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Autore: Arsax    27/04/2017    0 recensioni
Non sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente.
Come si era arrivati fino a quel punto? Noi due, sotto il potente e scrosciante bacio della pioggia, aggrovigliati in una danza mortale. Piantai i miei occhi nei suoi e pensai che forse era il destino a volere tutte quelle cose. Tutto quel sangue e tutto quel dolore. Tutta quella morte.
Abbandonai la testa all'indietro guardando le nuvole nere sopra di me e lasciando che la pioggia lavasse via ogni mio dolore e che mi baciasse per l'ultima volta.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 11



Mi stavo allenando con i kindjal da un paio d'ore, quando mio zio entrò in casa e mi trovò.
-Come sei entrata qui?- domandò senza nascondere la sorpresa.
-Nascondere la chiave di riserva sotto lo zerbino non è tanto pratico. Sei in ritardo.- gli risposi senza smettere di menare fendenti all'aria.
-Serena... io... mi dispiace. Davvero, ma...
-Mi ha fatto male sapere che mi avete volontariamente esclusa da una cosa che mi riguardava, ma adesso è tutto sistemato. E ti chiedo scusa per il comportamento avuto ieri sera.- lo interruppi posando i kindjal e guardandolo negli occhi.
-Tutto sistemato? Non capisco...
-Ho detto a Stefan che ci sposeremo, ma solo quando mi spunteranno i canini. Almeno ho un po' di tempo per abituarmi all'idea.
Zio Wilhelm mi guardò visibilmente sorpreso. Si avvicinò e mi abbracciò d'impeto.
-Mi dispiace veramente tanto. È stato molto duro non parlartene e sono stato tentato più e più volte di farlo, ma non avevo scelta.- si scusò mio zio.
Lo strinsi forte e restammo per un bel po' abbracciati.
-Sei una ragazza forte, non avrei mai dovuto sottovalutarti.- aggiunse con infinita tenerezza.
-Anche io mi sottovaluto molto spesso.
-Non dovresti. - rispose baciandomi la testa. -Non sai quanto sei coraggiosa e non vorrei che fossi obbligata a sposarlo.
-Lo so, ma non ci sono vie d'uscita. Devo farlo e basta. Quando ho deciso di diventare principessa, indirettamente ho anche deciso di sposare Stefan.
Sembrava terribilmente dispiaciuto, perché non voleva che soffrissi e perché probabilmente aveva i miei stessi timori riguardo a Stefan. Solo in quel momento mi resi conto che per lui era stata dura lasciarmi andare e farmi crescere lontano da lui, ma era deciso a recuperare tutti quegli anni che aveva perduto.
Terminata la nostra lezione, tornai a casa e trovai i miei genitori intenti a cucinare. Quando mi videro mi riservarono uno sguardo colpevole.
-Serena, noi...
-Mi dispiace.- li interruppi. -Sono stata stupida ad andarmene in quel modo, ma... mi sono sentita tradita. Mi avete nascosto una cosa che riguardava me personalmente, che riguardava il mio futuro e... non ci ho visto più. Vi chiedo scusa per il mio comportamento da immatura.
Mia madre mi abbracciò d'impeto con gli occhi pieni di lacrime e lo stesso fece mio padre.
-Tesoro, ci dispiace di averti nascosto questa clausola, ma eravamo convinti, così come lo erano i tuoi genitori, che non avresti voluto mai sposare Stefan. Speriamo che un giorno tu possa imparare ad amarlo, così come ci speravano Astrid e Marius.- disse mia madre.
-Ti amiamo molto. Spero che Stefan si riveli una persona migliore di quanto lo siano suo padre e il resto della sua famiglia, anche se ho qualche dubbio.- aggiunse mio padre.
-Ho deciso di sposarlo quando si svilupperanno i miei canini.
Quando lo seppero, rimasero sorpresi tanto quanto mio zio, ma erano decisamente più preoccupati.
