceva più lo stesso effetto. "Non sono esattamente un esperto, ma credo che non siano in molti ad essere svegli a quest'ora. Quindi, non-ragazza, cosa ti porta ad essere in piedi così presto?" domandò il più alto, posizionandosi di fianco a Louis a braccia incrociate e fissandolo. "Stavo pensando. E tu continui a non essere autorizzato a usare quel soprannome" chiarì il più basso."E a cosa pensavi?" cercò di scoprire Harry, incuriosito. "Non ho esattamente voglia di parlarne" chiuse il discorso Louis, con un eloquente gesto della mano. I due ragazzi rimasero in silenzio per qualche minuto, in piedi, l'uno di fianco all'altro. Harry fissava Louis, che a sua volta fissava fuori dalla finestra. "Sai" esordì a un certo punto il più basso "Mi sono reso conto che quando sono da solo sto peggio quindi penso che domani ti lascerò dormire dentro". "Mi stai trattando come se fossi un cane" gli fece notare l'altro. "Non lo faccio apposta" si scusò Louis, spostando finalmente lo sguardo sull'altro ragazzo. "Cosa c'è di tanto interessante nel cielo? Voglio dire, dovrei essere io a fissarlo pensando al momento in cui tornerò finalmente a casa, ma tu sembri completamente preso da quello che stai guardando" chiese Harry. "Osserva bene, stellina. Cosa vedi?" chiese Louis, indicando la finestra. "Azzurro. Tanto azzurro. Un poco di rosso e rosa. E una palla di fuoco che in realtà non riesco a vedere perché mi fanno male gli occhi se la fisso troppo a lungo" rispose semplicemente Harry. "Ora ti dirò cosa vedo io. Io vedo che il sole sorge e tramonta e che il mondo gira, fregandosene di quello che succede a me o a te o a chiunque altro. Vedo che tutto quello che provo avrà una fine, compreso il dolore. Vedo che mi dimenticherò di Kurt e passerò oltre i miei problemi, prima o poi. Per questo mi piace guardare il cielo" spiegò Louis, sperando che ciò che diceva fosse vero. "Perché ti sei aperto così tanto con me?" gli chiese Harry. "Cosa intendi?" chiese Louis, inarcando le sopracciglia. "Non mi hai mai visto prima di ieri, ti sono caduto addosso e ora mi stai parlando di una delle cose che ti hanno fatto più male. Ed è normale questo? Pensi sia normale?" domandò il più alto, passandosi ossessivamente una mano tra i capelli. "Sai, a volte è più facile parlare del tuo dolore con qualcuno con cui non hai nessun precedente" spiegò l'altro. "E quando si smette di essere di essere uno sconosciuto? Quando so diventa qualcosa di più? Chi decide di essere di più?" chiese ancora Harry, unendo le mani e poi separandole e agitandole in aria. "Hey, è tutto okay? Stai bene?" domandò Louis, prendendogliele e stringendogliele, intrecciando le loro dita. "È solo... Per te sembra tutto così facile ma non lo è davvero. Tu parli come se tutto ciò che dici fosse scontato ma non lo è. Non per me" sussurrò il più alto, disperato, appoggiando la testa sulla spalla dell'altro. "E poi dovrei consolarti perché, insomma, tu sei distrutto, e invece tutto ciò che riesco a fare è piangermi addosso" continuò, muovendo il capo e chiudendo gli occhi. "Sei tenero come un bambino" sospirò Louis, togliendo una mano dall'intreccio e accarezzando i capelli dell'altro. "Mi sembra di esserlo, un bambino. Non capire queste sciocchezze mi fa sentire così stupido" sussurrò in risposta Harry, sconsolato. "Non sei stupido. Non lo sei per niente, va bene? Non c'è bisogno di essere così duro con te stesso" cercò di rassicurarlo Louis. Il più alto tirò su la testa e si passò la mano libera sotto l'occhio, raccogliendo una lacrima che gli era scivolata fuori. "E tu come fai a saperlo? Potrei davvero essere cattivo. Potrei essere molto peggio che 'cattivo' e tu non lo sapresti" fece notare Harry, mentre gli occhi gli si riempivano nuovamente di lacrime. "Lo sei?" chiese Louis. "No" rispose semplicemente l'altro. "E allora non c'è motivo di preoccuparsi" chiuse la questione il più basso, mantenendo una delle mani di Harry ben stretta nella sua, più piccola. Portò l'altra al mento del più alto che, sebbene si fosse alzato dalla sua spalla, manteneva la testa bassa, e lo tirò su. "Non piangere. Guardami. Non abbassare gli occhi. Non meriti di piangere. Ora asciugati e fra un po' andiamo a cercarti un costume così lasciamo che tutte le ragazze del villaggio vedano questo ben di Dio e muoiano dalla voglia di saltarti addosso, va bene?" soffiò Louis, con la faccia a pochi centimetri da quella dell'altro, per poi lasciarlo andare e allontanarsi di qualche passo. "Ma se mi saltano addosso poi io cado" disse Harry, massaggiandosi gli occhi e asciugandoseli. "Ho detto che moriranno dalla voglia di farlo, non che lo faranno davvero" contestò l'altro, con una smorfia. "Tendo a prendere le cose un po' troppo alla lettera" borbottò il più alto. "L'ho notato. Ora, cerchiamo qualcosa con cui fare colazione e poi ti prendiamo dei vestiti" decise Louis, ravvivandosi i capelli e prendendo le chiavi del bungalow, per poi aprire la porta e fare un lieve inchino, spronando Harry a uscire.

"Oh mio Dio, questo è bellissimo!" gridò Harry, prendendo dallo scaffale un costume giallo limone con disegnate sopra delle piccole banane. "Ti prego, no" si lamentò Louis, alzando gli occhi al cielo. Gli aveva bocciato le ultime cinque proposte, uno rosa con dei procioni, uno verde con dei fenicotteri, uno con delle foglie di marijuana che l'altro aveva scambiato per palme, uno con due occhi stampati sulle natiche e quello, e avrebbe continuato per quella via se l'altro non avesse scelto qualcosa di meno eccentrico. "Lou, a questo non puoi dire di no" affermò, deciso, sollevando un appendiabiti. Attaccato ad esso c'era un bikini azzurro. "Harry, quello è un costume da donna" gli fece notare, sconsolato, il ragazzo. "Dici che non mi starebbe bene?" chiese l'altro, appoggiandoselo sul corpo. "Dico che saresti ridicolo. Non puoi semplicemente scegliere qualcosa di vagamente sobrio?" domandò Louis. "Trovato" sillabò Harry, pochi secondi dopo, mostrando un costume di similpelle nera. Il più basso non credeva nemmeno esistessero dei costumi da bagno in similpelle, ma quella era l'opzione meno strana per cui annuì, anche se poco convinto. "Provatelo e se è della taglia giusta lo prendiamo" borbottò Louis, indicandogli un camerino. Harry entrò e uscì in un battibaleno, indossando l'indumento. Quando lo vide, Louis, fischiò. "Aggiudicato" esclamò, fissando l'altro ragazzo. "Come lo pagherai?" chiese Harry, mentre erano in fila alla cassa. "Non so se te l'ho detto, ma Kurt non era esattamente povero. E io potrei avere una copia della sua carta di credito e, sempre in via ipotetica, potrei conoscerne il PIN" ribatté l'altro, sollevando le spalle. "Non hai intenzione di fargliela pagare in qualche modo?" gli domandò Harry, dopo alcuni secondi di silenzio. "Cosa intendi?" chiese Louis, per poi rivolgersi al cassiere "Accettate carte di credito?". "Voglio dire, non muori dalla voglia di vendicarti? Di umiliarlo?" chiarì il più alto, dopo la risposta affermativa del commesso. "In realtà sì, è solo che non saprei come fare" sospirò l'altro, digitando il giusto codice sul POS. "Ero il migliore della mia classe nel vendicare i torti. Certo, non è che ci fosse molta concorrenza dato che nella mia classe c'ero solo io e non ho mai subito grandi torti, ma... Non è questo l'importante, noi ci vendicheremo di quel verme, e io ho già qualche idea sul modo in cui lo faremo" affermò Harry, suggellando il tacito patto con una risatina.

