Shunrei Sanzo
Di Sonza
Capitolo
2
“Credetemi, principe, questa
decisione pesa anche a me.”
I due
sconfitti stavano ritornando al castello di Hoto. Kogaiji
aveva perso conoscenza, Dokugakuji invece cercava con ogni sforzo di rimanere
cosciente, ora che il principe era in quelle condizioni non avrebbe
potuto abbandonarlo così. Lo aveva detto e non si sarebbe
rimangiato la parola.
Entrò a
fatica dal portone principale. Certo che quel ragazzino era davvero una furia,
rare volte gli era capitato di rimanere così malridotto dopo uno scontro, a lui
e a Kogaiji. Ricordava quella volta di parecchi mesi prima,
quando, per recuperare uno degli altri sutra si erano spinti fin nel
deserto a cercare un castello sepolto sotto la sabbia. E qui ovviamente non potevano
non trovare quei quattro, che sembravano dovessero capitare dovunque
loro andassero, tanto che quasi non c’era nemmeno più bisogno di cercarli per
combattere con loro.
Anche
quella volta Goku si era tolto il dispositivo di controllo, sprigionando una
forza che lui non avrebbe mai potuto immaginare se gliel’avessero
solo raccontato, inspiegabile a parole, tale da sconfiggere non solo lui e Kogaiji,
ma poi (e dopo ne era venuto a conoscenza) anche i due compagni rimasti, dato
che Sanzo era stato messo fuori combattimento. Chissà ora che
sarebbe successo, come avrebbero fatto a fermarlo un’altra volta, ora che a
scapito dei suoi stessi compagni la sua forza era notevolmente incrementata.
Perfino la nuova tecnica di combattimento del principe era stata vana di fronte
alla sua potenza, incredibile quanto fosse diventato
forte. Non voleva neanche pensare a come si sarebbe sentito quest’ultimo al
risveglio.
Non
conosceva bene i dettagli ma immaginava che dietro
tutto questo ci doveva essere Ni, solo una mente del
genere avrebbe potuto concepire una cosa simile e dal potere smisurato, di una
fonte sconosciuta, di cui neanche si conoscevano gli effetti. Inoltre Kogaiji
gliene aveva parlato, anche se molto indirettamente. Non era di sicuro uno
degli argomenti di cui avrebbe voluto molto discutere, chiedere l’aiuto ad una
persona che ben poco stimava, neanche a lui non gliene aveva
voluto parlare. E quel che era peggio era che anche dopo tutto
questo, avevano subito una sconfitta, un’ennesima umiliante sconfitta.
Sorprendente come gli ritornassero in mente ricordi legati al passato...
“Poco lontano c’è il drago volante
che abbiamo usato per venire qui. Se
ti servissi di lui potresti velocemente raggiungere il villaggio più vicino.
Sono anche disposto a prestartelo. Ma…soltanto alla condizione che tu riesca ad
uccidermi
Poniamo fine alla nostra lotta!”
Una grinta
e una determinazione tale in quelle parole che avevano qualcosa di stranamente
solenne.
Chi
l’avrebbe detto che mesi dopo sarebbero rimasti ancora
li? Chi l’avrebbe detto? Che finisse nel bene o nel male, erano convinti che prima o poi tutto sarebbe terminato. Che loro avessero la meglio …che soccombessero…Kogaiji voleva davvero
essere salvato ora?
Quel
ragazzino…sempre a causa sua, anche nella vera ultima volta in cui si era trasformato per fronteggiare una mezza divinità che
Dokugakuji preferiva non ricordare. E tenendo conto della
sua ennesima vittoria anche in quell’occasione chissà
per quanto sarebbe andata avanti ancora quella furia, se sarebbero riusciti a fermarlo
anche stavolta.
Ma questi
non erano più problemi loro, almeno per il momento. Che se la sbrigassero da soli, ora avevano cose più importanti a cui
pensare.
Ora doveva
pensare al principe, a Kogaiji prima di tutto, e poi a se stesso. Certo, perché anche ora che l’aveva notevolmente superato in
potenza, egli rimaneva sempre il suo protetto, una sorta di fratello minore per
lui. E lui aveva il compito di proteggerlo, non
gliene importava nulla di cosa in quel momento egli avrebbe detto al riguardo.
Già, aveva
anche un altro fratello, un fratellastro minore per meglio dire, non certo un
buon modello d’uomo da seguire per quel poco che poteva saperne lui, e che per
fatalità del destino si era ritrovato ad essere uno dei loro nemici. Ma in
fondo la famiglia non è quella che viene data dal destino,
ma la famiglia che si sceglie di avere. Non era forse così?
La mia famiglia…
- Dokugakuji,
finalmente siete ritornat…CHE COSA VI E’ SUCCESSO?!! DOKUGAKUJI! PRINCIPE KOGAIJI!! -
Yaone, all’inizio felice di rivedere i compagni era rimasta a dir poco terrorizzata
dalle condizioni dei due ragazzi e aveva urlato portandosi entrambe le mani
alla bocca.
- Le
spiegazioni dopo, Yaone, ora dobbiamo pensare a curare
il principe.- Dokugakuji avrebbe retto ancora per poco, non avevano tempo per
chiacchiere ora. Minacciava di dover cader a terra da un momento all’altro;
quanto avrebbe desiderato poter riposare in quel momento. Ma
non poteva.
- Si, si,
ora me ne occupo subito, ma…anche tu hai bisogno di
cure, Dokugakuji! non stai per niente bene, è meglio
che tu vada a riposare. - Sebbene fosse preoccupatissima
per il principe Yaone non poté far a meno di notare
che anche Dokugakuji era gravemente ferito.
- Non ti
preoccupare, non è nient…aah!!!-
Ma la sua esclamazione e la sua smorfia di dolore dissero esattamente il
contrario. Il demone si portò una mano all’addome, dove da una ferita usciva
molto sangue.
- Dokugakuji!
stai bene?! - Domandò Yaone spaventata.
- Si, sto
bene, non ti preoccupare. - Disse a fatica il demone maledicendo mentalmente
l’insistenza della ragazza, nonostante lei non avesse alcuna colpa. - Ora
ascoltami bene: io porterò il principe nelle sue stanze. Tu prima di tutto
chiudi Lirin nella sua stanza o dovunque tu voglia,
poi prepara medicamenti e medicinali vari e raggiungici più in fretta che puoi.
- Almeno la ragazzina, almeno lei doveva essere preservata dalla visione del
principe in quelle condizioni. Così avrebbe voluto anche lo stesso Kogaiji. Per
lei e per se stesso.
- Ho
capito, cercherò di fare più in fretta possibile, ma tu, Dokugakuji… - Yaone si interruppe.
- Che cosa c’è? - Gli domandò di rimando il demone.
- Cerca di
non sforzarti troppo. Appena avrò finito di curare il principe
medicherò anche te. Ma non aggravare troppo le tue
condizioni, per favore. - Chiese quasi come supplica la ragazza.
“
Dannazione, Yaone, non preoccuparti” - Si, stai tranquilla- la rassicurò con un
lieve ma caldo sorriso
- Vedrai, tutto si risolverà per il meglio. Kogaiji non è il
tipo da farsi uccidere in questo modo. -
- Si - Disse abbozzando un sorriso - E’ proprio così – Aggiunse
Yaone prima di avviarsi alla ricerca della principessa.
“…una cosa a cui non rinuncerò.. Per nulla al mondo.”
