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Autore: ___Page    29/04/2017    4 recensioni
Non ci sono entrato per la gloria nei Moby Dick. Per quanto io sia un tipo atletico non sono mai stato uno sportivo. Non mi piace sudare, il sudore mi rovina il trucco e lo chignon, non mi piace come si gonfiano i polpacci quando uso troppo i muscoli, non mi piace fare fatica a meno che non sia per una qualche forma di ricompensa.
...
È particolare.
No, non il voler uccidere un compagno di squadra, Satch vorrei sopprimerlo anche quando dorme.
Izou Wano è particolare.
Con la sua indole espansiva e la totale noncuranza per chi lo circonda di indovinare il suo stato emotivo.
Izou non si nasconde ma nemmeno si mette in mostra apertamente .
Non so perché voglia far parte dei Moby Dick quindi.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izou, Marco, Portuguese D. Ace, Satch, Smoker
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Raftel High School - Le Cronache'
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Okay signore e signori, prima di iniziare una precisazione. 
La seguente storia è una role, ovvero scritta a quattro mani con un'altra autrice,  interpretando un personaggio a testa. E l'altra autrice in questione è la mia meravigliosa Zomi!
Due piccole precisazioni di rito: 
-Izou è rollato da me e le sue parti sono scritte con il font carino e tondo. 
-Marco è rollato da Zomi e sono scritte con il font più spigoloso e ordinato. 
Ne approfitto per ringraziare tutti voi che state per mettervi a leggere codesta follia ma soprattutto ringrazio Zomi (per la sua pagina cliccate sul nome, credetemi che ne vale la pena) per aver dato vita insieme a me a questa fanfiction e per avermi permesso di inserirla nella serie "Raftel High School". 
Buona lettura. 
Page. 


 
MANUALE DI SEDUZIONE. 
CAPITOLO 21: LACROSSE.






«Correre! Dovete correre! Muovete quei moncherini che le vostre madri vi hanno fatto la grazie di darvi e correte, branco di sfaticati!»
Stringo le labbra a formare un broncio quando la voce di Smo-san si avvicina mentre gli passiamo davanti per l'ennesima volta, facendo il giro del campo di corsa.
«...avanti e indietro quel pezzo di carne che avete attaccato dal ginocchio in giù! Usate quelle gambe!!!»
Lancio un'occhiata verso il centro del campo dove il resto della squadra si sta allenando per davvero, retini in mano.
Non è giusto! Lo affermo e ribadisco! Non.è.giusto!
A che serve farsi prendere nella squadra di lacrosse, passare le settimane precedenti all'inizio degli allenamenti a fare una dieta ricca di proteine e povera di grassi così da essere in forma smagliante, fare l'impacco ai capelli perché risplendano per poi ritrovarmi relegato a fare questo stupido esercizio con le riserve?
Perché?!
Solo perché sono una riserva anche io?!
Non mi sembra un motivo sufficiente.
Non ci sono entrato per la gloria nei Moby Dick. Per quanto io sia un tipo atletico non sono mai stato uno sportivo. Non mi piace sudare, il sudore mi rovina il trucco e lo chignon, non mi piace come si gonfiano i polpacci quando uso troppo i muscoli, non mi piace fare fatica a meno che non sia per una qualche forma di ricompensa.
E qui avrei dovuto avere la mia ricompensa. Avrei dovuto prima che Smo-san ci mettesse a fare questo ridicolo esercizio!
Ma che si pensa? Che mi sono iscritto alla squadra per correre in tondo come un criceto? O per voglia di vincere magari? No signore, proprio no! Non era questo il mio obbiettivo!
Se mi sono iscritto l'ho fatto per poter ammirare da vicino quei culi stratosferici, circondati da altrettanti muscoli, fasciati dalle divise in tecnico, sormontati da delle facce da schiaffi che farebbero andare in calore persino un bradipo in letargo, altrimenti noti come i titolari dei Moby Dick. Ammirarli da vicino, correre in mezzo a loro e, all'occasione, palparli.
E sto forse facendo qualcuna di queste cose? Nossignore!
Sto correndo intorno a loro e non so se avete mai provato a palpare qualcuno mentre siete in movimento ma non è facile, tutt'al più che sono così lontani che anche solo ammirarli diventa difficile.
Curviamo seguendo la forma del campo e io lancio una malinconica occhiata verso di loro. Sono famosi in tutti la scuola. Sono gli eroi della Raftel.
Ace, Satch, Vista. Uno più sexy dell'altro.
E poi c'è lui. Il Capitano. Con il suo sguardo penetrante, le sue labbra carnose e il suo culo che canta.
Lui.
Marco-chan.
Gemo il mio dolore al vento.
Questa è una vera ingiustizia!

 
 
Satch tende le braccia e afferra la palla nella racchetta, rilanciandola con un tiro lungo a Vista che rapido la passa ad Ace, pronto ad avanzare nella partita di allenamento dei titolari. Infosso gli occhi e seguo i passaggi della loro squadra e lo vedo.
Lenti.
Siamo lenti.
La palla passa in aria parecchie volte prima che intervenga e la rubi a Satch, scattando verso la porta avversaria.
Miro, tiro, segno.
Si alzano grida di incitamento e mugugni, che si zittiscono quando mi volto a fissare i titolari della squadra.
«Lenti.» ammonisco tutti, la voce di Smoker-senpai lontana mentre si occupa delle riserve.
«Marco ti prego!» alza le mani al cielo Satch ma gli rispondo secco con lo sguardo.
«Ci stiamo rilassando troppo.» martello la racchetta nel palmo. «Aver vinto tutte le partite finora non deve farci credere di essere imbattibili.»
«Ma lo siamo!» strappa un sorriso a tutti Ace.
Lo fulmino.
«Non lo siamo, noi...»
«Dobbiamo mantenere alti i ritmi, la velocità e non deludere le aspettative di chi crede in noi...» Vista mi ruba le parole di bocca battendomi la schiena con una mano. «A volte dimentichi che è solo lacrosse Marco.» ride.
Sì, ride lui.
Lui e gli altri.
«Siamo i titolari Marco.» si aggiunge Satch. «Rilassati Capitano!»
No no e no!
Non è solo un gioco!
È un'opportunità per tutti noi.
«Non dobbiamo farci sopraffare dalla fama e...»
«Marco non esagerare! Goditela!» sbuffa Ace.
Esagerare? Io?
«Se è così una partita tra titolari e riserve non sarà un problema no?» sbotto avvicinandomi a Smoker-senpai.
Glielo faccio vedere io chi esagera.