Quando i due ragazzi entrarono in spiaggia la sabbia era già bollente alcune persone stavano lasciando l'ambiente, dirigendosi verso qualche bar nei dintorni per pranzare. Louis non aveva poi così tanta voglia di andare a cercare il ragazzo con cui era stato, ma Harry si era dimostrato irremovibile. Se Kurt sembrava ignorarlo, allora Louis doveva fare il possibile per non essere ignorato e al contempo fargli vedere quanto stesse bene senza di lui. In più doveva anche punzecchiarlo e infastidirlo con domande scomode, questi erano gli ordini. Il ragazzo non era sicuro di riuscire a farlo, dopotutto il tradimento aveva appena cominciato a bruciare meno, ma non aveva avuto l'opportunità di esprimere i suoi dubbi. Harry gli aveva imposto l'acquisto di un pallone da beach volley e, non appena avevano calpestato la sabbia, glielo aveva strappato di mano e aveva iniziato a palleggiare sopra la propria testa. "Lo hai mai fatto prima?" gli chiese Louis, notando la precisione dei suoi gesti. "In realtà no, ma ho visto come lo stanno facendo loro e mi sembravano brave" rispose l'altro, smettendo di giocare e indicando due ragazze che si passavano la palla poco più in là. "Tu sei riuscito a palleggiare perfettamente, senza nemmeno fare una doppia, semplicemente guardando quelle ragazze?" domandò, stupito il più basso. "È davvero importante?" chiese Harry, lanciando la palla a Louis. "No, credo di no. È soltanto stupefacente" rispose il ragazzo, lanciando nuovamente il pallone all'altro. "Gli stupefacenti non fanno male?" domandò il più alto, alzandosi la palla e palleggiandola subito davanti a Louis, che la lasciò cadere. "Sì, ma ora cosa c'entra?" domandò il più basso, raccogliendola e lanciandola a Harry. "Hai detto che quello che ho appena fatto è stupefacente. Quindi non dovrei smettere di farlo?" chiese ancora il ragazzo, bloccando il pallone. "Oh mio Dio, no. Stiamo confondendo le cose. Dire 'stupefacenti' è come dire 'droghe'. Quello che hai fatto non è una droga, o meglio, può esserlo perché rimarrei a fissarti per ore, ma quando qualcosa è stupefacente vuol dire che è incredibile. Cioè, non è esattamente quello il significato ma il concetto ci si avvicina" spiegò Louis, inarcando le sopracciglia. "Va bene, lui è qua?" chiese Harry, cambiando discorso. Il più basso si girò e si guardò intorno, per poi voltarsi verso l'altro ragazzo e "È quello sotto quell'enorme ombrellone nero" borbottare, roteando gli occhi. "Quello che si sta facendo spalmare la crema solare da quattro ragazzi?" domandò il più alto, cercando di non fissare il ragazzo indicatogli da Louis. "Esattamente lui" confermò il ragazzo, con un tono scocciato. "Non sono sicuro sia crema solare. Uno dei ragazzi gli sta leccando la spalla su cui l'ha appena messa"  commentò Harry, piuttosto confuso. "Lou, la crema solare non si mangia, vero?" chiese poi. "No, la crema solare non si mangia, e non so perché dei ragazzi gli lecchino le spalle. Ora puoi smettere di fissarlo? Se ne accorgerà, se continui" lo pregò Louis, strappandogli il pallone dalle mani. "Va bene, ma si è appena alzato e credo stia venendo da questa parte" fece notare Harry, riappropriandosi nuovamente del pallone. "Dammi quella palla" ordinò scherzosamente Louis, cercando di riprendere il gioco. Harry alzò le mani il più possibile, mettendo la palla fuori dalla portata dell'altro. Il più basso saltellò intorno ad Harry, cercando di arrivare all'altezza del pallone, senza grandi risultati. "Mi ero reso conto del tuo essere basso, ma non credevo lo fossi così tanto" ridacchiò il più alto. Louis, in risposta, gli saltò sul piede, portandolo a lasciare andare la palla e piegarsi sul suo povero arto dolorante. "Basso ma letale" commentò fieramente il ragazzo, raccogliendo il pallone e provando a palleggiare, finendo soltanto per lanciarsi la palla in faccia. "Tieni le mani troppo lontane" commentò Harry, posizionandosi dietro Louis e tirandogli su le braccia, per poi posizionarle correttamente. "Da quando sei una specie di allenatore?" gli domandò Louis, voltandosi e rendendosi improvvisamente conto di quanto fossero vicini. "Non serve allenare per capirlo, basta osservare" replicò l'altro. "Prova di nuovo" lo spronò Harry, allontanandosi e raccogliendo la palla, per poi passargliela. Louis la prese, la lanciò poco più in alto della sua testa e la palleggiò. Il pallone atterrò poco più in là, esattamente sulla faccia di un ragazzo. Il più basso si precipitò a scusarsi, prima di vedere chi fosse la persona colpita. "Oh mio Dio, mi dispiace ti sei fatta male?" chiese alla palla, quando Kurt si lamentò del colpo ricevuto. "Grazie amore, sto bene, non preoccuparti" commentò sarcasticamente il suo ex, massaggiandosi la fronte. "Tranquillo, non lo faccio" rispose, con altrettanta ironia Louis, per poi tornare da Harry. "Bravissimo" si complimentò, lasciandogli un bacio sulla guancia. "E tu saresti?" chiese poi a Kurt. "Potrei farti la stessa domanda" ribatté l'altro. "Il suo ragazzo" rispose con tranquillità Harry, cingendo la vita di Louis con un braccio. "Esattamente, e tu sei di troppo... Aspetta, cosa?" borbottò Louis, guardando in faccia Harry e inarcando un sopracciglio. "Subito al lavoro come sempre, eh LouLou?" domandò ironico Kurt, incrociando le braccia e sorridendo. "Mi hai appena dato della troia oppure ho capito male io?" chiese Louis. "Chi lo sa..." disse Kurt, scrollando le spalle. "Singolare, dato che fino a prova contraria quello che batte per strada sei tu. Harry, andiamo a mangiare qualcosa" chiuse l'argomento Louis, prendendo Harry per mano e allontanandosi velocemente verso il bar. "Che cosa stai facendo?" sibilò il più alto quando furono sufficientemente lontani da Kurt. "Non so se te ne sei accorto, ma mi ha appena insultato" rispose Louis, seccato. "Lo ha fatto perché era geloso" affermò Harry, scuotendo la testa. "Sì, e io sono Will Smith" contestò l'altro, ruotando gli occhi. "Non ho la minima idea di chi sia Will Smith, ma ora torneremo laggiù e faremo come dico io" si impuntò il più alto, smettendo improvvisamente di camminare. "Ora farai come in Spirit e ti siederai per terra pur di farmi tornare indietro?" chiese, ironico, Louis. "Eh?" domandò Harry, confuso. "Niente, non importa" borbottò il più basso, alzando gli occhi al cielo e tirando l'altro per il braccio, senza muoverlo di un millimetro. "Stellina, vuoi davvero che io torni davanti al ragazzo che mi ha tradito e poi insultato senza batter ciglio e finga che il suo atteggiamento non mi sfiori minimamente?" chiese, retorico, Louis, deglutendo sonoramente. "Smetti di rimarcarlo. Ti ha tradito. Va bene. Lo ha capito tutta la spiaggia. Meglio aver scoperto subito che razza di persona è. Avrai più tempo per cercare qualcuno che ti meriti davvero. Ma ora, per il tuo bene, devi farlo sentire male. So che sembra un controsenso o che può apparire infantile, ma tu ora non stai realmente bene e, anche se sarà il tempo a lenire il dolore, pensa alla soddisfazione che proverai sapendo di averlo fatto sentire a disagio. Sapendo di averlo fatto arrabbiare. Sapendo di averlo affrontato e di aver vinto" lo spronò Harry, stringendo le mani del ragazzo nelle sue. "Non ce la faccio" sussurrò semplicemente Louis, vedendo la figura di Harry lievemente sfocata. "Sei andato benissimo prima, dobbiamo solo toccarci e sorriderci. E se davvero non ci riuscirai lo farò io per te. Io sono qua e sto cercando di aiutarti, tu devi solo permettermelo" lo incoraggiò il più alto, avvicinandosi e abbracciandolo. "Lo faremo insieme" gli sussurrò Harry nell'orecchio. L'altro annuì, e il più alto gli prese la mano, tirandolo dolcemente verso la spiaggia. "Andiamo a fargli vedere di che pasta sei fatto" affermò con decisione Harry, facendo sorridere lievemente Louis.

