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Autore: tixit    25/04/2017    11 recensioni
Una donna parla con un uomo della fine del suo matrimonio e di cosa la delude della vita di sua figlia.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madame Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il vecchio, il nuovo ed il ticchettio dell'inverno.


Erano sdraiati sul letto senza fiato - avevano fatto qualcosa di terribile, pazzo, e - che sorpresa - peccaminosamente soddisfacente.

La donna rise, il cuore ancora che le batteva in gola, e si avvolse dentro il lenzuolo, bianco, pudica “Adesso è arrivato il momento in cui Vi chiedo cosa penserete mai di me?” la voce era scherzosa, ma evitò di guardarlo. Intorno il profumo della tuberosa, intorpidito, come il cuore dopo il sesso.

Lui si voltò su un fianco e le scacciò un ricciolo biondo dalla fronte, con studiata lentezza, portandolo dietro un orecchio di lei “Spero di no”, disse con voce seria, “non è stato un esame e alla fine non c’è un voto e nemmeno un giudizio.”

Lei lo guardò curiosa e gli sfiorò piano le nocche delle mani eleganti “E allora questo che momento è?”

“E’ quello in cui mi dite che non avete proprio nulla da fare che non potete rimandare e che passerete il resto del giorno con me.”

“Facendo cosa?” la donna gli accarezzò il volto giovane con tenerezza. “oltre quello che abbiamo già fatto, s’intende…”

“Chiacchiere pigre, qualche bacio,” delicato le sfiorò una tempia con le labbra, “avete un viso senza tempo, vorrei sfiorarne ogni pollice,“ il bacio sulla spalla fu gentile, “e non siete la copia di tanti discorsi già ascoltati.” La guardò con occhi chiari, quasi trasparenti, “E poi potremmo anche mangiare“ aggiunse con un sorriso da ragazzino, che le fece chiudere gli occhi e sospirare.

Lui le strinse una mano e riprese: “Se lo volete, se pensate che ci sia qualcosa in comune tra di noi, lo spazio per una conversazione significativa,” la guardò negli occhi, “non solo per quella elegante della Corte.” Lei fece una risatina e lui aggiunse con un sorriso gentile “Me la cavo anche con quella, comunque.”

La donna si voltò puntellandosi su un gomito e gli sfiorò i capelli “Pensavo che fosse una caccia. La preda insolita, che fugge senza troppa convinzione, pronta ad essere un trofeo. Magari qualcosa da raccontare ad un amico. Avete il permesso.” gli sorrise come se lui fosse un ragazzino e gli stesse concedendo di giocare con qualcosa di valore - la sua reputazione, in fondo, era immacolata.

“Io l’ho visto più come se due persone, durante un viaggio difficile - lampi, tuoni, pioggia battente...” la donna annuì, aveva presente “trovassero un rifugio provvisorio, accendessero un fuoco e si scaldassero. Non c’è niente da raccontare, solo che forse si è incontrato un amico. E che il ticchettio degli orologi per un attimo si è fermato.”

Lei inclinò lo sguardo incuriosita “Gli orologi di un lungo inverno..." poi "Sapete della mia separazione, vero?” chiese a bruciapelo.

Lui annuì e con il pollice le distese una rughetta lì tra le sopracciglia “Mi è spiaciuto. Lui è una brava persona e lo rispetto molto, e Voi… a un certo punto avevo intuito che non eravate felice eppure siete… non perfetta, non sono uno sciocco, ma… beh siete tante cose, tra cui comprensiva. Pensavo che Voi ce l’avreste fatta. Ad avere tutto, intendo, la facciata e quello che c’è dietro.”

Lei lo guardò con sospetto, poi le labbra le si schiusero in un mezzo sorriso e si accomodò nell’incavo della spalla di lui “Quando mi sono sposata non mi sono affatto interrogata sui miei sentimenti: sarebbe stato improprio, come battere i piedi in terra per una fetta di dolce in più.” lo cercò con lo sguardo ed aggiunse con voce rauca "Il sentimento era qualcosa di ridicolo, e perfino dannoso, che avrebbe potuto rovinare l'equilibrio della devozione tra la vecchia e la nuova famiglia."
Lui, in risposta le accarezzò la spalla e le mormorò “I sentimenti sono borghesi. Adatti alle commedie di Goldoni, che è un borghese, che mette in scena borghesi per un pubblico di borghesi.”

