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Autore: Sarandom    02/05/2017    2 recensioni
[SPOILER SEASON 11] (Destiel e Saileen)
Timeline: Amara ha ucciso Lucifero e con Chuck sono andati via. Dio torna da Dean, Sam e Cas, gli toglie il lavoro da cacciatori, ma qualcosa li ha seguiti. Mentre si apprestano a formare una vita normale, c'è chi dovrà fare i conti con il passato.
E tutte quelle lettere a Dio sono scommesse
E tutte quelle lacrime oggi sono promesse
Io sono un cazzo di soldato senza una guerra
Ed esito, barcollo ma non mi ci vedi a terra
E rido perché so che tornerò ad amare ancora
E urlo a chi vorrà ascoltare
Che “solo” è solo una parola
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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R.

 

La villa si ergeva su un manto verde luminoso. L’entrata era adornata da alte piante e fiori rossi ed arancio, che facevano risplendere ancora di più il bianco delle mura a pianta rettangolare della casa scelta dai fratelli. Le inferriate verdi riprendevano il colore delle finestre, le quali erano due in ogni stanza. Il tetto spiovente grigio scuro le donava classe.

Non era il massimo del glamour, come le vicine, ma l’interno faceva decisamente al caso loro.

Prima della porta d’ingresso, si passava per il portico, ed appena si entrava, il salone luminoso, con tanto di parquet mogano, faceva la sua bella figura. Nella parete alla loro destra vi erano l’attaccapanni ed un mobile in legno con un piatto in ottone, dove trovarono già posto le loro chiavi.

Più in avanti si vedeva subito il retro del divano rivestito in plaid verde, davanti ad un televisore ultrapiatto. Ai lati della stanza due librerie ancora da riempire, nel pavimento solo i cinque scatoloni pieni che avevano smontato dall’Impala, il resto lo avrebbero riempito una volta integrati in quella vita.

Dean, al piano superiore, era intento a sistemare i suoi CD e le foto di famiglia; Sam i pochi libri che gli erano stati concessi di portare con sé e il suo pc portatile ormai sgombro da parecchi giga di memoria da cacciatore.

Entrambi si sentivano altrettanto vuoti come la scarsità di oggetti che in quel momento li circondava. Erano stati di colpo catapultati in una nuova realtà e non sapevano come comportarsi.

Il doversi organizzare per avere una casa stabile e confortevole li faceva sentire irrimediabilmente strani, come dei nomadi che avessero appena conosciuto la sedentarietà vera a propria.

Certo, avevano avuto il bunker per molto tempo, ma non era certamente paragonabile ad una casa familiare dotata di giardino e mansarda, per non parlare di tutte quelle finestre, come quelle delle pubblicità in cui il mondo sembrava perfetto.

 

Intanto, Castiel stava seduto su uno sgabello dell’isola in cucina. Era molto moderna, tutta in marmo grigio e bianco.

Cas fece scorrere lo sguardo sulla lavastoviglie, il forno, il microonde, il frullatore, il tostapane. Ascoltò il rumore rassicurante del frigorifero con sportello del ghiaccio, e notò che ogni credenza era ancora vuota.

Aveva ricevuto un messaggio da Claire, poco prima di entrare per controllare la sua camera e posare qualche suo oggetto personale: il trench, il borsone da viaggio, ormai sprovvisto di lama angelica e la cravatta.

Da Claire:

“Jody e Alex vogliono trasferirsi.”

Castiel rimase sorpreso. Di solito era sempre lui a mandarle il buongiorno o la buonanotte, o comunque a farsi sentire. Non che lei non volesse, finivano a parlare anche per ore. L'angelo aveva capito il bisogno di lei del sentirsi cercare.

Da Castiel:

“Dove?” le rispose, cercando di farla parlare, nonostante l’evidente brutta piega della situazione.

Da Claire:

“Verso l’oceano.”

Castiel sollevò un sopracciglio.

Da Castiel:

“Tu vuoi?”

La risposta ci mise un po’ ad arrivare e Castiel comprese l’ennesimo dramma che quella ragazza avrebbe dovuto sopportare.

Da Claire:

“Non lo so.”

L'angelo non seppe cosa rispondere, così attese.

Da Claire:

“Voi? Avete trovato quello che cercavate?”

Castiel sorrise lievemente.

Da Castiel

“A quanto pare si, è bella grande.”

Da Claire:

“Descrivimela.”

Lui restò a pensarci per un po'.

Da Castiel:

“Ci riuscirei meglio se potessi chiamarti.”

Da Claire:

“Te l’ho detto, non mi va.”

Castiel si sistemò sullo sgabello, gli occhi fissi sullo schermo.

Da Castiel:

“Come va l’università?” digitò.

Anche quella risposta ci mise molto ad arrivare, e Cas si preoccupò di averla infastidita.

Da Claire:

“Smettila di chiederlo.”

Lui sospirò, mortificato:

Da Castiel:

“Scusami.”

Attese, le mani incrociate, fissando il telefonino, quasi in castigo. Ce l'avrebbe messa tutta per non fallire anche con lei. Se aveva bisogno di parlare e confidarsi avrebbe fatto la sua parte, cercando di ricordare i modi di fare di Jimmy, senza abusare della sua figura, l'aveva promesso a sé stesso.

