Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Segui la storia  |       
Autore: A_Typing_Heart    29/04/2017    1 recensioni
Tsunayoshi, Hayato e Mukuro sono tre persone del tutto diverse. Uno impacciato nella sua stessa vita, un altro un piccolo genio stordito dalla perdita di una persona cara, l'altro convinto di avere tutto quello che è desiderabile dall'esistenza; eppure senza saperlo sono tutti spinti sull'orlo del baratro dallo stesso demone chiamato Dipendenza. In un solo giorno il destino li pone di fronte a una scelta: esorcizzare il mostro o morire.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Byakuran, Enma Kozato, Hayato Gokudera, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I giorni che seguirono furono giorni particolarmente tranquilli e sereni per i tre ragazzi. L'entità dei loro lavori diminuì un po' dopo i trenta giorni di terapia, lasciando loro del tempo libero per fare quello che preferivano o la possibilità di essere coinvolti in attività di gruppo con altri ospiti della struttura, entrambe strade incoraggiate dai loro terapeuti impegnati a ricostruire la loro interiorità in modo personale.
Non sorprese nessuno che Hayato scegliesse di esercitarsi al pianoforte nella sala musica, ma impressionò tutti i presenti quando posò le dita su due tasti e imprecò sonoramente per lo stato di trascuratezza dello strumento, strepitando di accordarlo come si deve.
Il giorno seguente Mukuro, sebbene avesse letto con discreto interesse la lista delle attività organizzate quel mese, alla fine non appose il suo nome in nessuna lista. Tsunayoshi, essendo presente in quel momento, avrebbe voluto chiedergli come mai non ci fosse nulla che lo stimolasse dato che conosceva i suoi numerosi interessi, ma poi venne distratto dal nome di Enma scribacchiato storto sotto la lista Pet Therapy, e si affrettò a scriverci sotto il suo. Quando ebbe fatto, Mukuro se ne stava già andando.

Mukuro passava gran parte del suo tempo libero a leggere, dato che aveva scoperto che si trovava anche una modesta biblioteca nella struttura, e il restante tempo di solito scorreva via mentre guardava un gruppo o un altro impegnato in qualche attività, rimuginando instancabilmente su che cosa avrebbe potuto fare una volta uscito dalla clinica. Aveva superato i trenta giorni iniziali, e gliene restavano circa sessanta prima di essere libero da qualsiasi pendenza giuridica e affrancato dalla sua dipendenza da droghe. Non poteva tornare al Quarto di Luna e questo lo sapeva bene; non poteva ritornare in un posto dove poteva trovare di nuovo l'eroina, o sarebbe stato tentato ogni singolo giorno della sua vita. Sarebbe bastata una giornata storta, e sarebbe potuta ricominciare da capo, ancora una volta... probabilmente, per l'ultima volta.
Sapeva bene che cosa voleva fare non appena uscito, il primissimo posto dove andare. Aveva un amico che aspettava una sua visita da tanto tempo, un amico a cui doveva delle scuse sentite... ma subito dopo, dove sarebbe andato? Non sapeva nemmeno se tornare a casa... non sapeva neanche se una casa ce l'aveva, non pagava affitto da due mesi, pensandoci su.
Mukuro sospirò e guardò dalla finestra della biblioteca. In lontananza vedeva Tsunayoshi, titubante, intento a tentare di pettinare un grosso cane dopo averlo lavato. Lui almeno aveva una casa, dove i suoi genitori lo aspettavano, e la scuola da continuare... ma Mukuro non aveva nessuno...
Per un folle attimo si immaginò a uscire dalla clinica con la sua valigia e di trovare Byakuran ad aspettarlo. Immaginò di seguirlo, e vedere quell'appartamento in una palazzina da cui si vedevano altre palazzine e grattacieli... ma poi si riscosse. Nonostante le sue migliori intenzioni, il poliziotto non aveva mai detto che sarebbe andato a prenderlo, né gli aveva mai chiesto se avesse bisogno di un posto dove stare. Si doveva assolutamente ricordare di chiedergli, nella prossima chiamata su Skype, cosa ne era del suo appartamento, se ne aveva ancora uno, o avrebbe potuto chiedergli di trovargli un posto nuovo... dopotutto, lui aveva parecchio denaro, probabilmente molto più di quanto la busta paga di Byakuran gli consentisse di mettere da parte...