“Lo pensate sul serio?” dentro di sé lei si sentì disperare.

“No,” era serio, “cerchiamo sempre un fuoco che ci scaldi. Lo sapete anche Voi, altrimenti non vi sareste separata, immagino.”

“Immaginate molto male: non c’è un altro uomo.” lo guardò irritata. Non se ne era andata per inseguire un amante.

“Non c’era nemmeno il tepore, però, altrimenti sareste rimasta.” il tono di lui si era fatto duro, ma non cattivo, “Pensavo che bastasse anche solo uno dei due. Che se almeno uno avesse avuto abbastanza calore da offrire allora… Io speravo potesse funzionare.” concluse lui in tono fermo.
Lei decise che non voleva raccontare sciocchezze proprio a lui, alla fin fine solo pochi minuti prima lo aveva implorato e aveva detto il suo nome con una voce che non si ricordava di avere mai avuto.

Incrociò le mani con le sue “Ad un certo momento ho creduto di essere stata amata, ma non l’ho mai saputo per certo, non ho mai sentito quelle parole, e soprattutto non ho mai sentito il rispetto… ho creduto per tanto tempo di avere avuto esattamente quello che meritavo e nulla oltre quello. Ho anche amato, disperatamente, ma senza far rumore, come un cane ai piedi del suo padrone.” rimase nell'aria quello che lei non disse, che anche lui forse, era come era stata lei, un cane ai piedi di qualcuno.

Lui le baciò i capelli, con tenerezza. “E poi cosa è successo?”

“Ho pensato che non meritavo… c’erano cose che non meritavo proprio…” lo guardò timidamente, ma lui non sembrò giudicarla, lei si annodò intorno ad un dito uno dei riccioli di lui, così lunghi, così da ragazzo “e ho pensato che meritavo di più. Non solo le briciole. O di meglio. O qualcosa di diverso e che a seguire tutte le regole non avevo guadagnato un bel niente. Né per me, né per i miei cari.”

“Avete fatto un gran brutto viaggio…”

“Non sapete quanto…” chiuse gli occhi e lo strinse a sé “Ho visto mia figlia, la più piccola... Non sono state le sue cicatrici, è bella lo stesso.”

Lui annuì. “E’ bella anche per quello.”

“Io pensavo di avere accontentato il sogno di mio marito, ma che il risultato sarebbe stata una donna libera, con più opportunità per una vita piena, più della mia, ma ho visto…”

“Non approvate la sua vita?”

“No.”

“Perché non è convenzionale?”

“Perché non è vita.”

“Il suo lavoro è interessante.” Lui era conciliante e lei comprese che la stava solo spingendo a parlare, a scaldarsi, a togliersi tutto quel freddo dal cuore. ”Le calza come un guanto. Comandare le piace.” sorrise divertito. "E le piace tirare di spada."

“E’ un lavoro inutile. Lei scambia l’incorruttibilità con il non fare nulla. Protegge la Regina, è vero, ma in senso letterale, la protegge da una minaccia fisica, mentre, lo sapete anche Voi, un Sovrano è un uomo ed un simbolo, va aiutato a fare il suo dovere, non lasciato a piangere per quella sua parte di uomo che non vedrà mai soddisfatta, mentre gode di tutti i privilegi dell’essere un simbolo senza ottemperare nessuno dei doveri.”

“Ha avuto affetto per la donna.”

“Per un animaletto in gabbia che ci piace se è divertente da osservare. Non per la donna che avrebbe potuto essere e che non è. La Regina ha anche avuto la fortuna di un matrimonio sterile, non è rimasta incinta subito, vergine intatta nel letto di nozze più osservato del mondo: ha avuto tutto il tempo di capire cosa ci si aspettava da lei e avrebbe potuto scegliere di essere una donna comune, se davvero lo avesse voluto. Lo colpa, in certi casi, non è mai dell’uomo: sono tutti potenti, fertili, generatori di maschi, è la femmina che è fredda, sterile, che produce bambine e figli imperfetti. Le donne possono andarsene e non lo nota nessuno.”  