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Un dolore indescrivibile….
….quelle
parole….”stupida scimm…”…
..sangue…
….poi il
niente….l’annullamento totale…..
…silenzio…..
…..però ora…ora
sento un rumore…..è assordante…cos’è?
No, non lo voglio più
sentire…Basta….basta….BASTA!!!!
…è finito…
…e ora?
Sanzo aprì
gli occhi. Gli sembrò quasi di essersi addormentato dopo un lungo e stancante
viaggio. Sentiva solo un confuso vociare, e l’immagine inizialmente gli apparve
sfocata. E ora dove era capitato? Gli sembrava chiaro
che quello non era più il semi deserto di prima.
Finalmente
riuscì a mettere a fuoco il paesaggio, mille volte differente
e contrastante da quello in cui si trovava poco prima. Era un villaggio,
un piccolo villaggio, o una grande città, questo non
si riusciva a stabilire subito. Vi erano molte persone che camminavano per le
numerose vie, ecco spiegato il gran vociare che sentiva. Uomini, donne,
bambini...e nessuno sembrava prestargli la minima attenzione.
Era seduto
su una panchina in una piazzetta, ombreggiata da un grande albero di ciliegio
in fiore che disperdeva i petali rosati nell’aria. Uno spettacolo meraviglioso, ma, dato il caos mentale in cui si trovava
neanche ci fece caso. Probabilmente se anche l’avesse notato non avrebbe
apprezzato ugualmente.
”Dove…dove
sono?” aveva davvero una gran confusione, era come se la sua mente si
rifiutasse di pensare.
“Certo, ora
ricordo” Goku, la scimmia, quel sorriso, il dolore. Urla di richiamo. Ricordi
sfocati gli ritornarono alla mente, come se tutto fosse accaduto secoli prima.
Forse era
stato solo un sogno. Forse tutto quello non era successo,
tanto era assurdo da sembrare surreale. No, non era possibile che avesse
sognato. Quelle cose erano accadute, ne era sicuro.
Non sapeva cosa fosse successo ne la ragione per cui
fosse li, aveva solo la certezza che non stesse sognando.
Però, se
questo era davvero accaduto quanto tempo era passato da allora? E chi gli diceva che non erano veramente trascorsi anni e solo dopo
tanto tempo si era risvegliato? E inoltre, cosa più
importante in quel momento, che posto era quello? Un posto normale
all’apparenza, ma con qualcosa di diverso, lo sentiva, sentiva
di non essere solo in un’altra località del Togekyo,
semplicemente perché non era possibile che fosse in qualsiasi posto del mondo
terrestre. Goku l’aveva colpito, non poteva che essere
morto.
Già, era
morto.
Si ritrovò
a pensare a questo dopo tutte quelle riflessioni e quelle
domande, che affollavano e continuavano ad affollare la sua mente, alcune delle
quali senza senso, che probabilmente in casi normali non gli sarebbero mai
saltate in mente, ipotesi tanto assurde da farlo stupire di se stesso,
infastidito dal fatto che il solo trovarsi in un luogo a lui sconosciuto
provocasse in lui un tale cambiamento. Era morto. Lui era morto?
Però,
strana sensazione l’essere morti.
Se questo
vuol dire essere morti che differenza faceva dall’essere vivi?
Si sentiva esattamente uguale a prima, poteva benissimo dubitare di essere
morto, ma quella ferita che prima aveva ora era scomparsa. Nessuna traccia ne di squarci sulla maglia nera, ne di sangue. Quella era la
possibilità più plausibile. Inoltre, se fosse stato ancora vivo
si sarebbe trovato davanti tre facce dall’aria idiota preoccupate come al
solito all’inverosimile per la sua incolumità. Dopotutto non
gli dispiaceva affatto essere solo una volta tanto. E
non era certo il suo problema principale in quel momento, anzi, a guardare bene
la situazione non era neanche un problema.
Aveva
sempre creduto che con la morte ci fosse l’annullamento totale dell’essere, ma
da quel che poteva vedere si era sbagliato. Poteva essere capitato in una sorta
di regno dei morti. Esistevano varie teorie al riguardo, e, ripensando alle
azioni commesse in vita che, diciamolo, non erano proprio da un bonzo di così
alto rango come lui, quello che aveva davanti altri
non poteva che essere l’inferno, sebbene somigliasse molto più a una sorta di
paradiso. Parlando oggettivamente, si intende, dato
che sentiva di odiare quel luogo come qualsiasi altro posto terrestre. Certo,
non era solito credere a storielle della vita eterna in paradiso, che, secondo
lui, tanti amavano
raccontarsi, per illudersi e dare un senso alla loro inutile vita, quindi
scarto immediatamente questa assurda possibilità. C’era qualcosa di più,
qualcosa che lui non conosceva ma che tuttavia voleva conoscere.
E questo lo innervosiva parecchio. Da sempre aveva
avuto la sensazione di dover essere a conoscenza di ogni
cosa, il fatto di non sapere quello che gli succedeva attorno era per lui una
sorta di sconfitta, qualcosa di innato, che aveva radici ben più profonde del
ragazzino che era anni prima e che in quel momento ritornava così violentemente
in superficie.
“Perché
devo essere l’ultimo a sapere le cose?”
Un posto
che non aveva mai visto…eppure….come era possibile che
avesse la sensazione di esserci già stato? Era tutto così strano….così nuovo e
familiare allo stesso tempo.
Decise di
alzarsi, in fondo, dovunque fosse non avrebbe potuto
starsene per sempre li seduto sotto quell’albero che
solo ora notava. Si squadrò da capo a piedi: indossava il solito paio di jeans
e il top nero che portava sempre sotto la veste; la sua tunica era sparita,
come prima aveva constatato accertandosi dell’improvvisa guarigione della sua
ferita, e con essa anche il sutra. Ecco, adesso c’era
un altro problema da risolvere dannazione, come se non ne avesse
già abbastanza; la cosa però lo preoccupava marginalmente, se lui era morto
davvero che importanza poteva avere? Si tolse di dosso i numerosi petali rosa
imprecando mentalmente e cominciò a incamminarsi per
esplorare quella strana città.
Già, era
proprio una città strana, nonostante fosse all’apparenza molto comune, era
l’unico aggettivo che ora gli veniva in mente, per quanto idiota. Piazze e
strade affollate, negozi, qualche bancarella, un mercato. Venditori, donne
intente a fare la spesa, bambini che correvano e giocavano qua e la, persone che semplicemente facevano una passeggiata.
La gente
sembrava normale all’apparenza, normalissimi cittadini di una normalissima città…eppure….
– Mi scusi,
signore! - una ragazza, venutagli contro si stava scusando chinandosi per
raccogliere il cesto della spesa caduto nell’urto, e alzò la testa quel tanto
che bastava per pronunciare quelle parole di scusa e per far vedere a Sanzo una
cosa che mai si sarebbe aspettato di vedere in una comune popolana. Tra i
capelli castani della ragazza spiccava in mezzo alla fronte un chakra scarlatto racchiuso fra due linee curve di ugual colore.
Quella
persona altri non poteva essere che un dio.