Dopo un po', arrivò un altro messaggio:

Da Claire:

"Io non vorrei che né Jody né Alex ci restassero male... ma non voglio trasferirmi lì. Quel luogo ha la fama di essere un mortorio... "

L'angelo rise.

Da Castiel:

"Beh, dai... almeno se è una 'città di morti', potrai divertirti a cacciare zombie.”

Claire ci mise un altro po' a rispondere:

"Non posso crederci. TU hai fatto una battuta. Sai che ti dico? Quel posto ti fa bene... se avete un letto libero, lasciatemelo."

Da Castiel:

"Promesso."

Da lì, nessuna risposta, l’amo era stato lanciato.

 

*

 

«Soffri così tanto il freddo, da doverti imbacuccare in questo modo?» chiese Dean a Castiel, guardandolo con un sopracciglio alzato dalla porta.

Castiel si era messo un impermeabile blu scuro piuttosto pesante per uscire, una sciarpa a righe gialle e rosse gli copriva in parte il collo, e un beanie gli stava un po' stretto sul capo.

«Beh... è che mi diverto a vestirmi.» si giustificò Cas, «Mi sono accorto di quanto sia divertente tentare di abbinare le cose correttamente.»

«... e anche fallire miseramente.» lo interruppe Dean, guadagnandosi un'occhiataccia del moro.

Il cacciatore ridacchiò, le mani in aria, e si avvicinò di qualche passo: «Scusa. Avevo detto... “niente battute stronze”. Comunque quel cappello non è proprio... adatto a te, né al resto del vestiario che indossi...» mormorò.

Alzò il braccio, esitando, e gli tolse il beanie di colpo, lasciando liberi i suoi capelli scuri e scarmigliati.

Cas osservò Dean con quel solito sguardo confuso, gli occhi a fessura, e Dean ingoiò saliva, sentendosi stranamente a disagio.

«È... è meglio quello.» Indicò un cappello di lana, sul letto di Cas.

Il moro si girò e lo prese.

«Ragazzi.» Sam entrò: «...non vorrei mettervi fretta, ma io sono pronto da venti minuti.»

Dean fu felice di potersi distrarre e si rivolse a lui con voce ironica: «Oooh, scusa, Samantha, non sapevo avessi già finito di truccarti... davo lezioni di stile a piumetta, comunque.»

Sam si bloccò, la mano sulla porta, e corrugò la fronte. «Piumetta?»

Dean si strinse nelle spalle, non sapendo dove guardare: «Perché? Non mi hai mai sentito chiamarlo così?»

Sam non disse nulla all'inizio, poi scosse il capo ridendo e si allontanò.

Calò il silenzio, Dean restò a braccia conserte, mordicchiando il labbro inferiore ed esplorando con gli occhi la camera dell'amico. Il letto ancora sfatto, l'armadio ad ante quasi vuoto, una scrivania in legno ed uno sgabello.

Era la meno bella di tutte, ma Dean era certo che l’angelo non ci avesse nemmeno fatto tanto caso. Anche nel bunker non era poi così curata.

«Non è... male.» mormorò Cas, attirando l'attenzione di Dean.

Il cacciatore gli rivolse uno sguardo interrogativo.

«Il soprannome piumetta, intendo. Sembra affettuoso.» Non sapeva cosa dire, ma poi il suo viso divenne un curioso cruccio. «A meno che non ci sia qualche significato nascosto di cui non sono al corrente.»

Il cacciatore sbuffò, gli diede una leggera pacca sulla spalla. «No. Su, muoviamoci... o se la prenderà.»

 

*

 

Il cellulare di Castiel emise un fischio acuto e fortissimo mentre lui e i fratelli stavano cenando in un fast food, facendo arrossire l'angelo.

Dean rischiò di strozzarsi col panino enorme che stava sbranando.

«Castiel!» fece, a bocca piena, «Cambia quel richiamo per merli che hai sul cellulare, ti scongiuro.» esclamò e prese la bottiglietta del ketchup, inzuppandolo nella vaschetta di patatine.

Sam si girò verso il fratello. «La finisci di parlare a bocca piena! Mi hai fatto passare la fame.» lo rimproverò.

Castiel sfilò il cellulare dalla tasca e lesse il messaggio:

Da Claire:

"Era una proposta seria? Mi piacerebbe davvero andare a vivere con voi, se non vi dispiace, ovviamente."

«Chi è?» chiese Dean, lo sguardo vigile sul viso raggiante e roseo del moro di fronte a lui.

Cas mostrò loro lo schermo, senza dire una sola parola.

I Winchester rimasero immobili.

«Per me va bene.» concesse Sam, prendendo un'altra forchettata della sua insalata al tonno.

Dean diede un altro grande morso, ed ignorando totalmente Sam, rispose: «Oh... guarda un po'.»

«Credevo ti fosse passata la fame a causa mia...» Continuò, riferito al fratello.

Sam neanche gli diede retta, dato che il telefonino di Cas riprese a cinguettare in maniera comica, strappando un'altra risata al maggiore dei Winchester.

L'angelo impostò la vibrazione e lesse ad alta voce:

«Ma allo stesso tempo mi sento in colpa verso Jody ed Alex, lo sai.»

«Chi, tu?» domandò Dean, infilandosi in bocca un mucchio di patatine fritte.