Frustrato dal ronzio di pensieri inconcludenti e ripetitivi, Mukuro prese il libro e si alzò dal tavolo, senza alcuna reazione particolare alla vista del grosso cane che balzava scodinzolando su Tsunayoshi. Sawada poteva anche vedere in lui tutto il meglio dell'umanità, cosa che sembrava effettivamente fare, ma Mukuro al momento si sentiva decisamente uno straccio. Non sapeva cosa fare del futuro che si era tanto dolorosamente guadagnato...
Si fermò al registro, scrisse il titolo del libro che intendeva prendere in prestito e appose la propria firma prima di uscire. Percorse un corridoio baciato dal sole del pomeriggio, assorto in pensieri che faticava a trattenere per più di una frazione di secondo, finchè non percepì la musica del pianoforte. Si fermò di colpo e si voltò verso la stanza che aveva appena superato. Se le orecchie non lo stavano clamorosamente ingannando, erano le note di Allegria, un brano molto famoso dello spettacolo del Cirque du Soleil...
Mukuro si accostò alla porta e dal vetro vide Gokudera seduto al piano a suonare il brano. Sembrava essere da solo nella stanza, così aprì l'uscio con delicatezza ed entrò silenzioso nella stanza. Gokudera percepì il movimento e si voltò a guardarlo, con un'esitazione nel suono, ma al gesto di Mukuro riprese a suonare senza interruzioni. Non si era sbagliato: Gokudera era totalmente solo nella sala musica, e il suo spartito era davvero Allegria. Mukuro chiuse gli occhi e lo ascoltò, riuscendo per la prima volta da giorni a togliersi quell'insopportabile frullare di pensieri dalla mente...
Gokudera suonò le ultime note e calò il silenzio. Mukuro aprì di nuovo gli occhi e vide quelli verdi di Gokudera che lo guardavano.
-Come mai qui?-
-Ti ho sentito suonare passando.- disse lui, alzando le spalle. -Mi piace questa canzone.-
-Anche ad Haru piace. La sto imparando per suonarla quando verrà a trovarmi a casa.-
-A casa? Perchè non quando viene qui?-
Gokudera lo guardò come se avesse detto una parolaccia scandalosa.
-Con questo pianoforte da rottamare? Ma non scherziamo!-
Mukuro rise e si avvicinò al piano, suonando distrattamente qualche nota. Erano parecchi anni che non ne toccava uno...
-Ha davvero un suono tanto orrendo?-
-Porca miseria, sì, fa davvero...-
Ma Hayato non disse mai cosa faceva quel pianoforte, perchè fu totalmente preso dall'osservare la mano di Mukuro sulla tastiera, mentre seguiva le note della mano sinistra indicate sullo spartito, mormorando piano le parole della canzone per seguirla meglio. Dopo alcune frasi del brano, lo guardò in faccia.
-Sai suonare il piano.- osservò.
-Non proprio, no...- disse Mukuro, con un vago sorriso. -Me lo hanno fatto studiare i miei genitori da piccolo, ma non ho mai avuto talento come musicista, e ho smesso quando sono andato alle medie.-
-Suona con me.-
-Cosa?-
-Siediti.- disse Hayato, lasciandogli posto sullo sgabello. -Suoniamolo insieme.-
-No, no, io non posso.- si affrettò a dire Mukuro, togliendo la mano dalla tastiera come se fossero scattate trappole per topi. -Non posso suonare con te, non sono in grado...-
-Ma smettila. Avanti, siediti.-  fece Hayato in tono di comando. -Siediti, ho detto.-
Mukuro non avrebbe davvero voluto, non era neanche certo di riuscire a suonare coordinando due mani, era troppo tempo che non provava più, ma cedette al tono imperioso di Gokudera e gli sedette accanto, sul lato sinistro del piano. Improvvisamente la tastiera e lo spartito gli sembrarono minacciosi, ma poi vide che Hayato sorrideva.
-Non ti uccido mica se sbagli. Siamo soli, non lo saprà nessuno.-
Un po' più rilassato, Mukuro guardò di nuovo la tastiera, rilesse lo spartito, facendo una prova silenziosa con le dita che sfioravano i tasti. Alla fine, annuì a se stesso.
-Sai, sono emozionato anch'io.- disse Hayato, sorridendo.
