Night at the stall /Empty places
(Frush.
Frush.)
Le luci del villaggio si accesero con uno schiocco sordo, illuminando un poco le strade buie di Konoha.
(Frush.
Frush.)
I pochi passanti camminavano alla svelta, rasenti ai muri, e scomparivano tra le ombre.
(Frush.
Frush.)
- Papà, allora io vado. - Ayame si affacciò oltre il bancone – Tu cosa fai? Resti ancora qui? -
Il vecchio annuì, salutando la figlia.
(Frush.
Frush.)
Adesso era solo, il vecchio.
Osservò la piazzola davanti a sé, lievemente illuminata da una luce tremolante.
Poi sospirò e si rimise al lavoro.
(Frush.
Frush.)
Con gesti monotoni, riprese a sfregare il bancone del chiosco.
Poi si fermò di nuovo.
Troppe macchie da cancellare.
- Ehi, signor Teuchi! Per domani puoi
tenermi tre posti? Sai, sono riuscito a convincere Sakura-chan a venire a pranzo
con me! A dire il vero c’è anche quel pallone gonfiato di Sasuke… però ci
divertiremo lo stesso, no? - il ragazzino si interruppe, pensieroso.
- Però a Sasuke servi il ramen per ultimo,
eh? -
E così, quel ragazzo era tornato.
Naruto era di nuovo al villaggio.
- Signor Teuchi! Signor Teuchi, mi
riconosce?! -
Il vecchio alzò il capo dalla cassa,
incrociando gli occhi azzurri di un giovane ormai più alto di
lui.
- Naruto? È da un pezzo che non ti si vede!
-
- Già! -esclamò Naruto, sorridendo. Poi si
voltò verso l’uomo dai lunghi capelli che lo accompagnava, intento a lanciare
occhiate interessate alla giovane Ayame, affaccendata dietro al
bancone.
- Ehi, ero-sennin! Avevi promesso che
appena tornati mi avresti offerto tu da mangiare! -
- Uh? - fece l’uomo, che Ichiraku riconobbe
come il sommo Jiraya, distogliendo a malincuore lo sguardo dalla ragazza - Non se ne parla nemmeno! Hai già
approfittato abbastanza dei miei pochi sudatissimi risparmi! -
- E tu quelli li chiami sudati?! Vorrei
ricordarti che li spendi portando fuori le ragazze! -
Jiraya arrossì appena e lo fulminò con lo
sguardo.
- Quello è il mio lavoro! Mi serve come
ricerca per i miei libri, quante volte te l’avrò detto? -
- Tsk! - sbuffò Naruto, incrociando le
braccia sul petto - Chiamarlo lavoro, il tuo…-
- Come osi, razza di allievo maleducato e
irrispettoso?! Io sono il grande Jiraya, il ninja leggendario, come puoi
insinuare…?! -
- Per oggi non importa. - lo interruppe il
signor Teuchi - Offro io. Devo pur
sempre festeggiare il ritorno del mio miglior cliente, no? -
- Grazie mille, signor Teuchi! - esclamò
Naruto, sorridendo. Gli occhi gli scintillavano per la gioia.
Era decisamente passato troppo tempo da
quando Teuchi aveva visto quell’espressione sul suo volto.
Il vecchio sospirò e tornò al proprio lavoro.
“Ehi, signor Teuchi! Per domani puoi tenermi tre posti?”
Tre posti.
Essendo l’Ichiraku un chiosco dalle dimensioni così ridotte, vi potevano stare solo pochi avventori contemporaneamente. Ormai il vecchio conosceva orari e preferenze dei clienti abituali. Data la sua lunga esperienza, aveva sviluppato una sorprendente capacità nell’inquadrare le persone. Il segreto stava nell’analisi degli atteggiamenti.
- Sai la novità, signor Teuchi?
-
Il vecchio alzò il capo, incuriosito.
- Quale, Naruto? -
Il ragazzino inghiottì un boccone di spaghetti.
- Guarda un po’ qua! - esclamò, con tono
trionfante, estraendo da una tasca il coprifronte nuovo di zecca – Sono
diventato un vero ninja, adesso! -
- Oh, complimenti! - disse il gestore,
sorridendo – Ne sarai molto orgoglioso, non è vero? -
- Infatti! - continuò Naruto, allacciandosi
la fascia sulla fronte - E non solo! Sono stato messo in una squadra! Ora ho due
compagni e un sensei! -
- Ma dai. E’ per questo che sei così felice,
oggi? -
Il ragazzino si fermò, interdetto, e si
concesse qualche secondo per riflettere.
- Felice, dici? Non saprei…non è che la mia squadra
mi vada poi così a genio, ecco. Certo, c’è Sakura-chan, che è davvero carina, ma
finisce sempre col picchiarmi. Il maestro Kakashi, poi, sarà un buon ninja, ma è
un ritardatario pazzesco e non si
capisce mai cosa gli passi per la mente. E, come se non bastasse, sono costretto a vedere l’espressione
imbronciata di quell’idiota di Sasuke Uchiha ogni accidenti di giorno! -
- Ah…! - fece Teuchi, iniziando a lavare i
piatti - Ma tu sei contento di avere una squadra, o no? -
- Mmmm… a questo saprò risponderti tra un
po’ di tempo, forse! –
Il ragazzino si alzò e fece per andarsene.
