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Autore: roby_dreamer    08/06/2009    1 recensioni
Questa fan fiction è ambientata 9 anni dopo l'ultima puntata della seconda stagione di Gossip Girl.Quindi quando i protagonisti hanno 27 anni. Ho immaginato quindi cosa potrebbe essergli successo finito il liceo.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Mr Bass, ha bisogno di qualcos’altro?” guardai Anne, la mia assistente. Mi aveva portato un mucchio di carte da firmare e ora attendeva degli ordini.

“Chuck, che cavolo hai fatto?” Era entrata sbattendo la porta Jenny, la piccola J, ormai stilista di successo. Io avevo messo i fondi e le miei conoscenze e lei il genio. Un connubio perfetto.

“Anne puoi pure andare..” poi rivolto verso Jenny dissi “Cosa succede Jenny?”

“Hai tagliato alcune spese del mio servizio fotografico!”

“Certo vuoi chiamare un fotografo pazzo, che non si sa mai se porterà a termine il lavoro, lo stesso di Dior andrà benissimo.” Dissi deciso. Era decisamente alterata, era uno degli aspetti dell’essere un artista, cercava sempre di essere fredda e calcolatrice, ma ogni tanto veniva fuori la sua vera passionale.

“Ma non voglio lo stesso degli altri, voglio qualcosa di innovativo!”

Guardandola non sembrava la ragazzina di una volta. Avrebbe potuto fare benissimo la modella per la sua altezza, ma era diventata più dona crescendo aumentando le forme, che di sicuro non nascondeva, ma non era mai volgare. Quel vocabolo era stato eliminato dal suo dizionario molto tempo prima. Quest’oggi i capelli dorati le incorniciavano il volto e le coprivano a malapena il collo e una gonna corta e aderente le fasciava i fianchi.

“Siedi e calmati che ne possiamo discutere.” Segui il mio consiglio sedendosi di fronte a me. Accavallò le lunghe gambe e mi scrutò torva con quegli occhi di ghiaccio.

“Voglio quel fotografo! Ho visto alcuni suoi lavori ed è bravo, anticonvenzionale e perfetto per i miei vestiti.”

“Cambierai mai idea?”

“NO.” Disse decisa, lo leggevo nei suoi occhi che non avrebbe mai cambiato idea. Guardai fuori dalla vetrata, vedevo Central Park e amavo quella veduta, riusciva sempre ad aiutarmi per riflettere meglio.

“Allora gli do un tempo massimo per completare il lavoro, ogni ora che ci metterà in più lo pagheremo la metà. Fammi avere un incontro con lui, che sistemerò io il contratto.”

Mi guardò soddisfatta. “Ho vinto contro Chuck Bass!”disse orgogliosa con un sorriso stampato in faccia. Mi stavo rammollendo?!A soli 28 anni?!

“Posso sempre cambiare idea. Ma è il mio fiuto per gli affari a guidarmi.”

“Magari avessi questo sesto senso anche per altre cose…” disse allusiva. Sapevo a cosa si riferiva: donne. Erano anni che mi ossessionava dicendomi che dovevo innamorarmi di nuovo e fidarmi ancora, come era successo tanto tempo fa.

“Hai parlato con Serena?” le chiesi incuriosito.

“Ovvio, l’ha raccontato a tutti! Ha detto anche che eri sconvolto…”

“Mi chiedo perché ha i difetti di esagerare! Non mi ha fatto nessun effetto se non noia per il suo fidanzato.”

Jenny continuava a fissarmi, però non riuscivo a convincere nessuno!

Infine, dopo avermi studiato, disse “Beh quando vuoi sai dove sono. Ma se non hai problemi sarebbe bello incontrarci tutti insieme..”

“Penso che saresti l’unica a volerlo e penso di esprimere anche l’opinione di Serena e Dan!”

“Forse hai ragione.” disse pensierosa.

“Ho ragione.”

Mi guardò dubbiosa, ma anche divertita. “Se lo dici tu, comunque adesso devo andare.” disse alzandosi in piedi, feci lo stesso anche io dicendo “Ti accompagno, ho un appuntamento anche io.”

Dissi ad Anne di prepararmi il cappotto e poi aggiunsi rivolto a Jenny “Ci sarai domani sera alla cena di famiglia?”

Presi il cappotto che l’assistente mi porgeva sorridendole e mi allontanai seguendola.

“Ovviamente. Ma per curiosità sei andato a letto con la tua assistente, sembra cotta di te!”
La guardai sorridendo, mentre mi abbottonavo il cappotto, era diventata particolarmente schietta crescendo. “No, non mi piace mischiare vita privata e lavoro.”

“Apparte con me” disse finché le porte dell’ascensore si chiudevano.

“Ci sono anche eccezioni…”

  
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