Sanzo non riusciva a crederci, non poteva crederci. Tutto da allora si
poteva aspettare, ma non di incontrare una divinità. Era rimasto tanto
sconvolto, o stupito che aveva continuato a fissare il punto in cui la ragazza
era chinata, anche quando, dopo aver fatto un affrettato inchino, imbarazzata
per lo sguardo insistente del ragazzo se ne era andata
velocemente per sparire tra la folla. E ben presto realizzò
che non ve ne era solo uno: su tutte le fronti di tutti i cittadini vi era un puntino
scarlatto racchiuso fra due linee dello stesso colore, e, poco ma sicuro, non
erano tutti dei sanzo come lui. Ma dove diavolo era
capitato? Che fosse…
- Lieta di
rivederti, Konzen Doji, è molto tempo che non ci si
vede. – Una voce alle sue spalle interruppe i suoi
pensieri.
Sanzo si voltò
di scatto per vedere chi lo avesse chiamato, e con
altro stupore vide la figura alquanto formosa di una fiera creatura dai lunghi
capelli scuri con un irrisorio sorriso sul volto.
- Ma tu sei…Kanzeon Bosatsu! – La dea dell’amore e della
misericordia. Che diavolo ci faceva lei qui? Cominciava a non capirci più niente, era come
uno di quei sogni senza capo ne coda in cui ci si può
aspettare di tutto. E come ora aveva la certezza che non si trattava di quel
caso, cominciava a preparasi ad ogni evenienza, e a
non stupirsi più per ciò che vedeva.
- Era da
molto che non ci incontravamo, caro nipote. E
incontrarci proprio qui è davvero inusuale, non
trovi?- Disse la dea portandosi le braccia sui fianchi.
- Dimmi che razza di posto è questo! – Sbottò Sanzo, se non
altro lei avrebbe saputo dirgli con precisione dove si trovava. Aveva
l’impressione di essere in uno dei soliti scherzi di poco gusto della divinità,
e anche se non sapeva chi fosse il vero responsabile, se ce ne
era uno, trovava quasi giustificabile prendersela con lei.
- Credo che
tu ci sia già arrivato da solo, dato il tuo scontro e il tuo
stupore nel constatare la razza di quella ragazzina. – osservò Kanzeon.
- Quindi mi stavi seguendo?- L’idea che quella dannata
l’avesse pedinato, burlandosi di lui magari, lo faceva a dir poco imbestialire.
E per di più in un momento simile!
- Non
propriamente, diciamo che ti ho solo notato e poi ho
deciso di farti visita. Nonostante in realtà sia stato
tu a farla a me, dal momento che sei venuto fino nel luogo dove risiedo…-
parole enigmatiche accompagnate da un altrettanto enigmatico sorriso.
Non era
possibile! - Mi stai dicendo che….-
- Hai capito perfettamente – rispose compiaciuta Kanzeon,
avendo ricevuto la conferma della perspicacia del nipote. - Si, Konzen, questo
– disse mostrandolo con un braccio – è il Regno Celeste. -
Il Regno Celeste?! Era uno scherzo? Non poteva negare di non averci pensato,
in una delle domande e delle possibilità stupide e senza senso che gli erano venute in mente. Ma
seriamente non l’avrebbe detto. Però…se non altro almeno uno
dei tanti problemi ora era risolto. Sapeva dove era.
- Il Regno Celeste,
dici? - riprese con aria pensierosa, mascherando in gran
parte il suo stupore iniziale.
- Il luogo
dove risiedono gli dei, si, esatto. E ora, la tua
prossima domanda sarà, perché mi trovo qui, ho indovinato? – Chiese Kanzeon
notando divertita la forzata serietà del bonzo.
- Credo
proprio che sarebbe stata quella, anche se non me l’avessi detto. Non è da tutti i giorni svegliarsi nel Regno Celeste.- Osservo
questi.
La dea
sogghignò - Immaginavo la tua risposta, e non mi soffermerò
su racconti troppo lunghi e inutili. Ti conosco, e immagino già che saprai di
essere morto.-
- L’ho immaginato – Ammise il bonzo.
- Ti sei
fatto uccidere da qual bimbetto! Una vera delusione, lasciatelo dire, speravo di poter vedere di più di così da te…- Lo schernì.
- Dannata vecchiaccia…-
in altre situazioni meno complicate si sarebbe dato dell’incapace anche da solo,
se solo ne avesse avuto il tempo. Non aveva certo
bisogno di qualcuno che lo facesse al posto suo!
- Non
dovresti insultarmi in questo modo, dimentichi che sono l’unica persona amica
che tu possa incontrare qui dentro. – disse Kanzeon quasi facendo la vittima.
- Tsk, sei un’illusa, tutto sarai
per me fuorché amica. – Disse Sanzo con freddezza e convinzione.
- Vedo che
la diplomazia non è proprio il tuo forte. Ma non importa, solo dettagli. Eppure
Konzen, il mio aiuto in questo momento ti può essere davvero utile. Essenziale,
per meglio dire.- continuò la divinità.
- Chi ti ha
mai chiesto qualcosa? – Chi diavolo si credeva di essere
quella??
- Non mi
chiederesti nulla neanche se stessi per morire, e infatti
è stato così. – La dea sfoderò un altro sorriso decisamente
fuori luogo per l’argomento e per l’umore del biondo. - Però
ora non andresti da nessuna parte senza di me, e la ragione è nel racconto che
ancora devo finire. Sempre che tu voglia ascoltarlo…-
- Mph. – Mai avrebbe annuito con un si
degno di tale nome a quella vecchia. Ma lei
sembrò non dare alla cosa la minima importanza.
- Non
appena hai perso la vita stavi per lasciare il tuo corpo e la tua anima sarebbe
andata nel regno dei morti, un luogo dove tutte le anime degli esseri terrestri
deceduti si mescolano tra loro, dando origine ad una forte massa di energia da cui è impossibile scindere le singole anime.
Un luogo senza alcuna via di ritorno.
Ma il
processo si è interrotto ancor prima di iniziare. Per questo il tuo corpo è
sparito dal mondo terrestre e tu ora ti trovi qui.-
- Dunque è
così - Sanzo ora si spiegava molte cose, anche se ancora certe altre non erano del tutto chiare.
- Se tutto
questo è vero, perché allora sono qui e non sono finito nell’agglomerato di anime di cui mi hai parlato?- Domandò giustamente.
- Chi può
dirlo…probabilmente hai molte cose da fare ancora e non sei pronto per
andartene, magari una semplice casualità… o magari il tuo oroscopo di oggi non era molto positivo…- dunque non era passata
un’eternità come aveva pensato. E dire che si era pure
illuso di essersi lasciato alle spalle quei tre cretini…
- Per
quanto mi riguarda – disse quasi severamente - la tua
missione non è ancora terminata.-
- E questo
che significa – gli rispose Sanzo confuso.
- Semplicemente che ora è tutto nelle tue mani. Ti trovi in questo posto ma non potrai starci in eterno, poiché questo dopo un
periodo ben preciso corroderebbe la tua anima. Perciò
ora hai solo da scegliere la strada che reputi più giusta – Rispose la dea.
- La strada…che
reputo più giusta?- Ripetè il ragazzo ancor più
confuso.