«No. Claire.»

«Aaah! Ma dille che non dovrebbe! È grande abbastanza per decidere autonomamente dove e con chi vuole stare... e poi, è più che normale che desideri la tua compagnia, Castiel.»

L'angelo digitò tutto ciò che Dean gli aveva detto per rassicurare la ragazza, ed aspettò una risposta, aggiungendo: “Basta che ti ricordi che non ci saranno più mostri da cacciare. Come va il tuo lato investigativo?"

Da Claire:

“Non esagerare con le battute. E vedo demoni ovunque, quindi molto bene.”

A Castiel scappò una risatina, con un cenno di tristezza nel leggerlo.

Da Claire:

"Ci vediamo presto."

Man mano, Castiel faceva leggere ogni messaggio ai fratelli e loro gli davano utili consigli, così chiese: «Vi dispiace darmi una mano a cercare un’altra casa, dopo il vostro trasloco?»

«Affatto, ci farebbe piacere.» rispose subito Sam, con un sorriso che mise in evidenza le fossette,

«Vero, Dean?» aggiunse, sbirciando il fratello con la coda dell'occhio.

Dean era molto occupato a pescare la giusta patatina dal mazzo: «Certo, certo.» rispose distrattamente.

In quel momento, il campanello della porta del locale tintinnò e Sam ne fu distratto. Si voltò e vide Eileen fare la sua comparsa, la quale gli sorrise, salutandolo con un cenno della mano.

Sam, con un sorriso smagliante, disse loro: «Intanto… scusatemi un attimo.»

Dean si girò per capire il motivo di quella reazione e la vide mentre si sedeva ad un tavolo per due. Tornò su Castiel quasi infastidito, cercando di trattenersi dal ruotare gli occhi: «Andiamo a finire, così ci mettiamo a lavoro, allora.»

Castiel, dopo aver osservato la scena, lo vide stranito. Restò in silenzio mentre Dean finiva di bere la sua birra.

«Tutto bene?» gli chiese il moro.

«Sì, perché?» si affrettò a rispondere Dean.

Castiel scosse la testa ed alzò la mano per chiedere il conto.

Dean passò accanto al loro tavolo: «Sam, noi andiamo a finire di sistemare.»

Sam si distrasse per mezzo secondo, incontrando il viso rigido del fratello. «Okay, vi raggiungo.»

Dean osservò entrambi, imbarazzato.

Eileen indossava un vestitino bianco semplice che le stava da favola e i capelli legati in uno chignon un po' disordinato.

«O-okay. A dopo» fece, annuendo.

Cas passò dopo il cacciatore, occhieggiandoli timidamente. Esitò per qualche secondo, la mano sullo schienale di Sam. «Divertitevi.» disse loro con gentilezza nel tono e seguì Dean fuori dal locale.

Tornarono a piedi in silenzio, Dean guardava a terra il marciapiede e Castiel intorno a loro, iniziando a riconoscere vie e persone.

Una volta a casa, il biondo aprì gli scatolini in soggiorno e prese gli ultimi utensili da cucina, stoviglie, tovaglie e soprammobili.

Castiel si mise a cercare qualche annuncio con il computer di Sam.

«Che dici di questa?» gli disse, ad un certo punto, indicando lo schermo col mento. «A due chilometri da qui. Due camere, ma un bagno... uhm e costa anche parecchio, senza il giardino. Strano.»

Dean gli fece segno di cliccare su un'altra, a bocca piena.

Cas obbedì. «Ancora mangi?»

«È solo una mela.»

 «Quest'altra è vicina alle elementari. Tre camere e due bagni, giardino e... addirittura una sala hobby.»

Castiel si girò verso di lui, ma Dean era intento a mettere sotto sopra il lavello dei saponi.

«Dean?»

Non rispose.

«Dean!»

Il biondo sbatté la testa sotto il lavello, imprecando.

«Cas, cosa diavolo c'è?!»

«Ti sto chiedendo una mano. E non imprecare!»

Dean emise un lamento, toccandosi il capo. «Una vale l'altra...»

«Non è vero.» rispose Cas, con un sospiro.

L'altro roteò gli occhi. «È più bravo Sam in questo. Aspetta lui.»

«Ti sei offerto anche tu.»

Il biondo si passò una mano sul viso. «Va bene.» Si sedette accanto a lui dopo aver preso una birra e del ghiaccio per la testa.

«Forse questa. E’ a sole due case di distanza, mi sa che possiamo vederla dalla finestra.»

«Sembra carina...» commentò Dean.

«Due stanze e due bagni, giardino e piscina interna. Claire potrebbe divertirsi.»

Dean accennò finalmente un sorriso. «Ti stai veramente impegnando, eh?»

Cas si voltò: «Non dovrei?»

«Perché te lo domandi sempre?»

«Non lo so...»

Dean esitò. «Sai che non devi farlo per forza, te l'ho già detto. Quello che è passato è passato, ormai...»

Castiel fece scorrere le mani dal mouse al tavolo, ormai incerto di quella scelta.

Le mani di Dean sfiorarono delicatamente la spalla di Cas, che lo guardò, concentrandosi sulle sue lentiggini e poi sul verde smeraldo dei suoi occhi.

«Non devi prenderla così, devi solo capire se è ciò che vuoi veramente.»

