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Autore: AndreMCPro    19/04/2017    3 recensioni
Quando la Luna si ribellerà al Sole e i morti risorgeranno dalla polvere.
Quando le Stelle cadranno e il Sangue tingerà il mare.
Quando il Grande Occhio tornerà ad oscurare il Cielo.
La voce di Yharim dichiarerà guerra al nostro mondo.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Terraria Heroes – The Wrath of the Tyrant
Cap.4 Partire da zero
 
«Bene…» Cominciò Andrew. «Siamo chissà dove in una foresta, ai piedi di un albero alto come minimo una sessantina di metri. Che facciamo?»
«Possiamo iniziare costruendoci una casa» Suggerì Korg raccogliendo delle asce da una catasta di attrezzi a terra. «I preti ci hanno fatto il favore di darci un minimo con cui iniziare»
«Dobbiamo abbattere alberi?» Fece Litios. «Nessun problema!»
E cominciò a prendere a pugni un albero con il suo braccio meccanico fino a farlo cadere. Ci volle meno del previsto.
«Ok, si ma magari con un’ascia fai prima…» Disse Korg porgendogliene una. «Tutti quanti dovremmo occuparcene, in realtà» E diede le altre due agli altri.
«E questa?» Si chiese Andrew raccogliendo una spada dalla catasta di attrezzi. «Wow, in rame. La peggiore della storia…»
«Bene, questi ci torneranno utili» Mormorò Mirrus avvicinandosi a dei girasoli.
«Dei fiori?» Fece Andrew confuso.
«Sembra che i girasoli abbiano la proprietà i allontanare i mostri. La maggior parte, per lo meno»
«Ah, interessante!»
«Io vado a fare un giro, magari trovo qualcosa di utile nelle vicinanze. Voi pensate alla casa»
«Agli ordini…» Rispose Mirrus infastidito dall’ordine. I tre dunque si misero a lavorare e costruirono una piccola casetta di legno. Andrew poi si mise a fare una piccola coltivazione, mentre Litios continuava a distruggere alberi indiscriminatamente e Mirrus, che con l’ausilio della magia aveva fabbricato un telaio per legno, aveva iniziato a creare uno stile per la casa utilizzando puramente legno vivo per le decorazioni.
Quando Korg tornò si trovò davanti un’ampia radura attorno all’enorme albero ai piedi del quale erano apparsi, appoggiata alle cui radici c’era la casa dove i quattro avrebbero passato la notte. La catasta di attrezzi era completamente sparita, così come anche Litios.
«Ehm… l’androide dove è andato?» Chiese il Lizhard.
«Si è portato via un piccone ed è sparito ad est» Spiegò Mirrus.
«Fantastico…- Rispose Korg. Comunque… hey, umano»
«Si?» Fece Andrew.
«Come te la cavi con gli yoyo?»
«I… cosa?»
«…senti, prendi questo e fammi vedere come lo usi»
Gli lanciò uno yoyo di legno. Esatto, letteralmente uno yoyo. Andrew si mise lo spago attorno al medio destro e scagliò in avanti l’oggetto con un lancio estremamente fluido. L’oggetto rimase per un istante steso in quella precisa direzione e poi tornò al suo possessore riavvolgendosi attorno allo spago, come se la gravità non esistesse.
«Mi piace!»
«Impressionante…» Disse Korg. «Elfo, a te!» Passò a Mirrus un boomerang incantato. Quello lo prese con leggera diffidenza, ma brandendolo e facendo qualche lancio di prova si rese conto di trovarcisi relativamente bene.
«Ok. Ora passiamo alle cose importanti- Fece il Lizhard sedendosi. -Il mio nome è Korgznarch Megntkarf
«Korgna… Korz… ehm…- Fece Andrew cercando di pronunciare il suo nome. Quello ridacchiò.
«Chiamatemi Korg e facciamo prima- E sorrise -Lo so che è difficile da pronunciare per non-Lizhard, mi diverte vedere altre razze impiccarcisi, alcune volte
«Ok, ehm... Korg…» Riprese il ragazzo, imbarazzato. «Io sono Andrew Arenor…»
«Io Mirrus Starflare» Si presentò a sua volta l’elfo.
«E l’androide si è presentato?»
«No, non ancora»
«Ok… beh, lo aspettiamo. Che avete combinato con la casa?»
I due gli fecero fare il giro dei pochi locali lì presenti. C’era una singola stanza di ingresso con banco da lavoro, un tavolo e quattro sedie, poi una scalinata in basso che portava alle stanze da letto…senza letti perché non avevano neppure uno straccio di tessuto.
