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Autore: Wanheda_Skaikru    19/04/2017    2 recensioni
°Raccolta di Flashfics.
°Sfida di 500 prompt.
°Prompt=Titolo del capitolo.
1# Perché lo chiamano cadere.
2# È tutto ciò che ti chiedo.
3# Meglio che resti non detto.
4# Lento come il miele.
5# La metà di una mela.
6# Dolce nulla.
7# Biondo cenere su nero.
8# C'era una volta a dicembre.
9# Quanto la storia si ripete.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Octavia Blake, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta a dicembre.




 
“Voglio fare con te
ciò che la primavera
fa con i ciliegi.”





 
 
La neve aveva ricoperto tutto il campo. Nessuno aveva creduto davvero che potesse arrivare l’inverno finché non lo avevano visto con i loro occhi: il freddo era diventato un problema giornaliero, per non parlare delle tempeste di neve, la pioggia, il gelo.
Persino l’umore di ognuno di loro sembrava essersi adattato alla temperatura: chi borbottava, chi sembrava trascinarsi per sola forza di inerzia, chi cercava un po’ di calore.
 
Erano riusciti a sopravvivere alle radiazioni; il bunker che Jaha aveva cercato con tanta fede alla fine li aveva salvati. Quando era arrivato il momento di chiudere il portellone, mancava un nome all’appello: Octavia. Bellamy aveva aspettato fino all’ultimo momento, sperando di vederla arrivare con il suo passo fiero e lo sguardo impavido. Ma naturalmente non era successo perché Octavia non sapeva neanche dell’esistenza del bunker; si era lasciata sopraffare dal dolore e aveva abbandonato la sua gente.
 
L’ultimo spiraglio di luce, poi il portellone si era chiuso sulle speranze di Bellamy, sugli occhi di Octavia che non avrebbe più rivisto, sulle loro risate, la fiducia, l’amore che li legava da sempre, anche sui litigi, le lacrime, le lotte.
 
C’era voluto del tempo prima che potessero uscire, ma alla fine erano tornati al campo: la loro casa. Ma Bellamy sapeva da tempo che casa non è un posto, ma le persone che ami, e lui aveva perso l’unica persona che aveva amato fin dal suo primo respiro.
Passava le ore a guardare il lago ghiacciato in cerca di un riflesso, di una consolazione. E anche quel giorno di dicembre era lì, sperando forse che il freddo potesse portarlo in qualsiasi luogo si trovasse Octavia.
 
Clarke lo guardava preoccupata: conosceva quel dolore e non trovava un modo per rompere il muro che Bellamy si era costruito attorno. Ma non gli avrebbe permesso di smarrirsi: gli avrebbe mostrato che c’era ancora chi lo amava. Che aveva ancora una casa.
Si sedette accanto a lui, poi lasciò vagare lo sguardo sulla distesa di ghiaccio.
E capì che Bellamy era diventato quel ghiaccio: immenso vuoto, massa informe di bianco, un nulla pieno di tutto, materia liscia e fredda. Assenza di vita.
 
Stava combattendo una guerra tutta sua, e non ne sarebbe uscito di certo incolume. Ma Clarke non poteva fare assolutamente nulla per aiutarlo: certi fantasmi non si possono condividere. Poteva però dargli la certezza che una volta vinta la lotta con se stesso, lei sarebbe stata pronta a curargli le ferite, a piangere con lui se necessario, a chiudere la porta del passato e aprire, finalmente, quella del futuro.
 
Posò la testa sulla sua spalla e per un attimo immaginò di prendere tutto il dolore che Bellamy portava nel cuore e seppellirlo nelle profondità di quel lago ghiacciato. Forse quel muro era ancora troppo spesso. Forse sarebbe riemerso in primavera. Quel contatto sembrò però risvegliarlo dal letargo, e Bellamy le sfiorò i capelli con la sua guancia.
Stava lasciando entrare il primo spiraglio di luce in un giorno freddo di dicembre.
Insieme ce l’avrebbero fatta.
 
 


“Quanto ti sarà costato
abituarti a me,
alla mia anima
sola e selvaggia,
al mio nome
che tutti allontanano.”

 
 

 
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Buonasera popolo di Efp!
Vi sono mancata, non è vero? No, direte voi.
Le feste mi hanno tenuta lontana dal pc, e mi sono data giusto il tempo di riprendermi dalle grandi abbuffate di cibo (in Sicilia esageriamo sempre, per chi non lo sapesse) per poi mettermi subito all’opera.
Purtroppo nell’uovo di Pasqua non ho trovato né un po’ di sana Ironia, ma neppure la voglia di scrivere qualcosa di allegro e spensierato… Quindi ho scritto qualcosa di mooooolto triste.
#MaiunagioiaperBellamy.
Spero che non sia risultato troppo confuso, e che le sensazioni che ho provato mentre scrivevo vi siano arrivate.
Che dire? Ringrazio sempre chi mi segue, anche in silenzio, perché mi date la voglia di scrivere all’infinito! (certo una recensione anche piccola piccola sarebbe gradita :D)
Ringrazio soprattutto Robertina che non si stanca mai di leggere le baggianate che scrivo (e mi corregge pure!)
Ti adoro, lo sai.
 
Vi aspetto come sempre, un bacio
 
Wanheda_Skaikru
   
 
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