Cas abbassò lo sguardo, nascondendo le labbra in una linea bianca.

«Pensa a lei. Claire dovrà vivere con la figura del padre, ma lui... tu, non sei Jimmy.»

Le mani del moro si strinsero appena in due pugni. «Io... lo so. So che è dura vedere la faccia di Jimmy e sapere che in realtà non sono lui.» Alzò nuovamente il capo. «Ma io... io voglio fare di tutto affinché Claire si senta a suo agio.»

Dean notò che il suo angelo aveva gli occhi lucidi, accadeva piuttosto spesso, la loro vicinanza lo aveva fatto diventare molto sensibile. Il cacciatore strinse la presa sul braccio.

«Non riesco a togliermi dalla testa la sua rabbia la prima volta che ci siamo rivisti... dopo tanti anni, dopo tutte quelle peripezie.» mormorò Cas, il senso di colpa gravava sulla sua voce e la appesantiva di troppo. «Non meritava tutto quel dolore, io non avrei-»

Ma Dean non lo fece parlare, sollevando due dita. «Ssshhh... » fece. « non sentirti in colpa. Era inevitabile, Cas.»

L'angelo sospirò, scuotendo la testa e strofinandosi gli occhi. «Lo so che... era inevitabile. Lo so che era tutto più o meno necessario, ma resta il fatto che lei ha sofferto. E io le voglio bene, davvero. E voglio renderla felice.»

Dean lo fissò, le labbra leggermente schiuse.

Lo abbracciò all'improvviso, lasciandolo sorpreso. Il profumo del cacciatore invase le sue narici, un po' aspro, ma rassicurante.

«E secondo me farai un ottimo lavoro, piumetta. Te lo assicuro.» sussurrò, dopo un po' di silenzio.

Castiel sorrise per la prima volta e rispose alla stretta.

«E…sei pronto a mimetizzarti tra noi umani?» gli domandò, nell’intento di farlo sorridere.

Castiel lo fissò e le labbra si incurvarono all’insù. «Lo faccio da un bel po’.»

 

*

 

Dopo una piccola pausa, ripresero a chiacchierare e a fare ricerche. Cas studiava l'espressione del biondo. Sembrava pensieroso.

«Hai paura di qualcosa, Dean?»

«Di cosa?» domandò Dean, intento ad affilare il pugnale di Ruby, non riusciva a stare fermo.

«Sei strano da quando Chuck ci ha fatto visita. So che questa piega non è stata la tua preferita, ma non avresti potuto continuare a cacciare.»

«E perché mai non avrei potuto?» alzò il tono della voce.

«Quanta altra sofferenza volevi? Quanto avresti dovuto far lottare il tuo fisico, ancora?»

«Sto alla grande.»

Castiel sospirò. «John e Mary non avrebbero mai-»

«Non provarci. Non nominarli.» disse Dean, duro.

«Ci erano riusciti...»

«Si, e guarda dove sono arrivati.»

«Ora c’è chi controlla. E’ grazie a te e Sam, se siamo potuti arrivare fin qui. Accetta ciò che ti viene dato, per la miseria.» Cas si girò e tornò a consultare il computer.

Dean si fermò, poggiando la lama a terra e tamburellò le dita sul divano. «Lo so, Cas. Me lo ricordo, okay? Cosa mi dissi al nostro primo incontro. Ma mi è ancora difficile crederci. Non ho paura… sono terrorizzato.»

«Parla con me.» Castiel toccò la sedia accanto a lui, facendogli segno di tornare lì.

Dean fu riluttante, ma cedette.

«Mio padre l’ha vissuta al contrario, ed è l’unica versione che io ricordi bene. Mia madre solo con i viaggi nel passato. Ho sempre conosciuto la caccia, come i soldati che tornano dalla guerra. Mi sento impazzire.»

«Devi solo permetterci di farti stare bene.» mormorò l'angelo.

Dean finalmente lo guardò e Castiel gli sorrise, con quegli occhi che riuscivano sempre a scavarlo dentro. Si sentiva bene perché lo conoscevano. Nonostante fossero due esseri così diversi, si sentiva capito e al sicuro nel parlarci, nel confidarsi con lui.

«L’ho notato, sai?» L’angelo interruppe la linea dei suoi pensieri e lo fece tornare sulla terra.

«Cosa?»

«Ti da fastidio che Sam sia così in sintonia con Eileen.»

Dean assunse un'aria imbarazzata.

«No, lei è in gamba. Abbiamo lavorato insieme.»

«Ed io, che cerco qualcosa per allontanarmi.»

Dean alzò le sopracciglia, con espressione interrogativa.

«Ti stiamo scombinando i piani, più di quanto non siano già cambiati.»

«Posso vivere da solo, sono adulto.»

«Anche ad una lontananza di tutti i giorni, senza niente da fare, per ora?»

«Ti sei specializzato in psicologia?»

«No, ti conosco.» gli fece un occhiolino, per poi girarsi e segnare il numero sul cellulare dalle info dell’abitazione.

 

*

 

«Ho un appuntamento per domani.» Lo informò Castiel, tornato dalla telefonata, Dean era piazzato sul divano a vedere una partita di football.