-Per quanto Stefan si comporti bene con te e con noi, non possiamo sapere con certezza quali siano le sue vere intenzioni.- disse mio padre.
-C'è forse un'altra possibilità?- chiesi, anche se conoscevo già la risposta. -E' una cosa che devo fare, almeno ho un po' di tempo per conoscerlo. Magari inizierà a confidarsi, diventeremo amici e col tempo forse imparerò ad amarlo.
-Lo spero vivamente.- rispose mia madre.
-Qualunque cosa accada, io e tua madre saremo per sempre al tuo fianco.- aggiunse mio padre, stringendo me e la mamma fra le sue braccia.
-Voglio che diventiate di nuovo gli storici di corte, almeno saprò a chi appoggiarmi quando sarò sposata e quando diventerò regina.
I miei genitori si guardarono e sorrisero.
-Ma certo, tesoro.- rispose mia madre.
Avevo la certezza che in quel lungo cammino, avrei avuto al mio fianco loro, zio Wilhelm, Erica e Renzo. Riguardo agli altri miei amici non avevo ancora idea di come si sarebbero comportati, ma speravo vivamente che anche loro mi sarebbero rimasti vicino.

Passarono un paio di settimane e mio zio continuò con le sue lezioni. Ormai ero quasi completamente pronta, gli eserciti anche e Stefan si comportava da amico. Fu una cosa scioccante vederlo sorridere, ridere e fare battute in modo rilassato.
I miei amici, come con tutti, lo accolsero a braccia aperte e mi godetti la scena quando lui scoprì che Renzo e Amanda erano una coppia vampiro-mezzosangue. La prima volta li guardò schifato, come se entrambi fossero dei pervertiti dalla mente malata, ma si abituò alla loro vista entro poche uscite.
Io e Stefan avevamo stabilito un rapporto di amore e odio. Ridevamo e scherzavamo quando non si toccavano gli argomenti "matrimonio", "diventare sovrani" o "mezzosangue", ma quando Stefan lo faceva era una catastrofe. Avevamo molte idee discordanti, soprattutto sui mezzosangue ed era una cosa che mi faceva salire il sangue al cervello. Ancora grazie che non ci tiravamo le cose dietro.
Una volta discutemmo davanti ai miei genitori durante la cena. I miei genitori lo invitavano spesso a cenare con noi, dato che il suo livello di cucina era pari a zero, e si era aperto un dibattito riguardante i mezzosangue. Ancora non era convinto che fossero una minaccia e, nonostante ci fossero due mezzosangue davanti a lui, non risparmiò alcun commento velenoso che gli era venuto in mente.
-Sono solo il frutto di vampiri malati e perversi.- concluse.
I miei genitori potevano dirgli ben poco, dato che erano dei semplici sudditi, e lo ignorarono deliberatamente, ma io non potevo accettare un simile affronto ai miei genitori.
-Ti ho già spiegato che i mezzosangue sono tali e quali ai vampiri e che meritano il dovuto rispetto, così come meritano un regolamentare processo.- risposi irritata.
-Io non credo.- ribatté con un'alzata di spalle.
-Sei uno stupido, arrogante... tampax!
-Tampax?- domandò con le sopracciglia alzate.
-Sì, perché sei alto, magro, bianco e succhi il sangue!
Stefan ghignò divertito.
-Preferisco essere un tampax succhiasangue che un vampiro senza canini. È decisamente peggio.
-A me un giorno spunteranno e tu rimarrai un tampax.- affermai, anche se aveva poco senso.
-Anche tu diventerai un tampax.
-Tu sei uno stupido vampiro sbruffone e snob.
-E tu una bambina viziata e sognatrice.- rispose con un sorriso stampato sulle labbra.
Presi il primo oggetto che mi capitò in mano, un pacchetto di fazzoletti, e glielo tirai addosso. A quel punto i miei genitori si misero in mezzo perché c'erano alte probabilità che una piccola guerra potesse scoppiare in casa. Stefan rideva e io ero furente.
