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Autore: Ale_Shima    16/04/2017    2 recensioni
Erano passati così tre mesi.
Tre mesi in cui c'erano state notti durante le quali l'unica cosa che Iwaizumi bramava, era sentire il calore del corpo di Oikawa accanto al suo. Tre mesi in cui molteplici volte aveva preso il telefono deciso a chiamarlo, ma ogni volta con qualche stupida scusa, non lo aveva fatto. Tre mesi in cui i ricordi degli anni trascorsi l'uno accanto all'altro lo avevano travolto senza preavviso, lasciandolo poi stanco e malinconico.
Gli mancava tutto di Oikawa, e avrebbe dato qualsiasi cosa per riaverlo lì.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"I always needed time on my own
I never thought I'd
Need you there when I cry
And the days feel like years when I'm alone
And the bed where you lie
Is made up on your side"

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
GUILT
A fargli compagnia lungo la strada che portava all'università, c'era soltanto il rumore della metropoli che si svegliava.
Iwaizumi camminava con passo lento ma deciso, come era abituato a fare da anni. E come se si aspettasse che, da un momento all'altro, la sua quiete sarebbe stata travolta dall'irruento arrivo di una "certa persona".
Solo che ciò non sarebbe successo. "Quella persona" era andata in un'università diversa dalla sua, e per questo motivo, nessuno gli sarebbe saltato addosso all'improvviso, facendolo imprecare.
Si fermò e istintivamente guardò alle sue spalle, come se fosse davvero possibile che quel cretino spuntasse da dietro l'angolo, urlando con la sua fastidiosissima voce "Iwa-chaaaan! Che cattivo, aspettami!".
Si passò una mano sugli occhi e si voltò, riprendendo la sua strada e lasciandosi scappare un "Scemo di un Oikawa".
Era passato quasi un anno da quando Iwaizumi si era trasferito per poter frequentare l'università, e all'inizio quella pace senza Oikawa a ronzargli intorno, gli era sembrata incredibilmente strana e inusuale, ma con il tempo pensava di esseri abituato. Tuttavia di tanto in tanto gli capitava di soffermarsi, come era successo quella mattina, e farsi avvolgere dai ricordi.
Durante la sua vita, e si intende da quando era nato, non aveva mai avuto un momento di tranquillità, perché Tooru era sempre stato presente. Con il suo carattere egocentrico e il suo modo di fare insopportabile, aveva riempito e reso colorate le giornate di Hajime; e lui non lo avrebbe mai ammesso, ma quella era la sua vita ed era più di quanto potesse desiderare.
O meglio. Quella era stata la sua vita fino a qualche mese prima.

Quella sera, mentre rientrava a casa dalla facoltà, si sorprese ad avere di nuovo la mente immersa nei ricordi. Per quanto ci pensasse, non riusciva a capire cosa ci fosse di diverso quel giorno. Non era da lui essere così nostalgico.
Prese il telefono e guardò l'ora. Lo sfondo era ancora lo stesso che aveva dall'ultima volta che Tooru era venuto a trovarlo. Una foto che ritraeva loro due durante un'uscita. Oikawa era proteso in avanti e sorrideva felice. Un braccio intorno alle spalle di Iwaizumi, che a sua volta lo guardava con un mezzo sorriso. A Hajime quella foto piaceva perché racchiudeva in una singola immagine quella che era la loro relazione.
Sorrise, ma poi gli tornò alla mente la discussione che avevano avuto, le cose che aveva detto e il modo in cui Oikawa e n'era andato. Non riusciva a perdonarsi il fatto di averlo fatto piangere.
Strinse i denti e si maledisse per essere stato un tale idiota.
Guardò di nuovo il telefono e, senza nemmeno accorgersene, stava chiamando quel numero che conosceva tanto bene.
In un attimo di insicurezza però, interruppe la chiamata impedendo all'altro di avere il tempo di rispondere.
Fissò lo schermo, senza sapere esattamente cosa stesse aspettando. Una chiamata? Un messaggio? Un qualche segno che lo portasse a sperare in una riconciliazione?
So diede nuovamente dell'idiota. Dopo il modo in cui si era comportato con Oikawa, non poteva certo aspettarsi che lo cercasse davvero.

Iwaizumi però non poteva immaginare che dall'altra parte della linea, Oikawa aveva guardato incredulo lo schermo del cellulare quando aveva letto il suo nome e che, in quel preciso istante, stava sorridendo mentre dalla sua bocca usciva un affettuoso "Iwa-chan!".