«Grandioso.» gli rispose, senza guardarlo, concentrato sul televisore. «No! Non così, dai!» gli urlò infatti contro, mentre Castiel si avviava in camera sua, tutti quegli avvenimenti avevano stancato anche lui.

Passando per il corridoio, si fermò un attimo, i suoi piedi fecero due passi indietro lentamente. Aspettò ascoltando i suoni dal piano di sotto, Dean non si sarebbe mosso.

Posò una mano sulla maniglia della stanza ed entrò nel mondo dell’amico.

Era arredata molto simile a quella nel bunker, tranne per la finestra al centro della grande parete sul lato opposto. Carta da parati beige, plafoniera con greche color crema e un tappeto verde scuro sul parquet.

Sentì odore di muschio e notò le boccette di profumo, deodorante e dopobarba sulla cassettiera con uno specchio incorporato.

Il diario di John catturò la sua attenzione sulla scrivania, era chiuso e un po’ gonfio, quindi sollevò la copertina e vide le sue vecchie foto di famiglia.

Si strofinò il viso con le mani ed uscì dalla stanza, andando nella sua, chiudendosi la porta alle spalle.

Pensò ad un modo per farlo tirare su di morale, Sam stava tardando e Dean era già alla terza bottiglia di birra. Lui sarebbe andato a vivere da un’altra parte, Sam sicuramente si sarebbe voluto impegnare  seriamente e…doveva assolutamente aprire gli occhi sulle possibilità a quella zucca vuota.

Troppo preso da quei pensieri, solo alla fine notò la massima semplicità, o forse troppa, della sua di camera.

Le uniche cose che gli appartenevano, trench e cravatta stavano sulla sedia; il borsone con dentifricio e deodorante, ancora non sistemati, a terra ai piedi del letto e gli indumenti invernali prestati che aveva addosso.

Non sprigionava niente di sé.

 

*

 

«Sono tornato!» disse Sam, chiudendosi la porta alle spalle, mettendo le chiavi nel piatto.

Filò in bagno.

«Buonasera, eh.» Dean spense la tv e si alzò, aspettandolo accanto alla tavola.

«Si, scusatemi.»

«Come è andata?»

«Tutto bene. Ci è piaciuto molto rivederci e…stasera andiamo a cena»

Dean strabuzzò gli occhi. «Di già?»

«Beh ci conoscevamo, è un modo per non sprecare più il tempo.»

Dean annuì e si schiarì la gola, poi gesticolò nervoso «Cas ha trovato la casa.»

«Davvero? Fantastico. È lontana?»

«No, in questo viale.»

«Così, per qualsiasi cosa, saremo sempre reperibili.» disse Castiel dalle scale.

«Ottima idea.» affermò Sam.

«Usciamo anche noi stasera, no?» Propose l’angelo.

«No. Se tu vuoi, puoi andare. Io sono stanco.»

«Dai Dean, cerchiamo qualcosa di divertente, ti lascerò mangiare schifezze.»

«Ha ragione, divertitevi un po’. La prossima volta vi invito, così andiamo a conoscere altre persone!»

«Vi entusiasma questo posto.»

«Molto e dovresti vederci il positivo anche tu.» gli disse premuroso il fratello.

«Va bene, usciamo. Ma solo per non sentirvi.»

Castiel e Sam risero, poi il minore andò al piano superiore per cambiarsi.

«Vediamo dove possiamo andare…» Dean consultò il computer digitando “locali”.

«No, Dean. Alzati, faccio io.» intervenne l'angelo.

Il cacciatore lo guardò divertito. « Ah, credi di avere un gusto migliore?»

«Scommetti?» gli lanciò uno sguardo eloquente e ticchettò sulla tastiera. «Mm, questa è un’idea.»

«Cosa?» Si sporse con la testa per guardare sullo schermo, ma Castiel lo abbassò chiudendolo «Sorpresa.

Preparati e usciamo, dobbiamo fare qualche chilometro.»

Uscirono prendendo l’auto di Castiel e Dean accese la radio, sperando in qualcosa di buono, ma non arrivò, e la spense subito.

«Quindi?»

Cas si voltò «Non siamo neanche partiti.»

«Questo perché sei lento.»

Il moro lo guardò contrariato, quindi premette l’acceleratore, tenendo dritto il freno a mano in retromarcia causando uno sbalzo, che fece imprecare Dean.

«...e la tua permalosità è peggiorata.» aggiunse Dean massaggiandosi il collo.

 

*

 

«Siamo arrivati?»

Castiel buttò gli occhi al cielo.

«Per una volta che chiedo.»

«Terza.»

Dean gli fece il verso. «Ti sei per caso perso? Ti sei perso, dillo.»

«Affatto. Leggi lì.» Castiel gli indicò dei cartelli.

«Nightclub? Per fortuna mi avevi ripreso.»

«Non quello.» commentò contrariato, mentre li superavano.

Mise la freccia e girarono ad un incrocio, iniziarono a vedere altre macchine parcheggiate e delle luci in lontananza. Avvicinandosi misero a fuoco un telo enorme bianco appeso a far da sfondo alle auto e due casette di legno ai lati.

«Cas…»

«Arrivati.» Parcheggiò e restarono lì all’ombra e al silenzio. Castiel le mani in grembo e Dean ancora senza parole.

Un drive in.