-Ti odio.- ringhiai tra i denti.
-Non è un mio problema.
-Sei un cretino e verrai distrutto dai mezzosangue se continui così.
-Non dire sciocchezze, mia cara.- rispose con apparente tranquillità, ma lessi una nota di incertezza nei suoi occhi.
Quella meravigliosa cena si concluse con i miei genitori che cercavano di trattenermi e che invitavano Stefan a lasciare l'appartamento, prima che potessi liberarmi dalla loro presa.
Nonostante le litigate, le battute sarcastiche e le rare volte nelle quali si comportava da ragazzo comune, Stefan continuava ad avere i classici comportamenti che lo rendevano una persona regale, anche se era obbligato a piegarsi le mutande da solo e lo obbligavo ad aiutarmi con i lavori di casa.
-Un sovrano non dovrebbe piegarsi a fare i lavori della servitù.- aveva detto schifato un giorno, mentre gli spiegavo come rifare il letto.
-Non sei ancora un sovrano e non c'è qualcuno che faccia le faccende domestiche al posto tuo.-risposi passandogli il cuscino.
-Però potrei chiamare qualcuno che le faccia al posto mio. Si può fare?- mi chiese dopo un attimo di riflessione.
Io avevo alzato gli occhi al cielo e avevo annuito. Da quel giorno aveva assunto una domestica che veniva regolarmente tutti i giorni nel suo appartamento. Era una donna rumena che, non appena aveva visto me e Stefan, era rimasta scioccata. Probabilmente era cresciuta in un paesino vicino ai nostri castelli e ci aveva riconosciuto, ma fece il suo dovere senza battere ciglio.
Una mattina mio zio arrivò a casa nostra trafelato, proprio mentre io stavo facendo colazione sotto gli occhi di Stefan, come avveniva ogni mattina da quando si era trasferito nell'appartamento di fronte al nostro.
-Buongiorno a tutti. Serena devo parlarti.
Lo guardai come se non riuscissi a riconoscerlo e ci misi un po' a mettere insieme quelle due semplici e banali frasi.
-Che cosa succede?- borbottai dopo avergli sbadigliato in faccia.
-Devi preparare i bagagli. Abbiamo il volo tra quattro ore e dobbiamo affrettarci.
Nuovamente gli rivolsi uno sguardo smarrito.
-Perché?
-Perché stasera devi partecipare alla prima dello spettacolo de "Il mercante di Venezia" al Burgtheater, il Teatro nazionale di Vienna. È un evento molto importante e non puoi mancare.- spiegò brevemente zio Wilhelm.
Sbarrai gli occhi e per poco non gli sputai il caffè in faccia.
-E perché non me l'hai detto prima?- chiesi iniziando ad agitarmi.
-Perché l'ho saputo poco fa da Stefan.
Ci girammo tutti verso Stefan, che mi sorrise amichevolmente.
-Perché non me l'hai detto subito?- sbraitai.
-Perché volevo aspettare che bevessi il tuo caffè e ritornassi lucida, altrimenti avrei rischiato di grosso.- rispose soavemente lui.
-Adesso stai rischiando grosso.- risposi scattando in piedi e correndo in camera mia a fare la valigia.
Non avevo mai fatto una valigia in dieci minuti scarsi, per cui avevo stabilito un nuovo record personale. Mi vestii con i primi abiti che mi capitarono tra le mani e corsi in cucina con la valigia.
-A che ora è questo dannatissimo spettacolo?- chiesi a Stefan, finendo di fare colazione velocemente.
-Alle nove di questa sera.
-Dobbiamo prenotare il volo, prendere i biglietti e...
Stefan mi interruppe con un cenno della mano. Bevve tranquillamente il proprio caffè, con una calma che mi dette sui nervi e mi fece venir voglia di strangolarlo, e solo quando l'ebbe finito tirò fuori dalla tasca cinque biglietti aerei.
