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Autore: A_Typing_Heart    15/04/2017    1 recensioni
Tsunayoshi, Hayato e Mukuro sono tre persone del tutto diverse. Uno impacciato nella sua stessa vita, un altro un piccolo genio stordito dalla perdita di una persona cara, l'altro convinto di avere tutto quello che è desiderabile dall'esistenza; eppure senza saperlo sono tutti spinti sull'orlo del baratro dallo stesso demone chiamato Dipendenza. In un solo giorno il destino li pone di fronte a una scelta: esorcizzare il mostro o morire.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Byakuran, Enma Kozato, Hayato Gokudera, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il lavoro e la terapia andarono di pari passo e di pari intensità per alcuni giorni, sfibrando Tsunayoshi in particolare fino all'osso. Lui era abituato ancora meno degli altri due ai lavori manuali e alle pulizie, che non poteva annoverare nel suo personale curricululm, e si riduceva ad addormentarsi stremato dopo una doccia veloce subito dopo la cena. Tuttavia, quando suonò la sveglietta di Tsunayoshi quel mattino, la spense immediatamente. La notte era passata quasi del tutto insonne, nonostante fosse distrutto per il lavoro del giorno precedente, preso com'era ad altalenare momenti di profondo sconforto per la solitudine dei suoi primi giorni di comunità a picchi di emozioni sconosciute se ripensava al ragazzo chiamato Enma. Dopo quella prima mattina non lo aveva più visto, e quasi era arrivato a pensare di averlo immaginato. 
Era così stanco che avrebbe voluto dormire per giorni, ma il pensiero che potesse essere il giorno buono per rivederlo in cortile bastò a farlo alzare subito. Indossò una tuta grigia e azzurra e aprì la porta sperando di essere il primo ad andare in bagno.
Restò basito nel vedere che sia Gokudera che Mukuro erano svegli, nel corridoio. Mukuro era appena uscito dalla sua stanza, con in mano quello che aveva tutta l'aria di un secchiello per il ghiaccio, forse sgraffignato dalle forniture del bar della sala ricevimenti, e lo teneva con attenzione perchè era ricolmo di acqua e ghiaccio. Dall'altro lato della porta di Tsunayoshi, Gokudera era a metà strada verso la stanza di Mukuro e portava con sé un enorme secchio che il ragazzo riconobbe come uno di quelli che venivano usati lì per raccogliere acqua piovana per l'orto. I due si erano appena visti e le loro intenzioni reciproche non potevano essere più ovvie.
Tsunayoshi indietreggiò per togliersi dalla linea di fuoco, o per meglio dire d'acqua, nel momento in cui Hayato scagliò tutto il contenuto del suo secchio contro Mukuro, che però lo schivò agilmente bagnandosi solo una gamba. Scivolando un poco si lanciò subito al contrattacco e col suo secchiello di acqua e ghiaccio colpì Hayato in piena faccia, inzuppandolo fino alla vita.
-Cazzo... merda, Mukuro! Questa me la paghi, te lo giuro!-
Mukuro, dal canto suo, stava ridendo di gusto. Tsunayoshi si affacciò circospetto, controllando i danni sul pavimento e gli schizzi sui muri. Elena non sarebbe stata affatto contenta...
-La prossima volta porto due secchi, ti ci affogo nell'acqua!-
-Oh, povero Hayato chan... non te l'ha detto nessuno?- lo schernì Mukuro con una vocetta che andava molto vicina a quella che usava per interpretare Romi. -Le dimensioni contano, ma conta di più come le gestisci!-
La vaga allusione parve non piacere affatto a Gokudera, che sollevò il secchio vuoto come per lanciarlo, ma un inconfondibile rumore di tacchi sulle scale annunciò l'arrivo di Elena. I due impallidirono e si affrettarono a cercare di occultare le prove, anche se umanamente nessuno avrebbe potuto. Mukuro prese un epico scivolone sul bagnato, ma si rialzò come un fulmine per scomparire nella propria stanza. Tsunayoshi si dileguò in bagno e fu da lì che qualche istante dopo potè sentire per intero l'invettiva della coordinatrice che sì, apprezzava i rinnovati energie ed entusiasmo dei due, ma avrebbe gradito l'osservanza delle regole e più maturità da parte di entrambi.
Durante la frettolosa colazione i due mangiarono in preda alla mestizia e solo una volta Tsunayoshi li colse a guardarsi, ma non nello stesso momento. Qualcosa colpì il ragazzo nel momento in cui vide gli occhi verdi di Hayato posarsi su Mukuro e poi volgersi verso il cielo azzurro acquoso. Non seppe spiegare cosa fosse, eppure sentiva qualcosa che non tornava, e la sensazione si acuì quando vide lo sguardo di Mukuro verso Gokudera. Era lui a essere in malafede? Era lui a vedere cose che non esistevano perchè aveva anche passato una nottata di scarso riposo, o Mukuro gli era sembrato alla spasmodica ricerca di un segno di pace da Gokudera? Un segno di pace, oppure di un cenno di intesa? Oppure, che altro?