«Bel posto, vero?» interruppe il silenzio, Castiel.

Dean si schiarì la gola «Sì.» si mosse a disagio sul posto e guardò fuori «Cosa vediamo?»

«Frankenstein Junior. So che ti piacciono i film in bianco e nero e divertenti.»

Dean annuì.

«Ho fatto male?» gli domandò, dopo il mutismo di Dean.

«No, no.» Si girò sorridendogli, «Siamo al cinema, mancano i popcorn.»

«E’ un’usanza?»

«Ti resta molto da imparare.» Fece per uscire dall’auto, ma Castiel lo bloccò posandogli una mano sulla gamba.

«Vado io, devo imparare, no?»

Scese e andò verso la casetta di legno più vicina, alla loro destra. C’erano tanti diversi prodotti e vide tanti altri diversi tipi di popcorn, ma optò per le semplici, a confezione rossa e bianca. Ne prese due medie per sicurezza - ormai conosceva a perfezione Dean e il quanto adorasse mangiare.

Dopo aver pagato e quasi fatto cadere i contenitori, per togliere di mezzo il portafogli, si diresse al parcheggio, ma le luci si erano abbassate per il film che stava iniziando.

La strada era buia e si riconoscevano solo i colori chiari delle carrozzerie, per fortuna la sua era beige, ma ce n’erano tantissime come la sua.

Provò a passare tra le auto, ma beccò solo rimproveri perché bloccava la visuale e intanto sentiva le battute dei personaggi dietro di lui.

Stava iniziando a preoccuparsi e domandarsi dove fosse finito, quando finalmente la notò due auto più in là, passando dietro alle altre. Senza preoccuparsi di controllare bene chi la occupasse, guardando sullo schermo, bussò allo sportello di Dean, ma tutto ciò che ne ricavò fu l’urlo di una bambina e l’apertura dello sportello del conducente.

«Dannazione.» Disse Cas, mentre si ritraeva per tornare indietro, ma l’uomo lo riprese «Hey, tu! Che diavolo pensavi di fare?»

«Mi perdoni, ho sbagliato macchina.» Si riabbassò all’altezza del finestrino «Scusami.» fece un mezzo sorriso alla bimba.

«Vattene.» continuò a dire il padre della piccola.

Castiel non ci pensò due volte e fece dietro front.

Non sapeva però, che dietro una fila, Dean se la rideva come un matto nel guardarlo, ma almeno era uscito per richiamarlo e vide Castiel sollevato nel vederlo.

Lo raggiunse ed entrò in auto.

«Finalmente, poco fa mi hanno preso per un poco di buono.»

Dean prese i suoi popcorn e ne mangiò subito una manciata. «Lo so. Ho assistito a tutta la scena.»

Castiel si girò per niente divertito e Dean se la rise ancora «Sei stato troppo divertente, giuro.»

L’angelo diede tutta la sua attenzione al film da quel momento, facendo calare un brutto silenzio.

Dean lo guardava con la coda dell’occhio a fasi alterne, dispiacendosi per l’accaduto.

«Cas.»

L’altro non dava segno di cedere.

«Cas, sono cose che succedono a tutti.»

«Avresti potuto fermarmi.»

«Lo so, scusa.» Gli allungò il suo pacchetto per offrirgli i suoi popcorn e Cas lo guardò, confuso, mostrandogli i suoi: «Ce li ho.»

Dean sbuffò allo stremo: «Lo so, te li sto offrendo come gesto per chiederti perdono.»

«Oh. Okay.» e li accettò.

L’atmosfera si alleggerì e fuori, ormai, era notte inoltrata. Per quanto quella situazione era diventata particolarmente intima, non si sentiva a disagio, con Castiel, tutto acquisiva un’impronta normale e familiare.

Il cellulare di Dean squillò, mentre il film stava per finire.

Da Sam:

“Faccio tardi, non aspettarmi in piedi.”

La voglia degli ultimi popcorn svanì e il contenitore fu messo da parte tra i sedili.

«Era Sam?» domandò l’angelo.

«Farà tardi.»

«Mh. Chiedigli dove sono, passiamo a salutarli.»

«Vorranno stare da soli, Cas.»

«Va bene.» Castiel prese il suo telefono. «Glielo chiedo io.»

Da Sam:

“Certo che potete venire a salutare.” e gli mandò l’indirizzo, il quale Castiel passò sul navigatore.

«E’ nella strada per tornare a casa.»

Al ‘The End’ sullo schermo, l’angelo mise in moto ed uscì dal drive in.

Le indicazioni li portarono in una piazza, illuminata da alcuni lampioni, circondata da un muretto al di là del quale la luna illuminava le acque di un lago.

Sam e Eileen erano seduti sul muretto a mangiare una crêpes e della cioccolata calda.

Dean uscì per primo e Castiel lo raggiunse.

«Hey.»

Sam si girò e lo salutò.

«Ciao, Dean.» gli sorrise Eileen. «Cas..tiel?» disse indecisa.

«Sì, è giusto.» mormorò lui, con un sorriso timido.

«Dove siete andati?»

«Cas ha... trovato un drive in.»

«Uh, bell’idea. Da quanto non se ne vedeva uno?» giocò Sam.

«Ne fanno con sottotitoli?» chiese la ragazza.

