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Autore: Eirynij    23/04/2017    2 recensioni
“Quando arriva la notte” è una raccolta di missing moments che segue l’ordine cronologico delle puntate di Tokyo Mew Mew prendendo spunto proprio da esse. L’inizio della narrazione coincide con la puntata numero tre, quella in cui entra in scena il nostro alieno dagli occhi d’oro. La notte è un momento magico in cui si ripensano agli avvenimenti della giornata e, soprattutto, è il momento in cui si può avere una pausa dal tran tran quotidiano. Quindi, mentre il giorno impone a Kisshu e Ichigo di combattersi ed essere nemici, la notte li avvicina lasciando loro la possibilità del dialogo e della conoscenza reciproca.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Whisper
- Kisshu -
 
 
Vedevo chiaramente l’insegna illuminata da una coppia di lampade: “Centro Termale Principessa dei Monti”. Sapevo che Ichigo era lì con le sue compagne Mew, infatti qualche ora prima le avevo attaccate con uno dei miei chimeri, un vero osso duro, tanto che avevano impiegato più tempo del solito per batterlo perdendo così l’ultimo treno per tornare a Tokyo.
Dopo un’attenta valutazione avevano infine deciso di passare la notte nell’albergo termale sulla montagna, pertanto, con uno scrupoloso pedinamento, avevo raccolto tutte le informazioni necessarie per rintracciare la mia micetta sperando che si allontanasse dalle sue compagne, anche solo per qualche minuto.
Il centro era costituito da una struttura disposta su un unico piano e ogni camera si affacciava su un piccolo spazio privato munito di vasca piena di acqua termale e separato dall’ambiente circostante da un’alta staccionata realizzata con fitte canne di bambù.
Ichigo era nella stanza numero sette. Stavo appostato lì fuori nell’ombra della sera quando sentii il richiamo di Deep Blue: comparvi davanti a lui, alla sua essenza generata grazie all’Acqua Mew, e mi prostrai.
‹‹Che novità dalla Terra? Hai sconfitto i nemici che si oppongono al nostro piano?›› chiese con la voce fredda e sprezzante di chi conosce già la risposta.
Strinsi i pugni: ‹‹Non ancora, ma la prossima volta…››.
‹‹Per te si tratta sempre della prossima volta, ma la tua inettitudine mi sta rallentando›› le parole dure mi punsero nell’orgoglio ma provai meno dolre di quanto potessi immaginare perché al volto sofferente del mio popolo si contrapponeva lo sguardo dolce e sereno di due occhi cioccolato così mentre Deep Blue sciorinava la sua ramanzina carica di spregio nei miei confronti, tutti i miei pensieri erano concentrati sul ricordo di capelli rossi e labbra da baciare.
‹‹E ora vattene, la tua presenza mi ha nauseato››.
‹‹Si, mio signore›› risposi con un ultimo inchino pregustando la libertà.
Quando ricomparvi sulla Terra erano almeno le dieci di sera ed il buio si era fatto più fitto. Percepivo la parete ruvida dell’hotel alle mie spalle mentre davanti a me si stendeva una vasca in pietra colma di calda acqua sulfurea. Non vi era nessuna lampada a illuminare lo spazio circostante perciò i miei occhi ci misero un po’ per abituarsi alla totale oscurità. Davanti a me Ichigo stava concludendo la giornata con un bagno, i capelli raccolti sopra la testa sfuggivano dalla fascia di spugna raggiungendo l’acqua e inumidendosi sulle punte. Osservai la curva del collo pallida e liscia che delimitava il confine tra la ragazza e l’etereo disegnando il suo profilo fino alla spalla, appena visibile tra le increspature dell’acqua. Rimasi in contemplazione per qualche minuto con la vana speranza che la luna si palesasse da dietro le nubi rischiarando l’immagine.
Mi avvicinai, attento a non emettere alcun rumore, le arrivai alle spalle e mi chinai per baciarle il collo soffice. Appena si sentì sfiorare sobbalzò ritraendosi dalla parte opposta della vasca e infrangendo il silenzio irreale che ci avvolgeva con lo sciabordio dell’acqua.
‹‹Kisshu›› sibilò sorpresa ‹‹vattene, in camera con me c’è Retasu››.
Mi avvicinai alla porta chiusa della stanza e tesi l’orecchio: si sentiva il respiro lento e pesante di qualcuno che dormiva profondamente.
‹‹È addormentata›› rassicurai Ichigo.
Trovavo il rischio di essere scoperti profondamente eccitante, quindi invece di andarmene tornai alla vasca e chiesi: ‹‹Come funziona qui?››.
‹‹Abbassa la voce›› mi implorò la ragazza e, per paura che scappasse via, la accontentai.
‹‹Cosa si fa alle terme?›› ripetei in un sussurro.
‹‹Ci si rilassa facendo lunghi bagni caldi›› rispose lei.
