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Autore: ___Page    18/04/2017    4 recensioni
Koala credeva, sapeva, sentiva con ogni fibra del proprio essere che ne valeva la pena in ogni singolo momento, tranne quando, una volta ogni due settimane, dovevano cambiare le lenzuola al letto.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koala, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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TUTTO ASSOLUTAMENTE PERFETTO




Che Law fosse maniaco del controllo aveva i suoi lati positivi.
Vacanze sempre organizzate nel dettaglio, una spesa più rapida seguendo il percorso da lui prestabilito sulla base di quel che c’era da prendere, gli orari sempre diversi di lavoro scritti con impeccabile precisione ed elegante grafia sulla lavagnetta della cucina.
Per quanto avesse il vizio di trovare un problema per ogni soluzione, questo aspetto del suo carattere gli garantiva, quando voleva, di trovare immancabilmente una soluzione per ogni problema.
E in fondo a Koala, che Law fosse così, piaceva. Perché erano diversi, praticamente opposti e ogni tanto, anche se non amava ammetterlo, ci voleva qualcuno che la contenesse. Adattarsi al suo modo un po’ compulsivo di fare le cose non le era pesato e non le aveva richiesto chissà che enorme sforzo da quando erano andati a convivere qualche mese prima.
Si erano presto abituati alla loro nuova routine e quando la sera lei caricava la lavastoviglie mentre lui lavava a mano i coltelli più grossi, quelli del servizio buono che lo zio Jinbe le aveva regalato, entrambi avevano l’impressione di farlo da sempre. Non era certo stato adattarsi l’uno alle abitudini dell’altro la grande avventura. Non erano persone da farsi destabilizzare da certi superficiali dettagli.
Valeva la pena sopportare il disordine che Koala generava con la sua sola presenza o i consigli non richiesti di Law riguardo faccende domestiche che Koala svolgeva dall’età di dodici anni per sdraiarsi insieme la sera nello stesso letto, al buio della loro camera, e parlare di tutto o di niente, raccontarsi le loro giornate o soltanto stare abbracciati, ridere con la faccia nel cuscino o perdersi in silenziose riflessioni cullate dal calore del corpo dell’altro. Ne valeva la pena per svegliarsi immersi in un odore diventato finalmente quotidianità, per darsi finalmente il buongiorno a voce, per fare colazione con occhi cisposi e dita che si cercavano solo per sfiorarsi distrattamente, tra una cucchiaiata di cereali e un morso di fetta biscottata. Ne valeva la pena per cucinare uno accanto all’altro, con la musica a tutto volume, una canzone a testa, mischiando ricette di famiglia per creare nuove varianti da insegnare, un giorno, a chi di nuovo di quelle famiglie avrebbe fatto parte.
Sì, Koala era fermamente convinta che ne valesse la pena anche ogni volta che discutevano per delle idiozie, ogni volta che Law la incolpava implicitamente di avere impallato il computer, perché ovviamente lui non sbagliava mai, ogni volta che non le dava retta e proseguiva imperterrito per la propria strada pur consapevole che la sua fidanzata avesse ragione.
Koala credeva, sapeva, sentiva con ogni fibra del proprio essere che ne valeva la pena in ogni singolo momento, tranne quando, una volta ogni due settimane, dovevano cambiare le lenzuola al letto.
Già solo il concetto di rifare il letto ogni giorno, sfuggiva alla comprensione di Koala. Non si spiegava perché mai la gente sentisse la necessità di sistemare qualcosa che avrebbe nuovamente gettato all’aria nell’arco di poche ore, si rifiutava di stirare le lenzuola e, fosse dipeso da lei, ci avrebbe messo una cosa come trenta secondi a cambiare la parure di volta in volta.
Ma il letto matrimoniale era un continuo girare in tondo per sistemare gli angoli ed eliminare le pieghe e farlo con l’aiuto di Law le richiedeva decisamente meno tempo, nonostante la tipica flemma con cui il suo uomo faceva tutto.
Il problema era che Koala odiava fare il letto con Law. Era esasperante.
Sapeva anche lei che l’etichetta sarebbe dovuta teoricamente andare nell’angolo in basso di destra ma, dal suo punto di vista, se anche fosse capitata in quello alto di sinistra non sarebbe stata certo la fine per l’umanità. Era d’accordo che il lenzuolo dovesse spenzolare in modo più o meno uguale da entrambi i lati, a lei dormire scoperta non piaceva e non le piaceva l’idea che succedesse a lui, tuttavia non trovava necessario arrivare a controllare quasi con il metro che la porzione in avanzo fosse il più simmetrica possibile da tutte e due le parti.
E soprattutto, per l’amor del cielo, perché doveva fermarsi in continuazione con quello sguardo tipico di quando qualcosa non lo convinceva?
«Che c’è?» domandò quando vide che non si stava minimamente adoperando per lisciare le pieghe.
«Non è dritto.» affermò. Koala chiuse gli occhi, sapendo già cosa stava per arrivare. «C’è l’etichetta in alto.»
Contò fino a cinque prima di sollevarsi e rispondere. Le stava arrivando il ciclo, non poteva contare sulla sua naturale indole positiva. Lo amava troppo per rischiare di ucciderlo.
«Non credo sia un problema fintanto che il lato lungo è dalla parte giusta.» rispose, con più calma di quella che provava.
Law la fissò alcuni istanti, chiaramente indeciso sul da farsi e Koala attese, il fiato sospeso. Attese un miracolo. Un miracolo non destinato ad arrivare.
Law scosse il capo seccamente. «Dobbiamo girarlo.»