-Eh? Perchè?-
-Non ho mai suonato con un'altra persona prima d'ora, a parte mia madre.-
Mukuro vide la strana luce che brillava negli occhi verdi di Hayato e pensò che il posto in cui erano finiti sembrava un campo dei miracoli. Solo un mese prima, quel talentuoso pianista bruciava gli spartiti e si faceva di droghe per dimenticare completamente la madre morta... ora, nel ricordare i suoi momenti migliori con lei, sorrideva.

-Tsuna, non ti fa niente, dai.-
-Ma è... enorme!-
Enma Kozato rise di gusto, mentre insaponava il grosso pastore bernese che sedeva quieto nella tinozza di acqua calda. L'animale era il più mansueto dei cani che Tsuna avesse mai visto, eppure non poteva non fissare angosciato le enormi zampe anteriori o i lunghi, robusti canini scoperti mentre la tranquilla bestiola respirava a bocca aperta. Avrebbe potuto praticamente staccargli un arto in un attimo...
Sentì una mano bagnata e delicata prendere la sua e in quel momento Tsuna riuscì a dimenticare l'animale per un periodo abbastanza lungo da accorgersi che era Enma a prendergliela e arrossì, almeno finchè il ragazzo dai capelli rossi non portò quella mano sulla testa del cane.
-Non avere paura, non vedi com'è tranquillo? È un cucciolone!-
Nella sua testa Tsunayoshi pensò che il nocciolo della questione stava tutto in quell'one, ma prima che potesse dirgli qualcosa il cane leccò la mano di Tsuna facendolo sussultare e gridare di paura. Altri partecipanti al gruppo di pet therapy lo guardarono, ma il ragazzo non ci fece caso: se non fosse stato seduto sull'erba sarebbe certamente svenuto per la paura.
-Tsuna... non fa niente, quando un cane ti lecca va benissimo.- disse pazientemente Enma, sorridendogli. -Ti dice che riconosce la tua presenza... insomma, ti dice che gli piaci, tutto qui...-
L'unica cosa che convinse Tsuna a lasciarsi leccare la mano di nuovo fu il fatto che Enma lavava e coccolava quel grosso cane con grande affetto e che sembrava molto felice in quel momento. La sua aria vagamente triste era a malapena percettibile nei suoi occhi. Gli sembrava la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua, e forse Enma si sintonizzò inconsciamente sulla lunghezza d'onda dei suoi pensieri.
-Non è bellissimo...?-
-Bellissimo...- rispose Tsuna, senza guardare il cane né pensare lontanamente a quello.
Enma si voltò a guardarlo, forse per incoraggiarlo nel prendere confidenza con l'animale, ma restò decisamente basito di notare che Tsuna non stava guardando il canide e colse che probabilmente non era di quello che parlava poco prima con quel complimento così sentito. Ancora una volta distolse lo sguardo e tornò alla toeletta, ma mentre gli diventavano rosee le guance sorrideva. Tsunayoshi si imbarazzò per essere stato tanto assente da ardire un commento del genere ed essersi fatto smascherare tanto facilmente, e decise, per cancellare quel momento di vergogna, di impegnarsi nella cura del cane.
Dopo averlo lavato con attenzione, entrambi i ragazzi lo asciugarono con l'ausilio di grandi teli in microfibra e di piccoli asciugacapelli senza fili, estremamente silenziosi, studiati per non far spaventare gli animali con il loro rumore. Il cane era beato e tranquillo e pareva godersela un mondo, così viziato, tanto che mentre ancora procedevano all'asciugatura del folto pelo l'animale posò il grosso testone sulla gamba di Tsunayoshi, appisolandosi.
Con un sospiro per la fatica e il caldo che l'apparecchio produceva, Tsunayoshi prese una piccola pausa e guardò in giro. Qualche cagnetto di taglia più piccola era già asciutto e stava venendo pettinato, qualche altro era in braccio o sulle gambe di altre persone. Oltre il gruppo vide le scaffalature della biblioteca dalle ampie vetrate e distinse Mukuro seduto ad un tavolo da solo, che leggeva. Non faceva molto altro ultimamente, e si era chiesto se non stesse studiando, pensando di continuare gli studi una volta fuori... non ne sapeva niente, perchè non parlavano più molto spesso di cose private...
-Tsuna, tutto bene...?-
-Eh?-
-Sei stanco?-
-Oh... no, no... stavo solo guardando un...-
Avrebbe voluto dire "un mio amico", ma in verità le parole gli restarono impigliate nella gola. Erano veramente amici? Parlavano appena, ormai, e quella prima sera sotto la pioggia torrenziale sembrava lontana anni...