Feci un altro passo avanti pestando qualcosa di morbido, inquadrai l’oggetto: era una salvietta. Scrutai Ichigo soffermandomi sulle spalle che emergevano appena dall’acqua: nessun segno del costume. La mia logica inoppugnabile mi suggeriva che la ragazza era a mollo senza niente addosso. Trattenni a stento un ghigno e decisi di recitare la parte del finto tonto: ‹‹E come si fa un bagno?››.
Rimase per un attimo in silenzio sgranando gli occhi per la domanda stupia, quindi mi spiegò: ‹‹Beh ci si spoglia…››.
‹‹Completamente nudi?›› chiesi reprimendo il tono divertito.
‹‹Si›› confermò.
Amavo il suo lato un po’ ingenuo che mi lasciava spazio per raggirarla abilmente, sferrai il mio attacco finale: ‹‹Forse farebbe bene anche a me un bagno, non credi?››.
Sadico fino al midollo, volevo il suo consenso.
‹‹Si suppongo di si… a chi è che non fa bene un…›› non fece in tempo a terminare la frase che mi ero già tolto tutti i vestiti e fulmineo mi ero immerso nella vasca. Ghignavo soddisfatto.
Ichigo era attonita quando un lampo di comprendonio le attraversò lo sguardo: stavamo entrambi nudi nella vasca. Ero convinto che avrebbe reagito battezzandomi a male parole, invece arrossì tanto fino a diventar paonazza e dalle labbra serrate le uscì un solo sibilo: ‹‹Vattene››.
Il corpo era affondato nell’acqua scura fino al mento e gli occhi lucidi mi fissavano carichi di odio: mi ricordai del pudore degli esseri umani quando si tratta di nudità e capii che quello che per me era un semplice gioco, per lei rasentava l’umiliazione. Me ne dispiacqui mentre il mio divertimento scorreva lontano trasportato dalle lacrime che avevano preso a cadere rigando le guance della ragazza.
Mi voltai dandole la schiena: ‹‹Ora non posso vederti e ti prometto che starò fermo immobile››.
Silenzio.
Sapevo ciò che dovevo fare ma il mio orgoglio mi legava la lingua, mi feci coraggio e raccolsi tutta la determinazione racchiusa nel desiderio di poter stare ancora un po’ vicino ad Ichigo: ‹‹Scusami, micetta››.
Dopo un attimo sentii un colpo proprio al centro delle scapole che mi mozzò il respiro, annaspai sbilanciandomi all’indietro e finendo completamente sott’acqua. Riemersi tossendo e sputacchiando. ‹‹Mi hai fatto male›› mi lamentai scostandomi i capelli bagnati dagli occhi. Mi aveva mollato un pugno, di quelli ben assestati. Timida ma forte, anche per questo mi piaceva tanto.
‹‹Ora siamo pari›› decretò.
Scoppiai a ridere emettendo sibili nasali nel tentativo di far meno rumore possibile e la contagiai tanto che i suoi risolini crebbero spontanei fino a riempirmi le orecchie.
Dopo qualche minuto tornò il silenzio.
‹‹Non mi hanno convinto queste terme, finora sono state tutto fuorché rilassanti, mi hai quasi affogato anche›› decretai cercando un argomento di conversazione.
‹‹Non dovevi provocarmi›› mi rimbeccò e dopo un attimo mi ordinò ‹‹ti proibisco di voltarti!››.
La sentii armeggiare alle mie spalle, poi lentamente si avvicinò e prese a bagnarmi la schiena con una spugna. L’acqua calda scorreva sulla mia pelle donandomi conforto mentre i muscoli si rilassavano, chiusi gli occhi per godermi appieno la sensazione di torpore e protezione. In quel gesto semplice sentivo Ichigo più vicina che mai, perché si stava prendendo cura di me. Dopo un po’ si fermò e rimase in attesa.
‹‹Devo andare via, ora›› proferii a malincuore. Sarei rimasto ancora se la temperatura dell’aria non fosse scesa a tal punto da farmi gelare il naso: io ero abituato al freddo dato che il mio pianeta era un’unica lastra di ghiaccio e neve ma temevo che a Ichigo venisse un malanno e questo avrebbe comportato la sua assenza in battaglia e senza lei non mi divertivo affatto.
Sentii che lentamente si muoveva, quando l’acqua tornò tranquilla mi alzai e uscii dalla vasca rivestendomi veloce. Aveva coperto gli occhi con le mani ma potevo intravedere le guance imporporate dalle fessure tra le dita, trattenni una risata.
Mi avvicinai a lei ancora immobile, sapevo che non sarebbe mai uscita dall’acqua in mia presenza. Accostai le labbra al suo orecchio: ‹‹Grazie, micetta››.
Me ne andai con un sussurro.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice: Capitolo lunghino eh? Non so se a voi è piaciuto… io preferisco momenti più lieti, dolci ma allegri, tuttavia è inverosimile che in una conoscenza, considerando poi due entità così diverse come Ichigo e Kisshu, non ci sia anche qualche momento di tensione o qualche incomprensione, per questo ho deciso di scrivere questo capitolo dal gusto un po’ amaro nonostante il lieto fine. Attendo le vostre impressioni, un grazie gigante a chiunque decida di recensire!
Un bacio,
Eirynij
   
 
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