Voglio restare solo
Sto camminando.
Anzi più
precisamente, sto vagando senza una meta. È tardi ma non ho idea di che ore
siano… i corridoi del castello sono bui, ma non me ne rendo conto.
Non so da quanto
tempo sono in giro. Forse i miei amici saranno preoccupati, non vedendomi
ritornare. Non ho voglia però di rinchiudermi in stanza.
Voglio restare
solo.
A pensare…
La mia vita è un
inferno. Non ce la faccio più, va tutto storto. I miei voti sono calati
paurosamente durante quest’anno scolastico, e sebbene prima non fossi una cima,
ora mi ritrovo tra i peggiori della classe. Non ho voglia di studiare e non
servono i continui richiami di Hermione, le continue punizioni degli insegnanti
e i pessimi voti che mi ritrovo.
Ad un tratto
sbatto contro qualcuno, ma non ho voglia di un contatto umano. Senza alzare gli
occhi biascico un “scusa” e mi allontano. Non so chi sia ma non mi importa.
Sento il suo sguardo sulla nuca ma non mi volto.
Voglio rimanere
solo.
Neanche il tempo
di girare l’angolo e ricomincio a pensare…
Gli insegnanti
sono preoccupati, non capiscono che cosa mi stia succedendo. Solo Silente sta
cercando veramente di aiutarmi, ma sono io che non accetto il suo aiuto, che
non lo ascolto, che non mi faccio trovare, che rimango in silenzio quando sono
con lui…
Provo quasi una
certa soddisfazione a farlo soffrire, mi rendo conto che ci rimane male, che si
sente impotente, ma non voglio l’aiuto di nessuno, voglio compiangermi, voglio
sentirmi in colpa.
I miei occhi
diventano ad un tratto lucidi pensando a Sirius. Era quasi un padre per me.
Non voglio
piangere in mezzo a un corridoio, dove tutti potrebbero vedermi soprattutto
lui.
Entro nella prima
porta che trovo. Vagamente mi accorgo di essere nell’aula di trasfigurazione,
ovviamente vuota a quest’ora. Mi siedo sotto la finestra con la lieve luce
della luna che mi illumina il volto. È piena e inevitabilmente ripenso a Remus…
e a Sirius.
Ricomincio a
piangere questa volta senza freni.
Sento una porta
che si apre e si chiude, ma non mi preoccupo, penso di essermelo immaginato.
Continuo a
piangere senza un ritegno, la testa appoggiata alle ginocchia, la
consapevolezza che sto cadendo senza paracadute in un baratro senza fondo,
neanche volare mi distrae più, è come se tutto mi fosse indifferente, o, meglio,
non ho la forza per cambiare le cose, anche se in fondo vorrei tornare l’Harry
di un tempo…
Quel ragazzo che
era quasi spensierato, era un ragazzo quasi normale. Certo anche quel ragazzo
ha avuto i suoi momenti difficili, ma era felice, un sentimento che ormai non
provava più da tempo.
Ecco,
inevitabilmente il mio pensiero è rivolto verso il “mio” angelo, la “mia”
nemesi.
Pensando
a lui, mi metto a piangere ancora più forte.
L’idea di un suo
rifiuto, di un mio amore non corrisposto mi atterisce. Propabilmente è per
questo che non gli ho mai confidato quello che provo per lui. Prerisco sperare
che un giorno egli faccia la prima mossa, anche se sono giunto a un punto, e
solamente adesso me ne rendo conto, di non sopportare più questa situazione. Lo
evito come se avesse la peste ed egli in compenso non mi prende più in giro.
Forse ha capito che sono già depresso così senza le sue battutine…
Sento
un fruscio che si avvicina. “allora c’è qualcuno” mi ritrovo a pensare.
È
strano non sono preoccupato del fatto che potrebbe essere un serpeverde in vena
di scherzi, ma la mia paura è che questa persona ha assistito allo sfogo e
adesso mi considererà un debole.
E
IO NON VOGLIO ESSERE CONSIDERATO UN DEBOLE!!!
Sento
due braccia forti che mi prendono e mi tirano su. Il movimento è deciso ma al
tempo stesso delicato. Non so ancora chi sia perché non ho il coraggio di
alzare la faccia. Gli occhi gonfi e arrossati non mi infondono certo nuovo
coraggio.
Improvvisamente
mi arriva uno schiaffo fortissimo sulla guancia. Non so perché ma mi sarei
aspettato un qualcosa di più dolce dopo quella presa così delicata e sicura.
Alzo
meravigliato gli occhi ma vengono incatenati dai suoi di color grigio. Sono gli
occhi del mio angelo, non posso sbagliare, li riconoscerei tra miglioni. Il suo
sguardo non è come mi aspettavo divertito e derisorio, ma al contrario triste e
dispiaciuto. Potrei dire quasi arrabbiato.