- Hai due
possibilità: puoi decidere di morire, ponendo fine per sempre ai tuoi tormenti,
al ciclo delle reincarnazioni in cui sei coinvolto e alleviare per sempre la
tua anima. Essendo morto in circostanze tali, questo cammino ti è concesso. Conosco
bene le tue sofferenze, e so bene che tante volte hai
desiderato di morire, di scomparire dalla terra, di non essere mai nato, di
uscire da questa prigionia che ti tiene legato e prigioniero per l‘eternità senza
via di scampo. Togliendoti la vita con le tue stesse mani, come molte volte non
avresti esitato a fare, tutto ciò non si sarebbe
verificato. La tua anima non rimarrebbe da nessuna parte,
scomparirebbe per sempre portandoti al rammarico e allo struggimento
totale. La morte dopotutto non è la fine come ti aspettavi, ma
bensì un inizio, un nuovo inizio, positivo o negativo che sia. Ma questo inizio, e a dove porterà la tua strada non sarà il
destino ne le circostanze a portarti, ma solo te stesso. -
- Tu..,che ne vuoi sapere della mia vita, di quello che io posso
pensare?- Replicò Sanzo furente riferendosi agli avvenimenti di dieci anni
prima.
- Più di quanto tu possa immaginare, mio caro. - Da 500 anni li osservava senza
sosta. Se lo avesse saputo, allora lo avrebbe capito. E la avrebbe mandata al diavolo.
- Come ti
ho detto, puoi scegliere la strada della morte, oppure puoi ritornare sulla
terra, per concludere la missione che ti è stata
affidata. Ritroverai i tuoi compagni e con loro ripartirai verso ovest per
impedire la resurrezione di Gyumao. -
- Con tutto
questo...che vuoi che faccia? – Sanzo ormai aveva perfettamente capito la
situazione, e più o meno intuiva dove la dea avrebbe
voluto andare a parare. Più che una vera e propria domanda era
un po’ di circostanza.
- Semplicemente
ti chiedo di prendere una decisione riguardo al tuo destino. – gli rispose lei -
Hai una settimana di tempo: se entro quella settimana
non saprai rispondermi e quindi rimarrai qui più del dovuto non potrai percorrere
nessun cammino, come ti ho già spiegato. Sei morto, ma non hai cessato di
esistere. Ora la decisione di rimanere o andartene dipende solo da te. -
- Capisco.-
Disse solo il bonzo.
- Mi hai
chiesto cosa vorrei che tu faccia. Mi sono stancata delle persone che chiedono
a me quello che devono fare. Hai ancora molta strada da fare, e se morissi proprio ora mi toglieresti tutto il divertimento.
Quei tre laggiù a quest’ora saranno preoccupati per te, la missione non potrà
continuare se uno soltanto di voi verrà a mancare, penso
che di questo tu ti sia già accorto. -
- Se così è….allora perché non mi
resusciti senza chiedermi l’opinione? Molte volte hai agito come meglio credevi senza rendere conto a nessuno, per quanto ne so.- Questo
invece, a differenza della precedente era un vero dubbio che gli era sorto
spontaneo.
- Credo che
tu mi reputi troppo crudelmente, Konzen. – Disse con falso tono melodrammatico.
- Se anche volessi importi qualcosa non potrei mai farlo. Dimentichi che io
sono una divinità, e per quanto possa essere smisurato il mio potere, puoi decidere solo tu del tuo destino. Contrariamente a ciò
che è comune pensiero, sono gli uomini a scegliere del proprio futuro, non gli
dei. Non potrò fare niente per contrastarti, fai
quello che credi. Verrò io stessa tra sette giorni per ascoltare una tua
risposta. Vedi di essere pronto per allora, Konzen. Ti
saluto. Ci vedremo presto. -
Detto
questo la dea si incamminò per la strada opposta, per
sparire dietro ad un angolo, lasciando di sasso il ragazzo.
- Molto…
presto. -
Non sapeva
come spiegarselo, non aveva idea di cosa fosse quella strana sensazione, ma la
dea gli aveva dato l’impressione di sapere, o di aver in mente qualcosa di più.
Che cosa c’era dietro a quel sorriso ironico, cosa
nascondeva quel suo viso enigmatico?
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In quel
momento, nel mondo terrestre, in una località sconosciuta del Togenkyo si stava svegliando un’altra persona.
Goku socchiuse
gli occhi ancora mezzo assopito, le due iridi dorate brillarono alla luce del
tramonto. La stanza era illuminata dalla luce rossastra del sole, che penetrava
da una finestra aperta vicino al letto dove giaceva il ragazzino. Da li entrava
anche una lieve brezza; la temperatura era notevolmente calata rispetto ai
giorni prima. Goku ebbe un brivido: aveva una sensazione di
freddo, ma non a causa del vento: provava un freddo interiore, qualcosa che si
avvicinava molto alla solitudine, qualcosa che lo scuoteva dal più profondo
dell’anima.
“ Dove sono, che mi è successo” si ritrovò a pensare le esatte
parole di Sanzo poco prima.
- Goku, ti
sei svegliato finalmente! Eravamo molto in pensiero per te. - Hakkai era seduto
su una sedia vicino al letto e lo stava sorvegliando. Pareva molto sollevato, e
il suo caldo sorriso rincuorò di molto il ragazzino.
- Ah, sei
tu Hakkai buongiorno. - disse Goku ancora non del tutto sveglio. Ma di improvviso la sua espressione cambiò - Ehi! Aspetta un
momento, ora ricordo! Eravamo in battaglia con Kogaiji, c’erano tutti, poi tu,
Gojyo e Sanzo…-
- Calmati Goku,
calmati. Non ti preoccupare, ora va
tutto bene.- Disse il ragazzo con un nuovo sorriso caldo. Nella sua voce
c’era però un’impercettibile nota di malinconia, quasi
non si sentiva, riconosciuta da Goku solo inconsciamente. Come poteva essere
andato tutto bene, come poteva andare tutto bene?
- Però….io mi sono tolto il
dispositivo, che cosa è successo dopo?- domandò il ragazzino, calmatosi, ma
comunque con una certa foga.
- Dunque, non ricordi niente di quello che è successo?- domandò
Hakkai fissandolo. Lo sapeva lui, lo sapeva cosa
succedeva ogni volta che Goku perdeva il suo io. Ma
chissà perché gli faceva sempre quella domanda.
- Tutto
quello che riesco a ricordare è che c’erano Kogaiji e
gli altri e che aveva evocato quel demone. Poi io vi ho visti combattere e
allora…- Goku si interruppe di colpo. Il solo
pronunciare quelle poche parole lo faceva sentire in colpa, ma perché?
- Capisco. -
disse solo Hakkai.
- Che ne è stato di Kogaiji?- Goku riprese più che per curiosità
quasi con agitazione, quasi avesse dimenticato che fosse il suo avversario. - Non
ti preoccupare, ha abbandonato il combattimento in un attimo di pausa. Credo
che stia bene, nonostante le ferite.- Anche Hakkai sembrò dimenticarselo.
- E voi?-
domandò flebilmente Goku – state tutti bene?- il giovane demone era preoccupato
per loro, e sentiva che qualcosa era andato storto, come poteva essere andato
tutto bene, ogni volta che si trasformava in quel modo succedeva qualcosa di
disastroso, lo stupì il fatto che stavolta non fosse
andata così. Che Hakkai gli stesse nascondendo
qualcosa?
