An
angel in my hell.
Lo spietato sovrano
sogghigna compiaciuto quando i Gemelli
conducono nelle sue stanze il suo
burattino. Ha piegato quel ragazzo. Ormai è solo un suo giocattolo. Un
giocattolo che continua a sfidarlo con gli occhi. Ma c’è tempo per domare anche
quello.
Oggi è un gran giorno
per il sovrano, è venuto il momento di rendere il suo burattino più… divertente.
Le due uova rimaste
brillano alla luce del sole.
Rosso e verde.
Davanti al ragazzo che
lo guarda con disgusto, il re comincia a pronunciare delle parole antiche,
parole segrete.
“Parole che avrebbero
dovute restare segrete”.
Ma questa saggezza non
arriva a nessuno dei presenti in quella stanza.
Nemmeno al ragazzo che
non smette di guardare con odio colui che ormai deve chiamare sovrano.
Troppo pieno di odio,
troppo pieno di rancore verso tutto.
Si avvicina alle uova
che paiono pietre preziose. E il sorriso spietato di Galbatorix
si allarga.
E Murtagh lo avverte.
Avverte un dolore non
suo.
Il dolore…di
nascere contro la tua volontà.
Di chi è questo
dolore?
Di chi è questa paura?
Paura… di essere
soltanto uno strumento.
Di chi è?
In quel momento, un
legame si crea.
Un legame di
sofferenza. Di timore.
Ma è un legame.
Murtagh guarda il
piccolo drago appena nato che lo fissa.
E capisce.
Capisce che anche se è
stato forzato, quell’uovo si sarebbe dischiuso comunque.
Per lui.
“Io non sono cattivo.”
Solo questo riesce a
pensare mentre guarda quegli occhi ancora innocenti.
Innocenza che tra poco
verrà deturpata dal dolore.
Il drago non è nato
per Murtagh.
Il drago è stato
costretto a nascere per diventare, come Murtagh, uno schiavo di Galbatorix.
In un’altra storia,
magari, sarebbe nato di propria volontà per il ragazzo.
In una storia in cui
in quel maledetto attacco avrebbero vinto.
In una storia in cui i
Varden riuscivano a prendere al re anche l’uovo rosso.
Solo in queste
situazioni l’uovo sarebbe stato per Murtagh.
“Lo so”
In questa
conversazione c’è tutto il conforto di cui entrambi hanno bisogno.
In due vite segnate
dal dolore, dalla sofferenza, dalla paura e dalla tortura, quel legame è
l’unico sostegno che riescono a trovare.
Perché rende la loro
condizione non più una sopravvivenza, ma un vivere.
Vivere l’uno per
l’altro. Perché se uno dei due cedesse, anche l’altro sarebbe finito.
E nessuno dei due può
permettere questo.
Perché in questo
vostro inferno, l’altro è come il vostro angelo custode.
SPAZIO DELL’AUTRICE:
Nella mia ff
precedente non ho dato molto spazio a Castigo, anzi, per niente. ma se l’ho
fatto, era perché volevo concentrarmi sul dolore di Murtagh, e come lui stesso
non accettasse questa trasformazione. Ecco perché in questa mi sono contrata
solo sul rapporto appena nato di Murtagh e del suo drago. Non ho spiegato il
nome che da, sinceramente, perché forse non riesco ad entrare abbastanza nel
personaggio di Murtagh per capire come mai ha chiamato così il suo drago. Detto
questo,dedico questa fan fiction a chi ha commentato “Come tuo padre”, ma anche
a chi l’ha solamente letta ed è piaciuta! Ora vado a nascondermi…
vedo alcuni pronti con dei pomodori e delle uova in posizione di lancio! Ma
anche solo per dire “ti lancio un pomodoro!” spero che mi lasciate un vostro
parere!! Ciao a tutti!