"Quindi come vi siete conosciuti?" chiese Kurt, comodamente sdraiato sotto il suo ombrellone. "Qui in spiaggia" borbottò Louis. "E state insieme? Ho dovuto aspettare mesi prima che accettassi di venire ad un appuntamento con me" contestò il ragazzo, spostando gli occhiali da sole che gli coprivano gli occhi e fissando Louis, con un sopracciglio inarcato. "Forse perché non riuscivo a fidarmi di te. E, oh guarda!, avrei fatto meglio a non farlo" rispose Louis. "E poi incontrare la propria anima gemella e incontrare, be', te... sono due cose un po' diverse, non è vero piccolo?" chiese Harry, sfregando il suo naso contro quello di Louis in un bacio all'eschimese, facendo ridacchiare il più basso. "Sì, sono decisamente diverse" concordò il ragazzo. "Potrei vomitare" commentò Kurt, rimettendo gli occhiali al proprio posto, e voltando la testa. "Sei solo invidioso" cantilenò Harry, portando alla bocca la mano di Louis e lasciando su essa un leggero bacio. "E cosa dovrei invidiarvi, di preciso?" chiese il ragazzo, senza spostarsi dalla sua sdraio. "La vita che mi sono rifatto senza di te, l'intesa che abbiamo, il livello di confidenza che siamo riusciti a raggiungere in così poco tempo, vuoi che continui l'elenco?" chiese Louis, con un sorriso. "Quando scoprirà tutti i tuoi problemi se ne andrà" commentò Kurt, con aria annoiata. "Quando scoprirò tutti i suoi problemi lo prenderò per mano, gli asciugherò le lacrime e lo aiuterò a rialzarsi. Attraversare l'inferno è più facile se hai qualcuno che lo fa con te" ribatté Harry, per poi chiedere "Amore, devo andare a fare quella cosa, tu vai nel bungalow o stai qua?". "Se ti accompagnassi fin là?" domandò, in risposta, Louis, facendo annuire il ragazzo. "Be', allora arrivederci. Potrei dire che è stato piacevole incontrarvi, ma non lo è stato, quindi spero di non vedervi più per un bel periodo" salutò Kurt, senza nemmeno guardare i due ragazzi che si allontanavano, sorridendo tra sé e sé.

"Felicity, ciao! Sei bellissima" la salutò Harry, lasciandole un bacio sulla guancia. "Perché hai il fiatone?" gli chiese la ragazza, divertita. "Avevo paura di arrivare in ritardo allora sono arrivato mezz'ora fa, poi Louis è tornato al bungalow ma non volevo farlo andare da solo, allora l'ho accompagnato e poi credevo di nuovo di essere in ritardo allora sono venuto di nuovo qua di corsa" spiegò, tutto d'un fiato, il ragazzo. "Louis è il ragazzo che ho ignorato ieri? Devo assolutamente chiedergli scusa, non è stata una bella giornata e non avrei dovuto fare così e poi odio quando le persone mi ignorano e forse dovrei stare zitta" borbottò Felicity, arrossendo e abbassando la testa. "No, davvero, sei tenera" la tranquillizzò Harry, spostandole dietro l'orecchio una ciocca di capelli che si era spostata nel movimento. "Quindi, dove vuoi andare?" le chiese il ragazzo. "Stavo pensando di fare un giro in città e prendere un gelato o un milkshake, ti piace l'idea?" chiese la ragazza, sorridendo. "Uhm, mi sembra fantastico, è solo che io non ho una macchina" confessò Harry, ravvivandosi i capelli. "Tranquillo, la ho io. Allora, ecco, posso chiederti una cosa? Tu e quel Louis sembrate, come posso dire, piuttosto intimi, ecco. Voglio dire, sembrate davvero in sintonia. Vi conoscete da tanto?" chiese Felicity, iniziando a camminare lentamente verso la vettura. "Non molto, a dire la verità" ammise il ragazzo, aprendo la portiera del guidatore e richiudendola, non appena lei si fu seduta. "Oh, e lui ti piace?" domandò, esitante, la ragazza, quando anche Harry fu entrato nell'abitacolo. "Sì, è molto gentile e non mi tratta male nonostante io gli sia letteralmente caduto addosso" rispose il ragazzo, con entusiasmo. "No, voglio dire, ti piace? Sei attratto da lui?" specificò Felicity, accendendo il motore. "Lui non è una ragazza, non posso essere attratto da lui. Gli Hoshi hanno detto che mi innamorerò di una ragazza e lui non lo è. Perché me lo chiedi?" rispose, confuso, Harry. "Cos'è un Hoshi?" chiese la ragazza, tenendo gli occhi fissi sulla strada. "Gli Hoshi sono quelli come me" spiegò semplicemente il ragazzo, giocherellando con il bottone che azionava il finestrino. "E tu come sei?" chiese Felicity, fermandosi per un semaforo rosso e spostando gli occhi sul ragazzo che le sedeva a fianco. "Io sono una stella" disse Harry, fissando, a sua volta, la ragazza. "In effetti mi sembrava di averti visto da qualche parte. Che film hai fatto?" chiese la ragazza, tornando a guardare la strada e ripartendo. "Film?" domandò Harry, confuso. "Se sei una stella del cinema avrai fatto qualche film importante, no?" chiese la ragazza, sfrecciando tra le vie di quella cittadina. "Non ho fatto nessun film, sono davvero una stella. O, perlomeno, lo ero. Poi è capitato quello che, prima o poi, succede a tutti gli Hoshi e quindi ora sono qua" spiegò il ragazzo, guardando le strade scorrere veloci fuori dal finestrino. "Suppongo di doverti chiedere cosa succede agli Hoshi" constatò Felicity, rallentando e posteggiando davanti a una gelateria con un'insegna molto appariscente. "Non so bene come succeda, ma il nostro pianeta prende fuoco e poi cadiamo sulla Terra, vicino alla nostra metà. Non so quanto vicino, di preciso, ma è stato dopo la mia caduta che ho conosciuto Louis. Gli sono atterrato addosso e lui si è preoccupato che stessi bene e poi mi ha aiutato a cercare delle ragazze che potessero essere la persona che stavo cercando ma sono davvero disastroso in questa cosa del rimorchiare, come lo chiama Louis, quindi poi siamo andati al mare e poi siamo venuti a chiederti del bungalow e poi mi ha fatto dormire fuori. Non è stata una cosa molto carina, ma non è stato molto bene ieri quindi non ci ho dato importanza. E oggi l'ho aiutato con il suo ex ragazzo e ora sono qua e forse dovrei smettere di parlare perché questo monologo sta durando troppo" disse Harry, sussurrando la fine della sua frase. "Okay, tralasciando il dettaglio tecnico del tuo essere più un meteoroide che una stella, non pensi che forse il fatto che tu sia atterrato di fianco a Louis potrebbe voler dire qualcosa? Magari sei destinato a lui" gli sorrise la ragazza, appoggiandogli dolcemente una mano sulla coscia. "No, gli Hoshi saggi hanno detto che mi sarei innamorato di una ragazza e lui non lo è" borbottò Harry, con semplicità. "Hanno detto che sarà la ragazza della tua vita o la persona della tua vita?" gli chiese Felicity. "Non me lo ricordo" disse lui. "Va bene, non devi capirlo ora, in ogni caso noi prenderemo un gelato e passeremo un bel pomeriggio, e poi decideremo se rivederci o no, va bene?" chiese la ragazza, scendendo dalla macchina. "Quindi tu ci credi? Alla storia della stella, voglio dire" domandò Harry, scendendo a sua volta. "Per una volta mi fa piacere credere che ci sia qualcosa di speciale e la storia della persona della tua vita è dannatamente romantica, quindi penso di volerci credere, almeno per ora" rispose lei, sorridendo. "Louis dice che è tutta una presa in giro, ma non lo è. Sono contento che tu abbia deciso di fidarti" le disse il ragazzo, abbracciandola. "Oh, ehm, lieta di farti felice allora" rispose lei, esitando, imbarazzata. "Ora prendiamo questo benedetto gelato, sto morendo di caldo" decise la ragazza, sciogliendo l'abbraccio e aprendo la porta del locale. "Che sorpresa, Gioia!" esclamò un ragazzo, spuntando da sotto il bancone. "Credevo ti chiamassi Felicity" sussurrò Harry, nell'orecchio della ragazza. "In non mi ricordo più che lingua il mio nome somiglia a un sinonimo di gioia, mi chiama così da quando eravamo piccoli" rispose lei, avvicinandosi al ragazzo biondo e stampandogli un bacio sulla guancia. "Lui chi è?" chiese il ragazzo, sorridendo. "Mi chiamo Harry" rispose il diretto interessato, lievemente a disagio. "Bene, io sono Niall, il cugino di questa tizia. Quanto ti ha pagato per farti uscire con lei? Amore, sto scherzando, ti prego non uccidermi" chiese, per poi sussurrare l'ultima frase, spaventato. "Sei un'assassina?" chiese Harry, allarmato, voltandosi repentinamente verso Felicity. Niall scoppiò a ridere e "Questa sarà una giornata divertente" commentò Felicity.