Tre mesi prima era stata l'ultima volta che aveva visto Tooru e l'ultima immagine che aveva di lui erano i suoi occhi lucidi mentre usciva dal suo appartamento.
Oikawa era così felice quando Iwaizumi era andato a prenderlo in stazione, che gli si era praticamente gettato addosso.
"Iwa-chaaaaan!! Mi sei mancato!!" aveva esclamato stringendo il moro in un abbraccio.
Iwaizumi lo aveva lasciato fare per qualche istante, dopodiché l'aveva colpito come al solito brontolando un "Staccati Shittykawa!".
Oikawa aveva messo il broncio per un pezzo di strada, ma Hajime lo conosceva abbastanza da sapere che gli sarebbe passata di lì a poco.
Infatti dopo non molto Oikawa era tornato quello di sempre, ricominciando ad importunarlo.
Una volta arrivati nel piccolo appartamento che Iwaizumi aveva affittato, Tooru si era improvvisamente fatto serio e, senza dire niente, si era semplicemente avvicinato a Hajime e l'aveva baciato.
"Mi era mancato anche questo, Iwa-chan" aveva poi mormorato con un sorriso che non aveva niente dell'egocentrico Oikawa.
Era stato quel suo lato a far perdere la testa ad Iwaizumi qualche anno prima, e che ancora adesso rappresentava la sua debolezza.
Senza perdere la sua compostezza, Hajime aveva attirato a sè Oikawa, e aveva fatto incontrare nuovamente le loro labbra. Non lo avrebbe mai ammesso, ma anche a lui era mancato terribilmente.
Così, senza bisogno di altre parole, avevano semplicemente risposto alla loro muta richiesta di sentirsi vicini. Poco dopo i loro vestiti erano sul pavimento della stanza, e l'aria piena soltanto dei loro respiri affannosi misti alle loro voci sommesse.
Nei giorni successivi, la permanenza di Oikawa aveva dato nuovo impeto alla vita di Hajime, che spesso si ritrovava a desiderare di non doversi separare nuovamente.
Per questo motivo, discutere con Tooru era l'ultima cosa che voleva fare; ma come c'era da aspettarsi, era proprio quel che sarebbe successo.

Iwaizumi non riusciva mai a celare la sua preoccupazione quando si trattava di Oikawa. O meglio, quando si trattava della sua salute. Motivo per cui, sin da quando il suo ginocchio aveva iniziato a dare problemi, si era sempre posto il dovere di accertarsi che Oikawa non lo sforzasse troppo.
 Durante quel pomeriggio, mentre erano pigramente sdraiati nel letto, Iwaizumi aveva finito per portare la sua attenzione proprio su quello.
"Lo stai curando come si deve?" chiese senza nemmeno dover specificare.
Ottenne in risposta un mugugno indecifrabile, e la cosa lo irritò non poco.
"Mmh non é una riposta. Ti ho chiesto se te ne stai occupando nel modo giusto"
"Iwa-chan, ti preoccupi troppo! Il mio ginocchio sta benissimo!" lo canzonò Oikawa.
Quel suo modo di fare era insopportabile.
"Invece mi preoccupo. Sbaglio o ne dipende il tuo futuro? Oppure vuoi finire per farti seriamente male e dover rinunciare alla pallavolo?" si sentì dire gelido. Non era quello il tono che voleva usare. Voleva far capire a Tooru che gli importava di lui, ma stava ottenendo l'esatto opposto, e l'atteggiamento dell'altro non aiutava.
"Iwa-chan, non sono più un bambino. Non è necessario che ti preoccupi così per me" tentò di ribattere Oikawa, ma Hajime stava perdendo la pazienza a causa di quel perenne tono beffeggiante.
"E allora perché continui a comportarti come tale?" sbottò Iwaizumi, alzandosi di scatto.
Oikawa rimase in silenzio per un attimo.
"Lo pensi davvero?" chiese poi.
"Non ascolti mai ciò che ti viene detto. Fai sempre di testa tua. Non ti curi adeguatamente della tua salute e continui ad avere questo irritante atteggiamento arrogante!" sputò Iwaizumi, incapace di darsi un freno.
Prima ancora che Oikawa potesse replicare, Iwaizumi continuò. "Sembra
che ti preoccupi soltanto delle apparenze, e ormai non so nemmeno più dire se tieni davvero a questa relazione o no! Non so cosa pensare, davvero!".
Un pensante silenzio seguì quelle parole, interrotto soltanto dal ticchettio delle lancette dell'orologio.
"Ah... E' così..." mormorò Oikawa. Nell'agitazione data dalla discussione si erano alzati entrambi senza nemmeno rendersene conto. Tooru si chinò, raccolse le sue cose e si diresse verso la porta.
Passando accanto ad Iwaizumi, con gli occhi velati di lacrime, si lasciò sfuggire un flebile "Mi dipiace, Iwa-chan". Poi si chiuse la porta alle spalle, e il silenzio tornò a gravare sulla stanza.
Dopo alcuni, interminabili, minuti in cui rimase immobile al centro della camera ormai vuota, Iwaizumi realizzò cosa fosse appena accaduto, ma in uno scatto di testardaggine, decise che non avrebbe cercato Oikawa, finché questi non gli avesse dimostrato di non essere infantile come credeva.
Erano passati così tre mesi.
Tre mesi in cui c'erano state notti durante le quali l'unica cosa che Iwaizumi bramava, era sentire il calore del corpo di Oikawa accanto al suo. Tre mesi in cui molteplici volte aveva preso il telefono deciso a chiamarlo, ma ogni volta con qualche stupida scusa, non lo aveva fatto. Tre mesi in cui i ricordi degli anni trascorsi l'uno accanto all'altro lo avevano travolto senza preavviso, lasciandolo poi stanco e malinconico.
Gli mancava tutto di Oikawa, e avrebbe dato qualsiasi cosa per riaverlo lì.


