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Autore: Liry_chan    17/04/2017    0 recensioni
Un’ombra. Questo era sembrato a Sanzo di percepire. Tese le orecchie. Niente rumori, eppure aveva un fine udito.
Il dolore, che esplose improvviso allo stomaco, gli mozzò il fiato e lo precipitò a terra. Un secondo fendente lo colpì alla nuca. Quello che seguì fu una pioggia di colpi. Non ne capiva la provenienza e quando riusciva a pararne qualcuno, subito veniva attaccato da un’altra parte.
Solo quando stava quasi per perdere i sensi, la vista appannata e il sapore metallico del sangue in bocca, l’invisibile aggressore si fermò.
«Prega bonzo. Prega per la tua vita o muori»
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku, Ukoku Sanzo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3
La proposta

Il magazzino era immerso nella penombra; tremolanti lampade al neon pendevano da un soffitto esageratamente alto, somiglianti a ragni che discendono dalle proprie ragnatele. Gli scaffali, a ridosso delle pareti, erano stipati di oggetti appartenenti alle più disparate categorie: vecchi computer disassemblati, strumenti e macchinari medici, ampolle di tutte le forme, alambicchi di vetro incrostati dall’umidità e dal tempo, inquietanti manichini senza testa, ombrelli sghembi e un’infinità di casse, di legno e cartone, sconfitte dai tarli e dalla muffa; c’erano addirittura un servizio da thè in porcellana, sbreccato, e una bicicletta a cui mancava la ruota posteriore. Ni Jianyi trafficava con uno scatolone, gettando sul pavimento una serie di vecchie parti meccaniche, semi arrugginite. Ne emerse vittorioso, con in mano una rondella dentellata da 14 pollici.
«Allora?»
«Allora, cosa?» rispose la voce, cavernosamente distorta, dietro la maschera di ossidiana.
«Lo hai visto?»
«Gli ho parlato» il tono era piatto, come se non le importasse nulla. Scivolò, simile a vento sull’acqua, senza emettere alcun suono finché le scaglie della sua coda adamantina incontrarono la ferraglia sparsa a terra: allora il silenzio divenne stridore, talmente acuto da far battere i denti. Ni detestava quel rumore. Lei lo faceva apposta, a volte artigliando i muri con il suo guanto di acciaio nero, compiaciuta di quanto lo infastidisse.
«Che te ne è parso?» il dottore stava facendo appello a tutto il suo autocontrollo, per non soccombere a quel suono detestabile.
«Li ho osservati tutto il giorno e pare che il tuo collega, quello biondo, abbia molta influenza su di lui. Probabilmente lo tiene soggiogato con un qualche incantesimo delle sacre scritture. Inoltre, ho notato che contengono il suo potere con un dispositivo di controllo. Un cane ammaestrato, ecco che ne hanno fatto.»
«Mmh… Il dispositivo serve ad evitare che, liberando la sua energia, distrugga tutto quanto. Il tuo fratellino non è civile e adorabile quanto te, nella sua reale forma» Ni Jianyi amava stuzzicarla a quel modo. «Riguardo al monaco… beh, Goku ha una vera adorazione per quell’insulso golden boy»
«È forse una nota di gelosia, quella che percepisco nella tua voce?»
«Non è tuo fratello il motivo… si tratta di storia vecchia, e comunque non mi va di parlarne. Perciò d’ora in avanti non chiedere più»
Era chiaro che il discorso intaccava l'aura di annoiato distacco con cui il dottore sembrava gestire il resto mondo. Anche se era solo un essere umano, Ni Jianyi sapeva diventare davvero sgradevole quando era contrariato. Haydè preferì chiudere lì quella parentesi e strisciò verso la porta del magazzino. Sull’uscio, prima di andarsene, rivolse uno sguardo a Ni, che si era rituffato nello scatolone alla ricerca di qualche altro ingranaggio, ancora utilizzabile, per i suoi esperimenti.
«Sai che potrei farlo. Anche domani se vuoi. Devi solo chiedere»
Lui sollevò appena il capo. «Ci penserò»
«Risparmieresti un sacco di tempo e un sacco di grane a tanti… ma ho l’impressione che questo giochino del gatto e del topo, con l’altro Sanzo, ti diverta troppo»
Il sorriso perfido che comparve sul volto dell’uomo era la risposta che lei si aspettava. Lo lasciò al suo da fare.

