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Autore: _Leef    01/05/2017    3 recensioni
Dean Winchester, diciassette anni, è un liceale popolare e ribelle che vive nella piccola Lawrence assieme alla madre e al fratellino Sam.
Castiel Novak, diciassette anni, è un ragazzo semplice, figlio del reverendo e di grande fede, che nel tempo libero fa volontariato ed è appassionato di astronomia.
Pur essendo così diversi, tra i due nascerà qualcosa quasi per caso, ma niente andrà come previsto.
[ Ispirata al romanzo "A walk to remember" :) ]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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A Walk To Remember




Parte XII

 

Il giorno del matrimonio sono nervoso come una checca isterica; non vorrei doverlo ammettere, ma purtroppo è così, in fondo sto per sposarmi. Improvvisamente mi ritrovo a compatire quelle povere donnette tutte sclerate il giorno delle nozze e mai nella mia vita avrei potuto credere che mi sarei trasformato in una di loro.

Tutto quello a cui riesco a pensare, però, è che sto davvero per sposare l'uomo che amo più di ogni altra cosa al mondo, e di conseguenza non c'è spazio per altro nella mia mente. Se qualche mese fa qualcuno mi avesse detto che avrei finito con lo sposarmi prima di compiere effettivamente diciotto anni, gli avrei riso in faccia e lo avrei fatto rinchiudere in qualche specie di manicomio.

Ma adesso sono qui, all'altare, ad aspettare Castiel con il cuore in gola, le mani sudate e le guance più rosse di quanto probabilmente io le abbia mai avute. La chiesa è piena di gente, ci sono quasi tutti i nostri compagni di scuola con i loro genitori e anche qualche curioso che è accorso per capire cosa stia succedendo -come se la notizia di due adolescenti maschi che si sposano con il rito civile in chiesa non si sia già sparpagliata per tutta la città-.

Avrei voluto Sammy come testimone ma purtroppo è troppo piccolo, quindi ho chiesto a mio padre; lui è stato ben felice di accettare e non ho potuto fare a meno di pensare che tutto questo è merito di Cas, è solo grazie a lui se sono riuscito a recuperare un qualche rapporto con lui, se sono riuscito a perdonarlo completamente.

-Tesoro, sei bellissimo- mi sussurra mia madre per tipo la centesima volta mentre mi sistema il completo elegante blu che indosso. Alzo gli occhi al cielo, senza però evitare di sorridere; vederla davanti a me, con gli occhi lucidi e tutta indaffarata e preoccupata per me, mi scalda veramente il cuore e posso chiaramente capire quanto sia fiera di me.

-Mamma, ti prego, mi metti in imbarazzo- borbotto perché insomma, io sono Dean Winchester e le mie abitudini sono dure a morire, più di tutte le altre, ma non mi sforzo nemmeno questa volta di trattenere l'ennesimo sorriso affettuoso.

Sto per aprire bocca e rispondere ad una battutaccia di Sammy, davvero inopportuna, quando le porte della chiesa finalmente si aprono e cavolo -non penso più cazzo in chiesa-, potrei svenire in questo preciso istante; l'organo prende a suonare e senza nemmeno accorgermene ho già gli occhi umidi.

Castiel ormai è troppo debole per camminare quindi quando lo vedo seduto sulla sedia a rotelle non mi stupisco e non riesco nemmeno ad evitare una smorfia. Però è bellissimo, avvolto in un abito nero, con un sorriso in grado di illuminare la città e gli occhi blu che scintillano come strappi di cielo colmi di stelle.

Però poi, vederlo alzarsi in piedi con tutta la forza che gli rimane, combattivo come sempre, stretto saldamente al braccio del padre, mi strappa il respiro che subito si fa affannato: vuole a tutti i costi percorrere la navata in piedi, nonostante non si sia quasi mai alzato dal letto per due settimane e cazzo, mi sto per mettere a piangere ancor prima di iniziare. Sta camminando verso di me, verso di noi e verso quello che spero si trasformi in un futuro insieme.

