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Autore: _ A r i a    15/04/2017    2 recensioni
[IwaOi | 2287 words | War of the Roses!AU]
Avrebbe dovuto fidarsi di lui, lo sapeva bene; d’altronde, si conoscevano fin da quando erano piccolissimi, erano cresciuti insieme nonostante le asperità di quella guerra aumentassero anno dopo anno, proprio come la loro età. Era impossibile negare che ci fossero state numerose difficoltà nello stringere quel rapporto in un clima di tensione che aveva sempre caratterizzato le loro vite e che chissà per quanto ancora si sarebbe protratto. Tuttavia, negli anni si erano continuamente impegnati affinché nessuno lo venisse a scoprire. D’altronde, chissà cosa avrebbero potuto pensare i membri delle loro famiglie, se avessero saputo che da lungo tempo un Lancaster e uno York avevano stretto una forte amicizia.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nuvola di edera

La luna splendeva placida nel cielo, come a volersi prendere beffa di quei pensieri, pesanti come macigni, che gravano su di lui.
La mia mente è piena di scorpioni.
Iwaizumi era seduto sull’ultimo gradino delle imponenti scale granitiche che conducevano all’ingresso della sua fortezza, un ginocchio piegato e il gomito puntellato su di esso, la guancia e il volto tutto premuto contro il palmo disteso della mano. Nonostante gli eventi degli ultimi giorni lo avessero stancato a dismisura, troppe preoccupazioni lo tormentavano, così da togliergli il riposo.
La guerra non stava volgendo in favore della sua casata, quella degli York, affatto; anzi, in seguito all’immane  spargimento di sangue avvenuto nella battaglia di pochi giorni prima, sia per la sua famiglia che per quella dei Lancaster, il numero delle vittime aveva ormai toccato livelli desolanti.
Iwaizumi si chiedeva spesso se tutto ciò fosse davvero necessario: certo, la successione al trono d’Inghilterra era importante e fondamentale sia per l’una che per l’altra famiglia, considerando che solo per mezzo di essa chi ne fosse uscito vincitore si sarebbe assicurato gloria e prestigio illimitati, tuttavia il giovane duca di York non riusciva a fare a meno di chiedersi se davvero quello fosse l’unico modo per risolvere la faccenda.
Il giovane si passò una mano davanti al volto, come a voler scacciare quei suoi ultimi pensieri: sapeva bene quale fosse il pensiero di entrambe le casate in merito, sarebbe stato fin troppo idealista – e forse eccessivamente poco virile – immaginare che il conflitto potesse risolversi in maniera diversa che con la violenza; Iwaizumi non l’avrebbe mai ammesso di sua spontanea volontà ma, molto probabilmente, se ragionava così era perché conosceva fin troppo bene uno degli uomini schierati tra le forze dell’esercito nemico.
Un fruscio di foglie improvviso, alla sua destra. Hajime ruotò la testa di scatto, alla ricerca della fonte di quel rumore.
Si diede mentalmente dello stupido, per aver abbassato la guardia al punto di non aver portato con sé nemmeno la sua fedele spada, così da potersi proteggere, qualora ce ne fosse stato bisogno. Forse non immaginava che i Lancaster fossero così vili da tentare un’imboscata nel cuore della notte, mentre tutti – o quasi – riposavano. Si rimproverò per aver sottovalutato a tal punto i loro nemici e per non essersene rimasto nella sua camera, anziché scendere in giardino: d’altronde, nonostante non riuscisse a prendere sonno, avrebbe potuto continuare tranquillamente a lasciarsi affogare dai suoi mille pensieri anche nella sua stanza.
La cosa paradossale era che spesso i soldati dell’esercito di York finivano per lodarlo per la sua proverbiale azione in campo, durante le battaglie: oltre alla sua rinomata abilità nel maneggiare le armi bianche, spesso Iwaizumi veniva ricordato anche per la sua intolleranza verso nemici.
