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Autore: 7vite    28/04/2017    1 recensioni
Dato che il manga si è bruscamente interrotto, lasciando tanti quesiti irrisolti e sollevando parecchi dubbi ho deciso di continuare la storia a modo mio.
Nella mia FF le storie di tutti i personaggi s'intrecciano in un vortice di emozioni e paure, restando quanto più possibile IC.
Hachi sarà impegnata con la ricerca di Nana, fuggita subito la morte di Ren.
I Blast si scioglieranno ed i membri del gruppo intraprenderanno strade diverse, ma non per questo metteranno un punto alla loro amicizia.
Dall'altro lato i Trapnest subiranno lo stesso destino: Reira sarà tormentata da un segreto inconfessabile che le cambierà la vita e Takumi per proteggerla farà diverse rinunce, esternando finalmente il suo lato migliore.
La storia si susseguirà alternando presente e futuro (4 anni dopo) e ogni capitolo verrà raccontato attraverso il punto di vista di qualcuno.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Komatsui, Nana Osaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nana
 
La sveglia suonava ininterrottamente da ormai cinque minuti. Raccolsi tutte le forze che avevo e mi alzai dal letto – una faticcaccia – e mi trascinai lentamente verso il bagno. Decisi che una doccia gelata mi avrebbe fatto bene, quanto meno mi avrebbe aiutato a risvegliarmi.
Dopo la doccia stavo già molto meglio, preparai il caffè e ne bevvi due grandi tazze. Gli ultimi giorni erano stati faticosi, ma valevano ogni pena di essere vissuti. Mi avvicinai alla cassettiera dove tenevo le mie vecchie foto e sorrisi. Quelle persone erano finalmente qui, erano venute per me. Sentì una forte stretta al petto e mi sentì avvampare. Da quanto non mi succedeva?
Il mio celluare squillò e guardai il display: prefisso giapponese. Sorrisi e parlai finalmente la mia lingua.
-Moshi moshi! Ah? Ciao Nobu. Certo che mi farebbe piacere, dove ci incontriamo? D’accordo, a presto.-
Mi sgranchii la schiena e le braccia e indossai un paio di jeans a cui abbinai un maglione non troppo pesante. Mi pettinai velocemente i capelli e afferrai il giaccone.
Qualcuno suonò al citofono di casa mia, ma decisi di non rispondere. Chiunque fosse, si sarebbe trovato presto faccia a faccia con me. Mi sorprese comunque, trovare George.
-Che ci fai qui?-
Gli domandai velocemente, scansandolo.
-Non importa, adesso non proprio posso parlare, ho un appuntamento importante.
Scesi velocemente i quattro gradini che conducevano alla strada, ma lui mi afferrò per una spalla.
-Noto che ultimamente hai molti impegni, non credevo avessi così tante conoscenze.-
Mi disse, raggiungendomi, ma io mi scostai dalla sua presa.
-In effetti, le mie conoscenze non sono poi affar tuo, no? Non ho mai ficcato il naso nella tua vita, quindi fa’ lo stesso e amici come prima, ti va?-
-No! No che non mi va, io devo parlarti, ma ormai non hai un solo minuto di tempo libero. Ti chiamo al cellulare e non rispondi, vengo qui di persona e mi scansi come se fossi un nessuno.-
-George ti ho detto che ho da fare.  Qualunque cosa tu abbia da dirmi può aspettare fino a stasera.-
Gli voltai le spalle e me ne andai.
-E invece non può più aspettare, Nana.-
 
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Un brivido mi percosse tutta la schiena. Come faceva a sapere? Mi girai lentamente verso di lui e vidi un sorriso trionfante stampato sulle sue labbra. A quanto pareva aveva ottenuto esattamente la reazione desiderata.
-Immagino che il tuo appuntamento possa aspettare, solo un poco, Nana, non è così?-
Non risposi. Il sorriso svanì lentamente dal suo viso.
-Non volevo che lo sapessi così, ma tu proprio ti rifiuti di ascoltarmi e… Vedi? Non ho avuto altra scelta.-
-Che cos’è che vuoi?-
Mi fissò in silenzio.
-Dimmelo. Vendermi ai media? Minacciarmi? Cosa vuoi?-
Scosse la testa, evidentemente deluso.
-E’ questo che pensi di me? Che persona piccola mi credi. Non voglio nulla di tutto ciò. Voglio solo che tu mi ascolti. Posso darti tutto ciò che desideri.-
Alzai un sopracciglio.
-Credi davvero di sapere cosa voglia?-
Sorrisi amaramente, stringendo i pugni.
-Sei così arrogante da crederlo? Sapere il mio nome non ti dà nessun diritto di credere di conoscermi.-
-No, non fraintendermi. Non intendevo certamente questo, dannazione! Perché parlare con te deve essere sempre così fottutamente difficile?-
George aveva appena alzato la voce. Non volevo stare a sentirlo, ma qualcosa mi bloccava al pavimento.
-Ho fatto delle ricerche su di te, è vero, ma non ho mai affermato di conoscerti. Non ti conosco affatto, lo ammetto, ma ho scoperto delle cose su di te, sul tuo passato, e credo di non esagerare se affermo di averti quantomeno capita. Una ragazza sola, un amore perduto, una fama negata, una carriera finita. Ho ragione fin qui? E poi una fuga, l’isolamento. Quelle persone, Nana, da quanto tempo non le vedevi?-
Mi sentivo invasa dalla rabbia. Cosa voleva saperne? Non poteva capire, non avrebbe mai potuto capire,e cosa diavolo gliene fregava?
-Vuoi tornare in Giappone, non è così? Li seguirai?-
A quello non avevo neppure mai pensato. No, non volevo tornare in Giappone, la mia vita adesso era a Londra, lontana dalla Nana di una volta, quella che amava i riflettori, che viveva insieme a Ren, che cantava nei Blast. Non sarei mai tornata indietro.