In quel
momento entrò nella stanza Gojyo, carico di sacchi per
la spesa: - Eccomi Hakkai, ho comprato quello che mi avevi chiesto…Goku, ti sei
svegliato- esclamò con sollievo, dimenticandosi del suo usuale appellativo - Gojyo!
allora stai bene!- anche Goku era sollevato di vedere
tutto intero il mezzo demone, anche se era sempre il kappa pervertito - Certo,
cosa pensavi,stupida scimmia?- disse Gojyo ricordandosene all’istante – Stupida
scimmia a chi?? Pervertito di un kappa?!-
- Come ti
dicevo io sto bene, e come puoi vedere anche Gojyo, nonostante qualche
contusione ora è in piena forma.- continuò Hakkai tra le urla e le liti di Goku
e Gojyo - Gli avevo detto di comprare qualcosa da mangiare in previsione del
tuo risveglio- -Hakkai tu si che hai sempre delle idee
brillanti!- disse Goku entusiasta
– Però -
disse dimenticandosi della sua motivazione di vita all’istante –Dov’è Sanzo?-
Tre parole, una semplice frase, una domanda insignificante ma tagliente,
capace di racchiudere la preoccupazione del ragazzino e la conseguente
disperazione dei suoi due interlocutori, ai quali subito il sorriso svanì. Perché,
perché gliel’aveva posta proprio ora quella domanda? Non erano ancora pronti ad
affrontarla, e probabilmente non lo sarebbero mai stati.
Ma quelle parole erano inesorabili, rimandare era
impossibile e inutile peraltro. Sanzo non era li, Sanzo non era li e non sarebbe più stato li, e loro dovevano solo dirgli
questo. Si certo, ma come?
“Sanzo è
morto”? No, certo che no!
“E’
successa una cosa terribile…”? Di male in peggio.
La verità
era che non c’erano parole sufficienti, parole che
potessero esprimere il concetto evitando di ferire l’animo delicato di quel
ragazzino, tanto forte da essere riuscito ad uccidere perfino il bonzo
corrotto. Come fare allora? Seguì un silenzio durante il quale vi fu una
silenziosa battaglia fra Gojyo e Hakkai su chi dei due dovesse rivelare la
verità a Goku, il quale ora li guardava con aria interrogativa e vagamente
preoccupata, forse anche speranzosa di ricevere una risposta che l’avrebbe del
tutto rassicurato togliendogli ogni dubbio. E i due compagni non poterono fare
a meno di sentirsi male, perché non avrebbero potuto farlo, perché quelle
parole non sarebbero stato di conforto, bensì le più
amare che il giovane demone avesse potuto sentire in 500 anni di vita, una vita
di atrocità vissute e sentite.
Hakkai con grande sollievo di Gojyo prese la parola.
- Sanzo non
è qui, Goku - disse soltanto.
- Come
sarebbe a dire che Sanzo non è qui? Certo, lo vedo
anch’io che non è qui, sarà in un’altra camera…oppure
sarà uscito!- Goku era molto stupito della risposta di Hakkai, che pareva
ovvia. Tutti se ne sarebbero accorti che Sanzo non era li, no? Che bisogno c’era di dirglielo così? Ma
quello che Goku non immaginava era che tutti in realtà dalla semplice frase
avrebbero capito al volo l’accaduto. Probabilmente fu così perché non gli
sarebbe mai passato per la testa che una cosa del genere sarebbe accaduta, ne si sarebbe mai permesso anche solo di pensarlo. Una sorta
di barriera protettiva stava a salvaguardarlo da
questo genere di cose, perfino da riflessioni di questo tipo. Senza contare la sua rinomata ingenuità di bambino, nonostante
ormai avesse già diciotto anni. Inoltre non poteva nascondere a se
stesso che gli dispiacesse molto che tutti, compreso
lo stupido kappa fossero venuti a fargli visita e all’appello mancasse proprio
Sanzo, probabilmente l’unica persona che avrebbe davvero voluto vedere,
nonostante poi questi l’avrebbe picchiato con il suo harisen
non appena si fosse svegliato, dandogli della stupida scimmia e
dell’incosciente per aver agito così d’impulso.
- No Goku,
Sanzo non è in un’altra camera, ne tantomeno è
uscito. –
- E allora? - chiese impaziente Goku.
- Hai detto che non ricordi niente di quello che è successo dopo
la tua trasformazione. Lascia allora che ti racconti come sono andate le cose.-
Hakkai fece una breve pausa, come per prepararsi al difficile discorso che
doveva fare e continuò – Una volta trasformato hai
sconfitto facilmente Kogaiji e Dokugakuji, che si sono ritirati. Il demone
evocato però era rimasto ugualmente in campo. Aveva capacità smisurate, e una
forza fuori dal comune. Era probabilmente il demone
più forte che abbiamo mai incontrato. Abbiamo fatto di tutto per fermarlo. Credimi, Goku abbiamo fatto di tutto. – aggiunse abbassando
lo sguardo tristemente.
- Hakkai,
ma…che stai dicendo? – disse Goku notevolmente allarmato
più che per le parole per la nuova espressione del ragazzo, il cui sorriso o il
solo sguardo era più potente di mille parole. Che
significa? Perché fare tutti questi discorsi inutili? Che sia…
- Abbiamo dato il massimo, ma invano, è stato tutto inutile. Era
troppo forte, Goku, troppo forte. E Sanzo… -
- No – Goku
cominciava a capire, a capire e a temere il peggio, ormai si
stava lentamente avvicinando alla cruda verità. Ma
ancora quella barriera che prima lo proteggeva, sebbene scalfita persisteva –
Andiamo, Hakkai, è impossibile che sia come dici tu. Sanzo non è il tipo da
farsi colpire così, no? –
“Sanzo non è il tipo da farsi
ammazzare in questo modo”.
- Sanzo ha
cercato nuovamente di bloccare il demone. Ma fu tutto
inutile. – continuò Hakkai senza prestargli attenzione – Questi l’ha colpito, inferendogli una brutta ferita. -
- E’ uno
scherzo, vero? Ditemi che è uno scherzo. Si, si, non
può essere altro che uno scherzo, e scommetto che in tutto questo c’entra Gojyo,
non è così?? – disse con un tono mai sentito guardando
il mezzo demone che distolse all’istante lo sguardo, incapace di reggerlo.
- Pensate
che basti così poco per ingannarmi, eh?? Credete di
potermi prendere in giro così??! –
- Oh Goku…-disse solo Hakkai poi riprese – Sanzo era caduto a terra
esanime. Tu allora sprigionasti una potenza mai vista prima, e riuscisti a
sconfiggere il demone. Finalmente avevamo finito. Eravamo stanchi,
ma sollevati. E quando andammo per recuperare Sanzo…-
- Hakkai,
non è vero. – Disse Goku, ma non più con la sicurezza di prima, con tono basso,
un sussurro, quasi di supplica. Due grandi occhi dorati a cui niente si sarebbe
potuto negare ora fissavano Hakkai, il quale lo fissava
a sua volta non volendo negargli ciò che ora desiderava ma essendo costretto a
farlo. Quella barriera ormai stava cedendo – Ti prego, dimmi
che non è vero. – disse con ancor meno decisione.
- Non c’è stato niente da fare, Goku non c’è stato proprio niente da
fare. – parole sommesse, una verità racchiusa in esse,
il colpo di grazia.
La barriera
si infranse. Qualcosa dentro di lui si era infranto
irrimediabilmente, ridotto in mille pezzi impossibili da ricomporre. Il suo cuore, la sua mente, quel legame troppo forte, troppo per
reggere alla perdita improvvisa, e anche un pezzo della sua anima, legato così
saldamente a quella persona. Così ora cadevano i mille frantumi, come le
lacrime che ormai riempivano quelle luminose iridi dorate.