Lui la attirò fra le braccia e la baciò senza fretta, schiudendone le labbra con le sue. Quando il bacio finì lei sospirò “Non credo di essere mai stata baciata così tanto, sapete? Se non in un certo breve periodo del mio matrimonio in cui sembrava che avessi smesso di essere una Santa, fatta di solo spirito e di un ventre dove seminare in fretta un bambino. Per qualche tempo ho sperato di poter ambire ad essere qualcosa di più umano, ma mio marito era un uomo ordinato e credo si sia cercato un’amante, per non mettermi in imbarazzo, o per permettermi di fingermi ancora casta e timida dopo tante gravidanze. Avrei dovuto essergli grata per la cortesia - noi donne, ci si aspetta che viviamo in una utopia, eternamente obbedienti, pudiche, pure, ingenue, riservate, timorose degli uomini. Vittime ed angeli. Eterne bambine ed eterne minorenni...”

Lui la baciò di nuovo “Io vi avrei baciato mille e mille volte. Il piacere di una donna non mi imbarazza, anzi mi fa felice.”

“E poi avreste perso il conto per ricominciare di capo.” lo prese in giro e gli tirò i capelli leggermente, con aria di rimprovero.

“Non è colpa mia se condivido i gusti di Catullo,  Voi piuttosto…” le prese la mano e ne baciò il palmo.

“Mio marito aveva una vasta biblioteca ed io pensavo fosse giusto leggere ed istruirmi per essere alla sua altezza.” lo sguardo era ironico. ”Sua e di mia figlia.”

“Fu un errore?”

“No, solo che a furia di leggere ho capito che la cultura da cui noi donne siamo escluse non è appannaggio di tutti gli uomini, solo di alcuni. Ho letto libri che loro avrebbero letto e ne ho letti alcuni che non hanno mai letto e altri che non leggeranno mai. E poi mi sono resa conto di non averli mai visti prendere in mano un libro che interessasse me, per capirmi, né lui, né lei. Lei è diventata quasi saccente, ignora che vive in un mondo vecchio con vecchi rituali.”

“L’etichetta, il rimescolamento della società, la tela del ragno…” lui sorrise contro il suo orecchio facendola rabbrividire.

“E’ vero. Voi lo capite, lei no. Dinanzi ad un sovrano pochi possono farsi avanti e tutti sono talmente ossequiosi, i timidi danno il peggio di sé, ed i rapaci chiedono e chiedono e chiedono  ed ogni volta ottengono. Ma chi vive intorno ad una Regina, non visto, vede gli adulatori con altri occhi. Mia figlia, se avesse davvero voluto il bene di chi stava servendo, o cercare nel suo piccolo di rendere migliore il mondo, aveva a disposizione la sua casa, poteva farne un salotto letterario - ha sorelle intelligenti, una madre che le vuole un bene dell'anima - avrebbe potuto consentire alla piccola Regina di conoscere persone degne, mescolando piccola nobiltà, nuova borghesia e vecchie famiglie, non solo bei ragazzi e donne annoiate con un gran gusto per i cappellini e tanti parenti avidi da sistemare. Non doveva imporre, solo dare la possibilità di scegliere, vedere che c’era altro. Avrebbe fatto bene anche a lei, le persone non sono tutte uguali, vogliono cose diverse, ed una persona adulta dovrebbe sapersi adattare e capire che lingua parlano le persone che ha intorno, e rispettarle.
Ci credete che dopo la caserma passa a riposarsi in una bettola? Non può essere quello il riposo costante di una mente felice.
Occasionale, lo comprendo, ma costante no. Non ha fatto amicizia con nessuno, e non perché non la rispettino, anzi... lei non crea legami. Certo nessuno è immune dalla seduzione del potere, nessuno è perfetto, ma quante idee sotterranee circolano a Versailles, lo sapete anche voi.
La mia bambina si è limitata ad organizzare turni di guardia e ronde nei giardini in modo perfetto.”

“Forse non vuole interferire.”