 
 
Allungo il collo quando vedo Marco avvicinarsi a passo di carica a Smo-san, il retino appoggiato a una spalla come una lancia, lo sguardo infiammato.
Uhm è così sexy quando è nervoso!
Accelero senza neanche rendermene conto per arrivare prima sul lato del campo da cui Smo-san continua a sbraitare, rovinando la mia perfetta acconciatura ogni volta che gli passo davanti. Un paio di miei compagni mi guardano straniti dal mio improvviso scatto ma io mi limito a fare loro l'occhiolino e, in pochi attimi, sono in testa al gruppo e in fuga, lanciato verso Marco-chan. Se mi sbrigo forse una palpatina... Senza più il fastidioso scalpiccio dei miei compagni nelle orecchie riesco a distinguere la voce profonda e orgasmica di Marco-chan mentre parla con Smo-san.
«...riserve. Una partita di dieci minuti, niente di troppo stancante per loro e, in teoria, nemmeno per noi.»
Aggrotto le sopracciglia perplesso. Sta parlando di noi riserve. Marco-chan vuole qualche riserva in campo?!
Ommioddio! Ommioddio! Eccomi arrivo!!!
Non mi rendo conto che ho accelerato ancora, sfiorando i 35 orari, e, quando capisco che di questo passo rischio di superarli senza neanche accorgermi, rallento di botto. Le proteste dei compagni alle mie spalle mi investono prima di loro ma per un qualche miracolo riusciamo a non crollare a terra, frenando tutti ammassati l'uno sull'altro, come in un'allegra e tanto anelata orgia, a pochissimi passi da Marco-chan e Smo-san che ci osservano con espressioni indecifrabili.
 

 
Guardo di striscio le riserve litigare tra loro annuendo distaccato alle parole di Smoker-senpai riguardo la partita. Gli occhi galleggiano da soli fino a guidarmi a una crocchia nera che sbuca fuori dall'ammasso di ragazzi riserva. Una crocchia che cerco spesso nei corridoi scolastici.
«... Izou Wano...» mormoro a labbra piegate.

 
Il respiro mi si blocca in gola e mi immobilizzo con il palmo premuto contro la trachea di questo deficiente che, in un ridicolo tentativo di azzuffarsi con me, rischia di rovinarmi il raccolto.
Mi giro verso di lui a occhi sgranati. Ha detto il mio nome?
Marco-chan conosce il mio nome? Marco... Marco Newgate sa chi sono?!

 
Inarco un sopracciglio, notando Wano fissarmi mentre preme una mano sulla gola di un suo compagno.
È particolare.
No, non il voler uccidere un compagno di squadra, Satch vorrei sopprimerlo anche quando dorme.
Izou Wano è particolare.
Con la sua indole espansiva e la totale noncuranza per chi lo circonda di indovinare il suo stato emotivo.
Izou non si nasconde ma nemmeno si mette in mostra apertamente .
Non so perché voglia far parte dei Moby Dick quindi.
Ma spero non sia una sua speranza sul nome della squadra.

 
Lasciami, lasciami, lasciami dannato ammasso di muscoli privi di testosterone alcuno! Marco mi sta fissando, smetti di farmi fare la figura dell'idiota!
Mi dimeno come un'anguilla, l'orecchio sempre teso verso di loro per captare ciò che stanno dicendo.
«... Contro gli Admirals mi preoccupa, Smoker-senpai. I ragazzi si sentono troppo sicuri.»
«Sai che apprezzo il tuo zelo Marco ma sei proprio sicuro che usare le riserve sia una buona idea?»
Una luce si accende dentro di me, una luce fatta di speranza, incredulità ed eccitazione, soprattutto eccitazione. Tanta eccitazione.
E siccome l'amore e l'eccitazione vanno a braccetto e l'amore è il motore che smuove anche le montagne, riesco finalmente a svicolarmi da questo schifoso ammasso, che non solo non si lava ma il cui sudore non ha un odore nemmeno lontanamente orgasmico come quello di Eustass Kidd per esempio né, tantomeno, come quello di Marco-chan.
Il corpo si muove da solo quando sento il braccio nuovamente libero.
Purtroppo io faccio tutto molto intensamente. Vivo intensamente, urlo intensamente, canto intensamente, fangirlo intensamente e amo intensamente. Così intensamente che il motore che muove me è a propulsione.
«Mi offro volont...» è tutto ciò che riesco a gridare, le braccia lanciate al cielo, prima di inciampare nei miei piedi e crollare in avanti faccia a terra.
Magnifico. Che entrata in scena di stile, Izou.

 
Fisso Wano faccia in giù sul prato.
«È una sfida che i titolari devono affrontare.» e vincere, aggiungo dentro di me, rispondendo al coach.
Smoker-senpai scrolla le spalle, picchiettando il sigaro.
«Essia.» conclude, richiamando le riserve per la scelta dei giocatori.
Volto le spalle per tornare dai miei compagni, ma mi fermo sui miei passi.
«Smoker-senpai.» mi permetto di richiamarlo. «Un'ultima richiesta. Wano gioca.»

 
Sollevo la faccia di scatto, sputacchiando erba in giro. Che ha detto?
Mi vuole in squadra? Davvero?
Mi rialzo rapido, spazzolandomi la divisa per ripulirla dalla terra, portando le mani agitate a controllare la crocchia, ancora ben stretta nonostante i vari incidenti che si sono appena susseguiti.
«... Grandier, Coil, Lecter e Dao. Hakai tu vai in porta.» sta elencando Smo-san ma io nemmeno lo ascolto, già pronto ad avviarmi, petto in fuori e passo sculettante, verso il campo. «Wano!»
La voce di Smo-san arriva troppo autoritaria perché persino in animo ribelle come il mio la possa ignorare. Mi giro interrogativo e impaziente verso di lui.
«Visto che sei in grado di fare i 35 all’ora, tu capitani la squadra delle riserve. Poche chiacchiere e impegnati, chiaro?» mi annuncia prima di superarmi, estraendo il fischietto che, solo ora comprendo, userà per arbitrare la partita titolari contro riserve.
Rimango immobile a occhi sgranati.
Non è affatto quello che credevo. Non è un upgrade. È titolari contro riserve e io sono il capitano delle riserve.
Ma questo... Questo significa che se siamo contro i titolari possiamo azzuffarci con loro. Lanciarci su di loro. Toccarli.
Oh mia buona stella, che ho mai fatto di tanto nobile per meritare una simile benedizione?

 
«...contro le riserve?- sbotta Satch, mani sui fianchi. «Perché?!»
«Perché lo decido io.» ammutolisco ogni altra lamentela. «E ora preparatevi.»
Ace sbuffa e mugugna, Vista e Jewel si guardano confusi mentre Satch impreca ad alta voce.
Li ignoro e getto un'occhiata rapida alla squadra delle riserve. Al loro capitano per l'esattezza.
Non so perchè Smoker-senpai abbia scelto lui, ma non evito di ghignare. Ghigno e sento già la presenza di Satch dietro di me.
«Perché…» mi soffia sul collo. «stai fissando il culo di Izou Wano?»