-NOOOOOOOOOOOOO!!!-
Un’urlo che sciolse quel silenzio così pesante, un urlo
capace di catturare l’animo di chiunque lo ascoltasse, in grado di trasmettere
una tristezza infinita. Gojyo e Hakkai assistevano impotenti alla scena, non
potevano fare nulla, ora che potevano fare?
- PERCHE’? PERCHE’???!!!! – I due
lo guardavano, i due complici, responsabili di una menzogna, ma non meno della
morte del compagno. La responsabilità non era solo di
Goku, potevano benissimo accusarsi anche loro della loro impotenza, della loro
debolezza, che gli era stata fatale fin dalla loro infanzia. Ma
ora solo un ragazzino, ora un bambino a tutti gli effetti che si domandava il
perché di tutto questo. E altri due bambini che
lo osservavano dispiaciuti.
-
DANNAZIONE!!!- Goku aveva cominciato a colpire
violentemente il muro, lasciandovi profondi segni dei suoi pugni.
- Goku,
smettila, ti prego! – I due ragazzi volevano fermarlo in qualche modo. Gojyo
cercò di prenderlo da dietro per bloccare i suoi movimenti. Ma
Goku si girò di scatto. Non una lacrima più sgorgava da quel
viso, così cambiato in pochi istanti, un’espressione indecifrabile era
dipinta sul suo volto. Con un colpo veloce e ben assestato scagliò il rosso dall’altro
lato della stanza.
- GOJYO!-
esclamò Hakkai.
- Che
diavolo ti prende, scimmia?!!- gridò Gojyo
massaggiandosi la testa dal dolore. Ma Goku ormai non
lo stava più a sentire, si stava contorcendo dal dolore, dolore non più per la
perdita di Sanzo ora stava succedendo ben altro.
-
AAAAAAAAHHH!!!!!! – ora Goku si portava le mani alla
testa, una forte emicrania lo colse, un dolore improvviso gli percosse tutto il
corpo. Che gli stava succedendo? Il vento fuori si era
alzato, e ora entrava dalla finestra li vicino
sbattendo violentemente le ante della finestra e le tende e facendo volare via
ogni cosa abbastanza leggera da essere trasportata dal vento.
Iniziò a
cambiare forma, tra gli urli acuti il suo corpo iniziò
a trasformarsi. Il suo dispositivo di controllo brillava e tremava sulla sua
fronte ormai prossimo alla rottura, come se la forza di Goku dovesse esplodere
da un momento all’altro senza che niente la potesse contenere.
“ Chi è questa persona?”
“Il suo sguardo è familiare…
….quei
capelli…quel volto….
….quegli
occhi…
..però….”
-AAAAH- Goku
si rese conto subito di quello che gli stava succedendo e con grande sforzo si
portò le mani alla fronte quasi come se volesse fissarsi bene il dispositivo
dorato in modo che non potesse cadere. E dopo qualche
secondo questo smetté di tremare. Le fitte di dolore
cessarono, il suo corpo ritornò come prima e lui riprese
piena coscienza. Il vento calò e tutto ritornò tranquillo.
- GOKU!! –
esclamò Gojyo.
- Goku,
tutto bene? – domandò più calmo Hakkai.
Goku rimase
fermo, respirando affannosamente, poi riprese fiato e lentamente si calmò, una
calma diversa dalla tranquillità. Aveva uno sguardo stralunato, privo di ogni espressione, fisso nel vuoto. Dopo qualche interminabile
secondo sui suoi occhi ritornò la luce e una lacrima solitaria brillò in una
delle sue iridi dorate per poi scendere lungo la sua guancia ambrata.
- Sono un
mostro…nient’altro che un mostro.- disse con voce rotta
– ora avrei potuto uccidere anche voi. E pretendevo di
salvare Sanzo? Però…io ho tentato, ci ho provato,
davvero. Ma non ci sono riuscito, non sono riuscito a proteggerlo
quando ne aveva bisogno. Non so fare altro che farmi
aiutare da lui. Sono inutile!-
Aveva
freddo, aveva tanto freddo. Un freddo antico, che gli riportava alla memoria
ricordi spiacevoli, che era convinto di aver sepolto
nel più profondo del suo cuore.
“Sei solo un abominio…”
“…un mostro!”
- Questo
non è vero. - disse Hakkai – ammettendo anche il fatto che una persona si giudichi utile solo nel caso lo sia per altre persone, non è
vero che quello che fai è inutile, tu non sei inutile, Goku senza di te non
avremmo potuto salvarci neanche noi, senza di te noi ora saremmo tutti morti.- Che
cosa ci poteva fare lui, non aveva anche lui il diritto di sentirsi inutile,
proprio lui, che anche se ci aveva provato, e non era una buona scusante,
invece di fermarlo non aveva potuto fare proprio niente, deludendo le
aspettative di Goku, e soprattutto di se stesso? - Inoltre ora sei riuscito a
fermarti in tempo, non l’avevi mai fatto prima, ciò significa che tu non sei un
mostro e non avevi intenzione di ucciderci.- Concluse, proprio come prima con
Gojyo non aveva tempo di lasciarsi andare come Goku - Io ti capisco, io so bene
che quello che hai fatto lo hai fatto in buona fede, e
credimi, ci sei riuscito. Ma non puoi incolpare te
stesso di quello che è accaduto solo perché non sei riuscito a raggiungere il
massimo risultato. Hai fatto già molto, forse non è neanche vero che non hai
fatto tutto ciò che era in tuo potere. Probabilmente era inevitabile. Non è
colpa tua quello che è successo.-
Gojyo
ascoltava le parole, parole che, racchiudevano una menzogna, ma abilmente assemblate
in una ingannevole frase, in modo tale da poter
risultare vere anche per chi conoscesse la realtà dei fatti. Ringraziava Hakkai
del fatto che lo avesse esonerato dal fare quel difficile discorso, dopotutto
lui era l’unico del gruppo a riuscire in questo genere di cose. Neppure Sanzo
avrebbe potuto fare di meglio, certo, anche se la sua sola presenza sarebbe valsa per Goku più di tutte le parole del mondo, non
avrebbe potuto dire di meglio. Riconosceva perfettamente di non essere il più
adatto a rincuorare le persone, tuttavia, ricordando gli eventi di poche ore
prima, si domandava se questa scelta fosse stata la più appropriata.
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Gojyo era
entrato nella stanza. Goku giaceva ancora nel letto dormiente e Hakkai sedeva
nella sedia accanto a lui. Aveva un’aria assorta.
- Come va?
- Chiese il mezzo demone.
- Goku sta
bene, anche se non ha ancora ripreso conoscenza. Si risveglierà presto. - Aveva
risposto Hakkai – Temo che il suo risveglio però non
porterà miglioramenti nella sua condizione. -
- Già – annuì
il rosso - Quella scimmia era molto attaccata al bonzo corrotto – “anche
troppo”, avrebbe voluto aggiungere. Non era mai riuscito a capire che legame
potesse unire così tanto quel ragazzino ad una persona
fredda e scorbutica come Sanzo, ma aveva compreso già da molto tempo che questo
non poteva essere spiegato seguendo tesi razionali, era qualcosa che andava al
di là di ogni regola, solo da parte di Goku, all’apparenza, ma chissà cosa
celava il bonzo dietro a quell’indifferenza.
Qualsiasi cosa ci fosse, un rapporto del genere poteva
solo essere dannoso per il più fragile dei due. Per questo motivo era convinto
che non avrebbe dovuto legarsi troppo a una persona
del genere. E questa era una delle innumerevoli
ragioni per le quali non riusciva proprio a sopportarlo; anche se doveva
ammettere che in quel momento la sua presenza lì era indispensabile.
