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Autore: Liry_chan    17/04/2017    0 recensioni
Un’ombra. Questo era sembrato a Sanzo di percepire. Tese le orecchie. Niente rumori, eppure aveva un fine udito.
Il dolore, che esplose improvviso allo stomaco, gli mozzò il fiato e lo precipitò a terra. Un secondo fendente lo colpì alla nuca. Quello che seguì fu una pioggia di colpi. Non ne capiva la provenienza e quando riusciva a pararne qualcuno, subito veniva attaccato da un’altra parte.
Solo quando stava quasi per perdere i sensi, la vista appannata e il sapore metallico del sangue in bocca, l’invisibile aggressore si fermò.
«Prega bonzo. Prega per la tua vita o muori»
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku, Ukoku Sanzo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2
Legámi

Sanzo e compagni si erano fermati in una cittadina sulla costa. La vita sembrava scorrere tranquilla e sonnacchiosa, lontana dai disordini coi demoni che si stavano verificando nel resto del paese. Le case di calce bianca riverberavano alla luce del sole, l’aria fragrante di salsedine. Il mercato sul lungomare brulicava di gente: commercianti che pubblicizzavano a gran voce le mercanzie esposte su bancarelle dai mille colori e profumi; avventori formicolavano da uno stand all’altro presi dalle loro commissioni o semplicemente incuriositi dalle novità in vendita; bambini in comitiva giocavano e si rincorrevano tra la folla. In mezzo a quella calca era difficile muoversi restando uniti e Goku, avidamente attratto da un banchetto con spiedini di calamaro caldi e fumanti, rimase indietro. Si accorse di aver perso gli altri solo nel momento in cui, addentando una di quelle succulente leccornie, cercò lo sguardo di Sanzo piatendo che gliela pagasse. Ma Sanzo era lontano. A quel punto l'ambulante passò, da amichevoli, a toni decisamente più impazienti; tuttavia Goku rimaneva senza un soldo in tasca e nell’imbarazzo di non poter saldare il debito. Proprio quando la situazione stava per degenerare una ragazza si offrì di corrispondere la cifra dovuta, al posto del giovane.
«Ehm… grazie! Mi hai tolto da una bella grana» disse un po’ impacciato. Lei aveva lo sguardo fisso in quello di Goku. Lo scrutava, come se stesse cercando qualcosa nei suoi occhi dorati. Lui, sentendosi a disagio, cercò di spostare l’attenzione sui monili che adornavano la sconosciuta. Aveva braccia, collo e orecchie letteralmente piene di gioielli, cesellati con elaborati motivi. Complessivamente dovevano pesare parecchio, rifletté Goku, ma lei li portava con naturale eleganza.
«Non darti pena per poco fa, è stato un piacere poterti aiutare. Il mio nome è Haydè, lieta di fare la tua conoscenza»
«Piacere mio, io sono Goku» guardandola attentamente pensò che fosse la cosa più bella che avesse mai visto. Sorrise. Haydè rispose al suo sorriso ma, anziché esserne felice, un brivido corse lungo la schiena del giovane, che deglutì a fatica. In quel momento sentì la voce del monaco che inveiva contro di lui e la sua inutile ingordigia. Si volse in direzione degli amici che si facevano largo tra la gente.
«Possibile che tu abbia il cervello nello stomaco!» Sanzo era parecchio seccato mentre randellava l’harisen sulla testa di quella stupida scimmia.
«Ahi, ahi…. Smettila, non ho fatto niente di male! Avevo solo fame… quegli spiedini avevano un’aria talmente deliziosa»
«Se fosse per te mangeresti ventiquattr'ore al giorno» rincarò Gojyo. «E poi come pensavi di pagare, squattrinato come sei?»
Per rispondere a questa domanda Goku indicò, col pollice, qualcuno alle sue spalle. «È stata lei, mi ha gentilmente offerto la colazione»
I tre allungarono il collo per guardare meglio ciò che stava additando: una bambinetta grassottella, non più di cinque anni, col moccio al naso e un lecca-lecca sgranocchiato, colante bava zuccherosa sulla manina paffutella.