Ahh, se solo avessero saputo…
Con un ultimo sussulto, le fronde dell’edera rampicante, che avvolgeva per intero una delle pareti più defilate delle lunghe cinta murarie che circondavano le fortezza, smisero di tremare, lasciando che il corpo di un giovane uomo emergesse oltre di esse.
Hajime per un momento fissò il nuovo arrivato con uno sguardo pieno di diffidenza: c’era solo un’altra persona, oltre al duca, a conoscenza di quella fenditura nascosta tra le mura, tuttavia il terrore che potesse averlo tradito era difficile da ignorare, soprattutto in quel periodo particolarmente difficile per la casata York.
Avrebbe dovuto fidarsi di lui, lo sapeva bene; d’altronde, si conoscevano fin da quando erano piccolissimi, erano cresciuti insieme nonostante le asperità di quella guerra aumentassero anno dopo anno, proprio come la loro età. Era impossibile negare che ci fossero state numerose difficoltà nello stringere quel rapporto in un clima di tensione che aveva sempre caratterizzato le loro vite e che chissà per quanto ancora si sarebbe protratto. Tuttavia, negli anni si erano continuamente impegnati affinché nessuno lo venisse a scoprire. D’altronde, chissà cosa avrebbero potuto pensare i membri delle loro famiglie, se avessero saputo che da lungo tempo un Lancaster e uno York avevano stretto una forte amicizia.
Oikawa Tooru era proprio lì, la schiena premuta contro quella nuvola di edera e il solito sorriso impertinente stampato sul volto – ohh, Iwaizumi avrebbe voluto così tanto cancellarglielo a suon di schiaffi.
«Ohh, buonasera, Hajime» lo aveva salutato il giovane principe della famiglia Lancaster «cos’è, non riesci a dormire? Beh, certo, gli eventi degli ultimi tempi contribuiranno sicuramente a toglierti il sonno—»
«Ti piacerebbe, Tooru» era stata la risposta di Iwaizumi, con quel tono sprezzante così tipico della sua voce «ahimé, mi duole informarti che non sei tu l’unica preoccupazione della mia esistenza.»
Il principe Lancaster aveva fatto svolazzare il suo mantello – rosso come il fuoco, la stessa identica tonalità di cremisi che caratterizzava la rosa simbolo della sua casata – mentre percorreva con delle ampie falcate il giardino,  calpestando l’erba sotto la suola dei suoi stivali.
Iwaizumi sapeva che avrebbe dovuto fermarlo, intimandogli di lasciare la fortezza, se necessario; tuttavia, sapeva perfettamente che non l’avrebbe mai fatto: d’altronde, conosceva fin troppo bene Oikawa, per cui riusciva già ad immaginare ogni singola mossa. Non stentava a figurarselo mentre proseguiva in avanti, nella sua direzione, con quelle movenze feline e predatorie che facevano crollare ogni singola dama del regno – sposata o meno che fosse – inevitabilmente ai suoi piedi. Tooru invece, dal canto suo, non aveva dubbi sul fatto che Hajime non avrebbe interrotto la sua avanzata: tra i due, era sicuramente il principe di Lancaster il migliore in quanto a strategie; certo, la forza fisica di Iwaizumi era innegabile, tuttavia – in campo come, più in generale, nella vita – era Oikawa quello sempre avvantaggiato, capace di anticipare tutte le mosse dei suoi avversari, così da riuscire ogni volta a vincerli.
Il ragazzo proseguì nel suo cammino, fino a quando giunse dinanzi al gradino su cui il suo amico era seduto; con un movimento elegante si lasciò cadere verso il basso, accomodandosi aggraziatamente accanto al duca di York. Sapeva che, dietro quell’apparente espressione imbronciata, si nascondeva un mondo di emozioni e pensieri che Oikawa non vedeva l’ora di andare a scandagliare.
