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Autore: Son of Jericho    01/05/2017    2 recensioni
Sequel di "How can I know you, if I don't know myself?"
Sono trascorsi due anni da quando il sipario è calato sullo spettacolo alla Hollywood Arts. La vita per i ragazzi sta andando avanti, tante cose sono cambiate, e sta arrivando per tutti il momento di affrontare responsabilità, problemi e sorprese.
E mentre impareranno cosa significa crescere, si troveranno faccia a faccia con il tormento più profondo: i sentimenti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andre Harris, Beck Oliver, Cat Valentine, Jade West, Tori Vega
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bade - Cuori tra le fiamme'
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V – Cards In The Deck

 

 

Jade la sentiva ridere ed entusiasmarsi quasi ogni pomeriggio, nella stanza accanto. Era ormai diventato un rituale, vedere Cat chiudersi in camera per poi precipitarsi al computer, e uscire un’ora o due dopo con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro.

E benché Cat continuasse a chiudere la porta, Jade sapeva che il suo “appuntamento” era sempre con la stessa persona. Quella, se non la sola, che anche in passato riusciva a risollevare Cat e a mantenerla serena anche durante i momenti tristi. Robbie Shapiro, l’unico della compagnia che aveva preso il coraggio a due mani e, nonostante le previsioni, era riuscito a costruirsi un solido futuro. Non credeva che sarebbe mai arrivata a dirlo, ma cominciava ad ammirarlo.

Non che fosse difficile notarlo, ma quando Cat parlava con Robbie era come se fosse sempre accanto a lei, ed era chiaro come il sole che tenesse ancora a lui. Jade era contenta della gioia che avvolgeva l’amica, ma avrebbe mentito se avesse detto di non essere preoccupata. Era proprio perché voleva bene a Cat, che temeva che quella sensazione si rivelasse effimera e labile, alla fine dei giochi.

Certe volte desiderava soltanto che la piccola Cat crescesse e che vedesse il mondo per quello che era, con tutte le trappole che può riservare.

Perché non sempre le cose vanno come le abbiamo immaginate. Non importa quanto tu sia innamorata, non sempre vale la pena aspettare un ragazzo, come se fosse il Principe Azzurro.

Basta un istante, uno solo, perché la fiducia si trasformi nel dolore più straziante che si possa mai conoscere.

I ricordi la riportarono indietro di sei mesi.

Si era imposta di tenerli a freno quando, qualche giorno prima, Beck aveva menzionato il teatro. Il loro teatro, quello a cui, evidentemente, nessuno dei due era ancora riuscito a smettere di pensare.

I primi giorni erano stati fantastici. L’organizzazione delle prove, la stesura delle sceneggiature, la gestione delle quinte. Era come avere il mondo nelle loro mani, e i loro sguardi, ogni volta che si incrociavano, mostravano tutto l’amore che provavano.

Avevano deciso di riprovarci, di concedersi una seconda possibilità, dando ascolto ai sentimenti che nemmeno la fuga di Beck a Seattle aveva placato. Era stata una decisione coraggiosa e, come avrebbero scoperto quand’era ormai troppo tardi, un azzardo perdente.

Era nata proprio da Jade l’idea di mettere in scena un altro spettacolo, ad un anno e mezzo di distanza dal primo. Si era fatta aiutare dai professori della Hollywood Arts, Sikowitz su tutti, e coinvolgere anche i vecchi alunni della scuola non era stato difficile. “Up to the sky”, com’era stato chiamato in seguito alla trasmissione, aveva avuto un discreto successo, e per quei ragazzi tornare sul palco significava ritrovare degli amici e soprattutto assaporare un altro boccone di notorietà.

Ma Jade aveva una ragione in più per spingere verso la realizzazione di una nuova commedia. Lei era stata forse l’unica a non apprezzare la serata della prima al Comedy Dreaming. L’ultimo giorno legato alla Hollywood Arts, era stata costretta a recitare con qualcuno di cui non le importava, e aveva dovuto sopportare persino la sfuriata di quello stesso idiota che non accettava il suo rifiuto.

Era una notte che voleva rimpiazzare a tutti i costi con un altro spettacolo, ancora più bello, e questa volta con Beck al suo fianco.

Quella volta ci aveva creduto, aveva creduto veramente che le cose potessero funzionare.

Ma tutto è destinato ad avere una conclusione. E il loro personale spettacolo non aveva avuto il lieto fine.

 

*****

 

Da qualche tempo, Freddie aveva cominciato a frequentare il gruppo di amici di Beck.

All’inizio non era stato facile per lui, introverso e abituato a poche e intime amicizie. A Seattle era sempre stato così: con iCarly, oltre a Sam e Carly, c’erano stati solo Spencer e Gibby, e anche all’università, Freddie preferiva i piccoli gruppi di studio alle confraternite.