Poco dopo Tsunayoshi si diresse ai fili del bucato, con ceste enormi di panni da stendere: erano stati lavati anche tovaglie, asciugamani e tende e aveva dovuto fare più viaggi per portare tutte le ceste fuori. Non ebbe aiuto dagli altri ospiti della struttura, che avevano altri compiti, e Mukuro e Gokudera erano impegnati nell'orto. Prima di iniziare il suo faticoso lavoro, gettò loro un'occhiata furtiva e vide che al contrario degli altri giorni stavano vicini, erano uno di fronte all'altro, separati da una lunga fila di ortaggi da raccogliere, e chiacchieravano a voce così bassa da non poter sentire una sola sillaba dal punto in cui si trovava.
Inferocito per quell'atteggiamento, Tsunayoshi voltò loro le spalle e cominciò a stendere i panni. Invece di calmarsi, restare lì a lavorare da solo rimuginando lo rendeva sempre più irritato e di cattivo umore. Lo rattristava molto vedere che due persone tanto diverse, che non avevano fatto altro che litigare dal principio, fossero riuscite a legare mentre lui non era riuscito a fare niente. Pensava che Mukuro, che lo aveva aiutato in cella così amabilmente, sarebbe stato un porto sicuro, un conforto nelle avversità, e invece anche lui sembrava allontanarsi come capitava sempre con chiunque entrasse in contatto con Tsunayoshi. Che cosa aveva fatto di male per essere messo da parte? Aveva cercato di essere gentile, di essere amichevole, sfidando la sua paura degli altri, sforzandosi davvero tanto per cercare un contatto con le persone che di solito rifuggiva... almeno, quando usava la ketamina non sentiva l'indifferenza degli altri, non gli importava di essere sempre solo... 
Il vento mattutino portò fino a lui l'eco di una risata di Mukuro e quel suono lo affliggeva. Si rese conto che nei giorni trascorsi alla clinica Mukuro non aveva praticamente mai riso quando era da solo con lui. Non si divertiva a stare con lui, lo trovava noioso? Era un ragazzo pesante, la cui compagnia finiva per stancare? Possibile che fosse solo questo il banale, ovvio motivo per cui tutti lo abbandonavano e lo evitavano anche a scuola?
Il ragazzo si voltò a guardare l'orto, restando parzialmente nascosto dietro una tenda candida. Mukuro e Hayato stavano parlando di qualcosa, molto vicini uno all'altro, finchè Mukuro non si accorse che Tsunayoshi li stava guardando. Disse una parola o qualcosa di molto breve all'altro, poi si alzò e si allontanò con una cassetta di ortaggi. Il ragazzo era decisamente infastidito... stavano forse parlando di lui e pensavano che si fosse messo a guardare perchè riusciva a sentirli? Avevano smesso per questo motivo?
-Ciao, Tsunayoshi.-
Tsunayoshi sobbalzò per lo spavento, inciampò nel cesto indietreggiando e cadde gambe all'aria sul prato. Per qualche istante si agitò come una cimice rovesciata, tentando goffamente di rialzarsi, mentre una voce vagamente familiare rideva.
-Oh, perdonami... ti spavento ogni volta...-
Tsunayoshi alzò la testa di scatto e vide Enma, in piedi lì accanto, che gli sorrideva. Indossava dei pantaloni sportivi blu scuro, scarpe da tennis e una camicia a maniche corte, bianche. Sembrava più magro e più alto della prima volta che l'aveva visto, o forse non lo aveva notato. Si accorse che non aveva attrezzi, né cesti o borse. 
-Enma... cosa...?-
-Mi dispiace... volevo venire a salutarti...-
Enma allungò la mano e lo aiutò ancora una volta ad alzarsi, ma questa volta Tsunayoshi sentì il respiro quasi spezzato quando gli prese la mano. Faceva quasi male il petto, ma si chiese se non fosse stata la caduta...
-Ti sei fatto male?-
-No... sto... bene...- disse Tsuna, spolverandosi la tuta. -Ma dove... dove ti sei nascosto in questi giorni?-
-Non mi sono mica nascosto.- rispose l'altro, divertito.
-Ma io non ti ho visto più...-
-Mi hai cercato?-
-Sì! ... Beh... qui fuori... voglio dire, nell'orto, nella serra... anche al pollaio...-
Enma lo guardò con aria vagamente stupita, ma in particolare sembrava lusingato. Gli fece un sorriso un po' più incerto e a Tsunayoshi parve di notare un colorito un po' più roseo nella zona delle sue gote e delle sue orecchie. Lo aveva fatto arrossire?