«Dunque» riprese Tooru, stavolta più seriamente «se non è la guerra a turbarti, si può sapere cosa diavolo ti stia passando per la testa?»
Iwaizumi roteò lentamente gli occhi, infastidito da quella domanda. Non amava condividere i suoi pensieri con gli altri, o perlomeno non quel genere di pensieri, tuttavia era di Oikawa che si trattava, per cui forse, per una volta, avrebbe anche potuto fare uno strappo alla regola.
«Diciamo che la guerra è solo una della mie miei innumerevoli preoccupazioni» gli aveva spiegato Hajime, con un sospiro stanco «tutte queste morti, ad esempio: quand’è che si renderanno conto di quanto siano futili e dannose?»
Oikawa, dopo aver piegato le ginocchia, vi aveva poggiato sopra le braccia, lasciando affondare il mento nella stoffa morbida e azzurrina che rivestiva queste ultime. Ci pensava spesso anche lui, a tutte le vittime che quella lotta intestinale aveva mietuto: gente comune, schierata da una o dall'altra parte solo perché il padrone delle loro terre glielo aveva imposto. Chissà quante volte, dopo uno scontro, si era ritrovato ad attraversare a cavallo il campo di battaglia, incappando nel cadavere di qualcuno che aveva riconosciuto – magari era uno degli uomini che, un tempo, aveva lavorato presso il loro castello, portando litri di latte fresco appena munto presso le sue mucche; oppure uno degli stallieri, che presso la scuderia era solito occuparsi del benessere del suo fido destriero.
Per un momento, Tooru si vide costretto a chiudere gli occhi di scatto, perché troppo forti e dolorosi erano i ricordi che adesso tornavano prepotentemente a galla nella sua memoria, raffiguranti corpi esanime riversi a terra in posizioni innaturali, il sangue ancora fresco a ricoprire ogni lembo di quelle pelli macerate. Sapeva che Hajime aveva ragione, che tutta quella violenza non era certamente il modo migliore di risolvere il problema della successione, tuttavia era altrettanto consapevole di come la pensassero le loro rispettive famiglie.
Questo non significava però che la condividesse o che la sostenesse, ovviamente; al contrario, avrebbe preferito che la faccenda si risolvesse nella maniera più pacifica e serena possibile, nonostante la consapevolezza che, nella situazione in cui il conflitto tra le loro famiglie si trovava, questo fosse pressoché impossibile.
Il sangue era la via più facile e veloce di sistemare la rivalità tra i Lancaster e gli York, pur non essendo di certo la migliore.
Magari un patto, un accordo firmato da ambe le parti in campo avrebbe potuto appianare le divergenze… tuttavia, per quanto uno schieramento piuttosto che l’altro sarebbe riuscito a trattenersi dall’invadere i confini territoriali – o mentali – altrui, venendo meno alle parole sulla carta ed istigato una risposta violenta anche dalla parte opposta? Non molto, fu la risposta che si diede dopo non molti secondi Oikawa, nonostante i propri pensieri fossero permeati da una nota ben percepibile di delusione.
«Immagino mai» rispose amareggiato Tooru, dopo quell’attenta riflessione «finché tutti continueranno solo a voler tutelare i propri interessi e non al bene collettivo della popolazione, dubito che qualcosa possa cambiare.»
Iwaizumi si era limitato ad annuire cupamente; era ovviamente giunto alla stessa conclusione di Oikawa, non per questo trovando meno desolante quello scenario.
«Sai, stavo riflettendo anche sulla nostra amicizia» riprese poco dopo Hajime, senza attendere che Tooru gli chiedesse di continuare a parlargli dei suoi pensieri – d’altronde era già certo che l’avrebbe fatto.