«Ehm… non lo so, probabile.» rispose Dean, in imbarazzo.

Stava per cadere un piccolo silenzio, Dean si massaggiò la nuca e fece un passo verso Castiel: «Ti va una cioccolata?»

L'angelo lo guardò, sorpreso. «Sì, perché no?»

Il cacciatore prese il portafogli e si allontanò, sorridendo fra sé e sé.

«Ragazzi, perché non andiamo a fare qualche giochetto lì?» intervenne Sam, indicando le luci colorate in fondo alla piazza.

C'era una piccola fiera con varie tende bianche a strisce blu e rosse, giostre dove alcuni ragazzi stavano giocando, ridendo e rincorrendosi ed altri stand per cibi sia dolci, che salati.

Dean notò le autoscontro da lontano, sentendo riaffiorare in sé i ricordi di quando era molto piccolo e John Winchester gliele aveva fatte provare per la primissima volta, in braccio a lui.

Era stato meraviglioso, la mamma li aveva ripresi con la telecamera. Quando gli aveva mostrato il filmato a casa, a Dean era piaciuto un mondo e si era sentito un vero pilota.

Si fece malinconico e fissò lungamente le automobiline coi bimbi che le guidavano sbattendo gli uni contro gli altri e strillando, prima che Castiel potesse risvegliarlo da quel turbine di pensieri con una leggera pacca sulla spalla.

Il cacciatore si riscosse, girandosi.

«Dean, andiamo?» L’angelo era l'unico rimasto ad aspettarlo lì, gli occhi blu resi lucidi dall’aria fredda e dalle luci colorate dei giochi; Sam ed Eileen si erano già allontanati verso alcune attrazioni.

«S-sì... certo. Andiamo.» mormorò Dean annuendo. Mosse dei passi frettolosi e gli fece cenno di seguirlo.

Il profumo di zucchero filato e mele caramellate invadeva l'aria festosa della fiera notturna. Alcune bambine cercavano di convincere le mamme ed i papà ad acquistare delle piccole Barbie bionde; altri ragazzini, sui dodici anni correvano verso le lattine da buttare giù, cercando di vincere qualche pupazzo.

«Proviamo quello.» esclamò Sam con un sorriso luminosissimo, da bambino non gli era mai capitato di andare in quei posti, cinse Eileen delicatamente per un fianco, era felice.

Dean e Cas si consultarono con uno sguardo. «Sembra quasi... un ragazzino giocherellone.» commentò il primo, con voce ironica.

«Tu eri già stato ad un parco giochi, da piccolo?»

«Sì.» confermò tristemente al ricordo del fratellino piccolo tra le sue braccia, mentre scappava dalla casa in fiamme.

Castiel sorrise. «Adesso è con qualcuno. Tutti siamo in compagnia.» disse, allontanandosi lentamente nella direzione di uno stand, l’unico con poche persone ad osservare.

Dean restò al suo posto, ponderando quella frase, osservando il luogo dove erano finiti e il marciapiede con piccole pozze d’acqua illuminate da luci colorate.

Lo raggiunse e vide Sam con Eileen accanto a lui, si stavano sfidando nel tirare delle palline verdi in bocce piene d’acqua, che intanto giravano, per prendere dei pesciolini rossi.

Sam ne vinse due e glieli regalò, lasciandoli in auto.

Provarono altri vari giochi assieme, tra cui anche il tiro a bersaglio; Eileen, ovviamente, faceva il tifo per Sam, e Cas per Dean, mentre i due fratelli si sfidavano in tutti i modi possibili e immaginabili.

«Comunque, io ho una mira molto migliore della sua.» si vantò il maggiore, dopo aver battuto Sam con ben otto punti in più.

Suo fratello scosse la testa, imbarazzato e sussurrò in maniera che la ragazza non vedesse le sue labbra: «Non eviti di farmi fare brutta figura, eh, Dean?»

«Non guardare me, fratellino.» rispose Dean giocoso, ma poi guardò l’espressione di Sam e capì di doversi fare da parte e per fortuna Cas era sempre lì accanto evitando di fargli fare figure sempre peggiori.

Così deglutì e si voltò a guardare cosa stesse facendo l’amico, l'angelo non aveva distolto gli occhi da lui nemmeno per un momento.

«Signore, ecco la sua vincita.» Il tizio del tiro a bersaglio lo distrasse, consegnandogli un enorme e buffissimo peluche a forma di viso di Hello Kitty, viola e blu. Tutti ne risero a crepapelle, tranne Castiel, che lo guardava con la testa leggermente abbassata, tra il curioso ed il confuso.

Dean rimase con la bocca schiusa a fissare il pupazzo, sbuffando divertito. «Caspita... grazie mille.» disse scherzosamente, annuendo in direzione dell'uomo che gli fece l'occhiolino.

Il cacciatore fece dietrofront in un secondo, tornando all'angelo che stava immobile lì dove era.

Dean si avvicinò a lui, esitando, e gli porse il regalino con un sorrisetto che gli increspava le labbra.

Castiel ridusse gli occhi a fessura, fissando lui, poi il peluche, poi di nuovo Dean, ancora confuso. «Cosa?»

«È per te, scemo.»