Ritrovarsi in una compagnia era stato un cambiamento, ma appena aveva imparato a conoscere meglio gli altri, era riuscito a inserirsi piuttosto bene.

Aveva chiaramente il rapporto migliore con Beck, con cui poteva parlare di tutto. Andre e Tori si erano rivelati tipi alla mano e sempre disponibili, mentre Cat era sempre la stessa, adorabile nella sua innocenza ma a tratti addirittura snervante per l’eccessiva euforia.

Per quanto riguardava Jade, invece, Freddie aveva la costante impressione che fosse arrabbiata col mondo intero, pronta a incenerirlo con un solo sguardo. Gli veniva da sorridere, ogni volta che ripensava alle storie che Beck gli aveva raccontato.

Poi c’era Sam, ed era proprio con lei che le cose si facevano complicate. Si erano visti appena due volte dal loro nuovo primo incontro, e di progressi nemmeno l’ombra. Erano ancora percepibili una tensione, una distanza e un disagio che sembravano non volerli abbandonare. Nelle rare occasioni in cui si erano parlati, lo avevano fatto come se si conoscessero a malapena, con un’insolita discrezione, quasi non volessero superare un impercettibile confine.

Qualcosa li teneva divisi anche quando si trovavano a pochi metri l’uno dall’altro. Era distante quella complicità che li aveva uniti in passato. Doveva essere difficile per entrambi riprendere da dove avevano lasciato.

Era la sera del 14 Settembre, quando Freddie finalmente conobbe il ragazzo di Sam.

I ragazzi si erano riuniti fuori dal bar in piazza e stavano aspettando soltanto lei, in ritardo come al solito.

Quando la vide spuntare da dietro un’auto, Andre pensò bene di accoglierla con una simpatica frecciatina: - Il tuo ragazzo ti ha lasciata da sola anche stasera? –

Le ultime volte Gabriel non era riuscito a unirsi a loro, impegnato a lavoro fino a tardi, e Freddie non aveva ancora avuto modo neppure di vederlo, al di là della lontana immagine del bacio a Sam.

L’infelice battuta fu però abbastanza per far perdere al giovane Benson il sorriso. Se ne accorse Beck, che non perse tempo e rifilò ad Andre una secca gomitata al costato. Il gemito di quest’ultimo spinse Freddie a voltarsi verso di loro, e incrociando lo sguardo compiaciuto del canadese scoppiò a ridere. Non avrebbe mai saputo se quel colpo fosse stato per l’ironia di pessimo gusto, o per riguardo nei suoi confronti.

- Bravo, Beck. – fece Sam, vedendo Andre piegato su se stesso. – Anche perché stasera non sono sola. Sta arrivando. –

Un istante dopo, troppo breve per potersi preparare, Freddie si ritrovò davanti Gabriel.

Un ragazzo poco più alto di lui, dal fisico asciutto e atletico, che sembrava avere anche tre o quattro anni in più. Aveva i capelli ricci e folti, baffi e pizzetto appena accennati, e la tonalità del viso richiamava chiare origini latine.

Freddie lo fissò negli occhi, mal celando ogni emozione, mentre gli stringeva la mano. La voce di Sam irruppe come una scossa. – Gabriel, lui è Freddie, l’amico di Seattle di cui ti parlavo. –

L’amico di Seattle”, suonava ancora così strano, dopo tutto questo tempo.

Eppure, come ebbe modo di notare durante la serata, Sam aveva perfettamente ragione.

Freddie Benson, attualmente, non era niente di più che un lontano conoscente che si rifà vivo dopo anni di assenza, e con cui non è rimasto altro che un saluto da scambiare. Si sentiva una presenza quasi superflua nella vita di Sam, nella quale chiacchiere e risate sarebbero continuate ad esistere, con o senza di lui.

Erano ancora come due estranei che non hanno niente in comune, inseriti per caso nella stessa comitiva di amici, ma come se non esistessero l’uno agli occhi dell’altro.

Si rivolgevano a stento la parola, preferendo sempre la compagnia di qualcun altro, piuttosto che rimanere a parlare da soli. Sam parlava e scherzava con Gabriel, con Jade, con Tori, con tutti ma mai con Freddie.

E il giovane Benson restava così nelle retrovie, in disparte, ad osservare Sam passeggiare tra le vie di Los Angeles, come un muto spettatore. Ricordava il passato, i bei momenti trascorsi insieme, lontani un’eternità da adesso, e quelli che avrebbero ancora potuto avverarsi.

I pensieri erano liberi di viaggiare per loro conto, e di portare nel cuore di Freddie tutto il dolore che trovavano.

Il senso di rabbia e tristezza che gli attanagliava la bocca dello stomaco gli stava suggerendo quanto odiasse quella situazione.

