Stella
era sdraiata su un prato verde.
Stella
aveva sedici anni e non era una ragazza.
Non
lo era mai stata e di sicuro non lo sarebbe diventata.
Stella
non era mai stata neanche una bimba.
Stella
non aveva guardato le stelle e sognato un principe azzurro su un
cavallo bianco.
Stella
non era mai stata chiamata “principessa”.
Stella
era su quel prato verde a guardare il sole che la faceva brillare.
Stella
sognava perché era l'unica cosa che le era rimasta.
Stella
voleva sognare perché in fondo, anche il suo piccolo cuore
pensava
che per lei c'era qualcosa di più di quel prato verde, di
quella
casa che chiamava inferno e di quel padre che veniva
definito “orco” da lei e dal suo fratellino Marco.
Stella
pesava settantacinque kg.
Stella
non era molto alta.
Stella
non aveva un bel fisico eppure Stella aveva un amica.
L'amica
di Stella era Soline.
Stella
guardava.
Il
prato verde, le rose bianche, le farfalle, le coccinelle, il
ruscello.
Stella
guardava e non avrebbe mai smesso.
Stella
giocava con il portachiavi a forma di stella che le aveva regalato
Soline.
Stella
ci giocava e pensava a quelle parole.
Quelle
che le aveva detto Soline il giorno del suo compleanno.
"Ehi
Ste.. ricordati che un giorno tu brillerai nella notte ed io ti
guarderò da quaggiù e penserò a quanto
mi hai dato. Ricorderò cosa
eravamo, ricorderò noi. Perché io sono certa che
tu brillerai.. Lo
pensava anche la tua vera mamma che ti ha donato un nome
così
meraviglioso e pienamente adatto a te. Brillerai Stella, lontano da
quella casa e da quello stronzo che non è degno di essere
chiamato
padre."
E
Stella ricordava quello che le aveva risposto.
"Grazie
e.. ti voglio bene Sol." E ricordava quell'abbraccio cosi
lungo e
immensamente caldo.