Mia madre si sta asciugando gli occhi con un fazzoletto quando finalmente comincia la vera e propria marcia nuziale. Lentamente, Cas e il reverendo si incamminano lungo la navata, mentre tutti in chiesa -compreso il sottoscritto- trattengono il fiato per l'emozione.

A metà della navata, Cas si ferma di scatto, sembrando decisamente affaticato e per un attimo temo il peggio e sono tentato di sporgermi verso di lui per soccorrerlo e sorreggerlo, come sempre sopraffatto dal mio lato apprensivo, ma alla fine non si rivela necessario.

So che passano solo un paio di secondi, ma per me sembrano un'eternità, mentre l'ansia mi stritola il cuore così forte da fare quasi male; Cas fa un lieve cenno con il capo e ricomincia a muoversi, sostenuto da Michael, con il mento alto e gli occhi finalmente fissi nei miei.

Il mio cuore trabocca di orgoglio e soddisfazione.

Il mio uomo.

Il mio bellissimo e coraggioso uomo.

Questa è una di quelle camminate che ti ricorderai per sempre. Che io ricorderò per sempre.

Qualcuno ha spinto la sedia a rotelle fino all'altare, mentre Cas e suo padre mi vengono in contro. Quando alla fine lui mi è accanto, finalmente, si sentono esclamazioni di gioia e poi scoppiano tutti in un applauso sentito. E Cas si siede di nuovo sulla sedia a rotelle, con un'espressione sfinita, ma appagata e felice.

Con un sorriso mi inginocchio per essere alla sua stessa altezza; gli premo un bacio sulla fronte e stringo istintivamente una sua mano nella mia, mimando un -Ti amo- con le labbra. Cas mi guarda, sta sorridendo e i suoi occhi traboccano di felicità, ma risponde al mio ti amo esattamente allo stesso modo, intrecciando le nostre dita insieme e stringendole forte in quella che a tutti sembra una tacita promessa.

Michael stringe per un attimo la spalla del figlio e poi gli si siede accanto, palesemente nervoso mentre i rappresentanti dello Stato danno il via alla cerimonia: devo dire che il reverendo Novak, tutto indaffarato ed in ansia -questa volta piacevole- per suo figlio sembra aver definitivamente abbandonato la maschera di austerità che si è sempre portato dietro. Però lo vedo ancora lottare con se stesso, mentre stringe una mano sul ginocchio di Castiel e posso capire quanto sia preoccupato.

Mi volto per un attimo a guardare l'impiegato che ci è stato mandato per celebrare il rito: deve avere tipo tremila anni, visto che ha i capelli bianchi come la neve e degli occhiali spessi come dei fondi di bottiglia. Una volta sistemato di fronte a noi, rimane a guardarci un po' confuso -forse il fatto di trovarsi due ragazzi così giovani lo ha colto di sorpresa- ma poi si stringe nelle spalle e continua con la cerimonia.

Quando arriva il momento fatidico, quello che sto aspettando da una settimana o inconsciamente da una vita intera, sento le gambe farmisi molli e devo stringere più forte la mano di Castiel per evitare di svenire come una ragazzina.

Vuoi tu, Dean Winchester, prendere Castiel Novak come tuo legittimo sposo?

-Lo voglio- rispondo con sicurezza, gli occhi sempre puntati in quelli di Cas. Ci metto un po' ad accorgermi che la mia voce sta tremando anche troppo e che da un momento all'altro potrei piangere sul serio; non ho mai provato un turbinio così intenso di emozioni diverse e vorrei che questo momento potesse durare per sempre.

Vuoi tu, Castiel Novak, prendere Dean Winchester come tuo legittimo sposo?

