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Autore: Fox2_Fox    24/04/2017    1 recensioni
Qui, mi chiamano duecentotrentadue. Non credo sia il mio nome, ma va bene così.
Non saprei come altro chiamarmi, effettivamente.
Per voi però, se vi va bene, sarò semplicemente Katie. Una volta mi chiamavo così, credo.
***
Piccola OS scritta per un vecchio concorso in cui cercavo di dedicare un pensiero a una delle tante vittime della guerra contro Voldemort che spesso dimentichiamo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katie Bell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Katie Bell

Qui, mi chiamano duecentotrentadue. Non credo sia il mio nome, ma va bene così.
Non saprei come altro chiamarmi, effettivamente. Ho sentito nomi peggiori, devo ammetterlo, ma questo non suona molto all'orecchie. È vero però che molti nomi non suonano.
Per voi però, se vi va bene, sarò semplicemente Katie. Una volta mi chiamavo così, credo. In questo periodo sono piena di "forse", "potrebbe", di congiuntivi e condizionali, nessun indicativo, nessuna certezza, solo dubbi.

Mary Joanne, la mia infermiera preferita, l'altro giorno ha messo un cuscino contro la mia parete. Si preoccupa molto per me, è tanto gentile. È lei che continua a ripetermi il mio "vero nome", quel "Katie". Ogni tanto la sua voce mi tormenta nel sonno, ogni tanto la odo anche da sveglia, anche se non capisco se è una pura impressione o se mi sta davvero parlando.
Mi ripete chi sono, cosa sono, dove sono, cosa è successo e cosa sta succedendo. E io lo ripeto a me stessa, per non scordarmelo: scordo un sacco di cose, in questo periodo.
Mi chiamo Katie Bell.
Sono una maga.
Ora sono al San Mungo.
Sono stata colpita a un incantesimo Imperius e poi da una maledizione ancora sconosciuta.
Ora sono in stato catatonico da un mese, due settimane e cinque giorni.

Credo che Mary Joanne mi abbia accarezzato i capelli, oggi, quando è venuta a trovarmi. Ha detto che mi sto riprendendo. Io vorrei sorriderle e rassicurarla, dirle che sto bene, ma non riesco a fare altro se non continuare a ciondolare avanti e indietro, come la lancetta dei secondi di un orologio rotto. Mary Joanne ha detto che i dottori stanno pensando di farmi cambiare camera perché hanno paura che, anche con il cuscino, potrei farmi male, se continuo a ciondolare così.
Mi chiamo Katie Bell.
Sono una maga.
Ora sono al San Mungo.
Sono stata colpita da un incantesimo Imperius e poi da una maledizione ancora sconosciuta.
Ora sono in stato catatonico da un mese, due settimane e sei giorni.

Non riesco a ricordare nulla se non un grande bianco. Mi chiedo ancora come io riesca a pensare, non che lo faccia spesso, in verità. In genere la mia mente è solo una tela bianca, strappata. Strappata perché non riesco a dipingerla di nuovo, ma nemmeno questa è una certezza.
I dottori mi hanno cambiato stanza, o almeno, così mi ha detto Mary Joanne. Io non lo ricordo, non riesco a tingere la tela di nessun colore, ogni volta che ci provo la rovino solo di più. Ogni volta che ci provo sento soltanto "strap".
La parete è più morbida, però, come se ci fossero tanti e tanti cuscini.
Mary Joanne ha iniziato ad aiutarmi, quando vado a letto, non voglio prendere sonno, quindi in genere resto sveglia. Lei però dice che non va bene, quindi io l'ascolto e continuo a ciondolare come la lancetta dei secondi rotta fino a che non sento uno strano prurito al braccio e il mondo si fa nero.
Almeno non sogno nulla.
Mi chiamo Katie Bell.
Sono una maga.
Ora sono al San Mungo.
Sono stata colpita da un incantesimo Imperius e poi da una maledizione ancora sconosciuta.
Sono in stato catatonico da un mese, tre settimane e un giorno.

Sto migliorando, questa volta lo so anche io. Eppure vorrei tornare a prima, a quando sbattevo la testa e ticchettavo all'infinito, avanti e indietro, avanti e indietro, senza sapere. Ora non dormo più, i dottori devono legarmi, per farmi le iniezioni. Mary Joanne non mi sembra più una fata buona.
Ora mi ricordo, del dolore, dei colori davanti agli occhi, del sangue che usciva copioso, dell'essere che si annidava dentro di me, urlando.
Non voglio ricordare.
Ricordo chi sono, ricordo il mio nome, ora non sono più un numero, ma vorrei esserlo.
Vorrei poter dimenticare.
Ripeto il mio mantra, legata al letto, le cinghie ai polsi, la testa che sbatte contro il cuscino imbottito appositamente posizionato lì per non permettermi di farmi del male.
Mi chiamo Katie Bell.
Sono una maga.
Ora sono al San Mungo.
Sono stata colpita da un incantesimo Imperius e poi da una maledizione ancora sconosciuta.
Sono internata in cella di isolamento da una settimana, tre giorni, dieci ore e venti minuti. Ora ventuno.
Ora ventidue.
Tic tac, tic tac, tic tac.
Ora ventitré.
Tic tac, tic tac, tic tac.
Ora ventiquattro.

Nessuno che non abbia sperimentato la maledizione Imperius può anche solo lontanamente sapere cosa significa.
Sai cosa sta succedendo, ma allo stesso tempo non lo sai. Il tuo corpo non reagisce, tu sei imprigionato dentro una bolla di vetro che pare infinita. Ci sbatti i pugni contro, le nocche scricchiolano, il sangue cola dalle ferite e ti riga i polsi. Senti di potercela fare, ogni secondo. Senti di poterti liberare, ma poi rompi un vetro, e ce ne è un altro, e poi un altro ancora, e un altro ancora.
Piangi, ma non escono lacrime vere. Urli, ma nessun suono esce dalle labbra che non sono più tue.
Sei chi sei ma non lo sei. E alla fine cedi, inevitabilmente. Io ho resistito tanto, credo. Non ho avuto l'occasione di chiedere ad altri quanti strati della bolla hanno rotto. Io li ho contati. Erano ventiquattro, poi non avevo più unghie e la pelle mi sanguinava, così mi sono arresa.
Ma non importa, in verità, quanti strati ho rotto. Non importa se ne ho rotti più o meno degli altri. Mi sono arresa e basta.
Che Grifondoro sono? Sono una codarda. Mi sono arresa e mi sono lasciata convincere che, quello che stavo facendo, di qualunque cosa si trattasse, fosse la cosa giusta, quella che dovevo fare.
Fa male, tutto. Ma ancor di più fa male sapere di essersi lasciati andare.
Mi chiamo Katie Bell, ma preferisco duecentotrentadue.
Sono una maga, una vittima collaterale di una guerra più grande di cui io non sono né la protagonista, né, di certo, la vincitrice.
Ora sono al San Mungo, e sto diventando pazza.
Sono stata colpita da un incantesimo Imperius e poi da una maledizione ancora sconosciuta che mi tormenta, sonno e veglia, insieme a ricordi che non riesco a bloccare e che mi stanno rendendo folle.
Sono stata in stato catatonico per due mesi e una settimana, adesso sono chiusa in cella di isolamento da tre settimane, quattro giorni e dieci minuti, ma non vedo ancora la luce alla fine del tunnel.
Spero solo che non sia un eterno ed infinito buio.

   
 
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