Louis non aveva mai saputo cucinare. Le sue capacità culinarie avevano raggiunto il loro picco quando si era fatto un piatto di pasta a sedici anni e non aveva bruciato il sugo. Non avrebbe potuto bruciarlo visto che era una pasta in bianco, ma lui lo considerava già un ottimo risultato. Hey!, erano pur sempre dei piccoli obbiettivi. In ogni caso odiava cucinare, quindi non sapeva perché stesse avvolgendo una bistecca in del prosciutto. Non era nemmeno sicuro del taglio di carne che aveva preso. Aveva solo deciso di ringraziare Harry per il modo in cui lo aveva aiutato di fronte al suo ex ragazzo e cucinargli qualcosa era stata la prima cosa che gli era venuta in mente. Non era decisamente stata una buona idea, dopotutto una bistecca non dovrebbe essere così morbida. Forse mettere una mozzarella intera dentro non era stata la trovata geniale che aveva creduto. Avrebbe ordinato due pizze dal ristorante del villaggio turistico, probabilmente, se solo avesse saputo per che ora aveva intenzione di tornare l'altro ragazzo, ma si era dimenticato di chiederglielo e Harry non aveva nemmeno un cellulare tramite il quale essere rintracciato. Louis emise un sospiro sconsolato e si buttò sul letto. "Sono davvero un disastro" borbottò, stropicciandosi gli occhi. Pochi secondi dopo, o meglio, quelli che a Louis erano sembrati pochi secondi, il campanello suonò. Si alzò, sbadigliando, e andò ad aprire, trovandosi tre persone che lo fissavano preoccupate. "Lou, è normale che la cucina vada a fuoco?" gli chiese Harry, facendo scorrere lo sguardo al di là della figura umana che si trovava sulla soglia e guardando il fumo. Come aveva fatto a non accorgersi dell'odore di bruciato? E chi era quel ragazzo biondo di fianco a Felicity? "No, non lo è, lasciate fare a me" disse proprio il ragazzo biondo, oltrepassando Louis, che commentò "Prego, accomodati pure" con fare scocciato. "Sto evitando che tu appicchi il fuoco nell'intero villaggio turistico, dovresti ringraziarmi. Gioia, secondo te, se parlo di un villaggio turistico, posso chiamarlo campus?" gli rispose secco il ragazzo, trafficando con la cucina a gas. "Non credo, ma chiamalo come vuoi. Louis, volevo scusarmi per ieri, ero davvero stanca e non avrei dovuto ignorarti in quel modo" si scusò la ragazza, accompagnando le sue parole con un sorriso tirato. "Non preoccuparti di quanto odio essere ignorato mentre la cucina sta andando a fuoco, ti prego" rispose il più basso, scuotendo la testa. "Fatto!" esclamò il ragazzo biondo, per poi lanciarsi in una piccola danza d'esultanza. "Sei imbarazzante" gli fece notare la cugina. "Volevi dire 'Sei un eroe'? Grazie tesoro, lo so. Se fossi uno scout mi darebbero la spilla del pompiere. Ho appena salvato la vita a tutti voi" si elogiò il ragazzo, applaudendosi. "Non sono sicuro che agli scout diano delle spille. In ogni caso non mi hai detto come ti chiami" commentò Louis. "Io sono Niall e tu dovresti essere Louis Mister Precisino? No, perché se sei tu dovresti ringraziare Harry, ti fa sembrare molto meglio di quanto tu non sia" lo apostrofò, sarcastico, Niall. "Diventeranno grandi amici" sussurrò Felicity a Harry, facendolo sorridere. "Volete fermarvi a cena?" chiese il riccio, interrompendo il piccolo battibecco che si stava creando tra i due ragazzi. "Ho sentito la parola cena?" gridò Niall, interrompendosi a metà della frase e voltandosi verso Harry, che poteva giurare di aver visto i suoi occhi trasformarsi in due piccoli cuoricini azzurri per un momento. "Se non ti dà fastidio, Lou" si corresse il ragazzo, guardando Louis. "No, figurati, perché mai dovrebbe infastidirmi?" domandò sarcastico il ragazzo, per poi borbottare "Chiamo la pizzeria" e uscire dalla stanza.

"Lou, è stata una scena troppo divertente, dovevi esserci" ridacchiò Harry, quando Niall raccontò di come Felicity gli avesse spiaccicato in faccia il gelato dopo un suo commento sul ragazzo con cui lei stava. "Sì, davvero divertente vedervi amoreggiare. Chissà perché non sono voluto venire" borbottò Louis, ruotando gli occhi. "Non abbiamo "amoreggiato"" protestò Felicity, mimando le virgolette con le dita. "Continua a negarlo, magari convincerai anche te stessa" commentò il ragazzo, prendendo una fetta di pizza e addentandola. "Perché sei così acido, LouLou?" gli chiese Harry, avvicinandosi a lui e tirandogli dolcemente una ciocca di capelli. Niall mimò un "Geloso" con le labbra, mentre Louis scuoteva la testa "Non sono acido, sono normale". "Secondo me ha ragione Niall" la ragazza sostenne il cugino, appoggiando il gomito sopra al tavolo e la testa sopra alla mano aperta. "Non sono geloso di uno che conosco da due giorni. Toglietevelo tutti dalla testa" affermò Louis. "Quando avrai superato la fase di negazione lo capirai" sussurrò Felicity, lasciandosi andare sullo schienale della sedia e incrociando le braccia. "Se dice che non è geloso probabilmente non lo è, lasciatelo stare" determinò Harry, allontanandosi bruscamente dall'altro ragazzo e assumendo la stessa posizione di Felicity, accompagnata da un broncio. "Ah, piccolo Harry, quante cose hai ancora da imparare" lo canzonò Niall, ridacchiando. "Sì, va bene. Oh, guarda, si è fatto tardi, è meglio che ve ne andiate" decise Louis, alzandosi di scatto e spalancando la porta d'ingresso. "Il messaggio è piuttosto chiaro. Ma lascia che ti dica una cosa: se domani fossi un po' più di buon umore potresti passare alla reception e io potrei, per sbaglio, darti la chiave della stanza di Kurt in modo da farti riprendere le tue cose. Oppure potrei darti qualche idea su come fargliela pagare. Harry mi ha raccontato del vostro piano e, lasciate che ve lo dica, fa acqua da tutte le parti. Se teneva un minimo a te la vostra sceneggiata lo ingelosirà, ed è okay, ma avete bisogno di qualcosa che gridi "Non è stata una buona mossa mettersi contro di me, monsieur Queen" ed è esattamente quello che faremo. Ti basta venire domani armato di pazienza e sorridente, lasciando qua questa tua cortina insensibile. Pensi di poterlo fare?" chiese Felicity, prendendo il suo cellulare e avvicinandosi alla soglia del bungalow. "Io credo... Non so cosa dire. Devo ringraziarti? Devo semplicemente annuire? Sì, probabilmente sì" borbottò, confuso, Louis. "Bene, allora ti aspetto domani mattina per le undici, non fare troppo tardi" programmò la ragazza, stampando a Louis un bacio sulla guancia per poi uscire, subito seguita dal cugino. "Sei stato davvero antipatico, stasera" lo apostrofò Harry, iniziando a sparecchiare la tavola. "Non sono stato diverso dal solito, è solo che tu non mi conosci" gli fece notare Louis, aiutandolo. "E non lo farò mai, se non me lo permetti" rispose a tono il più alto, fissando l'altro ragazzo. "E non te lo permetterò mai se continui a fare così" ribatté l'altro, strappando violentemente i cartoni della pizza. "Così come?" gli chiese Harry. "Così!" ripeté Louis, lanciando a terra i contenitori. "E adesso cosa avrei fatto di male?" gridò il più alto, allargando platealmente le braccia. "Te ne sei andato" rispose l'altro, serio, fulminandolo con lo sguardo. "Oh, ora devo starti attaccato? Ieri sera volevi che me ne andassi, mi hai costretto a dormire sulla porta, ti lamenti se ti sto appiccicato e ti lamenti se non lo faccio. Poi cerco il motivo per cui sono qua, e non va bene perché lo faccio per conto mio quando tu ti sei palesemente rifiutato di accompagnarmi. Qual è il tuo problema, Louis?" sibilò Harry, scansando i cartoni della pizza, avvicinandosi al ragazzo e guardandolo male. "Non lo so, forse il mio ex ragazzo che ho trovato a trastullarsi con un cameriere incontrato da nemmeno tre giorni, forse il non sapere quante altre volte l'ha fatto quando ancora stavamo insieme, forse un idiota che crede di essere una stella quando questo non è fisicamente possibile?" rispose Louis, alzando la testa per guardare l'altro negli occhi. "Perché non mi hai ancora cacciato, se sono solo un idiota? Fammi dormire fuori anche stanotte, Louis, tanto a te cosa cambia? Poi domani andiamo a comprare una cuccia e ci scriviamo 'Harry' sopra, e, già che ci siamo, prendiamo anche un collare e un guinzaglio, no? Perché è questo che sono, il tuo stupido cane che deve seguirti e proteggerti, ma solo quando lo vuoi tu, giusto?" gli chiese Harry, tagliente, afferrandogli un polso e stringendolo. "Non ti ho mai detto che sei un cane" rispose Louis, più piano, tentando di sciogliere la presa ferrea dell'altro ragazzo. "No, hai ragione, non lo hai detto. Hai detto che sono un idiota, però. Hai detto che non ti fidi di me. Eppure io, di te, mi fido. Perché, Louis? Perché io mi fido?" sibilò ancora il più alto, avvicinando ancora di più la sua fronte a quella di Louis. I suoi occhi erano più scuri del solito, constatò il ragazzo. La sua mascella era contratta, le sopracciglia corrugate, gli stessi occhi, assottigliati, in un espressione rabbiosa. "Non lo so" mormorò il più basso, radiografando il viso imbronciato di Harry. "Smetti di fissarmi così" lo avvertì il più alto, notando il suo sguardo. "Così come?" chiese, in un sussurro, Louis, tornando a incastrare i suoi occhi con quelli dell'altro ragazzo, che erano tornati al loro colore naturale. "Come se volessi fare qualcosa e allo stesso tempo ne avessi paura" spiegò l'altro, scandendo le parole e tornando a rilassare i lineamenti del volto. "Io non ho paura" asserì Louis, punto nel vivo, senza staccare gli occhi da Harry. "E allora fallo. Fallo o lo farò io, perché non ne posso più. Non riesco a capirci niente, ma so che non dovrei pensare soltanto a te. Non dovresti occupare tutta la mia mente. Non dovrei uscire con Felicity e parlarle solo di te. Non dovrei provare qualcosa per te perché gli Hoshi hanno detto che dovrei trovarmi una ragazza e tu non lo sei e anche se Felicity ha detto che non c'è niente di male non riesco a togliermi dalla mente che, questa cosa che sento, i saggi, la reputerebbero sbagliata" lo supplicò Harry, addolcendo la stretta sul braccio di Louis. "Non ti bacerò solo per chiarirti dei dubbi. Scordatelo" asserì il più basso, scrollando via le mani di Harry dal suo polso e allontanandosi leggermente. "E allora fallo perché ti piaccio" lo riprese il più alto. "Chi ti ha detto che mi piaci? Harry, ci conosciamo da meno di due giorni. Due giorni. Quarantotto ore. Hai idea di quanto tempo ci voglia prima di capire che qualcuno ti piace?" chiese Louis. "E allora perché tu, a me, piaci?" domandò l'altro, in risposta, afferrando di nuovo il braccio di Louis e riavvicinandosi a lui. "Io non ti piaccio. Ti piace il fatto che ti abbia aiutato, che sia stato gentile. Magari ti piace il mio aspetto fisico. Ma non ti piaccio io" contestò Louis, scuotendo la testa. "Questo non puoi saperlo" gli fece notare Harry, facendo scorrere la sua mano fino a intrecciare le sue dita con quelle dell'altro ragazzo. "Smettila" lo avvertì il più basso, tentando di sciogliere il nodo che gli si stava formando in gola. "Perché? Se tu non provi niente non dovrebbe essere un problema. Sto cercando di illudermi e, se va bene a me, non c'è motivo per cui per te non sia lo stesso" spiegò Harry, portando la mano libera sulla guancia dell'altro ragazzo. "E invece il motivo c'è perché non ho detto di non provare niente per te. Ho detto che è troppo presto per farlo e, se, alla fine, non provassi davvero niente per te, non sopporterei di averti illuso. Se invece finissi per provare davvero attrazione, magari persino amore, tu non riusciresti a capire se io stia continuando a fingere per accontentarti o no. Per cui no, Harry, non ti bacerò, e tu non bacerai me. Non per ora, almeno" spiegò Louis, spostando dolcemente la mano di Harry dal suo viso e allontanandosi nuovamente di qualche passo. "Voglio soltanto un piccolo pezzo del tuo cuore, è tutto quello che chiedo" sussurrò Harry, sciogliendo le loro mani e uscendo lentamente dal bungalow, lasciando l'altro ragazzo solo.