 
«Okay ragazzi, andiamo! Facciamogli vedere chi sono le vere mammolette!» cerco di motivare la mia squadra senza troppo entusiasmo, battendo le mani e ripetendo le parole che ho spesso sentito lasciare la bocca di Smo-san, anche se non così ben sillabate e nemmeno così gioiose. Ma fa lo stesso, l'importante è il pensiero!
Ci infiliamo i caschi e afferriamo i retini e io mi sento osservato. Girandomi verso destra trovo Ace, rinominato dal sottoscritto Culo di Marmo, che mi osserva con un sorriso che è tutto un programma. Sollevo un sopracciglio perplesso ma anche compiaciuto finché Ace non si gira a guardare qualcun altro con una certa complicità e seguendo il suo sguardo atterro con gli occhi con Satch che sta dicendo qualcosa a Marco e intanto sghignazza, comunicando silenziosamente a distanza con Culo di Marmo.
 

«...non sto fissando nessuno.» mastico ogni parola.
Satch annuisce, mano al mento, sorriso da sberle in faccia. Sberle che potrebbe ricevere se...o cazzo no.
«Ace mio caro.» chiama il suo compare, Ciuffoman.
«Quando è stata l'ultima volta che hai visto il nostro marco sorridere  così.» ghigna al moro.
«Ohhhh.» saltella ace. «Lo so! Terza media, professor Katakuri supplente di matematica...»
La mia mano si spalma sul mio viso in automatico. Sto per ucciderli lo sento.
«E ora lo sta facendo a...» ghigna ace, prendendo sotto braccio Satch.
E so, so cosa sta per accadere. Lo so.
«...Izou Wano!» cantano all’unisono.

 
Una scarica mi attraversa quando sento Culo di Marmo e BelliCapelli canticchiare il mio nome, tenendosi a braccetto. Marco dal canto suo fino a un attimo fa ghignava e ora mi fissa come se volesse incenerirmi e lo so con certezza. Si stanno prendendo gioco di me. Gioco di noi. Perché siamo le riserve. Dimenticandosi che lo sono state anche loro, un tempo.
Stringo l'asta del retino con forza. Eh no! Non glielo permetto! Di prendere in giro la mia squadra e soprattutto me! Che si credono? I più forti del mondo?
No perché io avrò tante mancanze eh! Mi mancano i filtri, il buon senso e la borsa di Jimmy Choo con le nappine e i manici in contrasto. Ma di certo non mi manca la determinazione.
E adesso glielo faccio vedere io cosa sanno fare le riserve. E quando avrò finito Marco dovrà accettare che sono un capitano bravo quanto lui e che io, in più, so mettere lo smalto in modo impeccabile.
«Cavendish tu stai centrale, Gillie mediano. Barto e Bellamy per voi uno schema cinque.» ordino rapido prima di piegarmi sulle gambe, pronto a scattare al fischio di Smo-san. «Facciamogliela vedere.»
 

Il fischio zittisce ogni scemenza di questi due idioti e la partita inizia.
La palla volteggia in aria rapida, due toccate dei bastoni dei centroavanti e subito si parte. Satch si porta avanti e con Ace partono in attacco.
Il loro schema abituale.
Li osservo atteggiarsi a gran passo scartando la difesa. Storco il naso. Non si stanno nemmeno impegnando. Ringhio e li guardo, sperando accada qualcosa che li spinga a impegnarsi davvero
E accade.
 

Rimango piantonato di fronte a Ace che corre deciso verso di me, con la chiara intenzione di scartarmi all'ultimo e la sorpresa sul suo viso quando faccio la mia mossa non ha prezzo.
Sono io a scostarmi di lato un attimo prima che lo faccia lui. Mi lancio in avanti mentre Barto, sfruttando la sua sorpresa, lo colpisce nella pancia con il bastone di piatto e gli ruba la palla. Passa a Bellamy che passa a Gillie mentre Cavendish marca Vista così stretto che sembra quasi siano in due, impedendogli di entrare in difesa e nel frattempo io sono già oltre la metà della loro metà campo. Con un gesto fluido recupero la palla da Gillie e senza fermarmi ruoto aggraziato su me stesso e segno con la stessa facilità con cui mi raccolgo i capelli al mattino.
I miei compagni si lanciano in grida di esultanza mentre Smo-san suona doppio per segnalare la regolarità del gol.
 

Ghigno. Ace, Satch e Vista sono a bocca aperta e io ghigno.
Questo era quello che volevo. Una batosta orribile per fargli capire che non sono dei in terra.
«Una passeggiata.» mormoro sfilando la racchetta da dietro le spalle, dove l'ho lasciata per tutta l'azione avversaria. «Giusto?» sbeffeggio i miei stessi compagni.
«Per me quello ha un petardo in culo: hai visto come corre?» sbuffa Vista.
Scuoto il capo.
«Avanti.» mi porto in avanti. «Basta giocare.»
 

Lo percepisco da come vibra l'aria che ora ci stanno davvero prendendo sul serio e sollevo il mento fiero. Le cose si fanno interessanti.
Torno al mio posto per la prossima azione, regalando cenni e pacche di approvazione alla mia squadra.
«Schema due.» mi limito a mormorare con sicurezza ma senza essere troppo spavaldo. Scambio uno sguardo d'intesa con Cavendish che è già sulla buona strada per farmi da vice. Anche se dovrò fargli un discorsetto sul fatto che i capelli cotonati sono fuori moda ormai.
Ci mettiamo in posizione, in attesa del fischio.
 
Fischio.
Scatto, rapido e fulmino Satch che annuisce e arretra di appena un metro. Rubo la palla a Gillie, la passo a Ace he avanza come un fulmine.
Cavendish lo affronta e il moro gli da le spalle per non lasciarsi rubare il possesso. Ci guardiamo e avanzo. Mi lancia la palla e Izou si frappone ma...
Lancio lungo.
Satch dietro di me afferra palla e la rilancia fino in rete.
Il fischio di Smoker-senpai risuona e non riesco a non sbuffare un sorriso mentre reggo lo sguardo di Wano.
 