Castiel rimane in silenzio per qualche secondo, quanto basta per far trattenere il fiato a tutti gli invitati: ma io non ho dubbi nemmeno per un secondo su quello che avrebbe risposto, mi basta guardarlo negli occhi per capire che si sta semplicemente prendendo il suo tempo per osservarmi come se fossi un'opera d'arte preziosa, dal valore inestimabile e sotto il calore di questo sguardo mi sento quasi sciogliere.

-Lo voglio- dice poi debolmente ma con un tono dolcissimo, come se non avesse aspettato altro per tutta la vita, come se queste fossero le parole che più avrebbe voluto pronunciare, come se l'aria che respirasse servisse solamente a farlo diventare mio marito.

Stringo la sua mano in una tacita risposta, in una tacita dichiarazione, poi prendo l'anello che Sammy tiene in mano, concedendomi di scompigliargli i capelli prima di sistemare il gioiello sull'anulare di Cas. Gli sta un po' largo, ma l'argento brilla in una maniera fantastica e crea un contrasto piacevole con la sua pelle chiara.

Mio marito -ancora mi fa strano pensarlo- fa lo stesso con me e io non riesco a trattenere un piccolo gemito, non so nemmeno perché, forse è l'unico modo in cui in questo modo riesco ad esternare il casino che ho dentro.

Quando mi piego per baciarlo con dolcezza, sento come se ci fosse uno spettacolo pirotecnico in corso nel mio stomaco: le labbra di Cas sono dolci, morbide come sempre ed in effetti sono un po' salate, ed è solo così che mi accorgo che il mio stupido angelo si è commosso.

Premo la fronte contro la sua senza riuscire a trattenere una risata, mentre mia madre si è messa di nuovo a piangere o mentre mio padre mi dà delle pacche sulle spalle continuando a ripetere “Sono fiero di te, figliolo”.

Sono così felice in questo momento che non riesco nemmeno a descriverlo a parole: ho promesso davanti al mondo il mio amore e la mia devozione completa verso di lui, in salute ed in malattia e non mi sono mai sentito meglio, più in pace con me stesso, realizzato.

E so con certezza che, mentre stringo la mano di Castiel prima di firmare il contratto di matrimonio, questo sarà il momento che ricorderò come il migliore di tutta la mia vita.

Perché Castiel non è solo l'angelo che ha salvato me.

Lui è l'angelo che ha salvato tutti noi.

 

(Pov Cas).

 

Ho sempre odiato gli ospedali.

E paradossalmente, per un bruttissimo scherzo del destino o per un disegno divino un po' sbavato, fin da quando ero piccolo sono stato costretto a passarci molto tempo. Accompagnavo spesso mia madre a fare delle visite mediche proprio qui, nonostante mio padre fosse contrario, e quei ricordi fanno ancora male: me ne stavo fuori a disegnare qualcosa da regalarle, con la speranza che poi attaccasse tutti i miei disegni più belli sul frigo con una calamita colorata, ma poi tutto il mio entusiasmo si spegneva quando mi ritrovavo mia madre stesa su un letto in una di queste stanza prive di vita.

Era una sensazione orrenda.

Ho sempre amato il profumo di mia madre: ora che sono passati tanti anni lo ricordo ancora chiaramente. Sapeva di lavanda, e miele, e torte e gelato e coccole e altre mille cose che ormai non conosco più molto. Ma da quando era ricoverata non aveva più lo stesso odore, sapeva di freddezza, di medicinali e di disinfettante e di lattice e ricordo che non mi piaceva per niente, tanto che i nostri abbracci iniziarono a durare sempre di meno.

-Ehi, maritino, a cosa stai pensando?-

La voce di Dean mi strappa dai miei pensieri e quindi alzo subito lo sguardo su di lui, in maniera quasi istintiva -è sempre così per me, quando lui è nei paraggi mi sento come un satellite che orbita attorno al proprio pianeta-: vederlo steso a letto, a guardarmi con i suoi solito occhi verdi e un po' troppo curiosi, mi causa una stretta dolorosa allo stomaco. Solo adesso riesco a capire come si sia sentito in queste ultime settimane e non posso evitare di sentirmi in colpa.

