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Autore: Darthemis    02/05/2017    0 recensioni
Una povera anima solitaria, sopravvissuta ad un massacro racconta la sua vita.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
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Giorno 3

Oggi sarebbe stato il giorno decisivo. Sarei andata dall’hokage e gli avrei parlato. Nessuno mi aveva riconosciuto, non avevo dato troppo nell’occhio ,per fortuna. Avevo passato la notte all’aperto, vicino all’accademia. Mi diressi subito verso il palazzo passando i controlli facilmente e Arrivata davanti alla porta  provai ad entrare. Non so spiegarmelo ma avevo il cuore in gola. Cosa dovevo dirgli? Non lo sapevo più, ma decisi di buttarmi comunque. Appena entrai me lo trovai davanti. Il quinto Hokage. Già, ne erano cambiate di cose da allora. Non avevo saputo  della morte del terzo e per un attimo rimasi immobile. La persona che mi ritrovai davanti era una donna, bionda e dall’aria severa.  Non sapevo bene cosa pensare di lei, non l’avevo mai vista. “Salve, con chi ho il piacere di parlare?” Disse rivolgendosi a me. In quel preciso istante ero assorta nei miei pensieri ma subito mi svegliai:
“ Mi chiamo Tsukiyama, signor Hokage , vorrei parlare un secondo con lei se non le dispiace.”
risposi secca. “Vengo da un luogo lontano  con la sana intenzione di trasferirmi qui al villaggio della foglia. Non faccio più parte di quelle terre e mai in vita mia l’ho fatto, quindi non ho niente a che fare con loro. Chiedo soltanto di poter restare e studiare qui le arti ninja. Quindi mi piacerebbe Affrontare gli  esami di selezione dei Genin con i miei coetanei. Grazie.”
Detto questo il silenzio calò per qualche istante. Sinceramente volevo sotterrarmi, non riuscivo ad immaginarmi nessuna reazione da parte sua. A un certo punto alzò lo sguardo e mi fissò un po’. Stavo iniziando a sudare freddo, se non avesse accettato cosa avrei fatto? Che ne sarebbe stato di me? Alla fine si alzò in piedi lentamente e si aggiustò il vestito.
“Non ti ho mai vista in giro ragazza e non so chi tu sia. Prenderò in considerazione la tua richiesta ma dammi un giorno di tempo per valutare la situazione. Puoi ritirarti.”
Detto questo si risedette e abbassò lo sguardo. Io con un mezzo inchino me ne andai ma l’ansia non era sparita. Era ovvio , non si fidava del tutto.

                                                                                                                      Tsukiyama


Giorno 4

Quella notte non riuscii a dormire. Avevo l’ansia, un’ansia inspiegabilmente fastidiosa. Non avrei sopportato l’idea di un rifiuto, anche perché non avevo un luogo dove tornare, avevo tradito colui che mi aveva accudito e cresciuto fino a quel momento e quasi mi sentii in colpa. Me ne sono andata senza lasciargli nulla: ne un biglietto, né un oggetto, niente che potesse avvertirlo. Ma adesso la cosa più importante era sapere se davvero avevo fatto la cosa giusta. Mi diressi di nuovo dall’hokage che mi fece entrare quasi subito. In piedi nel mezzo di quella stanza mi sembrava di essere in una sala di giudizio. Il cuore mi batteva fortissimo e respiravo a malapena. Cosa sarebbe successo? Qual era il mio destino? Lei mi  guardò con sguardo severo. “Benvenuta” mi disse a voce bassa, che a malapena  sentii, mentre si alzava.
”Ho preso la mia decisione a proposito della tua richiesta, Tsukiyama. Hai il permesso di restare ma dovrai trovare tu stessa un alloggio, spese comprese. Per quanto riguarda gli esami, se vuoi partecipare alla selezione dei Genin va bene, ma se passerai sarai impegnata nelle missioni insieme ai tuoi compagni di squadra e al tuo istruttore, rimanendo sempre al servizio di Konoha. In caso di azioni sospette o illecite da parte tua verranno effettuate ricerche sul tuo conto, in più verrai sospesa da qualsiasi attività. Questo è tutto. Sono contenta di poterti accogliere qui, almeno per adesso.”
E detto questo sorrise dolcemente. Sentii come se un peso enorme si fosse staccato dalla mia schiena. Ripresi a respirare e quasi piansi dal sollievo. La guardai sorridendo e La ringraziai. “Farò il possibile per rendermi utile. La ringrazio molto”. Lei si risedette senza togliermi gli occhi di dosso. “puoi andare. Tra due giorni ci saranno gli esami. Buona fortuna.” Mi congedai col solito formale inchino ma con una più ampia gioia nel cuore. Era il momento di ricominciare.
                                                                                                                          Tsukiyama
  
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