Odiava essere invisibile per lei, mentre sviluppava l’inutile certezza che i suoi sentimenti non erano esauriti né scomparsi. Erano sempre lì, in ogni sguardo che sfuggiva al suo controllo e andava a posarsi su di lei, in ogni volta che avrebbe voluto abbattere il muro che si ergeva tra loro, in ogni attimo di amarezza che provava vedendola mano nella mano col suo compagno.

Soltanto più tardi, guardandosi intorno, Freddie si accorse di non essere il solo a dover lottare contro quei demoni interiori.

Beck camminava al suo fianco, in fondo al gruppo, e nei suoi occhi si aggirava un’ombra identica alla sua. Sembrava in grado di combatterla e tenerla in gabbia, ma non di nasconderla, almeno non a lui.

Ancora una volta, le loro storie sembravano destinate a incrociarsi. Beck stava chiaramente vivendo, e Freddie non poteva sapere da quanto, il suo stesso stato d’animo.

Anche lui soffriva per la lontananza da una persona a cui teneva ancora, ma per la quale era consapevole di non contare più niente. Una persona che non lo guardava più come in passato, con il loro rapporto ridotto ormai ad un’insipida amicizia di facciata. E la protagonista di questo drammatico teatrino non poteva che essere Jade West.

Era chiara l’indifferenza che mostrava nei confronti di Beck, esattamente come quella che aleggiava tra Sam e il giovane Benson.

Freddie lasciò che lo sguardo cadesse per l’ennesima volta su Sam e Gabriel, mentre l’invidia prendeva possesso delle sue membra.

Non era quello il rapporto che desiderava e che si aspettava di avere con lei.

Cercò di arrivare al termine della serata, con la mente ormai invasa dai dubbi. Freddie Benson sarebbe mai stato qualcosa di più de “l’amico di Seattle”?

 

*****

 

Sempre più spesso Tori sorprendeva se stessa a fissare quegli occhi. Fin dal primo istante ci aveva visto qualcosa di magnetico, di così ammaliante da catturarla qualsiasi cosa stesse facendo.

Era appena il quarto giorno di lavoro di Thomas al supermarket, ma per Tori era come se si conoscessero da una vita. Si erano intesi subito molto bene, sia a livello lavorativo sia personale. Lui era stato assegnato allo stesso reparto di Tori, perciò era naturale che passassero praticamente tutta la giornata insieme. Riuscivano a organizzarsi le mansioni in maniera precisa ed efficiente, sempre col sorriso sulla bocca e con la battuta pronta.

Tori per prima aveva sentito gli effetti di questa nuova situazione. Da quando Thomas era entrato, il lavoro le sembrava molto meno pesante e noioso. Affrontava le giornate con maggior voglia, sapendo di poterle condividere con qualcuno che le avrebbe offerto una gradevole compagnia.

E poi c’erano quegli occhi. Di un morbido color nocciola, a volte la giovane Vega ci si perdeva per dei secondi interi, in cui il resto intorno a lei non esisteva più.

- Ti dico che è stato un colpo di fulmine, Andre! – aveva esclamato, quando aveva raccontato di Thomas all’amico. Per un pomeriggio intero, non aveva fatto altro che esaltare i suoi grandi occhi marroni e il sorriso da perdere la testa.

- Sono contento per te, ma io non credo in queste cose. Sono convinto che sia fondamentale conoscere bene una persona, prima di lasciarsi trasportare. –

- Andiamo, non ti è mai capitato di sentire le farfalle nello stomaco la prima volta che hai incontrato una ragazza? O di fare qualcosa di stupido per lei? –

Andre sogghignò prima di ribattere. – Ne ho fatte tante, di cose stupide. Ma sapevo sempre per chi. Tu questo Thomas lo conosci appena, e già dici di essere… -

- Io non ho detto niente del genere, Andre. –

- Ma ci sei vicina, non è vero? –

- Te l’ho detto, è stato… -

Andre era scoppiato a ridere. - Un colpo di fulmine… sì, ho capito. -

Lo era stato veramente per Tori, e si era ripetuto un paio di giorni dopo, una mattina di Settembre.

Thomas era appena arrivato e si stava cambiando nello spogliatoio, togliendosi il giubbetto di pelle per indossare la divisa del negozio.

Il destino volle che proprio in quel momento, per raggiungere il magazzino, Tori passasse davanti alla stanzina. La porta era appena socchiusa e lo sguardo della ragazza, attraverso la fessura, si posò istintivamente su di lui.

Rimase bloccata come una statua, ad ammirare il suo fascino. L’attenzione fu poi dirottata su un altro particolare.

- Quel tatuaggio è stupendo. – le sfuggì dalla bocca, tradendo la sua presenza.