Oikawa sembrò essere particolarmente incuriosito da quell’ultima frase, quasi più da tutti gli altri discorsi che avevano affrontato fino a quel momento, quella notte; molteplici volte si era domandato quale fosse l’opinione di Iwaizumi in merito a quel loro rapporto così poco convenzionale. Tooru, dal canto suo, non era mai riuscito a farsi un’idea chiara e precisa in merito. Era certo che, nel corso degli anni, il loro legame fosse andato sempre più intensificandosi, solo che, allo stato attuale, non avrebbe saputo come definirlo. La fase dell’amicizia l’avevano superata da un bel po’, tuttavia anche cercare di definire la loro relazione come qualcosa di più gli sembrava eccessivo, affrettato. Inoltre, la paura che qualcuno della loro famiglia potesse equivocare tutto lo torturava, come braci che lentamente ardevano sotto di lui, lingue di fuoco a dilaniato le sue membra.
«Ah, sì?» aveva commentato Oikawa, decidendo di procedere con la dovuta cautela «e, se posso chiedertelo, come mai ti sei avventurano in una riflessione del genere? Che c’è, forse cominci a credere che frequentarsi sia troppo rischioso?»
«No, affatto» era stata la pacata replica di Iwaizumi, che percependo il consueto tono sarcastico nella voce di Tooru non aveva minimamente battuto ciglio «valutato piuttosto quanto sia ancor più mortificante tutto questo continuo lottare, visto che dall’altra parte c’è una persona a cui tengo così tanto.»
A quelle parole, Oikawa era rimasto ancor più interdetto: non era tanto l’idea di condividere uno stesso pensiero con Iwaizumi, quello succedeva continuamente e ormai aveva finito per farci l’abitudine, quanto piuttosto che non fosse l’unico a preoccuparsi per l’altro, in quella sanguinosa guerra. Forse avrebbe dovuto immaginarselo prima, tuttavia il pensiero che Iwaizumi potesse preoccuparsi a tal punto di lui gli era sempre sembrato ridicolo, a tratti perfino egoista, da parte sua. Ora che invece ne aveva avuto la conferma, non riusciva – almeno in parte – a non sentirsi un po’ smarrito. Era strano realizzare che non fosse l’unico a provare qualcosa di più che una semplice amicizia per quel ragazzo, appartenente alla famiglia avversaria alla sua, che conosceva praticamente da tutta la vita – ed era evidente che fosse così, d’altronde chi altri si preoccuperebbe per la vita di un altro, quando si è solo amici?
Oikawa aveva sorriso, chiudendo gli occhi ed incassando lievemente la testa nelle spalle; ora aveva così tante notizie da assimilare, per cui forse avrebbe fatto meglio ad andarsene di lì – dubitava infatti che la presenza di Iwaizumi, specialmente dopo quello che gli aveva appena detto, lo avrebbe aiutato a riflettere. Inoltre il rischio che, da un momento all’altro, potesse arrivare qualcuno che li scoprisse – una guardia durante la ronda, una donna della servitù allertata da quel continuo vociare – non faceva altro che convincerlo ancor di più che fosse giunto il momento di tagliare la corda.
«Beh, adesso sarà meglio che io me ne torni nella mia dimora» aveva ammesso infatti, tenendo sollevato sullo scalino il peso del busto con le braccia e dondolandosi appena sul posto «sai com’è, non vorrei che qualcuno si accorgesse della mia assenza.»
«Oh, certo, capisco» aveva convenuto Iwaizumi, mentre cominciava ad alzarsi.
Peccato che, nello stesso momento, anche Oikawa avesse iniziato a mettersi in piedi, così che, mentre continuava a sistemarsi nuovamente in posizione eretta, fosse arrivato all’altezza del volto di Hajime, più basso di lui di qualche centimetro, sfiorandogli involontariamente le labbra con le proprie.
Era stato un contatto leggero, inaspettato – e soprattutto decisamente involontario – simile a petali di rosa che s’incontrano, umidi di rugiada, allo schiudersi mattutino del fiore tanto pregiato – che, guarda caso, era proprio lo stemma delle due casate, rosso per i Lancaster, bianco per gli York.