Schiudo le labbra a corto di fiato ma non mi abbatto.
Okay va bene. Okay.
Questo schema non era giusto. Ma sono pur sempre i titolari, già solo che gli teniamo testa è notevole. E poi siamo appena all'inizio e ho un'idea per la prossima azione.
Smuovo le spalle e torno verso i miei, concentrato sulla prossima mossa. «Gillie scambiati con Cavendish. Schema due e tre.» mormoro piano, guardandoli uno ad uno per accertarmi che abbiano capito.
Smo-san fischia e avanziamo tutti insieme, lasciando scoperta la porta, eccezion fatta per Barto. Restiamo in possesso per meno di due secondi. Vista è già praticamente di fronte a Ideo quando io gli spunto davanti, tornato indietro all'ultimo, secondo lo schema prescelto, mentre gli altri continuavano ad avanzare.
Riesco a intercettare la palla e passo a Barto prima di superarlo.
La palla torna a me ad ogni passaggio, passando per i retini di tutti i miei compagni finché non si ferma Bellamy che molleggia sulle gambe per tirare.
Ace lo fronteggia ma ciò che nessuno si aspetta è che io riesca a smarcarmi e raggiungere l'area di tiro in tempo. Bellamy passa a me e io passo a Cavendish ma, non appena la palla lascia il mio retino, io mi ritrovo a terra.
Qualcuno mi ha buttato giù per fermare il tiro, non si aspettavano che passassi ancora. Il caschetto mi si sfila e rotola via, lasciandomi senza protezioni al capo e al viso. Non ho nemmeno il paradenti. È così kitsch, il paradenti!
Cavendish ha già lanciato e sta segnando ma le urla che si levano non sono di gioia.
Satch, che mi ha fatto lo sgambetto, ha perso controllo sul suo retino che sta per finirmi dritto in faccia. E i retini di lacrosse non sono affatto leggeri. Chiudo gli occhi, pronto al colpo.
 
Mi butto in ginocchio e a braccia incrociate davanti a lui. Il retino cade a peso morto sui miei avambracci strappandomi un ringhio.
No, non così.
Il tonfo dell'asta a terra è contemporaneo al fischio del Coach.
«Marco!» corre verso di me Ace ma mi alzo in fretta fronteggiando Satch.
«Uno sgambetto?!» sbotto. «A una riserva?!?»
«Che... Marco!» mi guarda confuso.
«Siamo così mal ridotti da usare certi sotterfugi?!» lo attacco. «Contro una squadra che dovremmo battere a occhi chiusi?!?»
«Marco calmati!» si avvicina Jewel. «Stai...
«Non dire che sto esagerando!» latro furioso.
E non è per lo sgambetto in sé. Ha usato il retino e perciò è regolare ma fosse stata una vera partita…
Ma oltre a essere deplorevole in allenamento è perché lo ha fatto a lui. Perché è bravo.
«Newgate!» mi richiama Smoker-senpai «Stai sanguinando.»

 
Incespico nei miei piedi mentre mi rialzo, un po' scioccato. Afferro d'istinto il caschetto ma lo lascio ricadere subito, perché tutte le energie mi servono per non perdere l'equilibrio, e osservo a occhi sgranati il filo di sangue che cola dall'avambraccio di Marco mentre mi porto una mano alla nuca.
Qualcosa di viscoso e caldo mi impregna i polpastrelli. Riporto la mano davanti agli occhi, indice e medio sono macchiati di rosso.
Sto sanguinando... Dalla testa...
Oddio sto sanguinando! Dalla testa! Oh no! No no no!
Non posso né voglio morire così! A diciassette anni, con i capelli in disordine e sporchi di sangue per giunta! Che schifo! Mi rifiuto! E poi ci sono sacco di cose che devo fare ancora!
Andare alla settimana della moda, fare sesso, visitare l'Upper Yard, fare sesso, fare ancora sesso!
E che cavolo!
 
«Devi stenderti.» cerca di calmarmi Satch ma mi scosto brusco.
«Non è così che voglio vincere.» ringhio a bassa voce.
«Marco per l'amor del cielo! Sanguini!»
«È solo un graffio.» mi passo la mano sul graffio sporcandomi le dita «E ciò non toglie che...»
«Wano, Newgate in infermeria.»
La voce di Smoker-senpai mi frena, e voltandomi vedo Bellamy e Cavendish reggere Izou e aiutarlo a sedersi a terra. Gillie gli regge la testa premendo con la sua maglia tra i capelli e non serve un genio a capire che succede.
«Smoker-senpai…» provo a parlare ma gli occhi pece del professore mi zittiscono nuovamente.
«In infermeria.» latra «Ora.»
 

«Stai bene?» chiede Cavendish, preoccupato.
Gli lancio un'occhiata di striscio. «Oh sì sto un fiore! È il mio passatempo preferito prendere colpi in testa quando poi mi sono appena fatto i capelli con l'impacco che costa quaranta berry al vasetto!» ribatto acido ma poi sospiro.
In fondo non è colpa sua, anzi lui è qui per aiutarmi. No, la colpa è di quell'imbecille con il ciuffo a banana, competitivo e che non sa perdere! Ridicolo! Assolutamente ridicolo! Voglio dire chi gira più con il ciuffo a banana?!
«Sto bene.» rispondo più calmo, stavolta con il solo intento di rassicurare il mio compagno di squadra. «Non penso di avere avuto grossi danni. Di sicuro non gravi come quelli di Barto, comunque.» aggiungo, focalizzandomi sul nostro verde compagno di squadra dai canini aguzzi, che piange disperato mentre Ideo cerca di calmarlo con ritmiche pacche sulle spalle.
Gran bella figura hanno fatto, questi titolari!
Schiocco le labbra scocciato e punto gli occhi ai miei piedi proprio nel momento in cui una mano entra di prepotenza nel mio campo visivo.
 
«Andiamo.» muovo appena le labbra strattonandolo per un polso e quasi caricandomelo in spalla.
Smoker-senpai fuma rabbioso e impone a tutti ottantasette giri del campo. «...e chi perde il conto ricomincia da meno dieci.»
Partono tutti di buona lena mentre trascino Wano all'interno della scuola.
È leggero per essere nella squadra di lacrosse. E, cosa strana, è pure muto.
«Stai...»
«Ehi!» mi volto a fissare Satch arrivare di corsa da noi.
«I giri Satch.» gli ricordo la proverbiale ira del nostro coach. Qualcuno oggi morirà se va avanti così.
«Io...» sorride impicciato, rivolgendosi a Wano. «Io... scusa»
 

Sono arrabbiato. Sono veramente molto arrabbiato. Sono così arrabbiato che no, non ho nessuna intenzione di afferrare la mano di Marco. La calda, forte, callosa e grande mano di Marco.
Ma nel momento in cui è lui a tirarmi su di prepotenza, passarmi un braccio intorno alla vita e far passare il mio braccio intorno alle sue spalle, io non posso farci niente, giusto?! Voglio dire, è molto più forte di me e muscolo e parecchio parecchio tonico, sembra fatto di marmo, quindi cosa posso fare io?
Dimenarsi con una ferita in testa non va bene, giusto? E protestare a che servirebbe? Devo risparmiare le energie, no?!
Sento Smo-san impartire a tutti una punizione che secondo me i miei compagni non meritano, ma sono troppo impegnato a emanare fastidio per spezzare l'atmosfera con una protesta. E poi le energie, devo conservarle.
Marco mi lancia insistenti occhiate finché non lo vedo aprire bocca.
«Stai...»
«Ehi!»
Mi giro appena solo per vedere Ciuffo a Banana che corre verso di noi.
«I giri Satch.» lo ammonisce Marco ma lui lo ignora, concentrato su di me.
«Io...» tentenna in imbarazzo. «Io... Scusa.»
Sbatto le palpebre interdetto un paio di volte. Ma che sorriso da schiaffi ha?
Come si fa a restare arrabbiati con uno che sorride così?
«Ahm... Non... Non preoccuparti. Sono cose che capitano quando si gioca.» minimizzo e percepisco lo sguardo di Marco su di me.
Satch dal canto suo sorride ancora di più. «Soprattutto quando si scontrano due grandi giocatori.» annuncia prima di tornare verso il campo, molleggiando sulle gambe.
 