-Ma io ho sentito le tue canzoni, Nana, saresti sprecata in una band, soprattutto in Giappone. Andiamo, siamo a Londra, nel pieno cuore d’Europa, mi basterà fare un giro di telefonate per trovarti un buon ingaggio come solista.-
Mi sentì improvvisamente avvampare. Il sangue stava scorrendo più velocemente del normale.
-Che cosa?-
-Stiamo parlando di un sacco di soldi, molti più di quanti tu ne abbia mai visti, se solo…-
Non gli diedi il tempo di finire, non avevo più nessuna voglia di ascoltarlo.
-Taci. Brutto maledetto, ti ho detto di tacere! Credi che a me importi qualcosa dei soldi o della fama? Quella storia per me è morta e sepolta, ho rinunciato alla fama tanto tempo fa e non ne sento affatto la mancanza. Cosa ti da il diritto di ficcare il naso nei miei affari? Di fare delle ricerche su di me? Cosa ti da il diritto di cercarmi degli ingaggi? La mia vita non ti riguarda, e adesso vorrei che dimenticassi tutto e che mi lasciassi andare. Sta solamente a me la scelta di decidere cosa fare del mio futuro, se tornare in Giappone o restare qui.-
George si avvicinò ancora di più, sentii quasi il suo fiato sul mio viso.
-No. Non ti lascerò tornare in Giappone senza averci neppure provato.-
-Non azzardarti mai più a parlarmi così. Io e te non siamo altro che colleghi, non siamo mai stati altro. Se credevi ci fosse dell’altro, allora era tutto frutto della tua immaginazione. Tu per me non significhi nulla, e adesso vattene, sparisci, torna a ricoprire il ruolo marginale che hai sempre avuto nella mia vita.-
E, senza neppure guardare  l’effetto che le mie parole avessero avuto su di lui, corsi via, lasciandolo solo davanti all’uscio del mio appartamento.
Provavo una rabbia che avevo quasi dimenticato.  Mi offuscava la mente, e non seppi neppure come riuscii a raggiungere il luogo che avevo pattuito insieme a Nobu. Mi ritrovai semplicemente lì di fronte, senza neppure sapere quanti minuti fossero passati. Mi chiesi se non fossi troppo in ritardo, se non se ne fosse andato, ma mi bastò are una rapida occhiata ai tavoli per trovarlo. Mi sorrise, facendomi posto.
-Hai una brutta cera oggi.-
-Ho dormito male.-
Mi limitai a rispondere.
-Comunque di cosa volevi parlarmi? Sembrava una cosa importante.-
-Beh, lo è… Si tratta di Nana. Insomma, non credevo che sarebbe ricapitato e mi sento uno sciocco.-
-Ma di cosa stai parlando?-
Rimasi per una buona mezz’ora ad ascoltare tutto ciò che Nobu aveva da dirmi, ascoltai ogni sua singola insicurezza, ogni dubbio, riuscii ad ascoltare persino le parole non dette, tramite i suoi occhi e la sua voce, ma l’unica cosa che riuscii a provare fu fastidio.
-Non ti rendi conto di quanto ti stai dimostrando infantile ed egoista?-
Gli urlai a un certo punto, interrompendolo.
Lo guardai fissarmi con l’espressione confusa che gli apparteneva fin troppo bene, poi battei i pugni sul tavolo e mi alzai.
-Forse ti sei dimenticato di non essere più un ragazzino Nobu, e che Hachi è una donna ancora legalmente sposata e con due figli, una dei quali vive insieme a lei. Pretendi da lei delle risposte che forse non ha nemmeno trovato, non le stai dando neppure il tempo di abituarsi a questa situazione, non pensi minimamente a come possa sentirsi? No, parliamo solo dei tuoi problemi, di quanto ti senti umiliato e di quanto la desideri, ma al mondo non esisti solamente tu! Voi uomini a volte non vi rendete conto di cosa proviamo noi donne, e quel che è peggio, sembra che non vi importi neppure! Hai provato a parlarne con lei? Le hai dato modo di esprimere il suo parere a riguardo, o hai fatto come al solito, scaricandole l’intera colpa e lasciandola come un’idiota ad interrogarsi su cosa ha sbagliato? Beh in quel caso te lo dico io cosa ha sbagliato: un bel niente. L’Hachi che ho incontrato pochi giorni fa è una donna matura e affidabile, una donna che si preoccupa principalmente del bene di sua figlia, anteponendolo al proprio, è una donna che riflette prima di agire. Lei è cambiata molto da come la ricordo io, ma mi dispiace non poter dire lo stesso di te. A distanza di quattro anni continui a piangerti addosso, ad aspettare che siano gli altri a fare la prima mossa. Nobu, non puoi assolutamente comportarti così! Prenditi per una buona volta le tue responsabilità, e se è vero che ami quella donna, allora non rovinare tutto perché tutti i problemi stanno solo nella tua testa. Per una volta comportati da uomo e va’ a prenderla, perché ti giuro che anche lei non desidera nient’altro.-
Respirai affannosamente. Nel bar mi stavano guardando tutti quanti, evidentemente il mio tono di voce era più alto di quanto non desiderassi.
Nobu rimase in silenzio, lo sconcerto aveva sostituito la confusione sul suo viso.
-Sono stanca di vedervi giocare ancora al gatto e al topo. Nobu, hai l’opportunità di stare con la persona che ami. Non sprecarla. C’è gente che pagherebbe oro per avere la tua fortuna.
E, senza aggiungere altro, uscii dal locale.
Una volta all’aria aperta non mi vergognai di piangere.
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