- Sapere
che Sanzo è morto, e per giunta per mano sarà un brutto colpo per lui. –
Aggiunse.
- Di questo
ti volevo parlare Gojyo. – riprese Hakkai - Promettimi che non dirai a Goku che
l’ha ucciso lui per il momento. Un dolore doppiamente forte improvviso potrebbe
fargli molto male. -
- Non hai
intenzione di dirglielo??- domandò stupito Gojyo - Che
cosa hai in mente? E che gli diremo allora?-
- Che è stato un incidente. Che il demone era troppo forte. Meglio per lui sapere di non essere riuscito a proteggerlo dal
demone, invece che da se stesso. -
-Sei sicuro
di quello che fai? Presto o tardi lo verrà a sapere, e forse dirglielo in
seguito potrebbe essere anche peggio.-
- Ti
confesso che temo anch’io la sua reazione. Ma è meglio che non sappia tutto
subito, cerchiamo di guadagnare un po’ di tempo. E
poi…- Hakkai si interruppe.
- Cosa? -
Il demone ripensò
alle sue supposizioni, sull’intervento di un dio. Però…
- No,
niente. – Terminò.
Non aveva
intenzione di fare predizioni azzardate. Tutto avrebbe seguito il corso degli
eventi.
- Come vuoi
– concluse Gojyo - Allora starò zitto. -
- Dove stai andando? – domandò Hakkai.
- A
comprare delle sigarette. Quel bonzo corrotto e quella
scimmia nella vita o nella morte non fanno altro che stressarmi! -
Hakkai
sorrise – Non ti preoccupare, in un modo o nell’altro questa situazione si
risolverà. – risposta alquanto ambigua, rassicurante ma quasi pessimista.
D’altronde era questo lo stato d’animo di chi la pronunciò. Anche se era sempre Hakkai, maestro della finzione, non sarebbe
riuscito a celare a lungo la sua preoccupazione per lo svolgersi dei fatti.
- Però…aspetta, non andartene. Intanto che ci sei potresti
comprare un paio di cose? Ecco la lista – Hakkai sviò il discorso.
- E tu
questo lo chiami un paio di cose?? Ma per chi mi hai preso, Hakkai per il facchino di turno?- si lamentò
Gojyo. Quando succedeva qualche cosa chissà perché era sempre adibito a incarichi del genere, non certo per la sua gioia.
- Beh, io ora non potrei muovermi, dimentichi che ora è ancora il mio
turno di sorvegliare Goku. Quindi l’unico che può andare sei tu.
– In realtà Hakkai avrebbe dato qualsiasi cosa per poter uscire e distrarsi un
po’. Ma il compagno ne aveva più bisogno di lui.
- Ma poi ti rendi conto
del numero di cose e del loro gran costo?? Ti ricordo che le nostre finanze ora
con Sanzo si sono volatilizzate e non possiamo sperperare tutta la sua
“eredità” in questo modo esagerato. Sanzo ti ucciderebbe, lo
sai? – quando mai avrebbe dato a loro la sua eredità poi, se mai ne avesse lasciata una a qualcuno, quel corrottone!
- Me ne
rendo conto. Come lui si renderebbe conto della critica situazione in cui ci
troviamo, quindi avrebbe fatto un piccolo sforzo per capire. - Disse Hakkai
sorridendo con l’indice alzato.
- Quando mai l’avrebbe fatto…e va bene, da qua.- Gojyo afferrò
la lista e si avviò di malavoglia - Allora vado.–
- Vedi di
tornare presto! E non fermarti in giro troppo a lungo!
– Raccomandò Hakkai, ben conoscendo l’animo da Don Giovanni dell’amico.
- Non
preoccuparti zietto! – Gli urlò di rimando ironicamente
Gojyo ormai fuori dalla porta.
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Però Hakkai
aveva ragione. Era meglio non dire tutto a Goku riguardo alla morte di Sanzo,
sapeva benissimo che non era giusto nascondergli tutta la verità, ma chi gli diceva che era sbagliato? Nessuno dei due voleva la fine di
un altro compagno. Si, perché Goku ora era distrutto. Più di quanto loro potessero esserlo. Ma
cosa ne sarebbe stato di lui se avesse scoperto che era lui l’assassino, che da
un certo punto di vista era tutta colpa sua?
- Hakkai ha ragione, non è colpa tua. E non
dartene peso. – Mentì Gojyo, ormai aveva preso una
decisione.
- Quindi…l’ha ucciso Kogaiji, vero? – Domandò con voce
stranamente pacata ora, lo sguardo basso.
Ora non servivano più giri di parole, ora Goku gli stava chiedendo
esplicitamente di mentire. Aveva vinto, e loro erano stati sconfitti. Potevano
farcela solo inventando un’altra menzogna, una inequivocabile
bugia, differente dalle altre. Ma ormai l’unica cosa
che potevano fare era andare a fondo su ciò che avevano iniziato.
- Indirettamente,
ma possiamo dire che è così. -
- Io….io….-
cominciò -DANNATO BASTARDO, IO LO UCCIDERO’!!!-
- Calmati,
Goku… - disse Hakkai.
- Come
faccio!!! non posso…non posso starmene qui fermo ad
aspettare. Io devo andare…devo andare devo andare da Kogaiji!!
– Gridò furente il giovane demone.
- E sentiamo, dove pensi di andare, eh scimmia?- Lo interruppe
Gojyo.
Goku fu preso alla sprovvista da quella domanda improvvisa che
neanche si era posto dalla foga con cui aveva pronunciato quelle ultime parole -
Non lo so, non mi importa. Devo andare, dovunque sia io lo troverò!! - Urlò comunque con una certa
decisione.
- Adesso basta Goku!- Esclamò Hakkai. Non avrebbe voluto alzare la voce,
ma non c’erano altre soluzioni per farsi ascoltare. E
Goku ne fu così sorpreso che si interruppe
immediatamente.
- In queste
condizioni non andremo da nessuna parte. Non possiamo fare niente ora. –
Continuò deciso.
- E allora cosa pensi di fare, eh? Non possiamo rimanercene
qui tranquilli ad aspettare chissà che! – esclamò Goku.
- Invece è l’unica cosa che possiamo fare. Stiamo tutti bene,
per fortuna, ma non siamo nelle condizioni di affrontare un nuovo scontro. - Hakkai
pensava che oltre a loro di sicuro i loro avversari non si sarebbero esposti troppo
ad altri rischi, viste le loro ferite, quindi era del tutto inutile andare a
cercarli – L’unica cosa che possiamo fare è cercare di
riprenderci. Non dobbiamo fare mosse avventate. - Poi aggiunse
più a bassa voce – Sanzo non l’avrebbe voluto…- e, cercando di sviare
l’attenzione del ragazzino - Abbiamo portato del cibo, dovrai mangiare per
rimetterti anche tu. -
- Non ho
fame. - rispose Goku con tono sommesso, rifiutando per la prima volta in tutta
la sua vita la cosa che più adorava al mondo,
suscitando lo stupore dei compagni. Hakkai lo guardò con sguardo preoccupato. Vedere
Goku, di solito il più allegro e vitale della compagnia in quelle condizioni
portava tristezza.
