Non vedo l’ora di vederti ballare.
Una frase, una sola, si ripropone incessantemente nei meandri del suo cervello. Rimbalza, rimbomba e stimola con il suo incessante ripetersi rapide scariche adrenaliniche nelle sue vene, nel petto un pulsare tachicardico, e una dolorosa bolla di vuoto nel suo stomaco. [...]
“Vengo con te.”
Una frase e nulla più, con quel suo usuale tono un poco annoiato e un poco stizzito che tuttavia non ammette repliche. Otabek semplicemente non ha potuto impedirgli di accompagnarlo, perché averlo con sé era proprio ciò che desiderava e desidera tutt’ora, a quei pochi minuti dalle undici di sera, mentre cammina spedito verso quell’enorme neon rosso che replica a minacciosi caratteri cubitali la scritta Danger Zone Club, l’entrata del suo personale delizioso inferno per quella sera.