-Sono stato ammalato... ho preso un po' di febbre e sono rimasto a letto qualche giorno... poi mi hanno lasciato fare qualche lavoro al coperto, finchè non mi sono ripreso...-
-E ora stai bene?-
Enma aiutò Tsunayoshi a stendere un largo lenzuolo che faticava a maneggiare senza farlo strisciare a terra.
-Certo che sì... sono in piena forma adesso... grazie per la tua preoccupazione.-
Tsunayoshi era così sollevato da quelle notizie che sospirò vistosamente prima di pensare che da lì poteva essere udito benissimo. Enma infatti lo guardò con curiosità, inclinando un po' la testa da un lato.
-Cosa?-
-Oh... no... niente...-
-Ti sto annoiando?-
-No! No, certo che no, Enma... no... sono... sono solo contento di averti rivisto, io... stavo... iniziando a credere di averti sognato, quella mattina.-
-Sognare me?- rise lui, anche se sembrava imbarazzato. Imbarazzato, ma non a disagio.
-Beh... mi è successo ancora...-
-Di sognare di vedere persone e scoprire che non esistevano?-
-No... in questi giorni mi è successo di sognare te...-
Enma si bloccò mentre prendeva una tenda dal cesto e lo guardò come se avesse annunciato di vedere unicorni piovere dal cielo. Fu Tsunayoshi stavolta ad arrossire e si maledisse in silenzio per aver avuto l'ardire di rivelare un dettaglio così intimo. Si concentrò su una molletta come se volesse cercare di aggiustarla, anche se era del tutto sana.
-... A me non è successo.-
Anche se Tsunayoshi non aveva nutrito la minima speranza che la sua pallida infatuazione per il ragazzo dai capelli rossi fosse ricambiata, il tono definitivo con cui lo disse lo fece sentire mortificato. Si pentì profondamente di avergli confessato l'oggetto dei suoi sogni, ma poi Enma cercò proprio la molletta che teneva in mano, anzichè prenderne una dal filo.
-Io non ricordo mai che cosa sogno di notte... ma posso dirti che ti ho pensato mentre ero sveglio.-
Il suo cuore mancò un colpo e il suo petto fu invaso da un bizzarro solletichìo, come se avesse stappato una bibita gassata agitata nel proprio stomaco. La sensazione era così intensa che istintivamente si portò le mani al petto.
-Davvero?- domandò con un filo di voce.
-Sì... tu mi piaci, Tsunayoshi... i tuoi occhi mi hanno parlato di una persona meravigliosa.-
Enma sorrise, un po' in imbarazzo, forse convinto di aver parlato troppo, o di aver esagerato, considerando che quello era il loro secondo incontro e pressappoco la loro prima conversazione. Tornò a preoccuparsi delle tende, e Tsunayoshi non disse niente, per timore di sciupare quel momento. Si chiedeva se davvero i suoi occhi potessero dire di lui qualcosa di tanto bello, perchè lui non si sentiva meraviglioso, né interessante sotto qualsiasi profilo... ma come gli aveva detto il terapeuta, la sua mente tendeva a ingigantire qualsiasi cosa, a trasformarla in qualcosa di spaventoso e a trasfigurarla quasi sempre in una sua mancanza. Il fatto che lui tendesse a non vedere del buono in se stesso non significava necessariamente che non ci fosse nulla di prezioso, di speciale, di unico... e nonostante lo avesse visto spaventarsi e cadere goffamente in entrambe le occasioni in cui si erano incontrati, Enma sembrava vedere qualcosa di speciale...
Restarono insieme ancora per quasi un'ora, prendendosela molto comoda nello stendere le montagne di panni, e al riparo di quelli trovarono qualche argomento di cui parlare. Era facile parlare con lui, quanto lo era stato parlare con Mukuro in cella quella notte di detenzione; sentiva di avere qualcosa in comune con quel ragazzo che più volte colse ogni occasione o scusa per toccargli la mano, o almeno così gli era sembrato.
Quando Enma si congedò per tornare ai suoi doveri in cucina Tsunayoshi lo salutò con allegria, anche se guardarlo allontanarsi fu doloroso. Non appartenendo alla sua stessa struttura e al suo programma non sapeva dire quando lo avrebbe potuto vedere di nuovo, non sapeva nemmeno se gli fosse effettivamente permesso di incontrarlo. Punzecchiato da questi pensieri, tornò a controllare l'orto e si accorse che c'erano le piante, c'erano due cassette, c'erano attrezzi a terra... ma di Mukuro e Gokudera non c'era neanche l'ombra.
   
 
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