Il cuore del moro perse un battito e gli occhi si spalancarono. Sbirciò Sam ed Eileen, che sorrisero, quasi inteneriti. Gli occhi di Castiel tornarono a quelli verdi di Dean. «Ma...l'hai vinto tu, e poi perché-»

«Intanto di solito si regalano, è un gesto che si fa. Ed anche per ricambiarti... della serata divertente.» disse l'altro.

Castiel respirò piano, mentre Dean gli passava il peluche. «Tienilo tu, Cas. So che… so che ti piacciono i gatti.»

 

*

 

Sam accompagnò Eileen, mentre Dean e Cas tornarono a casa.

Lei lo fece entrare tenendolo per mano, senza far rumore dato che Mildred stava dormendo.

Si sistemarono in cucina dove la ragazza gli preparò una tisana, e ne approfittò per chiedergli una cosa.

«Ma...Sam» fece, ad un certo punto, mettendo un po' di ansia al cacciatore.

«Dimmi… tutto quello che vuoi.» rispose Sam, genuinamente.

«Non vorrei sembrare indiscreta... magari non sono affari miei, quindi sei libero di non rispondermi.»

«Avanti, spara, ti prego.» continuò lui, curioso.

Eileen scoppiò a ridere, la mano candida sul viso. «Okay, dai. Quei... quei due, per caso.» esitò, «stanno assieme?»

«C-chi?» domandò, alzando un sopracciglio.

Lei ruotò gli occhi. «Oooh, andiamo! Non fare il finto tonto... Dean e Castiel. Non avrei nessun problema al riguardo. È solo una curiosità. Sono così carini e...»

Ma Sam la interruppe, ridacchiando. «No, no...» Si posò una mano sulla fronte, scuotendo la testa. «Non stanno insieme... Dean è sempre uscito con molte donne, da quando ero un bambino. Cas, ha avuto qualche strana avventura, ma non lo so.»

«Mm.» emise Eileen, alzandosi per andare a togliere l’acqua calda dal fuoco e versarla nelle tazze con il filtro. Ne passò una a Sam «Secondo me, c’è qualcosa sotto e siete troppi uomini per poterlo capire.» E si mise a scuotere il capo in maniera comica, facendo sghignazzare Sam.

«Se hai ragione, lo noteremo. Passeranno molto tempo insieme, qui, senza dover rincorrere qualcuno ormai.» Le sorrise, avvicinò la sua sedia a quella di lei e la abbracciò dolcemente.

«Ci stai forse provando con me, Sam Winchester?» lo minacciò amichevolmente, squadrandolo da sopra la tazza, dalla quale stava bevendo.

Sam le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, Eileen posò la tisana sul tavolo continuando a sorridergli furba. Fino a quando si protese verso di lei e dopo aver aspettato il suo cenno di assenso, la baciò delicatamente.

Eileen prese il suo volto tra le mani e lo approfondì.

Mentre erano ad occhi chiusi, Sam sentì dei passi al piano di sopra e si staccò, a malavoglia. Eileen lo guardò e lui le fece segno indicando le scale.

Lei rise «Ti prendo la giacca.» e lo accompagnò verso l’uscita.

«Meglio andare, non voglio sentirla spettegolare.»

«E’ simpatica, lo siete entrambe.»

«Non è che in realtà ti piace lei?»

«Chiedilo a Dean, forse è interessato.»

Sam esitò sulla porta. «Allora….buonanotte, socia.»

Eileen lo osservò dubbiosa.

«Dovrò iniziare a chiamarti così se lo gestiremo insieme.»

«Mi stai chiedendo di…?» domandò sorpresa.

«Sì. Mi piaci. Non voglio perdere tempo prezioso a domandarmi se faccio bene o male.»

«Buonanotte, proprietario.» rispose, lasciandogli un bacio tra la guancia e le labbra.

 

*

 

Mettendosi il cappello raggiunse l’Impala, che era riuscito a farsi dare dal fratello.

Non si pentiva di averla baciata, lo faceva stare così bene. Era spontanea, divertente, gentile, grandiosa come cacciatrice, quindi poteva capirlo e ai suoi occhi era bellissima. Sembrava fatta appositamente per lui e più passava del tempo in sua compagnia, più se ne rendeva conto.

Si allontanò da casa sua con un sorriso stampato in viso, sentendosi talmente sereno da sospettare che tutto quello che stava accadendo fosse soltanto un sogno - o magari il segno che la vita abbandonata molto tempo prima potesse divenire finalmente realtà.

 

 

 

Angolo di Sarandom:

 

Qui c’è molto del mio zampino. Non mi danno Claire e Castiel nella stessa puntata? BENE, faccio da sola.

“Ladies Drink Free” ci ha illuminate, dopo Claire che “scappa” per cacciare e chiama Jody per dirle cosa è accaduto, abbiamo pensato di essere riuscite in quello che speravamo. Non che si allontanasse per forza da Jody e Alex, sono la sua nuova famiglia e questo è importante, ma Claire è uno spirito libero.

Anche in questo racconto, all’inizio starà con loro, ma poi pian piano si allontanerà. Anche per quanto possa sembrare creepy il legame Castiel/Claire, verrà esplorato.

Sam e Eileen…sì ;) (Tra non molto capirete cosa intendeva Sam.)

Warning: Castiel verrà reso socially awkward, ma anche abbastanza mimetizzato tra gli umani.

   
 
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