Infosso lo sguardo su Satch che si becca un calcio sul sedere da Smoker-senpai e un suo urlo prima di iniziare a correre.
«Non so se sia più leccaculo o faccia da sberle.» commento tra me e me.
Prima gioca sporco, poi chiede scusa e infine ammette che Wano è bravo.
Decisamente, o lo si odia o lo si ama Satch.
Ma comunque sia una sberla gliela si vuole mollare su quella sua faccia.


«Faccia da sberle.» rispondo convinto. «Decisamente faccia da sberle.»
Mi giro verso Marco e dalla sua espressione capisco che non si è accorto di aver parlato ad alta voce.
 
Fisso Wano, dieci centimetri ci distanziano per l'altezza.
Credo sia arrabbiato ma poco importa.
Scuoto il capo e lo sistemo meglio contro la spalla, tornando ad avanzare verso l'infermeria. La mano ferma sul suo fianco che cola sangue sui suoi pantaloncini.

 
Mi costa ammetterlo ma vorrei che questo tragitto non finisse mai. Sono arrabbiato ma raggiungiamo l'infermeria fin troppo presto.
Mi ricordo da bambino, la prima volta che siamo andati alla tenuta di famiglia a Wa. Era più o meno questo periodo dell'anno e c'era un ciliegio nel giardino, un ciliegio in fiore. Passai l'intera settimana a sdraiarmi sotto quel ciliegio ogni volta che avevo un momento libero. Adoravo il profumo dei suoi fiori. Così delicato ma dolce. Quando dovevo allontanarmi era sempre una sofferenza e il mio corpo fremeva letteralmente di impazienza finché non potevo tornare a immergermi tra i petali bianchi e rosa pallido. Era una droga quel profumo per me. E per quanto sembri folle l'odore di Marco mi fa lo stesso effetto. Accentuato da quello pungente di sudore, mischiato a quello metallico del sangue. Ma sono bastati questi pochi minuti perché separarmi da lui, quando mi scarica su uno dei lettini vuoti, sia un dolore quasi fisico.
Povero cuore mio, quanto devi sopportare in un sol giorno? Prima i capelli e ora questo?
 
Lo faccio sdraiare sul lettino precedendo un brivido sul fianco ora vuoto senza il suo peso.
La signorina Natsuki dovrebbe essere qui in giro. Se non si sta occupando del Cora-san ovvio.
Mi addosso con il bacino al lettino, braccia conserte al petto e sguardo puntato all'infermeria, dando le spalle alle gambe di Izou.
«Dovremo aspettare il ritorno della signorina Natsuki.» affermo, grattandomi il braccio sempre più sporco di sangue.
Mi fisso le unghie sporche e piego il capo sui pantaloncini di Wano
«Poi dammeli.» li indico con un cenno del capo. Glieli ridarò lavati. È il minimo.

 
Inarco le sopracciglia e lo guardo sorpreso, dalla posizione supina in cui mi trovo ora.
«Non che la cosa sia un problema per me ma... Non ti sembra un po' affrettato, Marco-chan?»
Per lui. Per me, se vuole, può saltarmi addosso anche ora, sono qui che lo aspetto!

Inarco un sopracciglio, sollevandomi con il sedere dal lettino e girandomi a fissarlo. «Ti ho sporcato la divisa di sangue.» indico il fianco amaranto che gli ho regalato sulla divisa. «Intendevo quello.» i
nfosso gli occhi su di lui «E cosa sarebbe... Marco-chan?»
 

Mi giro sul fianco per poterlo guardare in viso, ma tengo la testa appoggiata al cuscino. «E cosa ti sembra che sia? Di sicuro non un titolo nobiliare.»
 
Uno strano brivido mi scende dalla base della nuca lungo la colonna vertebrale.  Ed è piacevole.
«Uh scusi tanto Izou-kohai.» ghigno. «Non credevo fossimo così intimi... ci siamo mai parlati prima di oggi?»

 
Un ghigno crepita sulle mie labbra ma qualcosa nel collegamento bocca cervello va storto. Può essere colpa dell'improvvisa fitta alla testa o semplicemente la mia doppia personalità ma non riesco a controllare ciò che esce dalla mia bocca. «Ci saremmo mai parlati se aveste giocato pulito?»
 
Aggrotto la fronte, le braccia serrate al costato. «Satch a volte non sa perdere.» cerco di difendere i miei compagni. Il mio amico più precisamente.
 

«Oh sì me ne sono accorto.» commento, puntando gli occhi al soffitto. Fa male! Cavolo! «Mi domando cosa sarebbe successo se a "non saper perdere" fosse stato uno di noi. Saremmo solo in due in infermeria?»
Non sono io che parlo. È il dolore.
 
Rido e forse non dovrei, ma rido.
«Oh certo!» scuoto il capo. «Una riserva che placca e ferisce un titolare... e domani pioveranno caramelle dal cielo vero?»
Ecco.
Ecco che succede a stare troppo con Satch. Ci si ammala di ego.

 
Sgrano gli occhi incredulo e, ignorando il fatto che sembra che siano i miei neuroni a giocare a lacrosse ora, mi giro di scatto a guardarlo. Errore mio.
«Questa riserva vi ha fatto gol nei primi trenta secondi di partita! E senza nemmeno spettinarsi!»
 
Faccio un passo indietro reggendo il suo sguardo di fuoco.
«Una partita non si basa solamente sui punti segnati. Mi pare che il comportamento di Satch lo dimostri.» piego il capo. «E comunque ora sì che sei spettinato.» lo indico tendendo il dito.

 
«Perché uno dei tuoi giocatori mi ha fatto fallo! E a tal proposito non ho ancora sentito le tue scuse!» mi altero, il lenzuolo stretto tra le dita.
 
«Le mie scuse?» sgrano gli occhi.
Io? Io dovrei scusarmi? E per cosa di grazia?