Tuttavia non riesco a trattenere un sorriso divertito a quel soprannome. Ci metto poco però a tornare serio, perché qui stiamo parlando della sua salute. -Sai che non sei costretto a farlo, vero?-

Dean alza gli occhi al cielo e sbuffa, stringendosi nelle spalle, mentre sulle labbra spunta quel suo solito ghigno un po' sbilenco, quello stesso ghigno che mi ha un po' fatto innamorare. -Ne abbiamo già parlato, sono indistruttibile, quindi smettila di preoccuparti.-

-Se ti succedesse qualcosa, io...-

Non riesco nemmeno a finire di parlare perché Dean si è alzato a sedere di scatto e mi ha zittito con un bacio: non posso evitare di sorridere come uno stupido perché questo è proprio tipico di lui, quindi mi abbandono al bacio con un sospiro e serro subito gli occhi, cercando di godermi il momento. Sento male ovunque ma è tutto sopportabile grazie agli antidolorifici ma in qualche modo so che questo bacio potrebbe farmi stare meglio senza nemmeno tutta la chimica che mi circola in vena in questo momento ed inoltre non voglio dargli troppe preoccupazioni.

-Te l'ha mai detto nessuno che parli troppo?- mi chiede lui con un sopracciglio inarcato, mentre lascia scorrere il dorso della mano sulla mia guancia in una carezza gentile.

-Tu, mille volte- rispondo con un sorriso, sfiorandomi istintivamente le labbra con la punta della lingua, riuscendo a sentire ancora chiaramente il suo sapore.

Lo vedo alzare gli occhi al cielo, prima di sbuffare una risata. -Cas, era una domanda retorica.-

-Oh- borbotto, aggrottando le sopracciglia in maniera confusa. La sua ironia mi sfugge sempre, e la cosa mi mette anche un po' in imbarazzo, quindi non riesco ad evitare di arrossire. -Le mie scuse.-

Dean mi guarda per un secondo poi ride di nuovo e io mi ritrovo ad innamorarmi di lui un'altra volta: quando ride è magnifico, mentre mostra i denti bianchissimi, le rughette attorno agli occhi verdissimi e la fronte leggermente aggrottata. Ho voglia di baciarlo ancora una volta, ma mi limito ad intrecciare le nostre dita insieme e a guardarlo, perché per noi i silenzi valgono più di mille parole o di mille altri gesti.

Il giorno della sua operazione è arrivato troppo in fretta: da un lato sono fiero di lui e di quello che ha deciso di fare, che sicuramente aiuterò molte altre persone, ma un altro lato di me è terrorizzato da quello che gli può succedere, anche se spesso hanno provato ad assicurarmi che non c'è nessun rischio veramente tangibile.

-Cas, calmati, va bene?- mi sussurra lui con un sorrisetto questa volta dolce, mentre torna a stendersi sul letto senza però lasciare la mia mano. Mi accorgo solo in questo momento di avere il respiro affannato. -Andrà tutto bene.-

Annuisco freneticamente perché in questo momento più che mai ho bisogno di un qualche tipo di certezza a cui aggrapparmi. -Ti amo, Dean.-

Lui sorride di nuovo, piegando appena la testa di lato e portandosi la mia mano alle labbra per baciarla. Mi guarda in una maniera assurda, rovente, e tutto di lui sembra urlare Ti amo anche io, ma le sue labbra si piegano di nuovo in quel suo solito ghigno da sbruffone. -Lo so, sono fantastico.-

Ignorando una fitta di dolore ad ogni singolo osso del corpo, alzo gli occhi al cielo perché in fondo Dean non cambierà mai e di questo sono orgogliosamente felice. Vorrei ribattere qualcosa, qualsiasi cosa, ma il rumore secco della porta che si apre mi fa voltare.