-Il ragazzo della stanza accanto alla mia.- concluse, con un groppo in gola. -In biblioteca.-
Enma alzò lo sguardo dalla bestiola, che con il pelo gonfio assomigliava a un leone dalla lingua penzolante, e guardò verso le finestre. Non ci fu bisogno di chiarirgli chi fosse, perchè era l'unica figura visibile nella stanza. Si stava spostando i capelli alle spalle e dietro l'orecchio.
-Oh, sì... quel ragazzo con quei capelli pazzeschi.- disse Enma. -L'ho visto ieri vicino al recinto, si stava legando i capelli... sono veramente lunghissimi, chissà quanto ci mette a pettinarli.-
-Parecchio, direi...-
-Ci credi che non ho incontrato mai nessuna ragazza con dei capelli lunghi come i suoi?-
Tsunayoshi aveva ammirato la bellezza di Mukuro fino a quel momento, invidiandogliela anche un po', eppure ora nutriva un'inspiegabile avversione per la sua lunga capigliatura nera. Uno spiritello molesto, nel profondo della sua mente, iniziò a chiedersi se ci fosse la possibilità di fomentare uno spirito di vendetta in Gokudera tale da convincerlo a tagliare i capelli di Mukuro mentre dormiva...
-Che tipo è?- chiese Enma all'improvviso. -Non so, qualcuno che tiene i capelli così lunghi forse è un po' narcisista, a te come sembra? È vanitoso?-
Tsunayoshi fissò la spazzola che aveva preso in mano, in conflitto con se stesso. La risposta onesta sarebbe stata no, perchè Mukuro sebbene tenesse al proprio aspetto tendeva a diventare particolarmente umile quando gli rivolgevano un complimento e aveva preso l'abitudine di guardarsi intorno per evitare di essere notato da troppa gente quando si doveva sciogliere i capelli... eppure, tra tanti che potevano beccarlo mentre lo faceva doveva esserci proprio Enma...?
La pena di scegliere una risposta gli fu risparmiata da Roy, il grosso bernese, che scelse di saltargli addosso e leccargli più volte la faccia. Nel tentativo di sfuggire all'enorme lingua umidiccia e ai denti pericolosamente vicini, Tsunayoshi strisciò indietro, si aggrappò a qualcosa e tirò cercando di usarla come appiglio per alzarsi, ma aveva scelto l'ancora sbagliata: la tinozza si rovesciò e lo inondò con l'acqua sporca e saponata con cui avevano lavato il cane. Esplose un coro di risate e il ragazzo non ebbe neanche la forza di alzare la testa. In quel momento avrebbe tanto voluto inabissarsi nella fanghiglia e sparire per sempre... possibile che non riuscisse a passare un solo momento gradevole con Enma senza fare una figuraccia?
-Buono, buono!- stava dicendo lui, sicuramente all'animale. -Tsuna! Tsuna, stai bene?-
Enma si avvicinò in tutta fretta e gli sollevò la testa, preoccupato. Era l'unico, nel campo visivo di Tsuna, che non stesse ridendo.
-Non ti ha morso, meno male... ti sei solo spaventato, allora?-
Con gli occhi che bruciavano, Tsuna sperò che le sue lacrime di vergogna si confondessero con l'acqua che gli colava dai capelli zuppi, o che sembrassero causate dal sapone. Anche se, nel sorriso dolce che ricevette subito dopo da Enma, c'era l'intima certezza che lui avesse capito perfettamente.
-Non è successo niente... su, vai dentro e cambiati... quando sei pronto torna da me... mi occupo io di Roy.-
Fu estremamente felice di dargli retta, e si alzò immediatamente allontanandosi dal gruppo di persone e cani. Vedeva tutto sfocato e tentò di asciugare gli occhi abbastanza da garantirsi una vista nitida. In quello stato d'animo, con la vergogna che si diffondeva a dolorose vampate, riusciva soltanto a pensare che Enma gli aveva detto di tornare "da lui" e non "da loro", come se fossero sempre stati solo in due quel pomeriggio.