Era la seconda volta in due giorni che Harry scappava da Louis piangendo. Sgusciò fuori dalla porta mentre i suoi occhi iniziavano a farsi più lucidi e le sue mani iniziavano a tremare, e si diresse verso la spiaggia. Non aveva ancora capito cosa, di quel posto, lo attraesse tanto. La sabbia era fredda, a quell'ora, e si infilava dappertutto, per cui no, decisamente non era quella il motivo per cui si trovava sempre lì. Forse era che il mare gli ricordava tanto il cielo, la sua casa, scuro e sconfinato. Si sedette a pochi passi dal bagnasciuga e iniziò a disegnare forme sulla sabbia, mentre le prime lacrime iniziavano a sgorgare dai suoi occhi. Aveva sempre visto la tappa sulla Terra come una cosa facile. Aveva sempre creduto che il suo soggiorno sarebbe stato breve: avrebbe incontrato una persona che gli avrebbe fatto battere il cuore, lei avrebbe ricambiato, il tutto si sarebbe esaurito in una manciata di giorni. Sarebbero tornati su Styles, la sua piccola stella, e avrebbero vissuto la loro piccola eternità insieme. Non era andata così, però. Louis era un'enorme contraddizione. Passava dal piangere al ridere in pochi secondi, e, a quanto pare, diventava acido in ancora meno. Un singhiozzo gli sfuggì dalle labbra. Si era già stancato di quel soggiorno. Voleva semplicemente che tutto quello non fosse mai successo. Perché non poteva andare come lui si era programmato? Magari, poi, Louis non si sarebbe nemmeno rivelato la persona di cui parlavano i saggi, ma allora perché, in quel momento, tutti i suoi pensieri vorticavano intorno a lui? Perché non riusciva a togliersi dalla testa le piccole rughe che gli si formavano intorno agli occhi quando rideva o la sua voce sottile? Perché nonostante fosse ferito, non riusciva a attribuirgli colpe? "Perché in realtà ha ragione" si disse "Sono stato io ad accelerare troppo le cose. Sono stato io a pretendere troppo. Dopotutto lui sta ancora male per Kurt. Probabilmente pensa a Kurt come io penso a lui". Si lanciò indietro, atterrando sulla sabbia, mentre le lacrime continuavano a scendere copiose. "Hey, ragazzo, tutto bene?" gridò una voce sconosciuta. Harry sentì dei passi sempre più vicini e voltò la testa. Un ragazzo gli stava venendo incontro, seguito da un altro. "Stai bene?" ripeté lo stesso ragazzo che aveva parlato in precedenza, mentre l'altro lo squadrava. "Sono stato meglio" rispose Harry, infine, tirandosi a sedere. "Tu non sei qua da tanto, vero?" gli chiese l'altro ragazzo, che fino a quel momento era rimasto zitto. "Uh, no" balbettò Harry. "Lui è..." sussurrò interrogativo quello che aveva parlato per primo, accovacciandosi di fianco a Harry. "Penso di sì. Mi ricordo di lui dai saggi. Tu sei Harry, vero? Ti ricordi di me? Sono Zayn" disse l'altro, Zayn, ancora in piedi. "Come sai il mio nome?" chiese Harry, alternando lo sguardo tra i due ragazzi. "Te l'ho detto, ci siamo visti dai saggi. Qualche anno fa. Eravamo più o meno alti uguali, allora. Abbiamo parlato per un po' e poi ti hanno chiamato e tu te ne sei dovuto andare, hai presente?" gli disse ancora Zayn, facendolo annuire. "Tu eri quel ragazzo con i capelli tirati su? Tipo verso l'alto? E te li toccavi ossessivamente?" chiese Harry, tentando di fare chiarezza e facendo ridere il ragazzo che gli era accovacciato di fianco. "Sì, è lui" concordò, tra le risate. "Chiariamo questa cosa: io non sono ossessionato dai miei capelli. Ci tengo ad avere un bell'aspetto, ecco tutto" passandosi una mano sulla nuca, sfiorando i capelli, ora cortissimi. "Non c'è bisogno di sprecare una bottiglia di lacca alla settimana per quello. Sei sempre bello. E io non posso permettermi un quintale di lacca" gli fece notare il ragazzo che non aveva ancora detto il suo nome, facendolo sorridere. "Tu... Tu chi sei?" chiese Harry, indicando il ragazzo che ancora non conosceva. "Io sono Liam. E suppongo che tu sia come il mio Zayn. Magari saremo vicini di stella" rispose, alzandosi e ridacchiando alla sua stessa battuta. "Sai che ti amo, ma, ti prego, evita. Le tue battute sono davvero pessime" lo pregò Zayn, lasciandogli un bacio a stampo. "Lui è la tua persona?" mormorò Harry, guardandoli abbracciarsi. "Lo è decisamente" annuì il ragazzo, stringendo la mano di Liam. "Zayn mi ha raccontato questa storia della persona della vita. A quanto pare è la prima che incontri quando cadi giù. Non importa il sesso, la razza, la religione o altro. Abbiamo cercato altri Hoshi e tutti hanno detto la stessa cosa: la loro persona è la prima con cui hanno parlato. E, lascia che te lo dica, è una cosa davvero dolce. Un po' troppo, forse, ma comunque dolce" gli disse Liam, guardando Zayn. "La panna è troppo dolce, non questo" ribatté il ragazzo, imbronciandosi leggermente. "La panna è perfetta. Non ti lamentavi della dolcezza quando me la sono..." contestò Liam, obbligando Zayn a coprirgli la bocca con una mano. "Ho fatto un'eccezione. Puoi smettere di parlarne?" protestò il ragazzo, continuando a serrare la bocca di Liam con il suo palmo. "Non sono sicuro di capire" mormorò Harry, aggrottando un sopracciglio. "Non c'è bisogno che tu capisca" rispose imperativo Zayn. "Non vorrei essere indiscreto ma... Perché piangevi?" gli chiese Liam, liberandosi dalla presa di Zayn e passandosi una mano sulla nuca. "Stai essendo indiscreto" gli fece notare il ragazzo, per poi aggiungere "Harry, se non vuoi parlarcene non è un problema, davvero". "No, no, è solo... Probabilmente tendo a correre un po' troppo" sussurrò il riccio, stropicciandosi un occhio. "Penso sia abbastanza comune. Questo tizio qua mi ha chiesto di sposarlo dopo otto ore di conoscenza. Correre più di così è impossibile" scherzò Liam, tirando un buffetto sul braccio dell'altro ragazzo. Harry ridacchiò. "No, non sono a quel livello" asserì, scuotendo leggermente la testa. "Cosa hai fatto di tanto tremendo?" gli chiese Liam, sorridendogli incoraggiante. "Volevo solo baciarlo" mormorò il ragazzo, abbassando lo sguardo e giocherellando con le mani. "E... Lui ha detto che non voleva. Ha detto che non mi vuole illudere, ma non vuole fingere e quando lo ha fatto lui il discorso aveva molto più senso, in realtà" balbettò il riccio, ingarbugliandosi. "Almeno sai che non è un egoista. Harry, se lui è la tua persona allora finirete insieme. E, se non lo fosse, non sarebbe comunque un problema. Pensala così: se lui è quello giusto allora non ci metterà molto a capirlo. Funziona così con voi Hoshi, vi rivelate tutto quello di cui uno ha bisogno. Se lui non è quello giusto, invece, la tua persona sarà la prima e l'unica in tutto, per cui dovresti ringraziarlo. Non è più facile?" gli propose Liam, afferrandogli dolcemente una spalla. "Sì. Sì, hai ragione. Dovrei tornare da lui e far finta che non sia successo niente, credo" concordò Harry, annuendo. "Non farai così. Devi lasciarlo un po' sulle spine. Se tornerai subito da lui non gli mancherai. E poi devi dargli il tempo di assimilare il tutto. Non vi conoscete da molto, suppongo, e questo lo spingerà a chiedersi perché una persona così nuova nella sua vita lasci un vuoto così grande. È il primo passo per accettare che, nonostante il poco tempo passato insieme, tu significhi qualcosa. Starai da noi, oggi. Faremo i bravi. Cosa ne pensi?" gli chiese Zayn, guardando fugacemente Liam, che stava annuendo. "Tu con lui hai fatto così? Ci sei stato e poi sei sparito?" gli domandò Harry. "Diciamo che mi ha reso la vita abbastanza semplice. Non ho avuto bisogno di sparire" ammise il ragazzo, fissando Liam e sorridendogli. "Va bene. Verrò con voi, allora" acconsentì Harry, guardando i due ragazzi esultare e poi avviarsi, mano nella mano, verso l'uscita della spiaggia.