“Forse sta ancora aspettando il permesso di vivere. Onestamente tra ronde perfette e un’organizzazione domestica perfetta, che differenza c’è? Perché il suo lavoro sarebbe migliore di quello delle sue sorelle? In cosa? Tutti quei sacrifici per cosa? Sotto gli ordini della mia maggiore marciano uomini e donne, ognuno con suo compito, ognuno da addestrare, ognuno da ascoltare e lei non porta nessuna divisa. Perché dovrebbe essere da meno?
Ho acconsentito ad una cosa mostruosa per… cosa?”

“Forse ci illudiamo di avere un potere sull’andamento del mondo, ma i tempi in cui era possibile sono cambiati, o forse Vostra figlia non desidera un mondo migliore, ma solo obbedire a quello che pensa sia il suo dovere e lasciare libera la Regina di fare o non fare altrettanto.”

“Prima o poi ci saranno conseguenze.” la donna era mesta e lui la strinse a sé. “Il nostro tempo, se si continua così è agli sgoccioli e qualcuno chiederà il conto di tutta questa mancanza di responsabilità.”

“E quindi vi siete separata perché le scelte di Vostra figlia non Vi piacciono?”

Lei sorrise e lui la baciò e poi lei sussurrò “No. Anche se è vero che non mi piacciono. Poteva fare qualcosa di impensato, come donna, libera come un uomo, se non le interessava la politica poteva pensare alla famiglia e crearsi una casa tutta sua, prendendo in considerazione i sentimenti. E il desiderio.”

“E’ più di quanto un uomo spesso può fare.”

“Alcuni uomini,” la donna lo puntualizzò baciandolo, “la libertà non è per tutti. Perché, caro il mio ragazzo, la libertà è rischio. Ed è caos. Ed è l’ordine dopo il caos. Ed è responsabilità. E vuole un prezzo.”

“Non sono un ragazzo.”

“Si che lo siete.” sorrise indulgente, “e siete anche un bravo ragazzo, per quello Vi dico… io ad un certo punto ho amato il padre disperatamente, cercando di essere quello che pensavo lui avrebbe apprezzato - donna perfetta, nobile inappuntabile, ospite elegante, gli ho dato perfino la mia ultima figlia… come Abramo ho sacrificato Isacco e lui me lo ha lasciato fare.”

Lui la tenne stretta fra le braccia fino a che non tornò a respirare con calma.

Poi la sentì sussurrare “E Voi volete fare lo stesso, anche Voi come me avete donato il cuore ad un soldato biondo tutto d’un pezzo che non riesce mai a prendere in considerazione una cosa banale come il cuore. Non ne vale la pena.”

“No, non dite così,” sussurrò lui rattristato e lei gli accarezzò il viso con tanta dolcezza.

“Fatemi una promessa, anzi due.”

“Ma certo!”

“Una che resteremo amici, anche dopo questa sera, ricordatela come una sera di pioggia e un po’ di chiacchiere davanti ad un poco di fuoco…”

“Quello era scontato." diss lui con voce seria "Non è mai successo e non diventerà mai un pettegolezzo. Nemmeno quello che mi avete voluto raccontare.”

“E l’altra è che, almeno Voi, vivrete la Vostra vita in modo da esserne orgoglioso, fosse anche fatta di ronde perfette e fucili ben oliati, lo accetto“ lui rise contro la sua spalla, “E se ad un certo punto non ci riuscite, se non è come pensate, beh, ricominciatela da capo questa vita, rappezzando, se Vi riesce, o anche buttando via tutto. Ma ricominciate. E se Vi serve qualcosa, qualunque cosa, non esitate a chiedere.”

Lui annuì. Era serio. Poi aggiunse “Ve ne faccio una terza.”

“Quale?”

“Le darò un occhio e se dovessi davvero capire che non sta andando più da nessuna parte allora le darò una mano a capire cosa potrebbe essere la cosa giusta per lei”

“Anche se quella cosa non foste Voi?”

Lui rise, poi disse quieto, “Anche. Altrimenti una promessa non servirebbe, mi pare.”




Note: questa storia nasce anche per la lettura di La Canna e la Quercia, dove Madame Marguerite non ha una relazione con un toy boy ma ha tanto spazio per sé (ed anche un amore di gioventù).
Non appartiene allo stesso universo di Sigyn, ma Madame Marguerite "parla" anche in "Quel vischio con sotto un bacio", storia di ragazzini, neve, slittini e frittelle.

   
 
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