Tsunayoshi si cambiò e si asciugò i capelli in fretta, ma vedendo dalla finestra che il gruppo si era spostato vicino ai recinti per far giocare gli animali decise di uscire dalla porta laterale. Scese le scale di corsa e si diresse a sinistra, ma un suono lo fece bloccare quasi contro la sua volontà nel corridoio in cui raramente soleva passare. Voltò la testa verso la porta con la finestrella, che era socchiusa, perchè la musica e la voce venivano da lì. Con una sensazione di dita fredde che stringevano le sue viscere, si avvicinò in punta di piedi e guardò dentro.
Hayato Gokudera era seduto sullo sgabello e le sue mani si muovevano sugli ottantotto tasti con leggiadria, come se non avesse mai fatto altro che dormire, respirare e suonare dal giorno della nascita. Così incantato da quella visione, quasi non riconobbe subito Mukuro, seduto in bilico sul bordo sinistro dello stesso sgabello; anche se quello che lo aveva attratto inizialmente era proprio il suono della sua voce. Stava cantando?
-Beautiful roaring scream... of joy and sorrow, so extreme...-
Tsuna non era risaputamente un genio né tantomeno uno studente diligente, quindi ammise con grande franchezza a se stesso di non capire una sola parola della canzone, anche se gli parve di distinguere la parola "joy", che era in inglese. Con il proseguo della canzone però, colse delle parole che avevano tutt'altro suono, compresa "Allegria", che gli rimandò alla mente qualche lezione di musica senza che egli riuscisse a focalizzare che gli ricordavano le parole sugli spartiti, come "allegro", "andante", "veloce" scritti in italiano.
Mukuro finì di cantare, e ci volle ancora un po' perchè anche Gokudera suonasse le ultime note. Quando smise, Mukuro applaudì qualche volta al suo indirizzo. Non lo vedeva in faccia, ma Gokudera lo stava guardando notevolmente sorpreso.
-Tu canti davvero bene, Mukuro.-
-Ah... ma no, solo qualche esperienza nel karaoke e un po' di sere di spettacolo al mio locale.-
-Questo non è solo karaoke.- insistette lui. -I tuoi ti hanno fatto studiare anche canto?-
-Oya, certo che no, figurarsi...-
-Allora dovresti pensarci su.- fece Gokudera, con aria seria. -Hai una bella voce e una bella respirazione per non aver mai preso una lezione... potresti avere un talento per questo.-
-Stai proprio prendendo un granchio, Gokudera, mi dispiace per te.-
-Perchè non vieni al conservatorio insieme a me?-
Probabilmente quella domanda spiazzò Tsunayoshi tanto quanto Mukuro, che ammutolì senza nemmeno muovere un dito. Solo dopo qualche istante scoppiò in una risata.
-Al conservatorio potrei giusto fare le pulizie, io!-
-Guarda che io sono serissimo.- fece Hayato. -Lo sai che ho un buon orecchio. Non è l'orecchio assoluto, ma è un orecchio allenato, so che cosa ho sentito. Fidati di me.-
-Non credo che...-
-Hai detto che non sai che cosa fare.- insistette ancora il pianista. -Hai detto che non vuoi tornare alla vita che facevi prima, ma che non sai che cosa fare. Vieni con me al conservatorio e vediamo come va, non ci rimetti niente a provarci.-
La risposta di Mukuro tardò ad arrivare. Tsunayoshi non lo vedeva in faccia, ma dal modo in cui la mano salì al mento capì che stava assumendo la posa che teneva sempre istintivamente quando rifletteva su qualcosa.
-Almeno pensaci su, in questi giorni, okay?-
Mukuro annuì e Gokudera sembrò soddisfatto del compromesso. Sfogliò dentro una sua cartelletta e quando parlò di nuovo fu per chiedergli se gli andava di provare un altro brano dal titolo straniero. 
Tsunayoshi abbandonò la finestrella e si allontanò nel corridoio. Erano arrivati a tanto? Gokudera e Mukuro passavano interi pomeriggi insieme persino nel tempo libero, a suonare e a cantare, e pianificavano anche di frequentare lo stesso conservatorio una volta usciti dalla terapia. Dentro al ragazzo iniziò a ribollire la rabbia. E diceva di voler sposare una ragazza, quel bugiardo di Gokudera... e Mukuro? Si era montato la testa con quello che gli aveva detto quel poliziotto l'ultima volta? Oppure preferiva la compagnia di persone di talento, quale Tsuna non era e non sarebbe mai stato?
Quando uscì in cortile, nemmeno la vista di Enma riuscì a scacciare del tutto le ombre dal suo cuore.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: A_Typing_Heart