Koala trovava sempre molto interessante l’uso spropositato che Law faceva del verbo “dovere”. Sapeva che si trattava di una sua deformazione naturale, sapeva che Law cercava di vedere tutto in quell’ottica perché quando in sala operatoria si trovava a dover affrontare una manovra nuova o difficile, il pensiero di doverla fare, di non potere scamparla, di non avere diritto a una scappatoia era ciò che gli impediva di cedere al panico, di dimenticare per quei cinque minuti che era un normale essere umano, di salvare vite.
E questo andava bene, era giusto ed era bello ma quello era solo un dannato lenzuolo storto che poteva tranquillamente rimanere storto fino al prossimo cambio.
Non era necessario girarlo, non era necessario rifare il letto come fosse un rituale voodoo, non era necessario che fosse sempre tutto perfetto.
Ma Law aveva avuto una giornata lunga e pesante, aveva le occhiaie più marcate del solito e probabilmente un disturbo ossessivo-compulsivo che nessuno si era mai preso la briga di diagnosticare, perché non c’erano dubbi che se Koala l’avesse spuntata lui avrebbe faticato come un dannato per prendere sonno, continuando a pensare all’etichetta girata dalla parte sbagliata.
E Koala vedeva bene quanto era stanco e voleva che riposasse e lo amava tanto, troppo, più di quanto una persona sana di mente dovrebbe mai amare, perché, qualunque cosa lui facesse o dicesse e per quanto lei fosse arrabbiata o nervosa, le bastava vederlo per andare in pappa, e così prese un profondo respiro e si sforzò di dare importanza alla giusta posizione dell’etichetta.
Si sforzò di non chiedergli perché fosse così lento a girare un dannato lenzuolo quando era capace di mettere otto punti di sutura in uno schiocco di dita, si sforzò di non invitarlo ad andare in salotto che ci pensava da sola.
Si sforzò, con tutta se stessa, ma quella sera era davvero troppo nervosa per riuscire a tollerare tutte le sue assurde e maniacali richieste e più Law tirava e aggiustava il tessuto per renderlo impeccabile secondo i propri standard, più lei sentiva l’ardente desiderio di buttare tutto all’aria.
Ma non poteva e non le avrebbe dato comunque la giusta soddisfazione.
Law le avrebbe dato dell’infantile e lei non avrebbe potuto dargli torto ma non gli avrebbe dato nemmeno ragione e avrebbero finito per discutere e la discussione sarebbe diventata un litigio e si sarebbe scatenato l’inferno.
Serata rovinata per sé e per lui e Koala voleva evitarlo. Ma non voleva lasciar perdere. Era troppo nervosa per lasciar perdere.
Si fece violenza per andare alla sua velocità, per non mugugnare il proprio fastidio, limitandosi a lanciargli solo qualche occhiata di fuoco. Attese con pazienza che lui finisse di tendere e tirare lenzuolo e copriletto, che sprimacciasse i cuscini, che lo spessore del risvolto lo soddisfacesse appieno. Ignorò caparbia la voce che le fece notare che di lì a tre ore sarebbero andati a letto e avrebbero trasformato quell’opera di certosina precisione in un campo di battaglia perché Law, tanto maniacale e controllato, si agitava anche più di lei nel sonno e le rubava pure le coperte.
Sapeva esattamente cosa fare e non vedeva l’ora di farlo.
Voleva rovinare quell’inutile lavoro che aveva richiesto ben venti minuti e voleva che fosse Law a dare il via alle danze.
Trattenne appena il fiato quando Law annuì soddisfatto.
«A posto?» domandò, tanto per sicurezza, le braccia incrociate sotto al seno e un sopracciglio alzato.
«Sì, così va bene.» sentenziò Law, dall’altra parte del matrimoniale.
«Magnifico.» commentò Koala prima di avanzare fino al bordo del letto, sfilarsi pantaloni e maglietta e rimanere, sotto lo sguardo apparentemente impassibile ma in realtà sorpreso di Law, solo con gli slip.
Senza staccare gli occhi da lui gattonò sul letto fino al suo lato e si sollevò con il busto, rimanendo in ginocchio, le braccia lungo i fianchi e il prosperoso seno esposto e invitante, in attesa.
Law la studiò per un attimo, serio ma impaziente, le mani che prudevano, l’orgoglio che urlava. Sollevò un sopracciglio, scettico. «Potevi mica propormelo prima che rifacessimo il letto?»
Koala si strinse nelle spalle. «Se non vuoi…» fece per voltarsi e tornare indietro ma due braccia la trattennero e due labbra scesero voraci e fameliche a divorare le sue.
Koala si schiacciò contro il suo petto ancora vestito dalla sottile maglietta di cotone e lo arpionò per i fianchi, rispondendo affamata al bacio, il desiderio di rivincita dissolto e sostituito dalla sola e naturale voglia di sentirsi una cosa sola con lui.
Si separarono già ansanti e Koala perse un battito quando vide che Law le stava rivolgendo quello sguardo che tanto la faceva impazzire, quello sguardo che le ricordava ogni singolo giorno che anche Law la amava ben più di quanto una persona sana di mente dovrebbe mai amare. E che le fece anche capire che Law sapeva benissimo da dov’era nata quell’improvvisa e inattesa proposta indecente.
«Subdola.» soffiò sulle sue labbra, con un ghigno che Koala si affrettò a ricambiare.
«Ho imparato dal migliore.» si limitò a rispondere mentre, in un unico gesto, lo trascinava sul letto con sé e gli sfilava la maglietta.
E sì, ne valeva la pena. Metterci venti minuti a fare il letto per poi disfarlo in trenta secondi così, ne valeva assolutamente la pena.
Per lui, con lui, tutto sarebbe sempre valso la pena.
Anche rifare il letto con l'etichetta dalla parte giusta.     
  
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