"Buongiorno Harold. Dormito bene?" esclamò Liam, uscendo dalla camera da letto seminudo. "Meglio della scorsa notte sicuramente. Perché sei pieno di lividi?" gli chiese il ragazzo riccio, indicando i segni violacei che cospargevano il corpo del giovane. "Sono, ehm, caduto. Sì, sono caduto. Parecchie volte. Il mio equilibrio è pessimo. Già" balbettò imbarazzato il ragazzo, facendo annuire Harry. "Hai fame? Vuoi fare colazione?" domandò Liam, sedendosi sul divano di fianco all'altro. "Zayn dorme ancora?" chiese Harry. "Uh, sì. Sono sempre stato più mattiniero di lui" rispose Liam, sorridendo. "Liam, sono le dieci passate" gli fece notare il riccio, scuotendo la testa. "Oops" disse semplicemente, coprendosi la faccia con le mani. "Allora, cosa vuoi fare con quel ragazzo?" gli chiese, dopo un profondo respiro, cambiando discorso. "Non lo so. Credo di dover continuare la sceneggiata che abbiamo messo su ieri e poi tenterò di evitarlo il più possibile. Oppure lo accompagnerò da Felicity e poi lo ignorerò" rispose il riccio, scuotendo il capo. "Chi è Felicity?" domandò Liam, curioso. "La ragazza bionda. Quella che sta nel gabbiotto all'inizio del villaggio turistico. Carina, con gli occhiali..." tentò di descriverla il ragazzo, gesticolando. "Oh, penso di aver capito. La tua idea potrebbe essere buona, però. Farlo ingelosire con una ragazza. La lega dei cattivi Disney ti farebbe membro onorario per questo. Complimenti" scherzò Liam, ridendo. "Non so cosa sia la Disney, ma sono onorato di essere membro della lega dei cattivi. Potrebbe essere divertente" rispose Harry, mentre Liam si alzava. "Vado a svegliare Zayn, poi magari andiamo in spiaggia e tu ci fai vedere questo... Come hai detto che si chiama?" chiese il ragazzo. "Non credo di averlo detto, in realtà. Il suo nome è Louis, comunque" rispose il riccio. "Ci fai vedere questo Louis" ripeté Liam, prima di dirigersi verso l'altra camera.

"Sai che forse ho capito perché ti piace?" gli disse Liam, guardando intensamente Louis, che Harry stava indicando. "Stai fissando un po' troppo" lo ammonì il suo ragazzo, incrociando le braccia. "Ma quanto sei carino quando sei geloso?" gli chiese Liam, voltandosi verso di lui e afferrandogli le guance, per poi avvicinarsi a lui e lasciargli un bacio. "Siete talmente stucchevoli da sembrare carini" commentò Harry, senza staccare gli occhi dalla figura del ragazzo che si aggirava solitario per la spiaggia. "Aspetta, tu ripetimi perché sei ancora qua" scherzò Liam, voltandosi verso il riccio. "Perché me lo avete detto voi" rispose il ragazzo, scuotendo la testa e continuando a guardare Louis che camminava. "Il modo in cui lo fissi è inquietante" osservò Zayn appoggiandosi sui gomiti e sollevando il busto dalla sua sdraio, su cui i tre ragazzi erano appollaiati. "Io non sono inquietante" ribatté Harry, staccando finalmente gli occhi da Louis e voltandosi verso gli altri due ragazzi. "Lui è un cattivo Disney e i cattivi Disney non sono inquietanti" concordò Liam, rivolto a Zayn. "Cosa?" chiese confuso il ragazzo, ricevendo in risposta una risatina degli altri due. "Sono quasi le undici, Louis deve andare da Felicity" disse Harry, alzandosi dalla sedia sdraio. "Okay, allora ti aspettiamo da noi quando finisce l'appuntamento?" chiese Zayn, tirando su gli occhiali da sole che gli coprivano gli occhi. "Penso che vada bene, sì" accettò Harry, per poi salutare e incamminarsi verso Louis.