E al momento era tutto ciò che avevano dentro casa.
«Hey ragazzi!»
L’androide era tornato, finalmente. E con se’ aveva un carico non indifferente di stagno e ferro grezzi.
«Ah, eccoti! Finito sopra hai proseguito la devastazione sottoterra?» Ci scherzò su Andrew.
«Guardate qua!»
Scaricò tutto ai loro piedi: erano pietra e minerali a non finire.
«Dove l’hai trovata tutta questa roba… uhm… come ti chiami?»
«Litios. E voi?»
E i tre si presentarono. Korg solo con il nome completo, però.
«Ok. Comunque… sapete, nelle caverne… squarta uno zombi, disinnesca una trappola… c’era anche una carica di tritolo pronta a far saltare una vena enorme di ferro»
«E che hai fatto?»
«L’ho fatta saltare e ho raccolto i pezzi, ovviamente! Avreste dovuto vedere che cratere! È stato spettacolare!»
Mentre lo diceva Korg estrasse un taccuino e scrisse: “Importante: spostare la casa di Litios il più lontano possibile”
Allestirono una fornace qualche metro fuori casa e ci gettarono i pezzi di metallo grezzi dentro. Dal carico uscirono una ventina di lingotti di stagno e un centinaio di ferro… abbastanza per fare delle corazze ed elmi nuovi per Andrew e Korg. Mirrus non ci si trovava bene e Litios diceva di non averne bisogno.
«E per finire…»
Korg prese lo stagno e ne fece un arco per se.
«Non mi vanno troppo a genio, preferisco armi da fuoco… ma credo me lo farò andare bene, al momento»
«Hai trovato perfino frecce?» Domandò Andrew.
«Si, ci sono vasi ovunque e dentro si trovano le cose più disparate. Ho perfino trovato un paio di pozioni di richiamo»
E mostrò la boccetta blu. Mirrus la prese. «Sapete, la ricetta per queste pozioni è piuttosto semplice… l’unico problema è che i pesci specchio non sono tanto comuni»
«Oh, beh, non è un grosso problema, mi occupo io di pescare» Rispose Korg.
«Va bene. Ma le piant-»
«Ci penso io!» Fece immediatamente Andrew.
«…ok. Direi che siamo meglio organizzati del previsto» Concluse il mago. «Alla sabbia ci pensi tu, Litios?
«Sabbia?» Fece quello.
«Si, sai, le boccette non si fanno da sole»
«Uff… preferivo andare a scavare sottoterra…»
«Ok, allora alla sabbia ci penso io. Basta che non ci fai crollare casa dalle fondamenta…»
-Nah tranquillo» Fece sorridendo e allontanandosi. La risposta dell’androide però non lo tranquillizzò affatto.
 
Il giorno dopo Korgznarch si alzò presto, uscì silenziosamente dalla stanza e andò verso un laghetto che aveva trovato durante la sua esplorazione. Mise un verme come esca e scagliò la lenza.
Si ritrovò all’improvviso a pensare a quel verme come se stesso… Strappato via alla terra, il suo habitat naturale… la sua casa… e scagliato in un luogo sconosciuto e chissà quanto lontano a fare da vittima sacrificale per chissà quali orribili creature. Ricordava le dicerie riguardanti l’Occhio di Cthulhu… o meglio, GLI Occhi.
Nelle leggende tanti guerrieri combatterono e sconfissero l’Occhio, perciò c’erano solo due spiegazioni: o l’Occhio è immortale, ma così non sembrava, visto che ogni volta andava letteralmente a pezzi, oppure ne esistevano tanti. Ma se era così… chi era a crearli?
E oltre a questo… Conosceva anche le storie su un altro paio di creature, ma poi basta. Aveva viaggiato tanto, forse troppo prima di trovare casa a Gunhold e trasferircisi, e sapeva che i pericoli che albergavano quel mondo erano molti di più di quelli che conosceva. Ma diquali fossero non ne aveva la più pallida idea
L’amo si incastrò in qualcosa, al che il lizhard prese a tirare. Qualsiasi cosa fosse, non sembrava reagire. Eppure aveva un peso considerevole. Tirò di più, cercando di trascinare l’oggetto fuori dall’acqua.
Dopo quasi un minuto una cassa di legno prese ad emergere dalla superficie del lago. Il lizhard, sorpreso, decise immediatamente di aprirla, e ci trovò dentro solo monete e…una strana bottiglia piena di acqua blu scuro. La superficie era increspata da violente onde in miniatura. Provò ad aprirla, ma era perfettamente sigillata. L’unica cosa che trovò era un minuscolo buco sulla parte inferiore. Provò a coprirlo.