 
«Sei il capitano! Se loro sbagliano, hai sbagliato anche tu! Sei responsabile della tua squad... Ah! Merda!» faccio l'errore di sollevare il capo dal cuscino con troppa veemenza. Stavolta la fitta mi manda il cervello in blackout. Stelle rosse scoppiano davanti ai miei occhi chiusi e per un attimo mi sento svenire e mi lascio andare di nuovo sul letto.
Morirò me lo sento! Morirò spettinato e vergine! Destino crudele!
 
«Ehi calma.» lo spingo contro il lettino con una mano sulla spalla.
Guardo il cuscino che gli regge il capo ed è sporco di sangue. Mi guardo attorno ma gli armadietti sono chiusi a chiave.
Soffio dal naso.
Devo tamponare la ferita aspettando che la signorina Natsuki torni, non ho scelta. Mi sfilo la maglia restando a petto nudo e la premo sulla nuca di Izou, facendo pressione.

 
Il dolore si calma e prendo un profondo respiro prima di aprire un occhio con cautela. Okay ora ne sono certo.
Sono morto e sono in paradiso. Non vedo altra spiegazione per giustificare Marco seduto accanto a me, una mano sulla mia nuca e l'altra a sorreggermi il collo, a petto nudo.
Se non mi sentissi così debole gli salterei addosso.
«Ehi Marco...» lo chiamo piano aprendo anche l'altro occhio. Approfittane finché dura, Izou. «Non... Se mi portano in ospedale, vieni con me... Okay?»
 
Infosso gli occhi su di lui. «Non ti porteranno in ospedale.» cerco di calmarlo. «E non morirai, no.» lo zittisco prima che apra bocca. «In più solo i parenti possono accompagnare al pronto soccorso, e non mi pare di averti mai visto alle cene di Natale dai miei.»
 
Richiudo gli occhi e sorrido, abbandonandomi contro la sua presa. «Questo perché non hai mai risposto ai miei inviti alle cene della mia famiglia. Sai quanti Natali mi hai fatto passare aspettando invano che arrivassi? È stato molto scortese impedire a Babbo Natale di rapirti e portarti da me, non si ostacola così il lavoro di un anziano. Ma in fondo forse è anche meglio. Quando ho capito che era inutile, ho smesso di fare il bravo.- riapro l'occhio e stavolta riesco a ghignare davvero, con malizia. Non sono più arrabbiato.
Sta cosa del bipolarismo devo risolverla.
 
Ridacchio confuso tra il divertito e l'ammutolito. «Devi aver perso parecchio sangue.» commento.
 
«Oh per questo dici? No, io sono sempre così. Anzi è quando non dico certe cose che devi preoccuparti.» ricomincio, ignorando la voce nella mia testa che mi dice che forse sì, forse Marco ha ragione, forse ho perso tanto sangue e forse dovrei smettere di parlare. «Sempre che ti importi di preoccuparti di me. A me farebbe tanto piacere se tu ti preoccuparsi di me. È dal primo anno che cerco un modo per farmi notare da te, a sapere che bastava farsi venire un trauma cranico...»
 
Mi sollevo appena da lui, scrutandolo.
Che cosa sta dicendo?
Forse sta delirando.
Che abbia perso davvero così tanto sangue?
Premo bene la maglia sulla sua testa, bloccando tra il suo chignon e il cuscino.
«Forse dovremmo veramente portarti in ospedale.» mi alzo da lui. «Vado a cercare la signorina Natsuki.»
Delira. Delira di certo.
Farsi notare da me?
Perché poi?

 
La mano scatta da sola e stringe il suo polso. «Resta.» pigolo piano e quando mi rendo conto di quanto suona infantile mi schiarisco la gola e riapro bene gli occhi per guardarlo. «Voglio... Voglio dire, non vorrei mai che ti imbattessi in una scena poco consona se è vero che Cora-san si è spaccato il setto nasale come ho sentito in corridoio mentre uscivo per l'allenamento.»
 
«Poco consona.» ripeto monocorde, fissandolo. «Dovrei spaventarmi per un professore col naso rotto dopo aver gocciolato per metà istituto e ascoltato i tuoi deliri di trauma intracranico? Davvero?»

Uno sbuffo di risa mi sfugge. Ma fa sul serio? Marco-chan non ti facevo così ingenuo. Mmmmh, che cosa sexy.  «Il lacrosse è davvero il tuo unico interesse eh?» gli domando senza guardarlo. «Cora-san e Natsuki hanno una relazione. Lo sa tutta la scuola.»

«E lo sa anche la squadra di lacrosse da quando li abbiamo beccati a quasi copulare nelle docce.» ribatto sogghignate. «Tranquillo. Non respiro solo lacrosse.»
 
Rifletto solo un istante sulle sue parole. Li hanno beccati e non lo hanno detto in giro? Perché? Questi atleti non sanno proprio vivere! Ma ora non è quello che mi interessa sapere.
«E che altri interessi hai, Marco-chan?»
Qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa purché resti qui con me.
 
«Beh. ..Halta.» scrollo le spalle.
Non ho molti interessi ma lei sì.
Assolutamente lei.
 

Sgrano gli occhi, improvvisamente rigido come un tronco.
Ha detto... Halta? Halta?!? Ho sentito bene?!?
Ma non... Non era gay?!
«Ha-Halta?» chiedo, la voce che inciampa. Questo colpo in testa mi ha reso più vulnerabile del mio solito.
 
«Sì.» annuisco, guardandogli la nuca. Mi pare sanguini meno. «È al terzo anno. L'avrai di certo vista. Occhi blu, caschetto rosso, sempre in felpa e molto timida...»
Però con un cuore grande e un sorriso dolce. Come quello di mamma.
 

«S-sí la conosco... È molto... Molto dolce.» confermo e deglutisco a vuoto.
Oh andiamo Izou! Cos'è tutta questa delusione ora? Non è certo il primo rifiuto che ricevi né la prima volta che ti sbagli!
 
Lo fisso, studiandolo. Sembra aver perso lucidità e parlantina.
Non è un buon segno .
Che stia avendo un calo di pressione?
«Hai la vista appannata?» chiedo. Avrei dovuto far maggior attenzione durante il corso di primo soccorso del professor Crocus, cazzo!

 
Se ho la vista appannata? Sì cazzo!
Ma mica posso dirgli che mi viene da piangere perché ho scoperto che è etero!
Ma sul serio, quando questa benedetta cotta epocale è diventata così importante? In quale momento della mia sciagurata vita scolastica ho cominciato a sperarci così tanto? Che fine ha fatto il "mi basta una palpata al suo sedere di marmo per morire felice"? Che Nami e Koala avessero ragione? Che davvero mi sia bastato sentire le storie su di lui, su quanto è altruista e forte, senza mai conoscerlo davvero per... Per...
«N-no sto bene! Forse dovresti andare a cercare Natsuki!» esclamo, la voce acuta, mentre ricaccio indietro le lacrime.
 