Mi giro a guardare il dottore che stringe tra le mani una cartelletta e ha gli occhiali sul naso. -Allora, signor Winchester, è pronto?-

Dean annuisce con sicurezza. -Sono nato pronto, doc.-

E se il momento non fosse così tragico e tensivo, alzerei di nuovo gli occhi al cielo. A questo punto mio marito mi guarda e mi sorride e il mio cuore prende a battere furiosamente perché lui mi fa sempre questo effetto.

-Ci vediamo più tardi, Cas- sussurra con dolcezza, dopo avermi dato un leggerissimo bacio a stampo. Anche se vorrei dirgli mille cose -grazie, ti amo, torna da me, ti aspetto, grazie, ti amo, ti amo, ti amo-, non riesco a rispondere niente, mi limito solamente a guardare il medico mentre porta via il suo lettino con le ruote, verso la sala operatoria.

-Sì, a più tardi- sussurro alla stanza ormai vuota.

 

(Pov Dean).

 

Una volta uscito dalla sala operatoria, l'unica certezza che ho è che non mi sento più le gambe. Sono ancora steso su questo strano lettino -o forse mi ci hanno spostato, ad un certo punto? Non me lo ricordo nemmeno-, e adesso mi stanno di nuovo spingendo nella stanza che mi hanno assegnato da quella mattina.

Sono arrivato presto, verso le dieci, ma mi hanno prelevato il midollo soltanto nel primo pomeriggio -ed è stata durissima per me rimanere a digiuno, apprezzate lo sforzo- e a fine operazione mi hanno di nuovo immesso il sangue che ieri hanno prelevato.

Mi sento intontito, gli occhi mi fanno male per la luce forte della sala operatoria, ma nel complesso sto bene. Pensavo sarebbe stata un'esperienza piuttosto segnante ed invece non ho sentito praticamente nulla, fatta eccezione per il pizzicorio dell'ago dell'anestesia.

Un'infermiera piuttosto anziana che tipo dovrebbe essere in pensione dall'era dei sarcofaghi mi sorride in maniera gentile, dicendomi che presto avrei rivisto tutte le persone a cui tengo.

Aggrotto un po' la fronte ma non dico niente, e quando il mio letto torna nella saletta trattengo il respiro, visto che ci sono proprio tutti. C'è mia madre, seduta su una di quelle sedie di plastica che appena mi vede salta sul posto e cerca di frenare l'istinto di saltarmi addosso; c'è Sammy che ora sta sorridendo e che non si frena proprio, anzi, corre accanto al mio letto urlando qualcosa come “Fratellone, come stai?”; c'è mio padre, che sta palesemente fingendo di trattenersi, ma in realtà il suo mordicchiarsi le labbra tradisce la sua ansia; c'è il signor Novak che, sono pronto a giurarlo sulla bandiera americana, ha gli occhi un po' lucidi; ed infine c'è lui.

Castiel, accoccolato sulla sua sedia a rotelle e pallido come un fantasma, mi guarda con gli occhi blu pieni di preoccupazione, orgoglio e sollievo e mi basta perdermi in quelle iridi dannatamente profonde per sentirmi a casa.

-Ehi, famiglia- borbotto e a stento riesco a riconoscere la mia voce, talmente è impastata.

Tutti scoppiano in un casino fatto di lacrime e risate e subito si avvicinano al letto. Castiel prima di tutti, nonostante sia sulla sedia a rotelle, mi è accanto, stringendo la mia mano e premendomi un bacio sulla fronte.

-Ehi, ehi, calmi, non ho mica affrontato un'operazione a cuore aperto- dichiaro con un sorriso divertito, voltando appena la testa per guardare uno ad uno tutti i presenti. Mia madre mi accarezza i capelli, Sammy mi scruta con attenzione e mio padre mi stringe amorevolmente una spalla, come a farmi coraggio.

-Ero così preoccupato- mormora Cas contro il mio orecchio, visto che nel frattempo ha appoggiato la fronte nell'incavo della mia spalla e respira il mio profumo come se solo in questo momento sia tornato finalmente a respirare.