Con tutta la naturalezza del mondo, Thomas spalancò la porta trovandosi faccia a faccia con la ragazza. – Grazie. –

Il battito di Tori aumentò notevolmente di fronte al sorriso che le stava rivolgendo. Cercò di controllare il respiro e abbozzò anche lei un sorriso, ma con scarsi risultati. Gli occhi erano tutti per i muscoli ben definiti che risaltavano dalla canottiera, e per il dragone raffigurato sulla sua spalla sinistra. – Non sapevo che avessi… – farfugliò. – Insomma, non l’avevo visto… -

- Adoro i tatuaggi, e un mio amico ha un negozio qua vicino. – rispose lui, continuando tranquillamente a vestirsi. – Tu ne hai? –

Tori deglutì a fatica. – No, ma ho sempre sognato di farmene uno… -

Thomas le sorrise di nuovo. – Per te vedrei bene una stella. -

 

*****

 

Al termine di un’uscita con gli amici, Freddie si fece riaccompagnare a casa da Beck. Non solo perché gli serviva un passaggio in auto, ma anche perché sarebbe stata una buona occasione per parlare a quattr’occhi con lui.

Era chiaro per entrambi cosa stesse affrontando l’altro. E per Freddie, se c’era qualcuno con cui confidarsi della sua situazione con Sam, quello era proprio il canadese. Pochi segreti con lui e destini, a quanto pareva, tristemente simili.

Si fermarono sotto il portone per dare voce ai loro demoni.

- Non te l’ho ancora chiesto, perché immagino che non sia semplice per te. – esordì Freddie, cercando di spostare il discorso, almeno all’inizio, lontano da sé. – Che cosa succede con Jade? –

Beck si incupì all’istante, pungolato sul suo nervo più scoperto. Un sospiro gli sfuggì dalle labbra. – E’ vero, è tutto tranne che semplice, sono convinto che te ne sia accorto da solo. Non c’è mai stato un giorno facile con Jade, e chissà se il Cielo me ne riserverà mai uno. –

Freddie si appoggiò con la schiena al muro e incrociò le braccia. - Ho l’impressione però che ci sia dell’altro che non mi stai raccontando. –

- Forse perché non voglio raccontarlo, almeno per ora. –

- Arriverà il momento? –

- Suppongo di sì. – Beck si sforzò di sorridere. – Che mi dici invece di te e Sam? –

Di Sam c’era sempre stato tanto da dire, a volte pure troppo.

Più passavano i giorni, più Freddie aveva la conferma della natura dei suoi sentimenti per lei.

Purtroppo però, vederla insieme a Gabriel e ogni volta posare le labbra sulle sue, gli stava rendendo chiaro anche quale sarebbe stato il suo ruolo. Una comparsa, un attore di primo piano che torna per il capitolo successivo, ma a cui viene riservato soltanto un piccolo cameo.

Ma in fin dei conti, aveva davvero il diritto di essere geloso?

Da quando Carly era partita per l’Italia avevano lasciato che i giorni senza sentirsi si trasformassero in settimane, mesi, per poi allontanarsi definitivamente.

E allora come poteva pretendere che nel mondo di Sam ci fosse ancora lo stesso spazio per lui?

Era stato messo davanti alla realtà, eppure questa era una domanda a cui non intendeva rispondere.

– Ricordi le nostre conversazioni a Seattle? – fece il canadese.

Freddie aggrottò le sopracciglia e annuì.

- Pensa a cos’è che ti ha impedito di salire su quell’aereo con me. –

Era stato il timore di non essere più accettato da Sam, il timore di essere diventato un signor Nessuno per lei.

Beck però aveva ragione. Adesso faceva di nuovo parte della sua vita, anche se semplicemente come l’amico di Seattle. Ogni sua mossa non avrebbe fatto altro che accelerare il corso della sua paura. Forse sarebbe servito del tempo per tornare quelli che erano, ma l’aveva ritrovata. E sapeva che sarebbe bastato un errore, una sola mossa sbagliata, per rischiare di rovinare tutto e perderla ancora una volta.

Sam era felice, poteva riconoscerlo ogni volta che la guardava, anche se non avrebbe voluto. E mettersi in mezzo avrebbe significato solo mettere a repentaglio quella felicità.

Aveva cercato di sconfiggere le sue angosce salendo su quell’aereo a Seattle, con il desiderio di andare avanti, o almeno di provarci. E Sam era una parte troppo importante a cui rinunciare.

Per questo, guardando in faccia la realtà, si sarebbe anche accontentato di avere il suo nome tra i titoli di coda.

Era il momento di fare la cosa giusta. E per il bene di entrambi, la cosa giusta era continuare a ingabbiare le emozioni e restare al fianco di Sam come non aveva fatto per quattro lunghi anni.

 

 

 
   
 
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