Un violento getto d’acqua lo investì in pieno volto, strappandogli la bottiglia dalle mani e facendola piantare sulla sabbia. Il lizhard si strofinò il volto e la raccolse, ma, confuso dal suo utilizzo, preferì portarla agli altri. Forse quel mago, Mirrus, ne sapeva qualcosa.
 
Quando tornò all’albero si trovò davanti Andrew che costruiva una recinzione ad un lato della casa, aiutato da Litios. La recinzione partiva da due angoli della casa e si allargava di una ventina di metri
«Bene,. Questo è l’altro angolo. Ora dobbiamo solo chiudere» Disse Andrew.
«E poi posso tornare sottoterra?»
«Si, poi potrai tornare sottoterra…» Rispose scocciato il ragazzo.
«Bene!» E cominciò a lavorare più in fretta che poteva.
«Hey, che succede qui?» Chiese Korg avvicinandosi.
«Oh, sto recintando l’area dove farò coltivazione»
«E lui come l’hai convinto?»
«È stato semplice… è bastato infastidirlo finché non si è deciso ad ascoltarmi»
«Mi devi un piccone!» Gridò l’androide.
«Si, si! Comunque… tu invece che fine avevi fatto?»
«Pesca. Ho trovato una strana bottiglia, volevo mostrarla a Mirrus»
«Beh, sta ancora dormendo»
«Come sarebbe a…?»
«Gli elfi vanno a dormire ben più tardi di noi, a quanto pare»
In quel preciso istante si sentì un sommesso «Buongiorno…» venire dall’entrata della casa.
«Alla buon’ora!» Lo salutò Korg.
«Zitto, lucertola, tu non vai a dormire alle quattro di mattina»
Il lizhard lo guardò male, ma poi gli si avvicinò con la bottiglia in mano. «Senti, mi sai dire cosa è questa?»
«Tsunami in Bottiglia- Rispose il mago prendendo in mano un pezzo di pane. Poi lo morse, e rispose solo dopo aver masticato un po’. «Non sai cosa fa?»
«No, lo so benissimo, mi ha spruzzato acqua in faccia. Ma cosa me ne faccio?»
Il mago posò il pane. «Dai qua…»
Prese la bottiglia e se la assicurò saldamente alla cintura, rivolta verso il basso. Poi uscì di casa e saltò, per poi passare il dito sul minuscolo forellino, e venne subito scagliato in alto di un altro paio di metri dal getto d’acqua. Quando atterrò il mago dovette fare una capriola per non farsi male, ma per il resto sembrava funzionare perfettamente.
«Che spettacolo!»
«Forte, eh? Ci sono versioni migliori, però» Rispose Mirrus lanciandogli la bottiglia. Korg se la mise subito alla cintura.
«Ci sono, in ordine, la Tempesta di Neve e quella di Sabbia che ti lanciano più in alto e ti permettono anche di accelerare in orizzontale. Questa se la tieni così va su e basta»
«Chiaro»
«Beh, io ora vado a… uh?1»
Mirrus sentì un tocco sulla sua schiena e si voltò. Litios lo punzecchiava con un bastoncino.
«Cosa vuoi, adesso?»
«Me la fai una casa sopra l’albero?»
«No»
«Daiii…» E lo punzecchiò ancora. Al che il mago afferrò il bastone e lo spezzò in due. «No. Smettila
Ma l’androide raccolse il legno rotto e riprese a punzecchiarlo, stavolta con due bastoncini.
«E daiii!»
Il mago afferrò entrambi i bastoncini con due dita e li incenerì con il fuoco magico. Poi si allontanò. L’androide rimase un attimo a guardarlo, poi fece spallucce e si mise alla fornace, per forgiare un nuovo piccone. E poi se ne andò anche lui.
«Inizia bene, la giornata…» Fece Andrew a fine scena. Korg si avvicinò a lui.
«Dimmi un po’, come te la cavi in sopravvivenza?»
«Beh… ogni tanto andavo a caccia… stavo via anche per una settimana, se necessario»
«Sapresti trovare del cibo in caso di emergenza?»
«Ehm… so coltivare, ma in caso di emergenze urgenti…no…»
«Quello che temevo. Avrò non poche cose da insegnarvi, a quanto pare…»
«Va bene… allora meglio cominciare subito»
  
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