Prima di allontanarsi tra la folla si voltò a salutare il gestore.
E il suo sorriso era più grande che
mai.
Chissà perché gli tornavano in mente solo allora, quelle parole.
Alla fine non gli aveva mai chiesto se fosse felice o meno della sua squadra.
Non ne aveva mai avuta l’occasione.
Né il bisogno.
- Signooooor Teuuuuchiiiii!!!
-
Il vecchio uscì dal retro del chiosco,
riconoscendo subito la voce. Tre delle
cinque sedie davanti al bancone erano occupate. In quella al centro,
esattamente davanti al piano cottura, era seduto Naruto, con un incredibile
sorriso a trentadue denti e una fame bestiale.
- Svelto, signor Teuchi! Oggi ci siamo
allenati tutta la mattina senza soste e vogliamo mangiare! - esclamò, battendo
le mani come un bambino. Subito ricevette l’occhiata gelida del ragazzo alla sua
destra. Seduto a due posti di distanza, accanto alla parete, c’era un dodicenne
dai capelli neri e lo sguardo incredibilmente cupo. Alzò a malapena gli occhi
sul gestore e voltò il capo
dall’altra parte.
- Scusalo, signor Teuchi! - intervenne
Naruto, con aria di superiorità - E’ che a Sasuke non piace il ramen. -
- Non ho mai detto una cosa del genere. -
ribatté Sasuke, irritato - Ma la sola idea di venire qui con te mi fa stare
male. -
- E allora potevi andartene a casa tua,
Sasuke! - lo rimbeccò Naruto, con aria di sfida - Io avevo invitato solo
Sakura-chan, mica te! -
L’Uchiha si strinse nelle
spalle.
- Lamentati con lei, allora. E’ a causa
delle sue continue insistenze che sono qui, non certo per mia volontà.
-
La ragazzina chiamata in causa si affrettò a
rispondere con foga.
- Ma l’ho fatto solo per te, Sasuke-kun! Non
ti fa certo bene passare il tempo da solo, quando io sono disposta a fare tutto
ciò ch--- ! - si fermò, rendendosi conto di quanto detto, e arrossì
furiosamente, evitando con cura gli occhi del gestore. - Comunque io mi chiamo
Sakura Haruno. - disse, rivolgendosi direttamente al vecchio, e allungando una
mano oltre il bancone - E’ un piacere conoscerla. Naruto ci parla tanto di lei e
del suo ramen. -
Il signor Teuchi rise, stringendole la mano.
- Il piacere è tutto mio, signorina Haruno.
Finalmente posso vederti in faccia, sapessi cosa dice di te
Naruto…-
- Vecchio!! - esclamò Naruto, arrossendo -
Stai zitto! -
Teuchi annuì, ridendo.
- E tu devi essere il famoso Sasuke Uchiha,
vero? -
Il ragazzino annuì appena, squadrando il
gestore con gli occhi.
Teuchi finse di non essersi accorto della
freddezza di Sasuke, quindi si affrettò a portare tre ciotole fumanti ai
ragazzi.
Notò subito il modo in cui Sakura, che
sedeva trai due compagni, pendeva curiosamente verso la sua destra, e
approfittava di ogni scusa valida per avvicinarsi di qualche centimetro allo
sgabello di Sasuke. Attorcigliava i capelli attorno alle dita, ridacchiava ed
arrossiva di continuo ad ogni
sguardo gelido che il ragazzino le rivolgeva, senza degnare di un’occhiata
Naruto, che si ingozzava di ramen senza staccare lo sguardo torvo dai due
compagni di squadra.
Teuchi si era appena voltato di spalle,
domandandosi se anche ai suoi tempi i giovani avevano così tanti problemi,
quando un urlo e un rumore tintinnante lo fecero voltare.
- Naruto, sei un disastro!
-
Sakura scattò in piedi, evitando per un pelo
di macchiarsi il vestito con il ramen che Naruto aveva appena rovesciato sul
bancone.
- Sc-scusami, Shakura-schan!!- si affrettò a
scusarsi il ragazzino, dimenticando di avere la bocca ancora
piena.
- Tsk. - borbottò Sasuke, con un sorrisetto
– E ti pareva. Non ne combini mai una giusta, eh, baka?-
- Tu stai zitto, teme!! -
Quella era stata la prima volta che Ichiraku aveva incontrato i compagni di squadra di Naruto.
Si era fatto un’idea precisa del loro carattere fin dal primo istante e si rese conto che in fondo aveva avuto ragione.
Purtroppo.
- Tutto il ramen che hai, per favore.
-
La voce di Naruto giunse incredibilmente
stanca alle orecchie del gestore.
- Naruto! Quasi non ti riconoscevo! Ho
sentito che sei stato all’ospedale, vero? -
Il ragazzo annuì, iniziando ad ingozzarsi
con la prima ciotola che il signor Teuchi gli mise sotto il naso.