Risalendo i corridoi dei sotterranei, dove erano situati i laboratori del dottore, la donna-drago incrociò il principe Kougaiji. Egli non si accorse della sua presenza fino a quando non emerse dalle tenebre proprio di fronte a lui.
«Ti ho forse impaurito giovane principe? Non era mia intenzione»
«Non mi hai spaventato. Solo colto di sorpresa. Il che, te ne rendo merito, non è cosa facile». In verità, avere quell’essere libero di girare per il castello lo rendeva alquanto nervoso. L’unico motivo per cui tollerava la sua viscida presenza dipendeva dal contributo che il potere dell’ashura poteva portare alla sua causa.
«Non è un luogo un po’ tetro per una passeggiata pomeridiana?»
«Lady Gyokumen Koushu desidera che porti un messaggio al dottor Ni. E tu? Dopo secoli sepolta nel ghiaccio, non preferiresti godere la luce del sole?»
«Hai detto bene, dopo secoli… mi sento come a casa, qui sotto. D’altronde, è il posto che  più si addice a un infido rettile come me; non è questo che stai pensando?» Con fulminea movenza fu accanto a Kougaiji, gli artigli della mano guantata che affondavano nella carne della spalla. «Ammiro la tua audacia» gli sussurò all’orecchio. «Sei coraggioso, principe, e so che non mi temi»
«Dovrei?» Il giovane cercava di rimanere impassibile.
«Non per il momento. Non sono quel mostro che tutti credete». Si allontanò, quel tanto che permise a Kougaiji di vedere il proprio riflesso nel lucido nero dell’ossidiana. «Il mio potere è  in grado di risvegliare tua madre. Senza bisogno di sutra o strani marchingegni… L'ho proposto al dottor Ni, ma non sembra propenso a considerare l’opportunità che gli offro. Confido che tu abbia maggiore buonsenso»
«Non mi fido di te. Tanto meno, mi fido lui. Ma si può dire che sa certamente cogliere qualsiasi occasione possa favorire i suoi piani; se ha rifiutato, forse, ha capito che la tua generosità non è gratuita. E il costo che chiedi è troppo alto»
Haydè arretrò. Pur avendo le proporzioni di una qualsiasi donna, ergendosi dritta sulle spire, superava di un buon  metro e mezzo la statura di Kougaiji.
«Per ogni cosa c’è un prezzo da pagare. Tutto dipende dal valore che le si dà. Non chiedo nulla più di ciò che sei disposto a sacrificare»
«A te che ne viene?»
«Niente»
«Perché lo fai, allora? Come posso avere fiducia?»
Lei non disse nulla.  In risposta, si tolse la maschera e piantò i suoi occhi grigi in quelli del ragazzo. «Anch’io ho conosciuto il dolore. Gli dei a volte possono essere più crudeli di noi mostri. Tua madre sta pagando ingiustamente, e tu patisci della sua pena»
Kougaiji rimase senza fiato. Quella che aveva ritenuto una creatura abominevole, aveva il volto di un angelo. «Mio padre però era un essere malvagio» parlava senza riuscire a distogliere lo sguardo, quasi ipnotizzato. «Liberarlo non gioverebbe nessuno, a parte Ni il cui scopo e divertimento è diffondere sofferenza e distruzione. Per quale motivo hai fatto anche a lui la medesima proposta?»
«Il cielo sembra non essersi accorto del mio risveglio. O forse, lassù, si sono rammolliti al punto che non vogliono scomodarsi finchè non sarà strettamente necessario. Ridestando il demone tuo padre, darò loro il motivo di cui hanno bisogno»
«Quindi ciò che ti spinge è la sete di vendetta»
«Ti sbagli. Non è vendetta. Si tratta di giustizia. La mia giustizia!» Silenziosa come era apparsa, scivolò di nuovo nelle tenebre, lasciando Kougaiji solo in quei corridoi umidi.
   
 
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