Non ha una bella cera. Per niente.
Ma la voglia di andare a cercare la signorina è inferiore alla voglia di restare con lui.
«Sì.» concordo. «Dovrei ma...»
«Roci ti prego!» ride qualcuno e la porta si apre dietro di me.

 
«Ragazzi!»
La voce di Natsuki è allarmata ma comunque un balsamo per le orecchie. È arrivata il che vuol dire che, uno, non morirò e, due, potrò piangere liberamente a breve, non appena Marco si sarà allontanato per farle spazio.
«N-Natsuki!» la chiamo. «Presto, il sangue mi si sta incrostando sui capelli! E avevo fatto l'impacco al frutto del diavolo solo ieri sera!» piagnucolo.
«Ma che è successo?»
«Devo chiamare un'ambulanza?» si informa subito Cora, entrato in modalità prof responsabile, una visione più unica che rara.
 
«Un incidente sul campo di lacrosse.» informo, lasciando spazio alla signorina Natsuki ma non riuscendo ad allontanarmi di più da Izou.
Osservo la signorina disinfettare e studiare la ferita tra i suoi capelli corvini di e una morsa mi prende lo stomaco.
Tutta colpa mia.
È stata tutta colpa mia.
La mano di Cora-san sulla spalla mi fa sussultare, costringendomi a distogliere lo sguardo.
«Tutto ok?» domanda, posando la mano opposta sulla scrivania dell'infermeria e rischiando di scivolare a terra comunque.
«Sì» rispondo roco, aiutandolo a non cadere. Distrarmi, devo distrarmi. «Professore.» domando in cerca di pensieri lontano da Izou e dalle lacrime che gli pizzicano gli occhi. «So che non dovrei, ma posso chiederle della relazione che ha richiesto alla classe terza B? Halta non mi ha detto nulla e so di essere un po’ apprensivo come fratello, ma volevo sapere com'era andata.»
 

Apro gli occhi di scatto, girato sul fianco, Natsuki che si occupa della mia ferita con mani così esperte che non sento praticamente nulla. A parte sollievo. Un'ondata di potente e rigenerante sollievo che mi annaffia da capo a piedi mentre il mio viso si distende, pur rimanendo incredulo, e gli occhi si asciugano.
«Halta è tua sorella?!» chiedo prima di riuscire a fermarmi.
 
Cora-san cade. Di nuovo. Sul niente per di più.
«Sì.» alzo la voce per farmi sentire, aiutando il prof ad alzarsi «Quanti Newgate credi ci siano al mondo?»
Dio quanto pesa il prof.!
Lui ride si porta alle labbra una sigaretta spenta e...ricade.
Mi passo una mano sul viso.
«Chi credevi fosse per me?» sbotto, inchinandomi ancora. «Mi credevi uno stalker di ragazzine?»
 

Devo respirare a pieni polmoni per tenere a bada i nervi. Troppe emozioni tutti insieme e troppo contrastanti! Un po' di delicatezza per tutti i kami! Mi sono appena sporcato i capelli di sangue io, eh!
«Avete solo due anni di differenza.» mi giustifico. Troppe, troppe emozioni e avvenimenti tutti insieme. Comincio ad iperventilare. «E che ne sapevo del suo cognome? Non posso ricordarmi i cognomi di tutta la scuola!»
 
Lascio il prof. a terra.
Ci rinuncio.
Almeno lì non farà danni.
«Sì, certo.» sbotto verso Izou, voltandomi e guardando Natsuki finire la medicazione. «Quindi se dico… alto grosso rosso e incazzoso non saprai dirmi nome cognome e classe vero? O magari…» pesto un foglio di carta che ha preso fuoco, chissà come. «…borsa di Prada, rossetto rosso, capelli rosa...»

 
«Eustass Kidd, quinta C, squadra di rugby, insufficiente in storia e latino.» snocciolo in automatico. «Jewellry Bonney, quarta F, adora la pizza ed è bravissima in biologia. Ma cosa c'entra questo adesso? Parlavamo di te!»
 
Scuoto il capo mente Natsuki ridacchia e si avvicina a me. «Posso?» chiede prima di posare le mani sul mio avambraccio graffiato.
Annuisco.
«Non eri tu quello che cerca la mia attenzione dalla prima?» gli rinfaccio. «Un bravo stalker sa tutto della sua vittima.»

 
«Sì beh si da il caso che tu sia la mia kriptonite d'accordo? I miei superpoteri se ne vanno in vacanza quando si tratta di te, Marco!» sbotto. «Da dove pensi che arrivi la mia improvvisa passione per il lacrosse? Ti do un indizio, non dal lacrosse! Il lacrosse è faticoso, mi fa sudare e mi rovina i capelli e le unghie! Ma tu chiedimi di entrare in squadra e sono irrimediabilmente tuo!»
 
 «Ah i bei tempi del flirtare.» sospira Cora-san. «Te li ricordi Natsuki? Ti rincorrevo per scuola inciampando apposta...»
 

«Apposta certo.» commenta Natsuki con un tono da "ma fammi il piacere." Io e Marco però non ci facciamo molto caso.
Lui è troppo impegnato a fissarmi, difficile dire cosa gli passi per la testa, io troppo impegnato a recuperare ossigeno.
 
Non distolgo gli occhi da lui, lasciando lavorare la signorina.
Si stiamo flirtando ma non so quanto bene.
Abbasso gli occhi a notare la fasciatura che ora mi stringe l'avambraccio destro, e storco il naso.
Come lo spiego a papà questo?
«Izou resta qui, devi riposare.» ordina Natsuki. «Vado a informare Smoker-san delle vostre condizioni... No!» mi ferma appena provo a muovermi per uscire con lei dall'infermeria. «Tu resti a... a tenere d'occhio il tuo compagno.» ridacchia. «Di squadra, ovvio.»

 
Natsuki afferra Cora-san per il colletto e lo solleva senza sforzo, non perché sia una specie di Misfits ma perché lui collabora molto di più se si tratta di lei. «Roci vieni con me.» decide, trascinandolo via. Si ferma sulla porta e mi fa l'occhiolino prima di dileguarsi.
La amo. Io la amo. Metaforicamente ovvio.
Anche se quando il silenzio torna a regnare sovrano in infermeria mi accorgo di essere teso.
 
Resto accanto alla porta, braccia incrociate al petto e sguardo fisso a Izou, ancora steso sul lettino. Siamo praticamente rinchiusi qui. Guai ad uscire. Girano troppe voci sull'ira di Natsuki per volerle verificare veramente.
Schiocco la lingua sul palato e mi addosso alla parete. «Quindi?» sbotto.

 
«Cosa?!» esclamo immediatamente. «Dovresti essere tu a dire qualcosa a me ora!»
 