"Hey Lou" esordì il riccio, appoggiandogli una mano sulla spalla. Il ragazzo saltò, emettendo un gridolino e poi si girò. "Non ti avvicinare mai più in questo modo" ordinò categorico, portandosi una mano alla fronte. "Oops" commentò Harry, ridacchiando. "Dove diavolo sei stato stanotte? Non hai idea di quanto mi sia preoccupato" lo riprese Louis, fulminandolo con lo sguardo. "Aw, LouLou. Ti preoccupi per me? Sai che ho almeno la tua età, vero? In ogni caso, sono stato da Liam e Zayn. E ora dobbiamo andare da Felicity, su'" rispose Harry, prendendolo per mano e incamminandosi verso l'uscita della spiaggia. "Chi sono Liam e Zayn?" chiese confuso Louis, seguendo l'altro ragazzo. "Zayn è un Hoshi come me, e Liam è il suo ragazzo" spiegò Harry, accelerando il passo. "Sì, un Hoshi. Va bene. Puoi rallentare un po'? Non tutti hanno delle gambe lunghe quanto una giraffa" si lamentò Louis, tentando di raggiungere l'altro ragazzo. "Siamo quasi arrivati" ribatté Harry, senza diminuire la sua velocità. "Quasi arrivati. Come no" commentò il più basso, ruotando gli occhi. "Smetti di essere acido" lo riprese l'altro. "Non sono acido. Sei tu che ti comporti come se ti avessi accoltellato il cane. E mollami il braccio, che fra un po' me lo rompi" rispose Louis, strattonando via l'arto e liberandosi dalla presa dell'altro ragazzo. "Non ho un cane" disse semplicemente. "Vedi? Sei scontroso!" ripeté il più basso, fulminando l'altro con lo sguardo. "Chissà perché" borbottò Harry, fermandosi davanti al gabbiotto in cui c'era la ragazza bionda. "Ciao Felicity!" la salutò allegramente, avvicinandosi a lei, mentre Louis rimaneva qualche passo indietro. "Che è successo tra voi due? Ce l'ha ancora con me? O con Niall?" gli chiese lei, staccando gli occhi dal computer e puntandoli in quelli verdi del ragazzo. "No, uhm, è tutto a posto"mentì Harry, sorridendo. "Sono bionda, non stupida. Ma passerò sopra alla tua bugia e farò finta di non sapere perché sei qua. Cosa ci fai qua?" chiese la ragazza, roteando gli occhi. "Avrei bisogno di un'altra chiave perché ho lasciato quella del mio bungalow sul tavolo e ho chiuso la porta, quindi sono chiuso fuori" inventò il ragazzo, impacciato. "Kurt Queen, giusto?" chiese lei, sorridendo. "Già, Kurt Queen" annuì Harry, mentre la ragazza si alzava e frugava tra le chiavi appese su una parete. Ne afferrò una e la studiò per qualche secondo, per poi "Trovata!" esultare. "Grazie, mi hai salvato la vacanza" la ringraziò Harry, accompagnando le sue parole con un occhiolino, per poi salutarla e dirigersi ridacchiando verso Louis. "C'è tanto feeling tra voi, perché non chiedi a lei di baciarti?" gli chiese il ragazzo, con le sopracciglia aggrottate. "Sei geloso?" domandò Harry, incredulo, per poi scoppiare a ridere. "Non sono geloso. È solo che non capisco perché tu finga di volere qualcosa da me quando lei è perfetta. E smetti di ridere" ribatté Louis, seccato. "Io con te non fingo. E, tra parentesi, sei davvero incoerente" gli disse Harry, tornando velocemente serio. "Io sono incoerente. E tu, che un giorno prima devi trovare una ragazza, quello dopo provi qualcosa per me e poi vai a dormire dagli sconosciuti, e chissà cosa ci fai con quegli sconosciuti, cosa sei esattamente?" gli chiese acidamente Louis, assottigliando gli occhi. "Io ho dormito sul loro divano. E sai perché? Perché stare con te è maledettamente imbarazzante. Sei così lunatico e sono già confuso di mio, senza che tu mi confonda ancora di più, e, fidati, lo fai. Stai male e poi un minuto dopo mi stai consolando e a volte sei gentile e altre reagisci come stai reagendo oggi e io non sto più capendo niente, okay?" gli disse Harry, alzando progressivamente la voce, mentre i suoi occhi tornavano lucidi per l'ennesima volta in quei due giorni. Louis rimase zitto, mentre fissava Harry. Alzò una mano e gli asciugò una lacrima che stava scendendo dai suoi occhi verdi, e poi mormorò qualcosa di confuso. Harry lo guardò, tirando su con il naso, e poi scostò la sua mano e si asciugò da solo la faccia. "Io torno da Liam e Zayn" disse, determinato, per poi girarsi, pronto ad andarsene. "Aspetta" lo chiamò Louis. "Cosa vuoi, adesso?" gli chiese, seccamente, senza voltarsi. "Non andartene" sussurrò il più basso, avvicinandosi, e prendendogli dolcemente il braccio. "Non ho intenzione di correrti dietro, Louis. Non ho intenzione di stare qua, pendere dalle tue labbra. Non ho intenzione di essere un rimpiazzo, o qualcuno che vuoi soltanto per non restare solo. Voglio essere con te perché mi vuoi, oppure non esserci. E se devo essere incoerente lo sarò: io ti voglio solo se tu vuoi me allo stesso modo. Mi hai fatto capire che non è così, quindi perché continui a chiedermi di restare?" gli chiese Harry. "Io... Io voglio che tu stia con me. Lo voglio davvero. Non credo che tu sia un rimpiazzo, o tutto quello che hai detto. Non hai idea di quanto sia stato male ieri perché non sapevo dove fossi. Dopo che te ne sei andato ho provato a dirmi che era giusto così. Che se ti avessi permesso quel bacio mi sarei scottato come era successo con Kurt. Ma poi mi sono reso conto che faceva più male così. Ho realizzato che solo perché qualcuno mi ha spezzato il cuore non devo chiudermi a riccio. Kurt era uno stronzo, ma tu non lo sei. E ho capito. Ho capito che avevo paura. Avevo paura perché è successo tutto troppo velocemente, e tu mi hai fatto ridere e mi hai distratto e mi hai fatto sentire necessario e questo lui non lo aveva mai fatto. Io non sono mai stato necessario per nessuno, finché non sei arrivato tu con le tue richieste strane e le tue storie ancora più improbabili, e non mi importa se sei una stella o un pazzo o qualunque cosa tu sia perché credo... Credo che tu sia una bellissima persona e credo di aver bisogno di te e, ti prego, non andartene" lo supplicò Louis, con la voce che gli tremava. Dal gabbiotto si sentì un "Aw" seguito da un "Haz, come puoi andartene dopo questo?". "Felicity, tu hai sentito tutto?" gli chiese Louis, deglutendo. La ragazza annuì. "Ho detto a Liam e Zayn che sarei andato da loro..." sussurrò Harry, voltandosi verso Louis solo in quel momento. "Tu conosci Liam e Zayn?" gridò Felicity, sbarrando gli occhi e sorridendo. Harry annuì. "Oddio, me li presenti, ti prego, sono stupendi" gli chiese, adorante, la ragazza. "Quando passi una notte da loro smettono di esserlo" borbottò lui, scuotendo la testa. "Perché dici così?" gli chiese lei, ridacchiando. "Era impossibile dormire. Troppo rumore" rispose criptico Harry. "Oddio, hai appena detto quello che penso tu abbia detto? Ora sei obbligato a presentarmeli. Anzi, guarda un po', stacco prima. Ora noi tre andiamo da loro. Non osare controbattere" ordinò la ragazza, spegnendo il computer e precipitandosi fuori dal bugigattolo che faceva da reception al villaggio, per poi incamminarsi con convinzione verso una delle strade. "Aspetta" disse, fermandosi di colpo "Da che parte dobbiamo andare?" chiese, voltandosi, facendo ondeggiare i capelli e guardando Harry fisso negli occhi.

"Visti da vicino siete ancora più belli" sussurrò Felicity, fissando Liam e Zayn. Non appena il riccio le aveva detto dove andare lei era corsa via e l'avevano rivista solo quando, con calma, avevano raggiunto l'edificio. Harry aveva bussato e quando avevano aperto lei aveva urlato "Oh mio Dio!" e si era lanciata addosso a Liam, abbracciandolo. Il ragazzo aveva guardato Harry allarmato, e il riccio aveva alzato le braccia, come per dire "Non è colpa mia". Circa un quarto di secondo dopo era arrivato Zayn, che aveva fulminato la ragazza con lo sguardo e aveva tossito, per palesare la sua presenza e avvertire Felicity di tenere giù le mani dal suo uomo. Non appena lo aveva notato si era staccata da Liam, per precipitarsi su di lui. Harry si era rifiutato di assumersi le responsabilità di qualunque cosa potesse succedere per colpa della ragazza e Louis era rimasto in silenzio. Poi Liam li aveva fatti entrare e sedere sul divano. La ragazza non aveva staccato gli occhi da addosso alla coppia nemmeno per un secondo, continuando a fare commenti imbarazzanti. "Quindi tu sei il famoso Louis" disse Liam a un certo punto, tentando di rompere il ghiaccio. Il ragazzo dagli occhi blu aveva annuito e "Ma voi Hoshi siete tutti dei modelli Abercrombie?" chiedere. Zayn ridacchiò. "Le stelle sono sempre affascinanti" commentò, enigmatico. "Lo prendo come un sì, allora" disse Louis, appoggiandosi allo schienale. "Cos'è un Abercrombie?" chiese Harry, confuso. "Abercrombie è una marca di vestiti. Abercrombie & Fitch. Sono cose che imparerai stando qua per un po'" gli spiegò Zayn, sorridendo. "Mi regali i tuoi denti?" gli chiese Felicity, ricevendo un'occhiata profondamente basita da parte del ragazzo. "Ma lei è sempre così?" chiese Liam, ridendo. "Uh, in realtà di solito è abbastanza normale. Penso vi veneri leggermente" rispose Harry, spostando lo sguardo da Liam alla ragazza, per poi riportarlo su Liam. "Oh, okay. Cosa avete intenzione di fare nel pomeriggio?" chiese Zayn, rivolto ai due ragazzi. "Io vi fisserò adorante qualunque cosa facciate" rispose Felicity. "Noi abbiamo un bungalow da mettere sottosopra" disse Harry, ignorando la ragazza. "Dobbiamo fare un casino. Sarà divertente" concordò Louis, sorridendo. "Bene, allora non avete bisogno di noi. Ora, sloggiate. Louis, piacere di averti conosciuto. Harry, torna quando vuoi, fa sempre piacere rivederti. E...tu. Tu stai pure a casa tua. E, soprattutto, osa toccare un'altra volta Liam e ti spezzo il setto nasale" salutò Zayn, accompagnandoli verso la porta. "Amore, non è carino minacciare gli ospiti. Ciao Felicity, cerca di non importunare altre persone" lo riprese Liam, abbracciandolo da dietro. Il moro sbatté la porta e la ragazza emise un gridolino. "Oh mio Dio, Liam Payne mi ha salutata" sospirò, appoggiandosi contro la porta e guardando il cielo con aria sognante.