- Bene. -
concluse Hakkai pensando esattamente il contrario - Noi
comunque ti lasciamo il vassoio qui. Quando ti verrà fame mangia, non siamo qua per obbligarti. Però…cerca di
riprenderti, altrimenti non potremo fare nulla, mi capisci, vero? - Hakkai si
girò in direzione della porta - Andiamo Gojyo. - E gli
sussurrò accennando a Goku girato dall’altra parte con lo sguardo basso, di cui
non riuscivano neanche più a vedere l’espressione - Meglio lasciarlo solo. Ora
non possiamo più fare nulla per lui, tutto quello che dobbiamo fare è lasciarlo
stare per un po’.- Capiva bene, avendolo vissuto, che
in quello stato era molto meglio fare così – Si. - concordò Gojyo ricordando
anch’egli il suo non meno felice passato. I due uscirono dalla stanza.
Ora era rimasto solo. Solo in una camera come la notte precedente.
Però ora era diverso. Ora era davvero solo.
Ora era solo con il suo dolore, un
dolore misto a impotenza, alla consapevolezza di non
aver potuto fare niente, o meglio di non essere stato capace di fare qualcosa.
…qualcosa che per lui era la cosa
più importante…
Già, era solo colpa sua, sua e di nessun altro. Inutile mascherarlo, inutile dire il contrario.
Inutile giustificarsi, dando la colpa a chi non ne aveva.
Solo come era
stato per anni…in quella grotta fredda e inospitale.
Credeva di aver dimenticato, e
invece?
Ora era solo, come sentiva sarebbe rimasto per tutta la vita.
Fuori un
cielo infuocato. Un sole rosso, rosso come il sangue.
Lentamente iniziarono
a cadere al suolo gocce di pioggia.
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- Kanzeon Bosatsu,
finalmente siete tornata- esclamò Jiroshin, ormai
esausto dal lungo lavoro assegnatogli dalla dea – Ma ditemi, dove siete stata?-
- Quanto siamo impazienti! Mi sembrava di avertelo detto
che avevo una specie di impegno. E non è la prima
volta che mi assento per qualche minuto- “L’altro addormentato si è svegliato.
Bene, molto bene.”
- Dite…qualche
minuto…?- Jiroshin sussurrava ripensando alle ore trascorse alla scrivania a rovellarsi il cervello con le pratiche indietro di cui la
dea non sembrava curarsi affatto da lungo tempo.
- Una pausa
mi ci voleva, dopotutto! E dopo il lavoro che mi toccherà
fare ora. -
- Un
lavoro? Se posso sapere di che lavoro si tratterebbe?-
- Un lavoro
molto faticoso, credimi, che va al di la delle facoltà
e delle mansioni degli dei- disse sempre con quel falso tono lamentoso del
precedente discorso con il suo servo -già, sarà la lontananza, sia quello che
sia…però…quel viso mi ha ispirato e mi fatto venire proprio una bella idea-
Ormai Jiroshin
non osava più fare domande alla sua padrona, non avrebbe voluto neanche
chiedersi che cosa stesse architettando. E su chi soprattutto. Anche se aveva un
sospetto piuttosto insistente. No. Certo che no, Kanzeon Bosatsu non
avrebbe potuto avere ancora a che fare con…e poi in che modo? Che aveva intenzione di fare?
- Vedremo
che cosa si può fare. - Concluse Kanzeon. – Jiroshin! - Esclamò
–avrò bisogno del tuo aiuto. -
- Del mio
aiuto?- rispose il vecchio, che già si illudeva di
poter sfuggire alle sue grinfie.
- Esattamente
– Gli rispose la divinità.
- Ma io non ho neanche idea di che cosa volete fare, prima
spiegatemi che cosa avete in mente. - Replicò Jiroshin, che
ora, cambiando idea voleva vederci più chiaro.
- Ogni cosa
a suo tempo, Jiroshin, ogni cosa a suo tempo.- Disse
la dea quasi infastidita del fatto che il suo servo pretendesse di sapere. - Lo
vedrai tu stesso…ma non ora. Per il momento - riprese - Avrei bisogno di una cosa. Ascoltami
attentamente. -
- Ditemi- disse rassegnato con tono di sottomissione.
- Bene!- esclamò
- Così mi piaci.- E iniziò a spiegargli per filo e per segno che cosa avrebbe
dovuto fare.
FINE SECONDO
CAPITOLO
Bene bene,
così anche il secondo capitolo è finito. Nonostante qualcuno mi abbia
giustamente fatto notare che il primo era un po’ troppo lungo,e
che io stessa volessi fare capitoli più brevi questo è più corto solo di tre
pagine: la mia scelta è motivata da 3 validi motivi: 1 che in questo modo la
storia va avanti senza inutili interruzioni, 2 che altrimenti farei il doppio
di capitoli di una storia che già di per se prevedo abbastanza lunga e 3 sinceramente
di modificare il capitolo precedente non se ne parla. Sono un po’ cocciuta,
vabbè spero che mi perdonerete! E che apprezzerete comunque
questo capitolo. Non pretendo molto,ma almeno che la
scena tragica di Goku non vi abbia fatto ridere, chiariamo. Comunque,
parlando d’altro, sinceramente non mi aspettavo di scrivere ancora il secondo,
come non mi aspettavo di scrivere il primo capitolo qualche settimana fa (oh, è
passato già un mese!) (2 parentesi: in che mani siete capitati!). Del grande ritardo con cui scrivo rispetto a tanti altri autori
me ne rendo perfettamente conto, altro motivo per cui dovrete proprio
perdonarmi! Diciamolo pure, non sono una di quelle
autrici che scrivono le cose e quasi subito vengono bene o gli viene
l’ispirazione immediatamente, al contrario. Anzi, scrivere questa fanfic, per
me la prima, non mi fa certo sentire una autrice nel
vero senso della parola. Per non parlare di impegni
vari, e di certe persone tipo una mia amica, che (ahimè!)
odia i manga. Comunque sono riuscita ad andare avanti,
e se ce l’ho fatta e soprattutto grazie a voi e ai vostri commenti. Già, perché se ce una cosa
che ho capito è che puoi avere un progetto e volerlo mandare avanti a tutti i
costi, ma senza il sostegno di altri ben difficilmente ci arrivi, o almeno per
me è così. Perciò non dirò come nel primo capitolo “se
volete mandare commenti ecc…” ma dico: commentate,
commentate e COMMENTATE, per e- mail (vedi 1 capitolo), fermoposta o recensione
non importa, anche se solo con un commento breve, giusto per farmi sapere se la
fanfic vi piace oppure no, se la trama è o non è sviluppata bene, dato che
ormai penso che tutti abbiano capito cosa succederà. Già, sono troppo spoiler, è più forte di me!
Con questo ringrazio Miku, come sempre la prima a leggere, commentare e a farmi
notare qualche “piccolo” errore grammaticale o problema tecnico. Poi Kakashi, che ha commentato per e-mail, Kiana
e Kiaraki per fermo posta, Hisoka,
Kairi84, Selak e Sesshomaru14 che hanno recensito e
infine, ma non meno importante Ruki, che ha
commentato a voce e recensito. Non mi aspettavo di ricevere così tanti
commenti, vi ringrazio davvero, e ringrazio anche coloro che
hanno letto senza commentare!
Ora mi rendo davvero conto che sto
scrivendo un commento un po’ troppo lungo, qui finisce che occupo una pagina
solo per questo! Meglio che concludo. Ciao, e come
sempre al prossimo capitolo!!