-Mi sono preso la briga di prenotare i biglietti aerei e i biglietti per lo spettacolo di questa sera. Fortunatamente ho qualche conoscenza che mi è tornata utile e sono riuscito ad avere ottimi posti. Anche io ho saputo di questo evento all'ultimo minuto. Spero che per te non sia un problema se vengono anche i tuoi genitori.
Avevo voglia di abbracciarlo per la gratitudine e di strozzarlo per il sorriso soddisfatto che aveva stampato sul volto. Era proprio un rapporto di amore e odio il nostro.
-Non so come ringraziarti.- disse mio zio al posto mio.
-Il sarto ha qualche vestito già pronto?- chiesi a zio Wilhelm.
-Prima pensiamo a raggiungere l'aeroporto, poi pensiamo al resto.
Arrivammo all'aeroporto appena in tempo per il check-in e quando presi posto sull'aereo, tirai un sospiro di sollievo.
-Di solito la presenza dei sovrani dei clan più influenti d'Europa è richiesta alla prima degli spettacoli, soprattutto se si tengono al Burgtheater, ma non riesco a capire perché questa volta sia andata in modo differente. Stasera sarà una serata molto importante, poiché conoscerai qualche altro sovrano degli altri clan. Ho saputo che ci sarebbero stati solo poche ore fa.- spiegò brevemente mio zio.
-E' importante che vi partecipiamo per questioni burocratiche. Io conosco buona parte dei sovrani degli altri clan europei e non, ma tu no. Queste serate sono fatte più che altro per stringere alleanze o risolvere dissapori vari che si sono creati nei secoli, il tutto allietato da musica e da buon sangue.- aggiunse Stefan, che si era seduto vicino a me.
-E, di solito, dopo lo spettacolo ci si riunisce in una sala privata del teatro nella quale si beve, si chiacchiera e si può anche suonare e cantare. Una soirée.- continuò zio Wilhelm.
Tutte quelle informazioni mi facevano scoppiare la testa e solo in quell'istante capii perché zio Wilhelm aveva insistito tanto per insegnarmi a suonare il piano e a cantare.
Ero incastrata fra mio zio e Stefan e non sarei riuscita a parlare con mio zio per tutta la durata del volo, quindi avrei dovuto rimandare tutte le domande e i dubbi che avevo da vomitargli addosso.
Atterrati a Vienna, due macchine vennero a prenderci e a portarci al castello Von Ziegler. Non appena entrai, iniziai a dare ordini a destra e a manca e corsi subito dal sarto di corte. Grazie al cielo aveva già qualche abito pronto e doveva solo fare gli ultimi ritocchi per farlo calzare perfettamente a me.
Scelsi un abito piuttosto semplice, con una sola spallina decorata di Swarovsky bianchi. Il fianco sinistro era anch'esso decorato di Swarovsky e il colore nero sfumava sulla gonna fino a diventare un blu scuro. Aveva anche un piccolo strascico, non molto ingombrante. Era un abito da sera molto bello e molto semplice e grazie alla maestria del sarto, fu pronto per il pomeriggio.
Le domestiche mi avevano fatto un'acconciatura molto semplice, ma elegante. I capelli erano tirati indietro a formare un piccolo chignon morbido, ma che dietro cadevano morbidi. Ci avevano aggiunto anche qualche piccolo fermaglio per dare un tocco di luce.
-Serena, sei pronta?- chiese Stefan fuori dalla porta della mia camera.
-Sì, entra pure.- dissi prendendo il ventaglio nero e argento di mia madre.
Non appena Stefan entrò, rimase a guardarmi ad occhi sbarrati per qualche secondo. Non riuscivo ad interpretare il suo sguardo, così provai a buttarla sul ridere.
-Faccio così schifo?
-Sei meravigliosa.- disse riprendendosi.
Anche lui non era niente male. L'avevo visto altre volte col completo elegante, ma c'era qualcosa di diverso in lui, qualcosa che mi fece battere il cuore a mille.