Quando la sveglia suonò, Hajime la spense sbuffando e, mentre si rigirava nel letto prima di alzarsi, si sentì nuovamente offuscato dai ricordi, e per un breve momento, l'illusione di avere Tooru accanto gli sembrò reale. 
Si costrinse ad alzarsi e prepararsi velocemente, consapevole di dover tenere la mente occupata, per impedire a sé stesso di perdersi nuovamente nel passato.

Oikawa raggiunse correndo il condominio che ospitava l'appartamento di Iwaizumi. Aveva deciso all'improvviso, il giorno precedente, che non era più in grado di aspettare, e che sarebbe andato a fare una sorpresa a Hajime.
Quando suonò alla porta, attese con ansia di sentire la voce assonnata di Iwaizumi, ma la risposta non arrivò. Provò ancora, e ancora, ma non rispondeva nessuno.
Finalmente un ragazzo uscì da uno degli appartamenti, e alla vista di Oikawa si soffermò. 
"Se stai cercando Iwaizumi, è già uscito. Stamattina sembrava avere fretta."
Oikawa lo fissò per qualche istante poi, ringraziando velocemente, si voltò e corse via.

Iwaizumi, dirigendosi con passo calmo verso la sua meta, pensava a come fare per distrarsi. Gli vennero in mente alcune idee, ma finì per scartarle tutte perché troppo banali. 
Assorto nei suoi pensieri non fece caso al trambusto che le automobili facevano lungo la strada trafficata. Gli venne in mente che avrebbe potuto prendere la bicicletta e fare un giro prima di recarsi a lezione, ma ormai era tardi per tornare a casa. 
All'improvviso focalizzò la sua attenzione su un gran numero di persone che si stava spostando in massa, e in quella marea di gente gli sembrò per un istante di riconoscere un volto familiare.
Si mosse più velocemente in quella direzione: aveva bisogno di sapere se era stata un'allucinazione oppure lui era davvero in città. 
D'un tratto si arrestò, rimproverando a sé stesso la propria stupidità. Non era Oikawa e non aveva senso pensare che fosse lui, perché non aveva motivo di essere lì.
Poi tutto successe in pochi istanti. Hajime sentì delle voci urlare e, prima ancora di capire cosa dicessero, si voltò d'istinto verso la strada. 
L'ultima cosa che vide fu un'automobile arrivare a tutta velocità verso di lui. Subito dopo il buio ed il silenzio. Mentre si lasciava sopraffare da quella quiete opprimente, si rese conto che un volto aveva preso forma nella sua mente ed un nome si era fermato sulle sue labbra, bloccato lì, pochi istanti prima di essere pronunciato. 
"Tooru".