Iwaizumi aveva corrucciato l’espressione, in un singulto di sorpresa, mentre Oikawa si era limitato a sorridere appena, decisamente appagato da quella singolare coincidenza.
Allo stesso tempo, era stato proprio Oikawa il primo ad allontanarsi, per paura di una piuttosto prevedibile reazione da parte di Iwaizumi. Il che non gli impediva certo di continuare ad infastidire l’altro ragazzo, ovviamente.
«Oh, beh» aveva commentato, infatti «c’è da dire però che baci bene, Hajime.»
«Sta’ zitto, Oikawa» lo aveva ripreso Iwaizumi, più immusonito del solito, mentre accompagnava le sue parole con un lieve schiaffo dietro la nuca dell’altro.
Tooru si era limitato ad alzare le spalle, senza perdere quel sorriso perennemente canzonatorio.
Il duca di York aveva continuato a lanciare sguardi torvi al principe dei Lancaster, mentre osservava quest’ultimo arretrare senza voltarsi lungo il giardino, gli occhi socchiusi in un’espressione ilare su quel volto dove il sorriso non voleva proprio saperne di scomparire.
«Allora a presto» l’aveva salutato Oikawa, mentre continuava a ridere, senza riuscire a smettere.
Prima che Iwaizumi potesse ricambiare, l’altro era già scomparso, mentre la cascata di edera tornava ad investire le sue spalle.


 O T E S 

Aiuto, sono imbarazzatissima nel presentarmi qui, ahah—
Ehm, buonasera. Scusate l’inizio abbastanza penoso ma, sapete, quanto a presentazioni lascio sempre abbastanza a desiderare. Ad ogni modo, come penso che si sia già largamente potuto intuire, questa è la mia prima storia nel fandom di Haikyuu!!, tra l’altro arrivo qui in seguito ad una serie di circostanze piuttosto turbolente quindi diciamo che questo è un po’ il mio modo di chiedervi di avere pietà di me
Ad ogni modo, quanto alle circostanze a cui accennavo poco prima, ci tengo a dire fin da subito che questo è un piccolo regalo per la mia amica Marina Swift, che non la smette mai di starmi sempre vicino, nonostante tutto. Non ho ancora capito come faccia a sopportarmi, probabilmente è un angelo ^^
Tornando a noi, ho pensato di approfittare della sua grande passione per Haikyuu!! (e di quella per l’IwaOi, certamente) per scrivere questa fic. Inoltre, vista la fascinazione che il periodo della Guerra delle Due Rose ha su di lei, mi sono detta “Perché non le scrivo proprio una IwaOi ambientata in questo determinato periodo storico?” e così puff, eccomi qui~
Spero davvero di non aver scritto qualcosa di orrendo: il prompt me l’ha dato proprio lei, inoltre sapendo quanto ci tenga non potete immaginare quanto io sia ansiosa in merito—
La cosa che mi preoccupa di più è senza dubbio la caratterizzazione: Marina mi ha parlato fino allo sfinimento di Iwaizumi e Oikawa, inoltre ho cercato di documentarmi quanto più ho potuto prima di scrivere questa storia, così da non combinare disastri irrimediabili con l’IC dei personaggi (ecco, questa invece è una cosa a cui tengo particolarmente io). Ho fatto del mio meglio per non fallire ma continuo ad avere dei forti dubbi in merito, in caso fatemi sapere
Un’ultima menzione d’onore va a Ayu, che ho fatto patire a lungo prima di poterle permettere di leggere una mia storia su questo fandom. Spero di essere stata perdonata e che l’attesa sia valsa la pena ♥
La prima frase in corsivo è tratta dall’adattamento cinematografico di Macbeth del 2015.
Chiedo scusa per il finale, forse un po’ troppo in sospeso: prometto che la prossima volta mi farò perdonare ~
Ne approfitto dell'occasione per auguare una felice e serena Pasqua a tutti voi!

Aria      
   
 
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