"E così eccoci qui" esclamò Louis, fingendo un entusiasmo che, chiaramente, non aveva, quando entrarono nel bungalow.  Harry fischiò. "Altro che quello che ci ha dato Felicity" commentò, guardandosi intorno. Gli spazi erano due volte più grandi e nel bagno c'era un enorme vasca idromassaggio. Fuori dalle finestre aperte oscillavano delle morbide tende color crema, che a ogni movimento sfioravano il pavimento, frusciando dolcemente. Il riccio aprì una delle imposte, facendo entrare l'aria fresca. "Da dove cominciamo?" chiese, ridacchiando e sfregandosi le mani come un vero cattivo Disney. Mezz'ora dopo il bungalow era un disastro. L'acqua arrivava alle caviglie dei due ragazzi, infradiciando le piume sparse sul pavimento. I pochi cuscini supersiti giacevano sul letto sfatto, pieni di disegnini osceni, mentre i resti di quelli che non erano sopravvissuti alla battaglia che Harry e Louis avevano combattuto l'uno contro l'altro erano sparsi sul pavimento. Sulle ante della cucina c'erano degli schizzi di qualche sostanza non meglio identificata che, stando alle parole del più basso, era una delle creme di bellezza che Kurt si preparava. I vestiti presenti nel grande armadio a muro erano stati distrutti: delle quindici tanto adorate camicie del ragazzo ne erano sopravvissute tre, le più brutte, che Harry aveva deciso di prendere in prestito; i pantaloni eleganti che Kurt era solito indossare la sera erano stati fatti a brandelli e usati per scrivere "With love" tra le lenzuola. Louis, poi, aveva deciso di apportare qualche modifica ai costumi da bagno del suo ex, che ora sarebbe andato in giro con dei grandi "Kick Me" sul sedere. Il frigobar era stato svuotato e il suo contenuto era rovesciato a terra. Harry aveva disegnato una faccina sorridente con dello yogurt, mentre Louis aveva deciso di farsi un sandwich al caviale, che poi aveva sputato perché pessimo. "Credo che qua abbiamo finito" rise Harry, mentre cospargeva di maionese la tastiera del PC di Kurt. "Oh, certo, lasciami fare un'ultima cosa" gli disse Louis, precipitandosi verso il bagno e tirando fuori un rossetto, per poi scrivere "All You Are Is Mean. And A Liar. And Pathetic. –A" sullo specchio. "Possiamo andare" annuì, leccandosi le labbra e raccattando velocemente .

"No, aspetta, ripetimi perché il tuo ex aveva un rossetto" lo implorò Felicity, che avevano raggiunto per restituire le chiavi dopo aver posato tutto ciò che avevano sequestrato nel bungalow di Louis. "Perché dice che gli dona. In realtà lo fa semplicemente assomigliare  a un clown, ma non ci arriva" borbottò Louis, scocciato. La ragazza scoppiò a ridere, e con lei Harry. "Come starei io con il rossetto?" chiese poi il ragazzo, sporgendo in fuori le labbra. "Oddio, Harry, ti prego, no. Sembreresti una Drag Queen" ridacchiò Louis. "Cos'è una Drag Queen?" chiese il riccio. "Te lo spiegherà quando sarai più grande" gli rispose Felicity, indicando Louis. "Hey, non sono così piccolo" contestò Harry, incrociando le braccia. "Sei un bambino,  invece. Ma ditemi, secondo voi ha già visto il casino che avete combinato?" ribatté la ragazza, ridendo. "Louis Fottutissimo Tomlinson, io ti uccido" gridò, in quel momento, una voce nota. "Penso di sì" disse Harry, annuendo e circondando la vita del ragazzo più basso con un braccio, mentre la figura di Kurt si palesava ai loro occhi. "Cosa vuoi?" gli chiese acidamente il ragazzo, inarcando un sopracciglio. "Oh, scommetto che tu non c'entri niente con la bella sorpresa che ho avuto quando sono tornato! Troppo dolce e innocente, vero?" gli domandò, ironico, Kurt, avvicinandosi a lui e puntandogli un dito contro. "Non ti farei mai delle belle sorprese dopo quella che hai fatto a me, quindi presumo di non essere stato io" gli rispose Louis, con un sorriso insolente stampato sul viso. "Scherza pure, tesoro, ma sappiamo entrambi che continuerai a stare male. E sai perché? Perché sei stato un idiota e mi hai amato. E continuerai a farlo, e la consapevolezza di essere sempre stato solo un giocattolo ti consumerà dentro fino a distruggerti. E nemmeno il tuo caro fidanzatino riuscirà a salvarti da te stesso" gli sussurrò Kurt, con cattiveria. Harry non ci vide più. Si staccò da Louis e spinse Kurt a terra, per poi sedersi su di lui e incominciare a prenderlo a pugni. Il più basso si precipitò su di lui e lo staccò dall'altro ragazzo. "Harry, no. Non lo merita" gli disse, con la voce che gli tremava. "Niente di tutto quello che ha detto è vero Louis. Tu non sei un giocattolo. Non lo sei e basta, è chiaro?" mormorò Harry, afferrandogli la maglia e tirandolo più vicino a sé. "E invece è tutto vero. E l'unica cosa di cui mi rammarico e avergli permesso di entrarmi dentro perché ha ragione. Nemmeno tu potrai salvarmi se mi autodistruggo" lo contraddisse Louis, abbassando gli occhi. Harry lo guardò per una frazione di secondo, poi gli afferrò la faccia e appoggiò le proprie labbra su quelle dell'altro ragazzo. Con quel semplice contatto tentò di comunicargli cose che a parole non riusciva a spiegare: quanto gli era entrato dentro, quanto lo avesse aiutato, quanto il suo essere se stesso lo avesse influenzato. Harry lo sapeva, nonostante si conoscessero a malapena da pochi giorni: Louis era la sua persona.

Gli ultimi giorni della vacanza di Louis trascorsero in fretta, forse fin troppo. Harry lo aveva obbligato a socializzare, così erano usciti un paio di volte con Zayn e Liam. Una volta aveva perfino acconsentito a uscire con Niall, e aveva scoperto che non era poi così male. Ora Harry era fuori con Felicity, Louis non aveva voluto sapere che programma avesse. Se ne stava andando. Gli aveva scritto una lettera, l'aveva appoggiata sul tavolo. Ora stava finendo di fare la valigia. Il treno sarebbe partito mezz'ora dopo. Quel biglietto era stato l'ultimo acquisto fatto con la carta di credito di Kurt prima che lui la bloccasse. Si asciugò una lacrima, pensando alla reazione che avrebbe avuto Harry quando avrebbe scoperto della sua assenza. Gli dispiaceva lasciarlo. Gli dispiaceva davvero. Lui era stato capace di risollevarlo. Gli aveva impedito di pensare al tradimento, l'aveva aiutato a vendicarsi di Kurt, lo aveva amato, nel suo modo un po' strano. E Louis lo aveva ricambiato. Lo aveva amato come si amano gli amori estivi. Quegli amori leggeri, destinati durare un soffio di vento. Quegli amori che avvampano in un nonnulla e terminano ancora più in fretta. Lui era stato il suo amore estivo e non l'avrebbe mai dimenticato, ma non era pronto. Non si riteneva pronto. Aveva scelto di fuggire. Era corso fuori dal bungalow, lasciandosi alle spalle tutto quello che poteva farlo tornare sulla sua decisione. Aveva preso quel treno. Era arrivato alla stazione in taxi ed era salito. Mancavano una manciata di secondi e poi sarebbe partito. Il macchinista mise in moto, mentre Louis continuava a guardare fuori dal finestrino. Le porte si chiusero, poi una testa riccia spuntò di corsa e attraversò per lungo tutto il binario. Aveva gli occhi lucidi e lo cercava con lo sguardo, lui lo sapeva. "Addio, Harry" sussurrò, mentre il treno partiva.

Oioi!

Eccomi qui con qualcosa che per me è abbastanza nuovo: una One Shot.

(che bello l'angst, tra parentesi)

Uh, vorrei ringraziare le persone che mi hanno aiutato dandomi idee e correggendo le bozze, in particolare Dana, Sofia e Martina. E poi Alba, che concorda con me sull'angst.

Love u, girls.

E niente, fatemi sapere cosa ne pensate!

E alla prossima!

(Felicity è me, btw)

   
 
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