«Vuoi dire che questa deliziosa fanciullina aveva i soldi per pagare quello che hai mangiato e tu no?» disse Hakkay, carezzandole gentilmente la testolina trecciuta. “Fottiti, vecchio porco!” fu la reazione della bimba, che assestò il delicato piedino nello stinco del giovane.
«No, certo che no…» rispose Goku, ancora disorientato. «C’era una ragazza qui con me, poco fa. Dev’essere andata via mentre stavate arrivando» Lungo il tragitto verso la locanda, cercò Haydè tra la folla sperando di incrociare di nuovo i suoi occhi grigi. Nessuna traccia di lei.
Durante il pomeriggio, Goku scese nel patio, per sfuggire alla calura delle loro camere, riparandosi all’ombra di un albero di limoni. Osservava incuriosito due ragazzini che facevano un gran chiasso nel contendersi una palla colorata: era una competizione agguerrita, eppure senza malevolenza. In uno scarto, la sfera sfuggì rotolando ai piedi di Goku.
«Signore puoi tirarci la palla?»
«Si dice per favore, scemo!» rimproverò quello che sembrava il più grandicello, menando un leggero scappellotto sulla testa dell’altro.
«Ahia!... e va bene: per favore, ci tiri la nostra palla?»
Il giovane sorrise. «Certo… ma a chi di voi devo darla?»
“A me!” risposero in coro, spintonandosi l’un l’altro. Goku gettò il pallone in aria, senza un destinatario preciso, e nel salto per afferrarla uno dei due ruzzolò a terra. Il piccolo aveva preso il lancio al volo e stava già per correre via col trofeo, quando si fermò di colpo. Si avvicinò al compagno, ancora a terra, e con gesto amorevole gli tese la palla. Sul viso del bimbo si aprì un gioioso sorriso e, anziché accettare il dono, strinse la mano dell’amico per alzarsi. Se ne andarono con le braccia intorno alle spalle l’uno dell’altro.
Goku li guardava trottare via, quando una voce lo sorprese a tergo. «Devi scusarli se ti hanno disturbato; i miei figli sono troppo esuberanti, a volte»
«Non deve preoccuparsi signora. Non mi hanno dato fastidio… anzi, mi hanno messo di buon umore! E bello vedere due fratellini che vanno così d’accordo, anche se fino a poco prima si bisticciavano un pallone»
La donna sorrise, teneramente fiera. «È vero, sono molto legati».
Rimasto solo, Goku rimuginava sulla scena: l'immagine dei bambini abbracciati lo aveva colpito molto. Si chiese come sarebbe stata la sua vita se non fosse stato quello che era… avrebbe avuto anche lui una madre? Dei fratelli? Una vera famiglia? Scosse il capo e allontanò quel pensiero. Sanzo era la sua vera famiglia. E Hakkay, e Gojyo e anche il piccolo Hakuryuu. Tuttavia...
Silenzioso come un ombra, Sanzo scivolò accanto a lui, sedette e si accese una Marlboro. «Che ti prende scimmia? È già da un paio d’ore che non sento le tue lagne da morto di fame»
«Tu ci pensi mai alla tua famiglia?» esordì Goku.
Il monaco espirò una nuvola di fumo. «La mia famiglia è morta, per salvare quest’insignificante vita»
Goku ricordò che il maestro di Sanzo era stato come un padre, per lui. «Intendo i tuoi veri genitori… si, insomma… la donna che ti ha dato alla luce, per esempio»
«Che significa vero? Una famiglia è reale solo perché c’è una parentela di sangue? Stronzate… Ci sono fratelli che si ammazzano a vicenda, e persone che danno la vita per salvare chi, biologicamente, con loro non ha in comune nemmeno una cellula. Dimmi, quale legame ti sembra più vero?»
«Hai ragione, ma ogni tanto mi domando quale sarebbe il mio presente se non fossi…»
Sanzo non gli lasciò terminare la frase. «Non hai deciso tu in quale forma nascere. Puoi solo cercare di vivere al meglio delle tue possibilità ed essere meritevole dell’esistenza che ti è stata concessa»
«Quando parli così sembri un bonzo degno di questo nome!» lo schernì affettuosamente Goku.
   
 
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