Mi trattengo dal roteare gli occhi solamente perché so cosa vuol dire temere di perdere la persona che ami, quindi stringo di più la sua mano: e okay, non è colpa mia se arrossisco come un dodicenne. Io e Cas ci amiamo e la cosa è ormai di dominio pubblico, l'ho sposato praticamente davanti a tutta la città ma scambiarci certe smancerie davanti ai miei genitori, a mio fratello e suo padre mi mette ancora profondamente in imbarazzo.

E non lamentatevi troppo, in fondo rimango sempre Dean Winchester.

-Pensavi di liberarti di me tanto facilmente?- sussurro contro le sue labbra una volta che lui ha alzato la testa per guardarmi negli occhi ed in qualche modo riesco a trovare la forza per alzare una mano ed asciugargli una lacrima che è sfuggita al suo controllo.

Castiel ride ed è un suono così bello che vorrei potermelo incidere nel cuore, così da poterlo riascoltare liberamente tutte le volte che voglio.

-Ti ringrazio per quello che hai fatto, Dean.-

E' la voce del reverendo.

Subito alzo lo sguardo su di lui e dopo qualche istante di indecisione gli sorrido: so che questo è il suo modo di dirmi che ormai mi ha accettato, che sono diventato una parte importante della vita di suo figlio e di conseguenza anche della sua ed in fondo non posso che essergli grato perché andiamo, senza la sua approvazione non avrei potuto nemmeno provare a respirare la stessa aria di Castiel, figuriamoci uscire con lui, sposarlo e tutto il resto.

-Non deve ringraziarmi- chiarisco, quando il silenzio nella piccola stanzetta inizia a farsi pesante. Le dita di Castiel salgono fino ad accarezzarmi i capelli più lunghi e quel semplice gesto mi rilassa -so che sta sorridendo, non ho nemmeno bisogno di guardarlo-.

Il pomeriggio tardi passano a trovarmi tutti i miei vecchi amici -sicuramente deve averli trascinati qui Benny- e anche Garth; stiamo aspettando con ansia i risultati per la compatibilità, ma mi fa piacere avere tutti riuniti qui assieme a Castiel, mentre scherziamo come dei veri adolescenti dovrebbero fare.

C'è anche Adam, che si è scusato per entrambi per il comportamento che ha avuto e io sono ancora tentato di tirargli un calcio nelle palle, ma quell'anima buona di Castiel si limita semplicemente a sorridergli raggiante e a stringergli la mano poco dopo, in un chiaro segno di pace e di perdono.

C'è persino Lisa, comunque. E' stata in silenzio per quasi tutto il tempo, lanciandomi occhiatine quando pensava di non essere vista, si è soltanto limitata a darmi un goffo abbraccio e ad sussurrarmi un timido “Sei con chi devi stare, immagino” che ha senso solo per lei.

Se intendeva che io e Cas siamo stati praticamente creati per stare insieme, sì, inizio a pensarlo anche io.

 

Il medico entra nella mia camera quando ormai è sera, i miei amici se ne sono andati da un pezzo e le nostre famiglie hanno lasciato me e Cas un po' da soli, visto che da quando sono uscito dalla sala operatoria non abbiamo ancora avuto un momento solo per noi due.

Inevitabilmente, quando lo vedo entrare sento un brivido percorrermi ogni singolo centimetro; qualcosa dentro di me si incrina perché so che da un momento all'altro riceveremo il verdetto, e riesco a sentire anche il corpo di Cas irrigidirsi, seduto accanto al mio letto.

-Ho i vostri risultati- dice il medico con il solito tono distaccato, tipico di chi si è allenato anni ed anni per riuscire a non far trasudare nemmeno una goccia di emozione dalla propria voce o dalla propria espressione.