Distolgo
malvolentieri lo sguardo e fisso un punto indefinito del pavimento.
“sei
contento ora? Mi hai dato una sberla e io non ho reagito, mi hai visto piangere
come un bambino, come mai non sei già nel dormitoio Serpeverde a sbeffeggiarti
di me?” gli chiesi senza voler veremente sentire la risposta, non voglio essere
ferito ancora, non un’altra volta.
“piantala” la sua
risposta mi sorprende “piantala di commiserarti, di sentirti in colpa, si può
sapere cos’hai? La persona che io conoscevo era diversa da questa. Voleva
vivere!!”
Non gli rispondo.
Abbasso, se possibile, ancora di più gli occhi.
Un pugno mi
colpisce in pieno stomaco, barcollo ma riesco a non cadere.
Avrei tanto
voluto sentire le sue braccia forti che mi abbracciavano. Ma non ho la forza di
lottare e confessare i miei sentimenti, neanche ora che ho scoperto che Draco
si preoccupa per me.
Mi sto per mettere
a piangere nuovamente. Ma cos’è un vizio?
La mano di Draco
asciuga le lacrime che hanno iniziato a scorrere sulle mie guance, e il suo
tocco leggero mi fa provare alcuni brividi sulla schiena. Non so se lui se ne
sia accorto.
Alzo gli occhi e
mi accorgo che i nostri visi sono vicini, troppo vicini. Mi allontano di colpo
e mentalmente mi do dell’idiota.
Sussurro un
“vattene” ma il mio angelo non si muove.
“me ne andrò solo
dopo che tu mi avrai raccontato che hai” non urla, il tono è basso ma io
capisco che non sta scherzando.
“allora me ne vado
io” affermo in maniera quasi isterica e mi avvicino alla porta.
“è chiusa” lo vedo
ghignare “e non puoi aprirla” così dicendo mi fa vedere la mia bacchetta.
Non ho neanche
la forza di reagire. Mi accascio al suolo e guardo un punto fisso davanti a me.
Incomincio a racconare della morte di Sirius, di come io mi senta in colpa, di
come i miei amici e i professori non sanno più come aiutarmi, di come non mi
interessi più niente, neanche il Quidditch (e qui lo sento sospirare), del mio
amore per una persona che mi odia…
Non so quanto
tempo sia passato da quando io abbia iniziato a parlare, ma adesso mi sento
molto meglio e sono quasi arrabbiato con Malfoy che mi ha costretto a
confidarmi con lui.
“ora parlami di
te. Perché non mi prendi in giro? Neanche tu sei il Draco di una volta” il
Draco di cui mi ero innamorato, ma questo evito di diglielo…
Anche lui inizia a
raccontare:
di quest’estate in
cui è scappato di casa,
di come non
sopporti più il padre,
di come sua mamma
non si sia mai curata di lui,
di suo padre lo ha
rinnegato (e qui ebbi un sussulto, non ne sapevo nulla),
di come non abbia
mai voluto diventare un Mangiamorte,
e per finire del
suo amore segreto per una persona.
Alla fine stava
piangendo pure lui. Asciugo le sue lacrime utilizzando lo stesso gesto che mi
aveva fatto lui prima. Siamo vicinissimi un’altra volta ma lui questa volta non
si ritrae.
Anzi si avvicina
ancora di più, appoggia le sue bellissime labbra sulle mie il un bacio molto
casto sussurra a fior di labbra un “sei tu la persona che amo, adesso puoi
prendermi per il culo fin che vuoi” e scappa.
Rimango un
attimo sorpreso, ma immediatamente decido di rincorrerlo. Non so perché ma
sento che siamo fatti per stare insieme, non mi sono mia sentito così sicuro di
qualcosa. Voglio urlagli che lo amo anch’io, che non posso più stare senza di
lui, che è la mia vita. Non sono mai stato felice come lo sono adesso, mentre
lo sto rincorrendo, lui è davanti di me di circa 20 metri, riesco a vederlo, lo
riconoscerei tra mille.
“DRACO TI AMO ANCH’IO!!!” urlo.
Tu sarai il mio
paracadute che mi impedirà di cadere, mi farai tornare il ragazzo di un tempo,
ne sono sicuro, sono sicuro che non mi considererai mai un debole, che mi farai
tornare la gioia di vivere, di studiare, di volare, di litigare, di amare. Con
te supererò il dolore ne sono sicuro.
Fine
Non
so come sia venuta… è la prima Harry/Draco che scrivo quindi mi lasciate un
commentino vero? Anche negativo non c’è problema.
__ROBY__
p.s.
ringrazio tutte le persone che hanno commentato “premonizioni…”