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Autore: Nephrite ekips    13/04/2017    2 recensioni
Fin da bambina ero una grande fan di questa coppia, e siccome nel contesto originale non hanno avuto il loro lieto fine ho voluto scriverlo per loro.
Premetto che non sono una scrittrice professionista, è la mia prima storia, dunque non mi insultate perché potrei piangere tantissimo. (xD ovviamente sono ironica)
Spero gradiate la mia storia e spero di non aver fatto troppi errori grammaticali. (E' stata scritta in tarda notte quando le persone normali dormono).
Ci terrei comunque a sapere tramite recensioni o messaggi se quantomeno la storia sia interessante o se vi stia coinvolgendo. Grazie mille e buona lettura.
Un ringraziamento particolare va a Medea Astra che mi ha sempre incoraggiata a scrivere, e che sempre mi ha sostenuta per ogni cosa, questa storia è dedicata a te.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naru/Nina, Shitennou/Generali
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più serie
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Quel giorno ero triste e confusa, ripensai alle bellissime parole che Maxfield mi aveva rivolto e solo poche ore dopo cambiamento totale nel modo di rivolgersi.
Non capivo, prima mi rivolgeva parole così belle e poi si comportava in quel modo aggressivo.
Ero così immersa nei pensieri che neanche mi accorsi che stavo facendo tardi a scuola, fui risvegliata da Bunny che aveva da poco raggiunto il mio stesso punto in strada.
«Andiamo! Faremo tardi». disse, mi prese per un braccio e insieme corremmo verso la scuola.
Fortunatamente la raggiungemmo prima del suono della campanella, prendemmo i nostri soliti posti. Ad un tratto arrivò Ubaldo che ci informò della festa della principessa dei diamanti che avrebbe dovuto ricevere il suo tesoro, tuttavia io ci sarei andata quella sera in sostituzione di mia madre che aveva degli impegni. Bunny era così entusiasta di quest’iniziativa e così dispiaciuta di non potervi partecipare che le promisi di tenerla aggiornata su tutto quello che sarebbe accaduto.
Io sapevo già che mi sarei annoiata a morte.
Non ero un’assidua frequentatrice di feste del genere, dunque presi dall’armadio l’unico vestito decente e adatto alla circostanza, era di color acquamarina, gli abbinai un fiocco nei capelli dello stesso colore, dei guanti bianchi e una collana di perline rosa confetto.
Come sospettavo la serata procedeva in modo a dir poco noioso, gli invitati erano prevedibilmente più grandi di me e tutti rigorosamente accoppiati già fra loro. Mi appoggiai disperata e annoiata ad una parete, cercai in qualche modo di concentrarmi su qualche altra cosa. Tenevo lo sguardo basso e dispiaciuto quando mi si avvicinò qualcuno.
«Hey ciao, mi concedi questo ballo?» Alzai lo sguardo per vedere di chi si trattasse e mi ritrovai davanti un uomo bellissimo ed elegante con un completo viola scuro ed una mascherina. Mi ricordava vagamente qualcuno(Sempre lo stesso qualcuno) tuttavia non volevo rischiare di fare una figuraccia dunque non azzardai una risposta. Fece un’espressione delusa e sorpresa. «Come non mi riconosci?» Prese la mia mano per baciarla, le sue labbra a contatto con la mia pelle sembravano bollenti nonostante avessi i guanti. Poi si rimise dritto e sollevo la mascherina lilla, era proprio lui, con i suoi occhi color cielo meravigliosi.
Cercai di non sembrare così profondamente emozionata, anche se mi tremavano le mani, e considerando il fatto che ne stringeva una non poteva non essersene accorto, cercai di dire qualcosa per distogliere l’attenzione  da quel particolare. «Sei Maxfield». Dissi sorridendo, sorrise anche lui con me. «Sei qui da sola?» Chiese curioso. «Sì, mia madre aveva altri impegni, e siccome la festa necessitava della presenza di un membro della nostra famiglia…» Non distoglieva mai lo sguardo dalla mia figura, sembrava così interessato alle mie parole. «Non mi aspettavo di trovarti in un luogo così noioso, una ragazza bella e dolce come te dovrebbe frequentare solo posti meritevoli e divertenti, ci si annoia terribilmente». Continuava a farmi complimenti ed io non sapevo come reagire, tutt’ad un tratto mi strinse al suo petto ed iniziò a condurre il nostro ballo.
Non potevo credere che stesse davvero accadendo, era così bello, così delicato, non sbagliava un passo e non esitava neanche per un momento mi sentivo totalmente dipendente da ciò che faceva, non mi importava di ciò che fosse capitato qualche sera prima. Il solo fatto che ora fossimo insieme a godere l’uno della compagnia dell’altra andava più che bene.
Improvvisamente Maxfield si fermò. «Che ne dici di spostarci da qua, penso che ci siano cose più interessanti che stare in mezzo a questi imbellettati senza cervello». Annuii e lo seguii a ruota, non lasciò mai la mia mano, salimmo qualche rampa di scale e mi condusse fuori al balcone di quella magione.
Fissammo per un attimo il cielo poi mi guardò serio. «Tu credi nel potere delle stelle? »
«Mio padre ne era appassionato e le studiava. Da bambina mi raccontava un sacco di storie al riguardo quindi ne ero fortemente affascinata, però non ho mai approfondito».
Tolse la sua mascherina e mi guardò in modo affettuoso. «Io credo che loro abbiano un potere inconcepibile all’uomo, tuttavia pensavo non esistesse nulla più luminoso di esse».
Non capivo cosa intendesse dire, forse alludeva ai cristalli o ai diamanti. «Cosa intende?»
«I tuoi occhi brillano più di qualunque cosa abbia mai visto in questo mondo». Arrossii di nuovo, davvero stava rivolgendo la sua attenzione verso di me? Un uomo della sua classe, della sua eleganza, che con una sola occhiata poteva ottenere qualunque tipo di donna, stava davvero facendo quei complimenti a me? Prese entrambe le mani e mi guardò serio. «Inoltre Nina, per te sono solo Maxfield, non darmi più del lei ti prego, ci allontana». Si prese qualche secondo e poi strinse ancora la mia mano. «Nina, tu sei belle come le stelle che brillano in cielo. Ti prego guardami negli occhi». Di nuovo quella maledetta sensazione di stanchezza invase il mio corpo, accidenti! Perché proprio adesso. Cercai di fare a cazzotti con la mia mente ma non ci fu verso, mi addormentai irrimediabilmente. E mi risvegliai nel mio letto.
Con un biglietto sul comodino. “Sei bellissima quando dormi M.” strinsi il biglietto a me, anche se ero tutto tranne che lucida. Ero profondamente confusa.
Come aveva fatto a condurmi in casa senza che mia madre ci vedesse e soprattutto cos’era successo dopo? Uffa perché mi viene sonno nei momenti più sbagliati. Mi sentii così sciocca tuttavia ero felice perché sentivo che in minima parte anche lui provasse qualcosa per me. Mi addormentai felice di quella constatazione ed attesi un altro giorno nella speranza di rincontrarlo, anche solo nei sogni.
   
 
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