Mi volto per un secondo a guardare Cas, che sembra come paralizzato e di sicuro non è in grado di spiccicare parola, in questo momento. Quindi inarco un sopracciglio, porto di nuovo il mio sguardo sul medico e sussurro con voce spezzata: -E?-

Lui si avvicina di un passo, apre la cartella medica, inforca gli occhiali legge attentamente, in silenzio. La sua espressione è ancora impassibile, mi chiedo come faccia, ma so per certo che darei di tutto per riuscire a leggere qualcosa in questa faccia da culo che si ritrova.

-Ho esaminato personalmente i vostri profili- spiega, alzando finalmente gli occhi nei miei. Fissa per un secondo anche Castiel, poi ripiega la cartelletta e se la infila sotto un braccio. Sono ad un passo dall'alzarmi da questo dannato letto e prenderlo a pugni o dargli una fottuta scrollata per costringerlo a parlare, invece di fare tanto il misterioso, ma rimango inchiodato dove sono anche perché le gambe non mi reggerebbero per niente, sono ancora mezze intorpidite.

-I vostri midolli non sono compatibili- annuncia, infine, lapidario, ripiegando gli occhiali ed infilandoli nel taschino del suo camice. -Mi dispiace.-

E se non fossi troppo impegnato a sentire il peso del mondo che mi crolla addosso, mi accorgerei finalmente che l'emozione vera è finalmente comparsa sul volto del medico, che però adesso sta fissando Castiel, che per un attimo ha trattenuto il respiro.

Ha gli occhi blu velati, sono gli occhi di chi ci aveva sperato almeno un pochino, e il sorriso arreso di chi in fondo non ci aveva sperato per niente. Ha scelto di morire, sa di dover morire, lo leggo nel suo sguardo. Mentre dentro di me c'è il nulla.

Il nulla assoluto.

Questo perché il dolore non sarebbe ancora abbastanza, mi sento approdato ad uno stato di apatia totale, come se fossi senz'anima, come se niente potesse più scalfirmi o buttarmi giù ulteriormente. Perché io vorrei dire a quelli che dicono stronzate come “Se tocchi il fondo puoi solo risalire” di andarsi beatamente a far fottere: una volta toccato il fondo, puoi affondare ancora di più, collassare sotto una distesa di sabbie mobili e annegare in un vuoto eterno e senza fine.

Ed è esattamente così che mi sento in questo momento.

Devastato. Ingoiato nelle mie sabbie mobili.

La mano di Cas ancora stretta alla mia è l'unico appiglio che mi è rimasto con la realtà, l'unico braccio che sta tentando ancora di tirarmi fuori, nonostante io affondi sempre di più.

-La ringrazio, dottore- è quello che dice Cas, stupendomi più di ogni altra volta, visto che io sto ancora boccheggiando come un pesce alla ricerca di ossigeno.

Tremo, e non mi sono nemmeno accorto di star singhiozzando.

-Può lasciarci soli?- aggiunge subito dopo ma non so che espressione abbia perché ho la vista appannata dalle lacrime e cazzo, vorrei alzare la mano per asciugarle ma non ci riesco, le sento scorrere sulla pelle, ed è come se mi graffiassero.

Per un attimo mi stacco completamente dal mondo, mi spengo come uno schermo a cui manca di colpo la corrente. Non sento il medico uscire dalla stanza.

Ho fallito. Cas. Cas, mio marito, il mio uomo, il mio tutto.

-Dean, ehi, respira.-

Cas. Il mio Cas. Non siamo compatibili.

-Ehi, Dean. Dean, guardami.-

Morirà, morirà, non vedrò più i suoi occhi.