«Del tipo?» inarco un sopracciglio «Le mie ipotetiche scuse?»
 
Sgrano gli occhi basito. Le scuse? Ha cancellato l'ultimo quarto d'ora per caso?
«Senti Marco, io non so se ti è chiaro che sono qui con la testa aperta e i capelli rovinati e potrei non superare la notte e tutto questo per te! E non sono nemmeno dispiaciuto, guarda un po'! Non le voglio le tue scuse okay? Voglio un commento sulla mia ridicola confessione!»
 
«Quella la chiami confessione?» avanzo lento, mani nei pantaloni e busto lievemente inclinato in avanti.
Mi fermo a un centimetro dalla punta del suo naso, infossando gli occhi contro i suoi.
«E il mio tentativo di avere informazioni su di te tramite la tua amica Nami a pagamento?» appoggio una mano sul lettino facendo leva in avanti. «Essere atterrato come un peso morto da Koala per aver provato a infilare un invito al ballo nel tuo armadietto?» abbasso la voce. «Cercare la tua elegante e composta crocchia ogni stupida mattina in corridoio? Queste cosa sono se la tua è una confessione?»

 
Ora, avete presente cosa si prova quando si prende una botta in testa? No? Nemmeno io ce l'avevo presente fino a mezz'ora fa.
Ma questo non è nemmeno lontanamente paragonabile. Perché se già è pazzesco sentirsi dire certe cose dal ragazzo di cui sei sulla buona strada per innamorarti, figuriamoci se quel ragazzo è Marco Newgate. L'ultimo da cui ti aspetteresti certe parole e comportamenti. E le sta dicendo proprio a me. Izou Wano.
«Io... Io... T-tu... A pagamento? Che... Dovrò... Dovrò fare un discorso a Koala credo... Ma... Io ecco...»
 
Scuoto il capo e rido. Prima blatera senza freno e ora sembra più sintetico di Ace quando interrogato.
Mi alzo appena col busto e gli tendo la mano.
«La maglia.» chiedo, perché di stare a petto nudo ne ho abbastanza.

 
«Assolutamente no.» mi rifiuto deciso, stringendola tra le braccia come fosse un orso di peluche. «Tanto è tutta sporca.»
 
Spalanco gli occhi.
Come? Dovrei starmene a petto nudo fino a casa?
Per scuola, in autobus e per strada poi?

 
Scuoto il capo, capriccioso. La testa rimbomba. Sono un cretino.
«Tanto è quella della divisa. Lasciamela.»
 
«Izou no.» mi sporgo sopra di lui per riprendermela. «Non girerò per scuola nell'orario pomeridiano a petto nudo.» ormai sono con un ginocchio sopra il lettino. «Il club della buon costume di Paulie mi segnalerà al preside.»
 
Sguscio con il braccio oltre la sua spalla, gli poso una mano sulla nuca e lo trascino verso di me, mettendomi supino. Non è un bacio di quelli esplorativi ma nemmeno uno a stampo. Ho il tempo di succhiargli il labbro inferiore, di sentire il suo sapore, di incastrare le dita tra le sue ciocche bionde.
Non mi frega se è stato un gesto prepotente. Forse ho sbagliato perché lui non risponde ma io per la prima volta mi sento di nuovo come sotto quell'albero di ciliegio.
Al posto giusto, nel momento giusto.
E me lo meriterò dopo tutta la fatica che ho fatto ad allenarmi a lacrosse no?!
 
Mi morde il labbro accarezzandomi i capelli.
Non è il mio primo bacio, ma è totalmente nuovo.
Chiudo gli occhi e premo su di lui, riportandolo con la testa contro il cuscino. La sua mano ancora tra i miei capelli e l'altra vuota quando riesco a rubargli la mia maglia. Mi stacco appena da lui e gli concedo un altro bacio, a stampo però, prima di rivestirmi.

 

Rimango immobile, il respiro grosso mentre metabolizzo.
L'ho baciato. Ho baciato Marco.
E lui ha baciato me.
Due volte.
Ommioddio!!!
Con uno slancio mi metto seduto. «Marco-chan penso di avere riposato abbastanza!» annuncio. Non ti libererai più di me. «Ma per la mia completa sicurezza credo che dovresti accompagnarmi fino a casa mia!»
 
Mi infilo la maglia per la testa, riversando un’occhiata a Izou.
«Accompagnarti a casa ricoperto di sangue e con te fasciato alla testa?»
Quanto ci vorrà perché la denuncia per tentato omicidio mi arrivi a casa con la firma dei suoi genitori?

 
«E che problema c’è?! Oggi pomeriggio ho la casa libera!» lo informo, mettendomi in piedi, rigenerato. «Marco-chan perché hai voluto che giocassi prima?» gli chiedo mentre, senza chiedere, mi appoggio a lui per un supporto che non mi nega.
 
Sbuffo un sorriso e lo aiuto a reggersi.
«Speravo in una mischia.» scendo con la mano dal fianco alla natica.

 
Lo guardo prima sorpreso poi malizioso. «Marco-chan. Ora ho capito perché Babbo Natale non è mai venuto a rapire me.»
 
«Perché?» ci avviamo lungo il corridoio della scuola in questo finto reggersi a vicenda dove la mia mano non molla la sua natica e la sua mano non si sposta dai miei addominali.
 
«Tu non sei affatto bravo.» lo picchietto con l'indice sul pettorale. «E io sto ancora aspettando le scuse.»
 
Rido, le campanelle che suonano intorno a noi.
«Ok ok.» lo guardo. «Scusa se Satch ti ha rovinato i capelli. Ma non mi sembra che tu non ci abbia guadagnato niente.»

 
«Ma se non mi hai nemmeno lasciato la maglietta!» protesto con un broncio.
 
Sollevo un sopracciglio, lo sguardo fisso di fronte a me. «Se è per quello, io ti avevo chiesto i pantaloni...»
 







Piccolo manuale dei cognomi: 
Izou Wano - il cognome che Zomi usa per lui, perchè lo sappiamo tutti di dove è originario il ragazzo anche se Oda ancora non l'ha detto. 
Bartolomeo Lecter - non sono sicura che serva spiegarlo ma è ovviamente preso dal mitico Hannibal. 
Bellamy Coil - il frutto del diavolo di Bellamy è il Coil Coil. 
Gillie Dao - perchè Gillie Gong suonava troppo strano. Il Jiao Gong Dao è lo stile di combattimento usato da Gillie. 
Ideo Hakai - il soprannome di Ideo è "Cannone distruttore" che in giapponese è "Hakai ho". 
Cavendish Grandier - volevo dargli il cognome di Lady Oscar ma suonava malissimo e così, essendo io un'incallita shipper della OscarxAndré, ho optato per il cognome di André.
  
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