- Già. Però adesso sono guarito.
-
- Ah, sì? Mi sembri un po’ giù di tono,
comunque. Forse dovevi restare ricoverato più a lungo. -
Naruto soppesò la ciotola tra le mani.
- Non credo che sia per questo.
-
- No? -
- No. Penso che sia per un altro motivo. Ne
avrà di sicuro sentito parlare. -
Il vecchio annuì cupamente.
- Quello, intendi? Sì, me l’hanno detto… immagino
che tu sia rimasto parecchio turbato dalla decisione del tuo compagno… però non
devi abbatterti, sono sicuro che…-
- Ma manco per sogno! - esclamò Naruto,
battendo con forza la ciotola vuota sul bancone - Non ho mai neanche sognato di
deprimermi per quello scemo di Sasuke! Non esiste che io, Naruto Uzumaki, futuro
Hokage di Konoha, mi abbatta! - puntò le bacchette contro il gestore - Ho
passato questi ultimi giorni ad allenarmi come un pazzo, per questo sono stanco!
E da domani partirò in viaggio con niente meno che il grande Jiraya! Lui sì che
mi farà diventare forte, altro che quella serpe di Orochimaru! - poi abbassò un
poco il tono e si rimise a sedere -
Non lascerò che Sasuke si rovini l’esistenza da solo… non posso permetterlo,
giusto? -
Un silenzio profondo cadde nel piccolo
chiosco. Naruto si accorse improvvisamente di quanto aveva appena detto, infatti
accennò un sorriso incerto.
- Ho esagerato, vero? -
Ichiraku scosse la testa, ridendo.
- Niente affatto, Naruto. E’ esattamente quello che mi aspettavo che tu dicessi. -
Eppure, dopo tanto tempo, Sasuke non era ancora di ritorno.
Il signor Teuchi sospirò, afflitto: una così giovane promessa, perdersi così…
Gli era sempre stato a cuore il destino di quei ragazzi, fin da quando li aveva visti la prima volta.
In fondo, erano tutte personalità particolari. E lui non aveva potuto fare altro che affezionarvisi.
Dei passi lo distolsero dai suoi pensieri. Aguzzò la vista, sporgendosi oltre il bancone, ed intravide una sagoma che si avvicinava nell’oscurità.
Chi mai poteva andare in giro a quell’ora di sera?
- Salve, signor Teuchi. -
- Oh! Naruto, sei tu!- disse il vecchio, sollevato - Cosa fai qui così tardi? -
- Sto andando a casa. - rispose il ragazzo con semplicità, accennando con il capo alla strada davanti a lui - Sono stato ad allenarmi fino a tardi anche oggi. -
- Ah, capisco. Sei sempre il solito, eh? -
- Già. - mormorò Naruto, a bassa voce - Buonanotte, allora. -
- Buonanotte… - lo salutò il vecchio, corrugando le sopracciglia.
Cos’era quella nota cupa che aveva sentito nella sua voce?
Lanciò uno sguardo rapido agli sgabelli davanti al bancone.
Sicuramente era per quello.
Sospirò, malinconico.
Sapeva che Naruto era ritornato a Konoha senza Sasuke, di nuovo. E, questa volta, si diceva che fosse riuscito addirittura ad incontrarlo, ad avercelo davanti… eppure gli era sfuggito. Ancora.
A quanto pareva non era riuscito a superare il dolore del tradimento di Sasuke, come invece aveva proclamato con tanto fervore quel giorno.
Teuchi provò nuovamente a passare lo straccio sul piano liscio di legno, ma si arrese quasi subito.
Le macchie da lavare via erano sempre troppe. E sembravano aumentare ogni giorno di più.
Ora davanti al vecchio c’erano solo delle sedie immobili, leggermente illuminate dalla luce tremolante di un lampione.
Tre posti vuoti.
E tante macchie da
cancellare.
Chissà se e quando qualcuno sarebbe tornato ad occuparli, quei posti.
- Ehi, signor Teuchi! Quasi dimenticavo! - la voce di Naruto lo richiamò alla realtà - Per domani puoi tenermi tre posti, per favore? Sono riuscito a convincere Sakura e forse verrà anche Sai. E’ quel tipo nuovo che hanno messo nella mia squadra, non so se lo hai mai visto. È un po’ strano e ha un sorrisetto che ogni volta che lo vedo mi fa venir voglia di prenderlo a pugni… ma non è così male, in fondo! -
- Oh… certamente, Naruto. Mi farà piacere conoscerlo. Allora tre posti per domani, te li tengo. -
- Bene! Grazie, signor Teuchi! A domani! -
Quando il ragazzo si allontanò, un sorriso si dipinse sul suo volto.
Il signor Teuchi rimase ad osservarlo mentre si confondeva tra le ombre della notte, poi tornò a guardare gli sgabelli.
Forse non sarebbero rimasti vuoti ancora
a lungo.
Nota dell’Autrice: è giusto sottolineare che questa fan fiction è nata dall’idea di vimar, che me la chiese ormai secoli orsono.