Improvvisamente Castiel mi prende il viso tra le mani e mi costringe a guardarlo. Passa i pollici sulle mie guance e asciuga le altre lacrime con le labbra, che preme anche sulle mie palpebre chiuse. Lascia scorrere le dita tra i miei capelli e adesso che riesco a vederlo ha il viso sereno, rilassato, il viso di qualcuno che ha accettato di buon grado il suo destino e per qualche strana ragione questa sua espressione rassegnata ha lo stesso effetto di una pugnalata dritta al cuore. -Ti amo, va bene? Sei l'amore della mia vita. Hai fatto tutto quello che potevi, e mi hai reso davvero felice.-

-Cas, no- mugolo con voce spezzata, stringendo convulsamente la sua maglietta tra le dita, infischiandomene completamente delle flebo che scivolano giù dalle mie braccia. -Cas, no, no, no.-

Sta dicendo addio. Mi sta dicendo addio.

-Ho avuto tutto quello che volevo, Dean- sussurra lui, dopo aver premuto le labbra contro la mia fronte. Lo sento tremare contro di me, è devastato, ma non crolla, rimane forte per me, il che è assurdo; dovrei essere io a consolarlo ed invece mi sto aggrappando a lui come se fosse la mia fottuta roccia. -Ho avuto te. E vivrei altre cento vite a metà, se mi portassero tutte da te.-

Singhiozzo ancora e avvicino le labbra alle sue: non lo bacio, ho solo bisogno di respirare il suo profumo, più forte dell'odore dell'ospedale, di respirare la sua stessa aria, di vivere con lui, di lui, almeno per qualche secondo.

Porto una mano tra i suoi capelli, saggiandone la morbidezza con le dita. -Cas.-

-Sono qui, Dean.-

Mi chiedo ancora per quanto.

-Grazie di tutto.-

Lo perderò.

-Sei fantastico.-

Lo perderò, e io non sono pronto.

-Andrò tutto bene.-

Non lo sarò mai.

-Ti amo così tanto.-

Amen.


Ehm... Salve(?)
OKAY SO CHE MI STATE ODIANDO. Ma visto il finale del capitolo, qualcosa di estremamente crudele e pieno di sofferenza, non oso immaginare che pensieri stiate facendo su di me... 
Ma visto che oltre che sadica sono anche immesamente magnanima, vi dico in esclusiva di NON PIANGERE, perché c'è ancora l'epilogo dopotutto e niente ancora è scritto -insomma, è scritto, ma avete capito a cosa mi sto riferendo-. Sì, signori e signori, non smettete di sperare.
Scrivere questo capitolo mi ha devastata perché da un lato abbiamo tutti felici per il matrimonio, dall'altro c'è la depressione più totale per l'operazione e per il fatto che Dean e Cas non sono risultati compatibili. Devo dire che quando ho scritto ci ho pensato molto, ma alla fine ho deciso che farli compatibili sarebbe stato un cliché visto e rivisto, so... eccoci qui.
Davvero non mi odiate, c'è ancora l'epilogo e sono sicura che vi piacerà moltissimo! AHAHAHA. Okay sono crudele a dire queste cose ma sto cercando un modo per tirarvi su di morale. Sono molto felice di essere arrivata fin qui e che questa storia abbia avuto un seguito, non me lo aspettavo quando ho deciso di pubblicarla -anche perché ho sempre fatto la lettrice ed invece ora mi sono immersa nei panni di scrittrice-! Ma i ringraziamenti li farò alla fine dell'epilogo, sempre se dopo questo capitolo non venga qualche sicario mandato da voi per accopparmi....
Ho già delirato abbastanza.
Ringrazio chi ha recensito anche la mia nuova Shot ( Infect me with your poison ) Omegaverse -sì, mi faccio pubblicità da sola, aiuto-, mi ha fatto molto piacere ritrovare lì le mie lettrici solite, come direbbe Cas "Questo mi rende molto felice". Basta, sto impazzendo.

Ora mi dileguo, spero di aver detto tutto.
Un bacio enorme a tutte voi e alla prossima!

PS: Scusate se ho pubblicato in ritardo gli ultimi capitoli ma il mio pc si stava fondendo -ho rischiato di perdere tutto- ed inoltre gli esami mi stanno uccidendo (se non ci penserete voi, lo faranno loro). Perdonatemi!

 

   
 
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