"Chissà che faccia farà quando mi vedrà!" pensò allegramente Tooru mentre si dirigeva a passo spedito verso l'università di Hajime.
Venne riscosso dai suoi pensieri quando vide numerose persone ferme sul marciapiede, e poco distante un'ambulanza in procinto di partire.
Si avvicinò per sentire i mormorii, ed avvertì la sensazione del sangue che si gelava nelle vene.
I testimoni parlavano di un ragazzo alto, con i capelli mori. Aveva avuto un incidente e i paramedici erano seriamente preoccupati. Per un attimo ebbe paura che di lì a poco anche a lui sarebbe servita un'ambulanza.
"Non deve essere per forza Iwa-chan..." si disse, chiudendo gli occhi e cercando di convincersi.
Ma più il tempo passava, e più temeva che le sue paure fossero fondate.
Poi vide  qualcosa che gli fece crollare il mondo addosso. Per terra, poco distante dalla strada, giaceva una giacca. La riconobbe all'istante, e non aveva bisogno di ulteriori conferme per voltarsi e correre nella direzione dell'ospedale.
Quando arrivò, trafelato, chiese subito informazioni; ma l'infermiera in turno non sembrava intenzionata a dargliele.
Con i nervi a fior di pelle, Oikawa si avvicinò al bancone e, chinandosi, parlò.
"Una delle persone più importanti della mia vita sta lottando contro la morte e io non ho tempo da perdere. Perciò o lei mi dice dove devo andare, oppure io entro in tutte le stanze di questo ospedale finché non lo trovo. Sono stato abbastanza chiaro?" disse con un evidente filo di esasperazione nella voce.
L'infermiera, posta in una situazione del genere, gli allungò un foglio che Oikawa afferrò all'istante correndo via.


Una volta raggiunto il reparto in cui si trovava Iwaizumi, non ci mise troppo tempo a trovarlo.
In una stanza singola, attaccato a numerosi macchinari, giaceva Hajime. Tooru sentì le lacrime pizzicargli gli occhi e non tentò nemmeno di trattenerle.
Non appena vide un medico avvicinarsi, si asciugò gli occhi, e lo intercettò.
"Come sta Iwaizumi? Si riprenderà?" chiese con l'ansia che gli faceva tremare voce.
Il medico lo guardò per qualche istante, come soppesando quanto sincero dovesse essere, poi abbassando lo sguardo disse le parole che Oikawa sperava di non dover sentire. 
"Non siamo sicuri che si sveglierà. Abbiamo fatto tutto il possibile; ora non ci resta che aspettare e sperare che sia abbastanza forte da rimanere aggrappato alla vita."
Oikawa rimase immobile in mezzo al corridoio, sentendosi come se l'avessero appena colpito in pieno petto.
L'ultima volta che aveva visto Hajime avevano litigato, e lui adesso non sapeva nemmeno se avrebbe mai avuto l'occasione di dirgli quanto gli dispiacesse e quanto gli fosse mancato in quei mesi.
Cercando di mantenere il controllo, riuscì a chiedere al medico il permesso di poter entrare nella stanza. Non avrebbe saputo dire come, gli venne accordato e lui si precipitò nella camera.
Entrando, sentì la testa venire tempestata di pensieri. Non era possibile. Quello, immobile nel letto davanti a lui, non poteva essere Iwa-chan. Non era qualcosa che poteva succedere. Non proprio a lui, tra tutti. Si sedette accanto al compagno e gli prese la mano. Si chinò e lasciò un lieve bacio sul dorso, sperando che in qualche modo Hajime lo sentisse e tornasse da lui. Sapeva per certo, che una vita intera senza Iwaizumi, non era in grado di reggerla.
Passò così tutto il giorno, al fianco di Hajime, senza dare segni di volersi allontanare. 
Quando si fece tardi gli dissero che non poteva rimanere, e che sarebbe potuto tornare la mattina successiva. Per quanto Okawa non volesse andarsene, non aveva scelta. Tornò nell'appartamento di Iwaizumi senza fretta, facendosi cullare dall'aria fredda della sera. 
Con la copia di chiavi che ancora aveva, entrò nell'appartamento e si lasciò cadere, stremato, sul letto. 
Si sentì avvolgere dal profumo di Iwaizumi. Era ovunque, in ogni stanza. In ogni centimetro di quell'abitazione. Lasciò che le calde lacrime gli bagnassero il viso stanco, mentre un acuto dolore al petto aveva la meglio su di lui.
Desiderava con tutto il cuore che tutto quello fosse solo un brutto sogno. Che non avesse mai litigato con Hajime, che non se ne fosse mai andato, che non fosse stato così testardo e l'avesse chiamato prima.
Probabilmente tutto quello non sarebbe mai successo. Iwaizumi non sarebbe uscito prima, non avrebbe avuto quell'incidente e adesso non sarebbe sospeso tra la vita e la morte.
Mentre il dolore al petto non accennava a diminuire, e le lacrime continuavano a scendere incessanti, la voce nella sua tesata gli ripeteva che era colpa sua. E Oikawa, in cuor suo, sentiva crescere la consapevolezza che era così.