-Ci conviene andare. Sei mai stata al Burgtheater?
-Veramente no.
-Allora conviene avviarci, perché scommetto che resterai sbalordita.- rispose sorridendo e offrendomi il braccio.
In poco tempo arrivammo davanti al Burgtheater e restai meravigliata soltanto alla vista della facciata. Lo guardavo con occhi pieni di meraviglia e sentii Stefan e zio Wilhelm ridacchiare sotto i baffi.
-E' bellissimo.- sussurrai a bocca aperta.
-Aspetta di vedere l'interno. C'è una cosa in particolare che voglio mostrarti.- rispose sorridendo.
Stefan mi guidò all'interno del teatro fino ad uno scalone e mi guardai intorno come una bimba nel paese dei balocchi. C'erano affreschi, stucchi e quadri meravigliosi. Stavo perennemente col naso all'insù ad osservarli incantata. Stefan dovette aiutarmi a salire i gradini dello scalone, perché rischiavo di ruzzolare a terra da un momento all'altro per osservare quei meravigliosi affreschi. Ero completamente rapita.
-Dovremmo andare a prendere posto. A breve arriveranno gli altri spettatori e non conviene che ti vedano così imbambolata.- disse Stefan ridacchiando.
Ritornai in me e fu come se l'incantesimo fosse spezzato. Guardai Stefan grata per avermi fatto quella piccola, ma splendida sorpresa.
-Va bene.
Andammo nella sala principale del teatro e, non fosse stato per le numerose persone già presenti, mi sarei messa a guardare attentamente anche quella. I colori predominanti erano il rosso, l'oro e il beige e Stefan mi guidò fino ai primi posti in platea.
Qualche volta ero stata a teatro, un paio di volte eravamo andati a Palazzo Carignano con la scuola, ma i posti che avevo avuto erano sempre stati sulle balconate, molto lontano dal palco. Era la prima volta che stavo così vicina.
-Hai letto "Il mercante di Venezia"?- mi chiese all'orecchio Stefan.
-Sì, perché?
-Perché così non dovrò stare per tutto lo spettacolo a tradurre per te, dato che è in tedesco.- disse ridacchiando e gli detti una leggera gomitata.
Quella serata avrei fatto un grosso ripasso di tedesco, ovviamente all'insaputa di Stefan.
-Principessa Serena, quale onore avervi qui stasera.
Mi voltai e vidi Ionut e Lucian Lovinescu. Tutti e cinque ci alzammo in piedi e riservammo un inchino a Ionut, compreso Stefan.
-Re Ionut, sono lieta di sapere che anche voi assisterete allo spettacolo di questa sera.- risposi mentre mi faceva il baciamano.
-Non potevo mancare, ma purtroppo non mi fermerò a fine spettacolo. I doveri mi chiamano.
-Oh... è un vero peccato.- mentii spudoratamente.
-Noto con piacere che voi e mio figlio siete diventati piuttosto intimi. Spero per lui che si stia comportando a dovere.- disse rivolgendosi a Stefan, in tono piuttosto duro.
-Certo padre, come mi avete insegnato voi. Non oserei mai trattarla in modo irrispettoso.
Momento, momento, momento. Stefan dà del voi a suo padre?! Ma dove siamo, nel 1700 per caso?
-Ora dobbiamo andare a prendere posto. Spero che possiate godervi questa serata.
Dopo un altro baciamano, Ionut e Lucian andarono a prendere posto e poco dopo iniziò lo spettacolo.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti. I nostri protagonisti si amano e si odiano, eppure il nostro principe sanguinario non perde occasione per mostrarsi gentile con lei. Che sia una messinscena? Lo scoprirete più avanti!
Grazie per le recensioni, mi fanno davvero tanto piacere, e grazie anche per aver inserito la storia tra le seguite/preferite. Spero che il capitolo vi sia piaciuto :3
Un bacione
Arsax <3
  
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