Si era addormentato senza accorgersene, probabilmente crollando per la stanchezza.
Quando aprì gli occhi ci mise qualche momento per rimettere insieme gli eventi del giorno precedente, ma un attimo dopo era già in piedi e diretto in ospedale.
Arrivato, non trovò nessuno nella stanza di Iwaizumi, perciò si diede da solo il permesso di entrare. Si sedette nuovamente accanto a lui, e nuovamente gli diede un tenero bacio sulla mano. Solo che, se il giorno prima, per lo shock, era stato in silenzio tutto il tempo, oggi invece iniziò a parlare.
Parlò della loro infanzia, dei giochi che erano soliti fare da bambini, degli episodi particolarmente importanti per lui. Ogni tanto gli sfuggiva anche un "Ti ricordi, Iwa-chan?", come se potesse davvero ottenere una risposta.
E fece lo stesso il giorno dopo, e quello dopo ancora. E quello dopo ancora, ripercorrendo così la loro vita insieme.

Una settimana era passata così, e Oikawa era sull'orlo di un crollo. I medici che si occupavano di tenere sotto controllo le condizioni di Iwaizumi stavano iniziando a preoccuparsi anche per lui. Non importa quante volte gli dicessero di mangiare o riposare, Oikawa non dava retta a nessuno ed insisteva a voler rimanere con Hajime.
Quando l'ennesimo giorno Oikawa venne, si sedette accanto a Iwaizumi e pianse.
Esattamente come farebbe un bambino. Disse a Iwaizumi che non voleva che lo lasciasse così; che aveva bisogno di lui; che aveva ragione quando diceva che si comportava come un moccioso. Non tenne niente per sé: esternò tutto. Tanto cos'altro aveva da perdere?
Nel silenzio che ne seguì, improvvisamente i valori di Iwaizumi cambiarono, ma prima che Tooru potesse chiamare i medici, si bloccò in mezzo alla stanza semi-vuota.
Iwaizumi aveva aperto gli occhi, e lo stava guardando confuso, come se cercasse di capire per quale assurdo motivo Oikawa sembrasse così preoccupato.
Poi li richiuse e li riaprì nuovamente, mostrandoli lucidi, ma vivi.
"Mi dispiace per tutto quello che ho detto" fu la prima cosa che disse e che infranse quel silenzio soffocante che aleggiava. La sua voce era debole e rauca, ma era come se il motivo stesso per cui era sveglio, fosse quello di far sapere a Oikawa quanto fosse dispiaciuto e quanto ci tenesse.
Oikawa lo stava ancora fissando, incredulo. Poi come se si fosse svegliato anche lui da una sorta di trance, sorrise.
"Avevi ragione su tutto, però" ribattè Tooru e, prima di dar tempo ad Iwaizumi di portare avanti la questione, gli si avvicinò e mentre lo abbracciava, lasciò andare le lacrime, che adesso erano però portatrici di un immenso sollievo.
"Ti amo, Iwa-chan!" mormorò all'orecchio di Iwaizumi, come se volesse nascondere alla vita stessa quel sentimento.
"Anche io, Shittykawa" fu la risposta di Hajime, che adesso gli stava accarezzando la testa mentre anche il suo viso veniva bagnato da un pianto confortante e liberatorio.
~~~~~~~~~~~~~~~~~

"I've never felt this way before
Everything that I do
Reminds me of you
And the clothes you left, they lie on the floor
And they smell just like you
I love the things that you do"

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Ok, per scrivere questa fanfic mi ci è voluta una notte.
Per arrivare a pubblicarla, una giornata intera di agoinia e strazio.
Well, diciamocelo: per essere stata buttata giù in una notte, poteva uscire molto peggio! 
Spero vivamente che non sia un BIG NOPE *prays*
In ogni caso devo ringraziare la mia best (Cami) che mi ha sUpportata e sOpportata tutt'oggi. E anche Elvi che mi ha tenuto la manina mentre postavo, Giulia che mi ha dato preziosi consigli e comunque tutti quelli che hanno perso il loro tempo leggendola. THANK YOU 
E ora vado a morire nel letto (finally)
See ya
~
-Ale

 

   
 
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